Capitolo 25

Nick

"Non è possibile che questa ragazza riesca ogni volta a scombinarmi i piani. Adesso, dovrò pensare anche a evitare che si faccia ammazzare, come uscire interi da qui fosse facile." Realizzò lui, trattenendosi a fatica dal dar a vedere la sua preoccupazione.

«Mi spieghi cosa ci fai qui? Soprattutto, con un travestimento così sgamabile?!» Chiese lui, indeciso se strozzarla o baciarla per questa sua folle intraprendenza. "Prima di conoscerla, non credevo mi sarebbero venuti a breve i capelli bianchi o un infarto, adesso, invece, col senno di poi, nutro dei seri dubbi." Continuava a riflettere tra sé, mentre osservava tutti i micro movimenti che facciali che faceva nel tentativo di inventarsi una scusa credibile.

«Beh, suppongo di essere qui per il tuo stesso motivo. Anzi, non capisco perché tu non me l'abbia detto fin da subito. Sai che sto seguendo questa pista, eppure non ti sei neppure degnato di parlarmene.» Rispose lei, ribattendo a fine frase.

"Guarda là quanto è brava a rigirare le frittate. Adesso la colpa sarebbe mia!"

«Ehi, ehi, guarda che l'unico che ha il diritto di incazzarsi sono io! Dimmi, hai forse la preparazione adeguata per situazioni del genere? Se questi porci ti avessero sgamata prima del mio arrivo, solo il Cielo sa cosa sarebbero stato di te!» Replicò lui, stizzito.

«Non ti permetto illazioni del genere. Non sarò allenata come te, anzi, non mi ci avvicino minimamente, ma mi sto impegnando per migliorare. Comunque, ho un cervello pienamente funzionante, come lo è anche il mio piano. E non te l'ho detto perché sapevo non avresti mai acconsentito a portarmi con te.»

«Quindi hai ben pensato di fare di testa tua, come tuo solito, fregandone della possibilità di rimanerci secca.» Concluse lui.

Non le diede neppure il tempo di replicare, continuando ad infierire.

Cosa avrei dovuto dire alla tua amorevole famiglia se ti fosse accaduto qualcosa, eh? Sapete, vostra figlia è morta per amor di giustizia, ma non temete in suo ricordo ci hanno lasciato un bel articolo a lei dedicato, ne è valsa la pena, no?

Lei non replicava, lasciandolo sfogare, ma si capiva che quelle parole l'avevano colpita.

Resosi conto di averle fatto capire la situazione, la abbracciò.

«Ascoltami, sei tutto per me, davvero. E ovviamente lo sei anche per la tua famiglia e per i tuoi amici. Per questo, vado su tutte le furie. So di cosa è capace questa gente, l'ho visto e l'ho sperimentato io stesso. Devi fidarti di me. Comunque, capisco anche la tua irrefrenabile sete di giustizia e che né io né nessun altro potrebbe distoglierti dal tuo intento. In ogni caso, le cose vanno fatte bene, perciò ho deciso che ti allenerò e, in altri casi simili, voglio che tu ti rivolga a me o alle forze dell'Ordine. Chiaro?»

«Sì, d'accordo. Ti ringrazio. Per me è importante che ti fidi di me e che mi consideri la tua partner, sia nella vita che nel lavoro.»

«Lo sei dal momento in cui ti ho conosciuta, ho solo una paura tremenda che ti accada qualcosa e che io non riesca a proteggerti.»

«È lo stesso per me, per questo dobbiamo fare squadra. Ora però, sarà meglio mettersi all'opera.»

Non poté resistere ulteriormente senza baciarla. Avrebbe voluto farla sua in quello stesso corridoio e lo stesso sembrava valere per lei, ma non era decisamente il caso!

«Come vorrei essere da tutt'altra parte in questo momento. Senza questi assurdi travestimenti, soltanto io e te.» Confessò lui.

«Mi hai tolto le parole di bocca. Stasera nulla ci fermerà, cascasse il mondo!» Asserì lei, tentando di ricomporsi.

«Questa è una cosa nuova per me, non perdo mai la calma in azione.» Le sussurrò ancora di fronte a lei.

«Nemmeno io, ma che ci vuoi fare, c'è sempre una prima volta. Dai, adesso dimmi, hai un piano per aggirare l'ostacolo?» Domandò lei.

«Ci sto pensando e forse mi è venuta un'idea. Mi serve il tuo aiuto, però. Allora socia, ci stai?»

«Considerami in barca. Dimmi tutto.» Rispose lei, tutt'orecchie.

Le sussurrò il piano all'orecchio, stupendo un attimo la giovane, per poi lasciare spazio ad un sorrisetto mefistofelico.

«Lascia fare a me. Rimani qui in zona, lo porterò qui il prima possibile.»

«Anna, questa è un'immensa dimostrazione di fiducia, perciò, ti prego, non stare attenta, ma di più. Non abbassare mai la guardia e attieniti a quanto ti ho detto.»

«Tranquillo e grazie. Vado a prenderlo, tu aspetta qui.»

Una mezz'ora dopo circa, durante la quale Nick capì che si poteva davvero morire di crepacuore, la vide finalmente arrivare con lui. Un essere viscido e abbietto, nonché una sua vecchia conoscenza, con un debole per le belle bionde e, fortuna voleva che Anna impersonasse molto bene il personaggio.

"Ok Nick, respira ed evita di sparargli, perlomeno, aspetta che si sia allontanato da lei. Si diceva tra sé, osservandoli dalla grata sopra di loro." Si disse tra sé e sé. Ebbene sì, nel frattempo, era riuscito ad infilarsi nei passaggi che percorrevano l'edificio, eludendo le telecamere con facilità.

"Adesso, devo solo attendere il momento giusto e sperare che la mia idea va in porto. Mal che vada, lo accoppo direttamente."

Fortunatamente, il piano aveva funzionato. Ricordava che il tipo fosse uno del team di scienziati addetti al miglioramento di quella droga infernale, perciò era logico supporre che avesse il pass per i laboratori.

«Ti ringrazio davvero tanto. Farò in modo di sdebitarmi. Non so proprio come avrei fatto senza di te.» Sentì dire ad Anna. Anche se sapeva essere tutta una finta, quelle parole gli diedero fastidio, comunque.

«Per te, questo ed altro. È davvero un peccato che non abbiamo avuto occasione di conoscerci prima, non trovi?» Chiese lui, mentre si allentava il nodo della cravatta. Si trattava di un uomo sulla cinquantina, nella media, dall'aspetto comune, ma con una mente avida e perversa come pochi.

Vide Anna mettere le mani in tasca, pronta a tirare fuori qualcosa da usare in caso di pericolo, mantenendo comunque, una calma apparente.

"Bene, adesso sta a me." Pensò e senza ulteriori indugi, rimosse la grata, atterrando con l'agilità di un gatto dietro le spalle del "galantuomo", per poi atterrirlo con una semplice mossa.

«Ehi! Non erano questi i piani, hai visto che avevo tutto sotto controllo, potevi lasciar fare a me.»

«Sì, ho visto, ma mi stava dando sui nervi. Comunque, hai preso il pass?»

«Sì, ma con questa tua mossa, saranno qui tra pochissimo.» Disse lei, riferendosi alle telecamere.

«Abbiamo un po' di tempo, nel mentre non c'eri, sono riuscito a mandarle in loop. Ad ogni modo, facciamo in fretta.» La rassicurò.

«E con lui che facciamo? Chiese lei riferendosi a quella specie di sacco di patate che ronfava ai loro piedi.» Domandò la giornalista.

«Non possiamo mica lasciarlo qui, se qualcuno passasse lo noterebbe.» Continuò.

«Sì, lo so. Ce lo portiamo dentro e poi lo leghiamo da qualche parte. Adesso apri. Mi raccomando, usa i guanti.»

«Lo so, guarda che sono preparata.» Ribatté lei, estraendo un paio di guanti in lattice dalla tasca.

Una volta aperta la porta, i due ragazzi trovarono uno spettacolo raccapricciante dinanzi a loro.


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