Capitolo 26 Special

Nick

Lo spettacolo all'interno era tutt'altro che piacevole. A quanto pare, era il momento della pausa pranzo e non c'era nessuno dentro, a parte le disgraziate cavie. Saranno state più o meno dieci o undici persone, o quel che ne rimaneva, incatenate al muro braccia e gambe. Erano tutti collegati a dei macchinari atti a controllare i loro valori corporei.


«È orribile, anzi è disumano.» Disse Anna con un filo di voce. Era bianca cadaverica, ma, del resto, come darle torto alla vista di un tale orrore. Persino Nick stentava a credere ai suoi stessi occhi.

«Sapevo che questa droga era tremenda, ma non avrei mai potuto immaginare fino a questo punto. Per quel bastardo, l'Inferno sarebbe un villaggio vacanze. Dobbiamo trovare il modo di smantellare questo posto.»

«Hai perfettamente ragione. Scattiamo delle foto, abbiamo bisogno di prove.» Intervenne lei, rovistandosi in tasca in cerca del cellulare. Lui la fermò seduta stante.

«Non possiamo. Siamo controllati a vista. Questo posto sarà senz'altro pieno di telecamere e che un qualche scienziato della struttura faccia delle foto darebbe decisamente nell'occhio, non credi?» Le spiegò sotto voce.

"Inoltre, sono convinto che questo posto sia cosparso di cimici e microfoni. Del resto, quel maledetto ha sempre saputo investire bene e non ha mai lesinato sui dispositivi di sicurezza, specie se servono a tenere al sicuro tutti i suoi sporchi maneggi."

«Ma allora come possiamo fare?! Aspetta, forse ho un'idea.» Lo interruppe lei, prima di lanciarsi a capofitto nel suo piano senza neppure consultarlo.

La matta in questione aveva ben pensato di avvicinarsi a uno dei poveri disgraziati e di provare a svegliarlo. Gli posò una mano su una spalla, cercando di destarlo. Fortunatamente, anzi sarebbe meglio dire per un intervento divino, il suo partner era riuscito a sottrarla appena un attimo prima che potesse essere fatta a pezzi dall'uomo.

«Bella idea, sul serio! Se il piano era farsi ammazzare, ci saresti riuscita a meraviglia.» Disse lui, con lei ancora tra le braccia. Nonostante tentasse di mantenere una parvenza di dignità, era decisamente felice di essere scampata a una morte dolorosa!

«Va bene, ok, forse non è stata una delle mie idee più felici degli ultimi tempi, ma non vedo il bisogno di infilare il dito nella piaga.» Lo sguardo di lui diceva tutt'altro!

A corto di piani B, Nick fece l'unica cosa possibile al momento, iniettargli un'altra dose massiccia di tranquillante.

«E se muore?» Chiese terrorizzata Anna, aggrappandosi al camice del compagno.

«Non succederà. Bastasse così poco per farlo, non sarebbero macchine da guerra degne di questo nome. Lo terrà solo buono per un po'.»

«Io penso che dosi così potrebbero tramortire un cavallo. Un uomo normale sarebbe morto stecchito già dopo la prima.»

«Anna, queste persone non sono più esseri umani. Questa non è una droga come altre, è il non plus ultra. Talmente distruttiva da annientare qualsiasi stimolo, fisico e mentale e capace di far combattere il "prescelto" fino alla morte, senza alcuna possibilità di autoconservazione.»

«Dobbiamo trovare il modo di evitare che continuino a effettuare esperimenti del genere. Non so nemmeno se basterebbe un foglio per elencare i capi di accusa che tutto questo comporta. È aberrante e disumano.»

«Non devi convincere me, io sono della tua stessa idea.»

Prima di levare le tende, Nick pensò a un piano per ottenere qualche prova. Voleva prelevare delle provette della sostanza e del loro sangue dal frigo e portarle a far analizzare. Poi le avrebbero usate per dare qualcosa in mano all'FBI.

«Seguimi.» E senza indugiare oltre, mise in atto il suo piano.

«Bene, adesso, alziamo i tacchi e leviamoci di torno. Ho l'impressione che la situazione precipiterà di qui a poco.» Disse lui, prendendola per un braccio e avviandosi verso l'uscita.

«Non penso che la pausa pranzo qui duri troppo a lungo. Stiamo pur sempre parlando di bastardi patentati, guidati dal vicario di Satana in persona.» Continuava a borbottare lui, sempre più vicino all'agognata meta.

«Nick, fermati immediatamente, non possiamo abbandonare queste persone qua.» Provò a fermarlo lei, piantando i piedi; tentativo inutile, ma lodevole.

«Ti ho già spiegato che non c'è niente che possiamo fare per loro. Siamo in due in territorio nemico. Io ho solo due caricatori, mentre suppongo che i simpatici dottoroni abbiano a disposizione un'intera armeria che non vedono l'ora di testare su due impiccioni come noi.»

«Ma...»

«Niente "ma", voglio solo portarti al sicuro il prima possibile e, di certo, qui non lo è nessuno dei due.»

D'un tratto, i due sentirono dei forti rumori, come di colpi alla parete.

«Che diavolo è stato?»

«Non saprei, forse avrei dovuto aumentare ulteriormente la dose. Che vuoi che ne sappia, non sono mica un medico. Anche se dubito che persino un medico saprebbe come risolvere questa disgrazia. Beh, speriamo che diano una bella lezione ai bastardi che hanno fatto loro questo.»

Stanca di quest'atteggiamento, la giovane riuscì momentaneamente a divincolarsi e a farsi ascoltare.

«Insomma basta. Non ti riconosco, da quando sei uno che si dà alla fuga alla prima avvisaglia di pericolo, eh?»

«Da quando siamo in inferiorità numerica e in territorio nemico. Dimmi, vuoi finire come loro?

«Certo che no, ma non possiamo andarcene senza aver capito cosa fosse quel rumore che abbiamo sentito.»

«Io sento di poter vivere benissimo col dubbio.» Rispose esasperato lui.

«Io, no.»

«E ti pareva.»

Ma neanche il tempo di discuterne mezzo secondo che la "paladina" della giustizia si era già avventurata alla ricerca dell'ennesima vittima da salvare!

«Tu, prima o poi, ci farai ammazzare e io poi dovrò sopportare le tue lamentele per tutta l'eternità. Spero vivamente di finire all'Inferno, se esiste, giusto per evitarmi quest'ulteriore supplizio. Tanto saresti capace di dare la colpa a me!»

«Nick, ci siamo. Invece di dire scemenze come tuo solito, vieni qui e dammi una mano. Dobbiamo aprire queste ante.»

La giornalista si stava riferendo a quelle di un armadietto, dal cui interno provenivano delle sommesse grida di aiuto.

«Dammi una forcina.»

«Non penso di averne, dannazione.»

«Controlla bene, mi serve per aprire il lucchetto.»

Fortunatamente, c'era una forcina superstite nella tasca dei pantaloni.

«Lo prenderò come lezione e mi premunirò di portarne sempre un mucchietto con me.» Lui le rispose con un sorriso sghembo.

Dopo pochi minuti, il grande scassinatore aveva compiuto il "miracolo". All'interno, c'era un ragazzo legato e imbavagliato.

«Freddy, che cosa ci fai tu qui? Santo Cielo che ti hanno fatto questi maledetti?» Domandò Anna che, a quanto sembra, conosceva anche il rapito in questione!

«Toglimi una curiosità, ma esiste qualcuno che tu non conosca?»

«Sì, il Papa, ma prima o poi vorrei tanto riuscire a strappargli una bella intervista.» Replicò lei, freddandolo sul colpo.

«Freddy, parleremo più tardi, riesci a camminare? Dobbiamo andare via subito.»

"Ah beh, se si tratta di salvare Mingherlino, si scappa, ma se parliamo di noi, possiamo anche diventare carne da macello."

«Anna, sei davvero tu?»

"Beh, non spicca troppo nemmeno per intelligenza." Si ritrovò a pensare Nick.

«Adesso che ci siamo tutti presentati, che dite di lasciare le chiacchiere per quando saremo comodamente seduti a sorseggiare un buon whishy?»

Non diede a nessuno dei due il tempo di replicare, ma slegò il tipo, gli tirò un paio di schiaffetti per fargli assumere un'espressione meno scioccata (per quanto possibile), gli mise un bel camice e molto "defilatamente", i tre si avviarono all'uscita o, perlomeno, ci provarono, prima che un inquietante allarme iniziasse a suonare a più non posso!

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