Capitolo 47
Jacqueline
Per Jacqueline non c'era neppure un secondo da perdere, doveva scappare il più lontano possibile.
"Quei bastardi che si spacciano da eroi, mi vogliono far arrestare oppure usarmi da esca per risalire a quel maledetto di Daniel. Devo riorganizzarmi e pensare a un piano per conto mio, per non pensare al fatto che dovrò trovare un modo per tornare in Europa il prima possibile. Laggiù, l'FBI non potrà trovarmi con molta facilità, visto che sarò troppo lontana dalla loro giurisdizione." Se la rideva sotto i baffi, mentre si calava dalla scala antincendio.
"Chi le ha inventate, ha fatto la felicità dei ladri e di quelli in fuga. In questo caso, riassumo entrambe le categorie. Ad ogni modo, non posso distrarmi. Per quando si accorgeranno della mia fuga, sarò già su un taxi in direzione "più lontano possibile da qui". Farò in modo di non essere ricondotta subito all'affare dei quadri. L'unico problema è quell'odiosa e i suoi fastidiosi amici. Loro sì che faranno di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote." Pensava lei, mentre cercava di non dare nell'occhio, allontanandosi da casa della rivale.
"La prima cosa da fare è fuggire il più lontano possibile." Proprio nel mentre era immersa in questi pensieri, una Berlina nera lucida, la stessa che lei aveva già visto più volte, le si fermò accanto. La persona al suo interno abbassò il finestrino, ma la bionda continuava a camminare a passo spedito, provando a non far trasparire l'orrore che provava. Purtroppo, sapeva già chi fosse, l'aveva capito dal brivido che le attraversò la spina dorsale appena lo sentì nelle vicinanze.
«Mia cara, non saluti più il tuo ex – suocero? I giovani d'oggi prestano così poca alle buone maniere. Che peccato. E dimmi, come sta la tua attuale fiamma, Daniel? È così strano non vedervi insieme.» Continuava a infierire lui, pur perfettamente conscio della rottura anche col secondo. Era impossibile che la notizia non fosse giunta anche alle sue orecchie. Friederich aveva un'espressione fintamente tranquilla in viso, simile a quella che ha un serpente prima d'attaccare; per non parlare di quel suo tono di voce graffiante, consumato dai tanti anni di fumo di pregiati sigari cubani.
La giovane donna esitò ancora qualche secondo prima di alzare lo sguardo verso di lui: le sembrava praticamente invariato rispetto ad anni prima, quando ancora stava con Nick. Stesso sguardo gelido e gesti identici. La sua alta statura poi, non faceva che conferire ancora più terrore all'aura che lo avvolgeva.
"Quest'uomo è un miserabile bastardo, il più infido e disgustoso. Devo capire che diavolo voglia da me e cercare di filarmela prima che la situazione si complichi. Ad ogni modo, non posso lasciargli condurre questa partita, mi serve un'idea." Pensava la ladra, evitando di mostrare il rivolo di sudore freddo che aveva iniziato a scorrerle lungo il collo.
«In effetti, è da un po' che non ci vediamo. Non è da molto che sono tornata in patria, ho optato per una lunga "gita" delle capitali più belle d'Europa. Quando uno si diverte perde anche la cognizione del tempo.»
Forse, un occhio inesperto non l'avrebbe notato subito, ma era sotto tiro. Riconosceva lo stile dei mercenari. Erano in tre, uno a sorseggiare un caffè su un terrazzino là davanti e gli altri due a far finta di osservare un murales a pochi metri di distanza da lei.
«Vedo che hai portato compagnia. Porti i tuoi cani a fare una passeggiata?» Proseguì lei, giocandosi la carta della sfacciataggine.
"Ok, ho esagerato. Avrei dovuto essere più furba. Ho davvero tirato la corda con quest'uomo?" Pensava tra sé e sé, alla vana ricerca di una via di fuga. Dopo pochi istanti sentì qualcosa di freddo inquietante pigiato contro la sua schiena, presumibilmente una canna di pistola.
«Se tieni un minimo alla tua misera vita, ti consiglio di salire in macchina volontariamente, altrimenti la compagnia che avrai per i prossimi anni saranno i pesci della Grande Mela, a patto che ce ne siano nel punto in cui voglio lasciarti.» Era diabolico. Lei non si definiva certo uno zuccherino, ma quell'uomo avrebbe certamente tenuto fede a questa minaccia. Se voleva avere una qualche possibilità, sarebbe stato meglio fare come diceva, magari le sarebbe venuta un'idea lungo la strada.
Quando tutto sembrava ormai perduto, vide Nick correre come una furia nella sua direzione. Era tutto spettinato, con una camicia sgualcita, gli infradito e un paio di vecchi jeans, ma i suoi occhi era comunque il più bello del mondo. aveva commesso un terribile errore a tradirlo con Daniel e adesso ne stava pagando tutte le conseguenze, con gli interessi.
Gridò un'ultima volta il nome dell'amato ormai perduto prima di essere spinta dentro l'auto dall'armadio dietro di lei per essere probabilmente condotta alla sua morte. Le lacrime iniziarono a bagnarle il viso, ma perlomeno aveva avuto la consolazione di vederlo un'ultima volta. La preoccupazione nel suo viso era per lei, non per una pista sfumata.
Nonostante l'allenamento del giovane, la macchina partì e si infilò nel traffico, sparendo tra file di macchine, sotto lo sguardo sbigottito di alcuni passanti. Forse, però, non tutto era perduto!
Una volta in macchina, il bestione non perse un secondo prima di bendarla e imbavagliarla.
«Ehi animale, fa' piano. Ho la pelle delicata.» Disse risentita lei, mentre l'altro le portava le braccia dietro la schiena e si preparava a tapparle la bocca.
«Hai ragione a tapparmi la bocca, potrei sputare in faccia al tuo capo giusto per soddisfazione. Forse potrete uccidermi, ma in ogni caso, siete fottuti. Non è molto, ma mi godrò questa piccola gioia.» Fece a tempo a dire prima che le chiudessero la bocca con un tovagliolo e la posizionassero esattamente di fianco a Friederich.
«Spero che ti possa godere queste ultime boccate d'aria, perché stai per rivedere una tua vecchia conoscenza che non sta nella pelle nel riaverti tra le sue braccia. Sai? Forse la mia proposta di nuotare in eterno con i pesci in confronto non è tanto male, non trovi?» Azzardò lui, disgustoso come suo solito, mentre con una mano guantata le scostò una ciocca di capelli.
La ragazza non poté che provare ancora più ribrezzo. L'unica speranza che aveva ora era Nick, sperando che riuscissero a inventarsi qualcosa tra lui e compagnia, anche se sapeva bene di non meritarselo.
A ogni modo, nella scomoda posizione in cui si trovava, sentì qualcosa spostarsi sotto la maglietta e sperò davvero che Nick le avesse messo un ricevitore senza che lei se ne accorgesse. Adesso c'era solo da sperare che nessuno degli armadi in macchina con lei la notasse.
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