Capitolo 8
Un bebè... sotto l'albero
Callie Prescott - Amybeth McNulty
Arthur Dawson - Timothee Chalamet
Dovevo fare qualcosa per aggiustare la situazione, anziché piangermi addosso. Avrei iniziato con mia sorella, anche lei avevo deluso con questa bugia così meschina. Raggiunsi il suo istituto e mi introdussi, cercando la porta del laboratorio. Entrai, cercando tra quei volti quello di Ava. Quando la vidi, mi avvicinai al tavolo dov'era seduta mentre stava assaggiando la fetta di pandoro, che in precedenza aveva preparato con le sue mani.
«Ciao.»
«Ciao.» Mi rivolse lo stesso saluto.
«Posso sedermi?»
Scrollò le spalle. «È un paese libero!»
Appoggiai la borsa sul tavolo e presi posto sullo sgabello. Mi porse la forchetta e ne assaggiai un pezzetto. Era delizioso. «È veramente buono. Sei bravissima.»
«Grazie. Ho pensato di fare anche una versione con uvetta passa e canditi.»
«A papà sarebbe piaciuto.»
«Mamma avrebbe detto che non rispettava la tradizione.»
«Ma una volta andati tutti a letto, avrebbe ripulito gli avanzi!» Il silenzio calò di nuovo. Guardai mia sorella, poi distolsi lo sguardo. «Sono una bugiarda e mi dispiace che tu ci sia rimasta male. Faremo funzionare questa cosa. Va bene? Andremo all'istituto culinario per parlare dei prestiti agli studenti. Ho parlato con la tua insegnante per la questione della borsa di studio. Mamma e papà sarebbero così orgogliosi di te.» Poggiai la mano sulla sua. Era veramente una ragazza speciale e un'ottima chef.
«Grazie.» Rispose, stringendomi la mano per poi adagiarsi sulla mia spalla, come quando era piccola. Ora la situazione avrebbe dovuto prendere una piega ben differente. Avrei aiutato personalmente a distribuire il libro di Susan in giro per la città e non mi sarei fermata fin quando non sarebbe stato riconosciuto come best seller.
Dovevo arrivare assolutamente al mio scopo: quello della televisione era il mezzo più veloce. Non c'era molto tempo. Mi misi in fila con altri fan e attesi l'arrivo della giornalista del mio show preferito. Lo guardavo tutte le sere ormai.
Mi presentai e le porsi il panettone con i canditi di mia sorella, cosa che apprezzò.
«Come sapevi del panettone?»
«Oh, il programma del 24 dicembre. L'ha detto di sfuggita.» risposi ad una signora.
Portai il libro anche all'insegnante del corso di Preparazione al Parto a cui avevo partecipato giorni fa con Arthur. Lei continuò con i suoi esercizi sul tappeto e appoggiai le copie del libro su un mobiletto.
«Ciao! Stavolta abbiamo dei dolcetti natalizi fatti appositamente in casa da mia sorella. Le piaceranno!» esclamai con il piatto fra le mani.
«Spero che sia squisita come il pandoro con uva passa e canditi»
Continuammo la nostra distribuzione a tutta la città con l'aiuto di mia sorella, Marien e anche Micheal, che aveva accettato di prendere parte a quel piano. Ci impegnammo con tutte le nostre forze.
«Oh, ecco la mia fan numero uno.» Disse la giornalista quando mi ritrovò davanti a lei, appena scesa dalla limousine tirata a lucido, ma stavolta senza essere accompagnata dal bodyguard.
«Christmas Pudding!»
«Non finisci mai di sorprendermi.» disse, togliendomi il piatto di mano.
«Non è opera mia, ma della mia sorellina. È veramente brava.»
«A parte cercare di farmi aumentare come un maiale, vuoi portare la tua sorellina in TV?»
«In realtà, volevo portare questo libro. È davvero speciale. Mi farebbe piacere che venisse conosciuto da più persone.»
La giornalista annuì e lo prese, sbirciando la copertina che mi raffigurava con il pancione. «Potremo fare una puntata speciale, a Capodanno.»
«Davvero?»
Se ne andò, lasciandomi soddisfatta del mio operato e della riuscita della missione.
Mia sorella mi urlò buona fortuna dalla macchina e mi diressi verso il portico della casa a grandi falcate.
Bussai alla porta e Susan venne ad aprire poco dopo, con la mano premuta su un fianco.
«Ciao.»
«Ciao.» Abbassò lo sguardo ai suoi piedi, poi lo risollevò.
«Sono l'ultima persona che vorresti vedere in questo momento, vero?» chiesi, attorcigliando le mani per il nervosismo. Susan portò le mani sul pancione e lo accarezzò.
«Magari non l'ultima, ma forse la penultima o terzultima. Non vorrei vedere la mia insegnante di inglese della terza media. Era terribile! O il mio fidanzato che mi lasciò in segreteria telefonica.» Increspai un sorriso.
«Ascolta, Susan.» La donna tirò un sospiro. «Mi dispiace tanto. Vorrei essere la persona che credevi che fossi. Ho solo pensato che se ti avessi detto la verità tu non mi avresti mai voluto nella tua vita. So di averti delusa.»
«Già. Anche a me piaceva esserci nella tua vita.» Annuì. «Per quello che vale...»
«Io ho delle grandiose notizie. Andremo in...» Stavo per dirle quando si piegò in avanti, gridando come un'ossessa. Trasalii e provai ad allungare le mani. «Oddio! Stai bene?»
«Sta arrivando... il bambino.» bofonchiò, rientrando in casa.
«Ma c... come? Ora?! Adesso?»
«Mi... si sono rotte le acque. Le contrazioni sono i... iniziate un'ora fa.» disse, camminando piegata in due e poi riprese a strillare e ansimare per il dolore.
Non sapevo esattamente cosa fare, come comportarmi...
«Dove sono tutti quanti?»
«Sta... sta arrivando Jason.»
«Okay. Dimmi cosa devo fare e lo farò.» Sempre se non svenivo. Mi stavo agitando. «Acqua calda, asciugamani... anzi no, saliamo in macchina e andiamo subito in ospedale. Credo che sia meglio così. Tante persone ti possono aiutare. Avrai il bambino lì!»
Scosse il capo e mi afferrò il braccio. «No, no, sto bene! La contrazione è finita.» Buttò fuori un altro lungo sospiro. «Ci vorranno ore prima che abbia questo bambino. Posso farcela.»
«Ed è già così doloroso?»
Mi guardò dritto negli occhi. «Non hai visto proprio niente. Diventerà molto peggio prima che esca completamente.» Si piegò verso il basso e spalancai la bocca, osservando tutto con gli occhi sgranati. «Che dicevi?» domandò, come se non avesse un bel niente, a parte il travaglio in corso e un bambino in procinto di nascere.
«E... andremo in televisione.» Un altro urlo agghiacciante uscì dalla sua bocca e si piegò di nuovo in due. Urlai anch'io. «Sei sicura che sia normale?»
«Sì. È normalissimo.»
«É assolutamente pazzesco. Quando?»
«Stasera! Prima del countdown.»
«Ah... Sì?» Sospirò ancora, con la fronte grondante di sudore. «Non andrà bene per me.»
Iniziò ad inspirare ed aspirare velocemente e la imitai, magari mi sarei calmata anche io prima di andare nel panico. Visto che Susan non era disponibile per partecipare, chiamai a rapporto tutte le donne con i loro figli del quartiere. Durante il tragitto, i bambini continuarono a piangere e lottai per fargli prendere i loro ciucci.
«Ciao, sono io. Avrei tanto bisogno di un piacere.» Marien mi passò la bottiglietta rosa e gliela feci prendere alla bambina che piangeva. «Oh no, non piangere. Non piangere.»
Ava mi avrebbe fatto il piacere di andare a prendere Arthur e portarlo nel luogo in cui avremmo fatto l'intervista. Lo avrebbe portato lì, con una scusa, altrimenti dubito che ci sarebbe voluto venire...
«Cominciamo tra solo tre minuti. Sarà meglio che il suo ospite arrivi.» Dichiarò uno dei collaboratori della giornalista.
«Prometto che arriverà. Sarà qui a momenti.» Risposi, sfregando le mani. «Arriverà, vedrete. Sarà fantastico. Non so perché ci metta tanto.»
Udimmo la giornalista fare una breve presentazione della prossima intervista e il tizio di prima ci spiegò come posizionarci. Marien mi spinse ad andare, ero comunque io la promotrice di quell'idea.
Cercai di opporre resistenza, i riflettori non facevano per me.
«Ciao, come stai? Grazie, mi è piaciuto tantissimo il libro.» Esordì la giornalista. Le diedi una vigorosa stretta di mano e mi fece accomodare sulla poltrona assieme alle mamme e ai loro piccoli. Iniziò così a fare una breve panoramica di quel libro, di tutte le sensazioni che aveva provato solo leggendo. Peccato che Susan fosse impegnata a dare alla luce il suo bambino...
«Caspita, Lauren! Che storia incredibile! Non posso crederci che il bambino sia nato alla motorizzazione. E tu Callie, hai bambini?» mi rivolse quella domanda, voltandosi.
«No. Non sono mai stata incinta.»
«Un altro libro sulla gravidanza. Non pensi che il mercato sia invaso?»
«Questo... è diverso.» risposi parlando al microfono e ai telespettatori. «Non è il libro sul come si fa con regole e ricette. Queste storie parlano della nascita di un nuovo amore. Può essere faticoso e strano, ma...» Vidi Ava e Arthur arrivare con la coda dell'occhio. «Alla fine sei molto più forte perché ce l'hai fatta. Anche se il percorso è stato travagliato e pieno di incidenti.» Guardai Arthur accomodarsi nel pubblico. «Ad essere sincera io ho solo collaborato al progetto. Non dovrei nemmeno essere qui tra voi! È stato Arthur Dawson...» Lo fissai. «Che è seduto fra il pubblico ad avere avuto l'idea e a averla realizzata in ogni minimo dettaglio. Ha creduto nel libro fin dall'inizio. E... ha creduto nelle mie capacità quando nemmeno io ci credevo.» Dichiarai continuando ad avere lo sguardo focalizzato su di lui. «E ... non potrò mai ringraziarlo abbastanza per questo.»
«Perché non lo facciamo venire, ragazzi?» Propose la giornalista. «Prego, Arthur. Si alzi.» Tutti applaudirono quando il giovane si alzò e un sorriso radioso si formò sulle mie labbra. «Dategli un microfono.» Arthur lo afferrò con timidezza. «Lei canta le tue lodi, che cosa ti ha affascinato di questo libro?»
«Beh... Penso che il libro di Susan offra un punto di vista nuovo sulla gravidanza. Callie aveva ragione quando ha detto che è un libro... su come l'amore può farti superare tutte le sfide. E...» Sembrò guardarmi negli occhi, ma forse era un'impressione. Arthur mi odiava. «E come se mi qualcuno profondamente... Puoi perdonarlo per tutte le cose folli che spesso e volentieri commette.» Stava dicendo sul serio? Trattenni un sorriso. «Perché l'amore è un balzo di fiducia. E... A volte devi proprio saltare... Vero?» Aveva ragione.
Ci guardammo ancora e lui inclinò ancora di più il capo, i suoi occhi verdi erano luminosi. Increspò un sorriso.
«Caspita... D'accordo, io farò un salto qui dentro per un secondo. Vi ringrazio molto per aver partecipato. Dobbiamo prepararci per il grande evento della mezzanotte, quindi il libro è "sono stufa, cosa significa essere veramente incinta". E per le informazioni troverete il link ufficiale nel sito. Un'ultima cosa. Lo sai che sei proprio carino?»
Arthur scosse la testa, imbarazzato. «No...»
Scatenò la risatina generale da parte del pubblico e della presentatrice. «Buona questa! Non lo sa davvero, amici. Vi ringrazio molto per questo spazio interessante.»
Il pubblico applaudì e restai con lo sguardo piantonato su Arthur, che si stava grattando l'orecchio.
Andai via dallo studio televisivo e quando uscii in strada, venni investita da un venticello freddo, le temperature si stavano abbassando leggermente.
Arthur era rimasto in disparte e mi venne incontro.
«Allora...» iniziai.
«Grazie... per tutto.» affermò.
Mi sentivo ancora parecchio a disagio per quello che avevo fatto e non ebbi il coraggio di fissarlo. «Anch'io ti sono grata. La verità è che non posso ringraziarti abbastanza ora che... è tutto finito.»
«Che cosa è finito?»
«Lavorare insieme, stare insieme a te... ecco...» Le cose belle avevano una durata breve proprio come questo periodo. In un attimo, era passato velocemente. «L'insieme in generale.» mi corressi.
Scosse il capo. «Non deve esserlo per forza. Abbiamo fatto un buon libro stando insieme.» Deflutii. «E possiamo farne un altro. Tu... lo vorresti?»
«Sì. Sì, lo vorrei.» Asserii, emozionata. Mi guardò a lungo senza dire una parola. I primi fiocchi di neve iniziarono a cadere mentre restammo immobili a guardarci. In strada, non c'era nessuno... erano tutti appiccicati davanti alla televisione a salutare l'anno vecchio e accogliere il nuovo, con la speranza che sarebbe stato migliore. Arthur guardò un attimo l'orologio del Bing Beng.
«Dieci...»
«Nove...»
Si avvicinò di più. «Otto...»
«Sette.»
Mi avvicinai anche io.
«Sei.»
«Cinque...»
«Quattro...» Fece scivolare la mano lungo i miei fianchi.
«Tre...» Soffiò a qualche centimetro.
«Due...»
«Uno...»
Posò poi le labbra sulle mie, mi baciò con passione, e risalii con le mani lungo le sue braccia. Mi avvolse le mani attorno alla schiena e mi spinse contro di sé, baciandomi ancora mentre i fuochi d'artificio infestavano il cielo. Era scoccata la mezzanotte.
E non potevo essere più felice di festeggiare il nuovo anno, fra le braccia del ragazzo che amavo.
Da quel capodanno, trascorsero all'incirca due anni. Non tornai più a fare la segretaria per John, ero diventata a tutti gli effetti un'editrice e insieme ad Arthur avevamo dato vita e voce ad altri libri, alcuni collane per bambini piccoli, dai tre in su. Arthur e io avevamo comprato un appartamento, la nostra relazione andava a gonfie vele.
Ci eravamo nel frattempo sposati.
Era un meraviglioso marito premuroso, affettuoso e attento ad ogni mio bisogno, anche se Micheal continuava a portarmi i frullati per aiutarmi con la costipazione.
«Ci siamo quasi?» mi domandò Arthur, avevo passato una giornata un po' particolare con dei lievi disturbi. A breve, sarebbe di nuovo scoccata la mezzanotte e ne avevamo approfittato per festeggiare con i colleghi dell'editoria...
«Chissà quando verrà fuori il nostro cucciolo.» dichiarò mio cognato. Arthur e lui avevano deciso di diventare soci.
«Il dottore ha detto che potrebbe nascere da un momento all'altro. Dobbiamo tenere d'occhio ogni minima contrazione.»
«Dai, amore, ho avuto solo un paio di contrazioni finora.» Commentai, bevendo un sorso di acqua. Ovviamente nel mio stato, non potevo toccare gli alcolici, nemmeno una piccola birra...
«Di quanto?»
«Oh...» Sventolai la mano, accarezzando l'addome gonfio. «Sono ancora irregolari.»
«Non ti preoccupare, finché non avrai rotto le acque.. non ci sarà il pericolo che venga fuori.» affermò Susan, tenendo in braccio il piccolo Gregor.
Arthur mi diede un bacio sulla tempia e accarezzò il pancione ormai spropositato. Ero sicura che a breve sarei esplosa come una pignatta. Con la gravidanza le forme si erano arrotondate.
«Ci siamo! È quasi mezzanotte!» esclamò Marien portando la bottiglia di spumante.
Tutti riuniti nel salotto iniziammo il countdown finale.
«Dieci... Nove... Otto... sette...» Un dolore lancinante mi colpì in quel momento al basso ventre, diverso dai precedenti, e mi piegai in due abbracciando il pancione. Urlai e un liquido viscoso mi scivolò giù dalle gambe. I presenti sobbalzarono.
«Tesoro, non dirmi che...» Fece Arthur.
«Sì...» Ansimai. Arthur mi poggiò una mano sulla spalla e un'altra sulla pancia, quasi a reggerla.
«Stai bene?»
«Sì, credo di sì...»
I presenti fecero altri commenti, la signora Annet si abbassò gli occhiali sulla punta del naso. «Dovremo uscire! La ragazza ha appena rotto le acque!»
«Oh, il dottore ha detto di aspettare. Non avrà subito il bambino, passeranno delle ore...» Feci altri respiri profondi e mi aggrappai a mio marito. Un'altra fitta e mi inarcai in avanti. «Aspettate... Aspettate!»
«Ho bisogno di sedermi...»
«Dobbiamo andare in ospedale.»
«Oh Gesù! Avrà un bambino ora! Le contrazioni sono meno di cinque minuti.»
«Un attimo. No, no, aspetta tesoro. Non può...»
Ansimai e mi circondò la schiena, chiedendo ai nostri amici e colleghi di farci passare, mentre ci venivano tutti dietro.
«Non posso... Ho paura.» Biascicai, poggiandomi a lui.
«Calma. Sta' calma. Andrà tutto bene.»
«Va bene!» risposi, anche se non molto convinta, mi tremava la voce e le gambe. Avevo ancora contrazioni.
«Sei pronta?»
«Lo spero!»
«Ti amo!» affermò, baciandomi sulle labbra velocemente.
«Ti amo anch'io. Però stavolta è tutta colpa tua!» Lo accusai mentre cercava di aiutarmi a salire in macchina, mentre i fuochi d'artificio infuriavano sopra di noi nel cielo stellato...
Era scoccata la mezzanotte.
- fine -
Vi ringrazio molto per aver letto questa storia a tema natalizio. Callie e Arthur mi hanno fatto ridere tantissimo e inoltre alla fine il bambino c'è stato veramente alla fine...
Ah, i miracoli di Capodanno.
Ora sarà il primo nato dell'anno!
Questa storia giunge alla sua conclusione e vi ringrazio per avermi mostrato il vostro supporto. Al momento, continuerò il progetto di Vite Incrociate, ma vi prometto che ce ne saranno altri molto presto.
Chiudo così la stagione natalizia. A presto con altre storie a tema!
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