Capitolo 43
Anna
L'acqua era gelida e anche i suoi altri due compari stavano iniziando a risentirne, anche se non volevano comunque saperne di lasciarsi andare. Ormai era quasi fatta.
«Anna, dai, un altro po'.» La incoraggiava il maschio del gruppo, tirandosela per un braccio. Jacqueline, invece, sembrava aver messo il turbo alla prospettiva di rivedere la sua fiamma.
«Ah, dannazione. Nick è mio, giù quelle zampacce.» Detto ciò, non tergiversò ulteriormente, riprendendo a nuotare. Si rivolse così alla rivale, lanciandole un'occhiataccia che quell'altra non colse. Alla fine dei giochi, piuttosto che due naufraghe, sembravano delle nuotatrici olimpioniche che concorrevano per la medaglia d'oro, lasciando indietro un interdetto Alexander, il quale si sarebbe senz'altro guadagnato una semplice medaglia di bronzo!
«Nick, Nick, sono qui.» Gridava lei, sbracciandosi nel tentativo di farsi vedere, senza chissà quali risultati dato che erano praticamente al buio, eccezion fatta per le luci del mercantile che, però, si allontanava sempre più.
«Fatti da parte, sta senz'altro venendo a salvare me.» Si intromise quell'altra ancora una volta, mentre cercava di superarla.
"Ma come diavolo è possibile che sembri figa anche in una circostanza del genere. Ah, quanto non la sopporto." Brontolava mentalmente Anna, continuando a nuotare. In tutto ciò, Alexander se la stava prendendo comoda, lasciando spazio alle due concorrenti.
«Fossi in te, andrei un po' più veloce, ammesso che tu ne sia capace, non sai mai che a qualche squalo nei dintorni potrebbe venire voglia di farsi un pasciuto spuntino.» La stuzzicò l'arpia bionda.
«Ah, ci puoi giurare e ti vorrei ricordare che l'unico motivo per far scomodare tutti quegli uomini a una gita fuori porto in inverno in mare aperto sarebbe solo per arrestarti, mia cara.» Disse, enfatizzando le ultime due parole, con un sorrisino trionfante in viso.
«Anna, finalmente. Temevo di non vederti più. Non puoi nemmeno immaginare che paura abbia avuto per te.» Il suo principe senza cavallo, ma col piroscafo, la tirò fuori dall'acqua gelida e dal possibile rischio di trasformarsi in uno snack, senza nemmeno curarsi di tirarsi su le maniche del soprabito. In tutto ciò, la ragazza non riuscì neppure a replicare, visto che non le stava dando neanche il tempo di rifiatare dalla sua "gara"
Una volta issata come una specie di tonno o salmone, non esitò un attimo ad abbracciarla.
«Nick, non farlo. Ti bagnerai tutto e ti assicuro che non è una bella sensazione.» Lo sconsigliò lei, mentre batteva i denti dal freddo. Al contrario, lui se ne infischiava altamente dei suoi avvertimenti, stringendola sempre più a sé nel tentativo di scaldarla.
«Anna resisti, sto arrivando.» Intervenne Jack, arrivando da un altro motoscafo, armato della sua preziosissima valigetta.
«Ecco qua, ti pareva che non doveva mettersi di nuovo in mezzo quel dottorucolo da strapazzo.» Borbottava Nick a denti stretti.
«Hai forse detto qualcosa?» Si rivolse molto calmo a Nick, palesemente ignorando la sua frecciata.
«Sì, perché sei di nuovo sul mio motoscafo?» Esordì l'altro, togliendosi il soprabito per avvolgerci la sua fradicia fidanzata, la quale sembrava troppo infreddolita al momento, per curarsi del fatto che fosse un po' umido.
«Primo, il motoscafo non è tuo, ma l'abbiamo rubato e secondo, ti ricordo che sono un medico e voglio assicurarmi che Anna stia bene.» Spiegò lui, preparando l'armamentario.
«Che diavolo tieni là dentro, un passaggio temporale? Non fa altro che uscire roba.» Affermò neutro il moro, senza replicare alle affermazioni del medico. Non aveva neppure provato a negare che quel motoscafo fosse sicuramente rubato!
«Ehi bastardi, volete aiutare anche noi o preferite lasciarci convertire in ghiaccioli?»
Anna, Nick e Jack si voltarono all'istante, pochi attimi prima di vedere gli altri due supercattivi della storia salire sulla loro decisamente affollata imbarcazione. Il medico e l'ex ladro non poterono che mostrarsi stupiti nel vedere quei due lì, insieme a loro.
«Scusa tanto Anna, ma perché loro sono qui?»
«Ecco, se tu mi facessi spiegare...»
«Ah, questo è tutto un tuo piano. Dannata, avrei dovuto capirlo immediatamente. Non ti facevo così meschina da arrivare a mettere su un'idea del genere.» Sentenziò adirato come uno Zeus pronto a scagliare una saetta. Anna temeva che avrebbe potuto rigettarli a mare e usarli come esche per pescecani!
«Nick, fermo, stammi a sentire.» Provò a fermarlo.
«Anna, non ti preoccupare e lasciami fare. Adesso, la farò pagare a questi due per i brutti momenti che ci hanno fatto passare.» La "tranquillizzò" lui con un sorriso sadico in volto.
Jacqueline e Alexander si guardarono in volto spaventati; volevano evitare di farsi il secondo bagno serale.
«Deficiente, non l'abbiamo rapita noi.» Spiegò con molto "tatto" Jacqueline, infreddolita anch'essa. Per quanto riguarda Alexander, invece, se ne stava comodamente seduto sul bordo della mini imbarcazione a controllare la situazione.
«Ma come osi, dannata vipera.» Replicò Nick, alzandosi in piedi, prima di lasciare l'amata tra le braccia del rivale. Era un'eccezione necessaria, adesso si doveva occupare della sua ex fiamma. Anna si era messa le mani in faccia per la situazione ridicola che si era venuta a creare, sembravano finiti tutti nel bel mezzo di una soap opera argentina!
«Vipera a me, ma come diavolo ti permetti, eh!? Ti rendi conto che anche io sono finita in acqua.»
«Per piacere, da te mi aspetto davvero di tutto, ma prendiamo per buono ciò che hai detto, resta comunque una domanda.»
Erano tutti in trepida attesa.
«Questo comodamente seduto qui, chi diavolo è?»
«Lavorava per me, prima di rivelarsi un traditore.» Spiegò Jacqueline, squadrando minacciosa il soggetto in questione. «Ah, per pietà, qualcuno mi dia una coperta o qualcosa per scaldarmi, sto gelando.»
«È il ragazzo che mi ha sottratto la provetta nel bagno.» Spiazzò tutti Anna, mentre Jack la avvolgeva in delle coperte trovate lì e le misurava la pressione.
«Che cosa! No, adesso li ammazzo tutti e due e poi li usiamo come cena per i pesci.» Disse lui, con i capelli imperlati dall'umido notturno, ma con quei suoi meravigliosi occhi neri ardenti dalla fiamma dell'ira.
«Invece che pensare a uccidere noi, non vorresti sapere chi c'è davvero dietro a questa storia. Lasciami parlare con tuo padre, vedrai che lui potrà chiarire la situazione. Intendo quello vero, lo dico a scanso di equivoci. Ci siamo incrociati qualche volta.» Suggerì calmo lui, mentre si prendeva una coperta per lui e una per Jacqueline.
«Forza Jakie, spiegagli un po'chi è il mandante del rapimento, io ho bisogno di riprendere un attimo fiato.» Disse lui, rimettendosi giù. Le ferite avevano ricominciato a dolere e Anna lo fece subito presente a Jack.
«Lo devi visitare. Prima di essere buttato in cabina con noi, era stato picchiato. Non credo che abbia nulla di rotto, però potrebbe avere le costole incrinate.» Il medico stava per mettere in dubbio il giuramento di Ippocrate dato che l'uomo che avevano di fronte aveva rapito la loro cara giornalista.
«Avanti, che aspetti. È anche grazie a lui se siamo ancora tutti qui per raccontarlo e, comunque, questa volta, Friederich non c'entra. Colui che ci ha rapiti è Daniel O'Connell.» Spiegò lei per spingerli ad agire.
«Voi dovete spiegarmi un mucchio di cose. Avanti, torniamo al porto. Devono asciugarsi e reidratarsi, poi parleremo.»
E così, fecero tutti retro front, promettendosi di dare la caccia al nuovo nemico!
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