Capitolo 31

Nick


Erano giorni che Anna si comportava in maniera strana. Era taciturna, evasiva e silenziosa e Nick stava seriamente iniziando a preoccuparsi, tant'è che dopo cinque giorni di angoscioso silenzio, decise di metterci un punto.

«Insomma, si può sapere che diavolo hai? E non ti azzardare a rispondere con "niente" perché non sei affatto credibile.» Aveva esordito lui, facendo sussultare persino i due mici comodamente appisolati sul divano.

«Sono solo un po' stanca. Tutto qua. Anche io avrò il diritto di esserlo ogni tanto, no?!» Replicò lei, sparecchiando.

«Ormai è un po' che ti conosco e quando sei stanca non ti comporti così. Anna dico davvero, cosa sta succedendo? Anche a lavoro sono tutti preoccupati per te. E per quanto mi costi dirlo, lo è persino quel dottorucolo da strapazzo. Capisci, mi sono dovuto confrontare addirittura con lui per cercare di capire cosa ti frulli in testa, ma nemmeno così siamo arrivati ad alcuna conclusione. Perciò, ti prego, dimmi cosa c'è. Qualunque cosa sia, ti posso aiutare, davvero. Tu mi sei stata vicina così tante volte e altrettante hai messo la faccia per tirarmi fuori dai guai, quindi, per una volta, lascia che faccia io qualcosa per te. Non sopporto di vederti così.» Le disse lui, inginocchiandosi di fronte a lei e prendendole dolcemente le mani. Vederla in quello stato lo stava distruggendo, ma se lei non si confidava, non poteva far niente per aiutarla.

«Io ti ringrazio per il tuo interessamento e provvederò a fare lo stesso anche con gli altri, ma davvero, non avete niente di cui preoccuparvi. È solo un periodo un po' stressante e sto reagendo così, ma, a parte questo, è tutto a posto.» Cercava di tranquillizzarlo, ma lui non stava credendo nemmeno a mezza parola.

"Non riesco a capire tutta questa segretezza. Da quando ci conosciamo non ci siamo mai nascosti nulla e io non ero certo un agnellino. Bene, dato che non si vuole sbottonare, dovrò scoprirlo in altri modi." Pensò lui, facendo finta di crederle.

Dagli esami di Jack era venuto fuori che il campione di cui erano venuti in possesso era un semplicissimo composto di vitamine, perciò completamente inutile ai loro scopi. Si ritrovavano per l'ennesima volta al punto di partenza, ma a Nick sembrava strano che solo questo potesse scatenare una reazione del genere nella ragazza, insomma, tante volte si erano ritrovati in un vicolo cieco, ma, in un modo o in un altro, erano sempre riusciti a uscirne. Doveva essere successo qualcosa di veramente grave e lui avrebbe dovuto scoprirlo.

«Va bene, diciamo che ti credo. Ti andrebbe di guardarci una di quelle tue serie tv senza né capo né coda che ti piacciono tanto?» Propose lui, optando per cambiare argomento.

«Sul serio? Ma se ogni volta che mi vedi guardarle, scappi come se avessi l'Inferno alle calcagna.» Replicò lei, un po' sbigottita. In un primo momento, non sapeva come risponderle. Lui era un tipo un po' più "pragmatico", mentre le serie che è solita guardare lei sono tutto tranne che "realistiche"!

«Bene, proprio per questo, vedi di non prenderci la mano. Dai, scegli tu, sono preparato a tutto.»

«Va bene. Allora vedrò di stupirti.»

"Tanto qualsiasi altro tentativo sarebbe inutile, per stasera è meglio lasciarla in pace. Domani vedrò cosa posso fare."

La notte passò tranquilla. I due piccioncini accoccolati sullo pseudo - divano, con un gatto per bracciolo e le repliche di una soap spagnola di cui lui capiva poco o nulla, primo perché non parlava spagnolo e poi perché c'erano decisamente troppi personaggi per i suoi gusti! In ogni caso, era servita a farla distrarre, perché almeno mentre gli spiegava tutti gli intrecci e gli intrighi vari, sembrava davvero divertita e spensierata e per lui questa era la cosa più importante.

Il giorno seguente arrivò e la loro temporanea bolla era ormai bella che scoppiata. Il Sole era già alto e un'altra incasinata giornata li attendeva. Anna doveva dirigersi in redazione, mentre lui doveva andare in ufficio e vedere di mettersi sulle tracce di quell'altra matta di Jacqueline. Dato che, però, nessuno gli toglieva dalla testa il fatto che la sua ragazza si stesse mettendo in un guaio troppo grosso da sola e che non avrebbe potuto lasciarglielo fare, aveva chiesto al padre di dargli una mano.

«Sì, sì, lo so. Mi faccia un richiamo, mi rispedisca in galera, faccia pure tutto quello che gli pare, ma sono sicuro che Anna si stia ficcando in un fottuto casino e io non posso stare a guardare. Voglio seguirla e vedere se davvero va in redazione, tutto qua. Mi serve la mattinata libera, ma di' al supervisore che recupererò e che mi darò da fare nelle indagini.»

«Va bene, figliolo. Vedrò cosa posso fare. Del resto, hai ragione. La ragazza non convince neanche me. Vedi di scoprire cosa nasconde. Io cercherò di fare in modo di non farti rispedire dritto in galera.»

«Ti ringrazio. A dopo.»

Per fortuna, anzi sfortunatamente in questo caso, il suo sesto senso anche stavolta c'aveva preso in pieno. Anna non era andata in redazione. Anzi, dopo aver chiamato Charles, aveva scoperto che si era presa un paio di ore libere in mattinata.

"Bene, bene, vediamo un po' che stai combinando, piccola." Pensò tra sé, mentre non la perdeva di vista tra le affollate strade della metropoli. Faceva fatica a capire perché diavolo si stesse dirigendo nella parte più malfamata di New York, per giunta da sola. Dopo più di un'ora tra metro e camminate, sembravano finalmente essere giunti a destinazione. Lui si era fermato sull'altro lato della strada, mentre lei pareva stesse aspettando qualcuno.

"Non so davvero, cos'abbia in mente, ma ho fatto proprio bene a piazzarle una microspia sui vestiti a sua insaputa." Realizzò, tirando fuori una radiolina pronto a carpire qualsiasi informazione utile.

"Sì, questo è proprio spiare, ma lei non mi ha lasciato altra scelta, perciò non è il caso di sentirsi in colpa. Lo faccio per il suo bene."

Dopo dieci minuti, la situazione finalmente si sbloccò. Era arrivata la persona che stava aspettando a quanto pare. Non aveva affatto un aspetto rassicurante, ma prima di prendere la mira e fare fuoco, doveva un attimo capire cosa stesse accadendo.

«Ho fatto come mi hai detto. Non ho parlato di quanto successo con nessuno. Si può sapere perché c'hai messo così tanto a rifarti sentire?» Domandò Anna, molto agitata, anche se cercava di non darlo a vedere.

«Ho avuto i miei motivi. Adesso sono qua e anche la tua preziosa bottiglietta. Puoi portarla dal tuo amico e farla analizzare.»

«È quella vera?» Chiese lei, praticamente strappandogliela dalle mani.

«Sì. Te l'ho detto, fidati di me e nessuno si farà male.»

«Non mi fido affatto di te.»

«E fai male. Comunque, pensala come ti pare. Mi raccomando, vedi di non perderla e sta' attenta. Non è proprio una zona conosciuta per le buone maniere dei suoi abitanti.»

«Non possono certo essere peggio di te. Spero di non doverti rivedere presto.»

«Su questo avrei i miei dubbi. Comunque, adesso ti conviene davvero andare.»

«Non me lo faccio ripetere.» E così il dialogo dei due ebbe termine, ma la confusione e la rabbia di Nick stavano per esplodere.

"Chi diavolo è questo tizio e che sta combinando con Anna?! Perché si incontrano in un quartiere del genere e da quanto avanti?" Pensava il ragazzo, stringendo i pugni. Doveva assolutamente vederci chiaro.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top