Capitolo 5
Un bebè... sotto l'albero
Callie Prescott - Amybeth McNulty
Arthur Dawson - Timothee Chalamet
«É stato umiliante!»
La festa era stata un totale fiasco, mi ero dovuta scusare con la padrona di casa per il comportamento infantile del mio fidanzato. Tornando a casa, gli avevo detto di lasciarmi lì e non parlarmi più. Non volevo vedere la sua faccia per i prossimi mesi.
«Bene, ho sempre pensato che Richard fosse un po' svitato.»
Buttai fuori un sospiro. «Mi imbarazza che Arthur pensi che sia il padre del bambino.»
«Che importa che pensa Arthur?»
«É la prima persona che ritiene che io non sia soltanto capace di versare il caffè.»
«Ah... e come pensi reagirà quando scoprirà che il tuo bambino è solo un pezzo di schiuma di poliuretano che abbiamo fregato ad un manichino?»
Poggiai la testa alla parete. Marien ci teneva a rovinarmi quel sogno. Non poteva farmi tornare violentemente a terra e a questa crudele realtà.
«Veramente è piuttosto carino, non credi?»
«Chi?»
«Ehm, Arthur?»
«Ehm, no...»
Tirai un sospiro.
Marien mi allungò la sigaretta accesa, ma arricciai il naso.
«No, mi fa male...» Accennò una risatina e riprese a fumare, come una ciminiera.
«Allora...» Iniziò Arthur, giocando con il tappo della penna. «Per ricapitolare... solo una di voi si prenderebbe la briga di leggere il libro. Il resto di voi non lo comprerebbe nemmeno per metterlo sotto l'albero o con una pistola puntata. Questo non è un bene per le vendite.» Chinò lo sguardo e tolse gli occhiali, stropicciandosi la faccia. «Allora...» Rialzò la testa e guardò le donne incinte, schierate in cerchio. «Qualcuna di voi sa dirmi perché la copertina risulta ambigua? Forse paragonare la gravidanza ad una battaglia vi scoraggia?» La biondina alzò la mano e le diede il permesso di parlare. Disse che non poteva rimanere per tutta la durata della riunione e voleva l'assegno. Arthur ingoiò a vuoto e le rispose di andare alla reception. «Okay, meno una.»
«Dimentichiamo cosa c'è sulla copertina per un momento. Questo libro è davvero fantastico, racconta ed espone storie vere per donne vere e parla di come ci si sente ad essere in questa situazione. Parliamo di come ci sentiamo in questo momento.» Un'altra alzò la mano e dichiarò di sentirsi uno schifo. «Ah, molto bene, no... molto male. Ma tieni duro.»
«Come mai nessuno parla di quanto sia orrendo ai cenoni non mangiare pesce crudo o il prosciutto?» proferì un'altra.
«Mio marito lo mangia davanti a me e io ne vorrei provare almeno un pezzettino.»
«Insomma, ciò che avvertite è una profonda stanchezza.»
«Sì, hai colto nel segno! Il periodo natalizio in gravidanza fa schifo! Non si può mangiare niente.»
«Mi sento così gonfia e non ne posso più di questa pancia. Non vedo l'ora di partorire!»
Arthur accennò un sorriso, mostrandomi una perfetta fila di denti bianchi. La voce di Annet si diffuse nell'aria. Mi informò che mia sorella era alla reception. Uscii, incrociando le braccia al petto per coprire la protuberanza e menomale che col maglione si notava poco. Mi nascosi strategicamente dietro una pila di fascicoli e sorrisi.
«Cosa ci fai qui?»
«Hai dimenticato di firmare l'autorizzazione per la gita al lago per marzo.»
«Oh, va bene...» Mi porse il foglio, afferrai una penna e firmai.
«Callie, non mi presenti tua sorella?»
Lo guardai, si era messo con le mani ai fianchi. «Oh, Arthur, lei è mia sorella Ava. Ava, Arthur.» Mia sorella sventolò la mano. «Va molto di corsa, deve andare.»
Le restituii il foglio, battendo le mani.
«Oh, come sei vestita?»
Le feci girare le spalle per accompagnarla fuori.
«Oh, non ti piace il mio nuovo maglione? È super alla moda in questo periodo! Non fermarti, ok, te lo dico di fuori.»
«Che ti prende?»
«So che sono una gran bugiarda, ma John stava per licenziarmi e dovevo escogitare qualcosa. Non volevo trovarmi senza lavoro a cavallo delle feste natalizie.»
Mi guardò, anzi più precisamente squadrò il mio pancino. Sprofondò il dito in quella spugna e si ritrasse. Puntellai le mani sui fianchi.
«Ti manca una rotella per essere svitata, lo sai? Sei pazza! Che ti sei messa in testa? Tu non sei normale. Per niente!»
Sospirai. «Forse non sai che grazie a questo non solo non ho perso il lavoro, ma ho ottenuto una promozione e un aumento.»
«Non posso credere che siamo sorelle. Forse ci avranno scambiato nella culla.»
«Che culla?! Sono nata prima io di te. Piantala. Senti, appena posso dirò la verità. È che le cose sono complicate, tutta l'azienda conta su di me.»
«Sai una cosa? Ho sentito abbastanza sciocchezze. Io me ne vado.»
Girò i tacchi e allontanò.
[...]
Andai a bussare alla porta del custode per dargli i soldi, da quando avevo questo nuovo impiego pagare l'affitto entro le scadenze non era più un problema. Annet mi aveva fatto delle splendide babbuccine. Le avevo trovate adorabili. Mi disse che aveva scelto il colore giallo perché era neutro. La ringraziai e incrociai Marien nel corridoio.
«Ascolta, forse non ti interessa, ma gira voce che il divorzio di Arthur sarà definito proprio questa settimana. Me l'ha detto Micheal.»
«Dici davvero?»
«Passo il tempo con lui da quando sei diventata la signorina indaffarata!» Arrivando in prossimità dell'ufficio, trovai alla soglia vidi il ragazzino occhialuto. Mi aveva preso un frullato arricchito di calcio e un muffin integrale. Pensava fossi costipata. Mi consegnò il bicchiere di plastica e si dileguò. «Micheal è preoccupato che tu sia costipata?»
«É un problema comune per le donne che sono incinte.»
Entrai e mi accomodai. «Fortuna per te che non sei veramente incinta o non te lo ricordi nemmeno più?»
«Certo che lo so, ovviamente.»
Un bussare delicato alla porta interruppe la conversazione.
«Scusa se interrompo. Volevo soltanto darti una cosa per il bambino, l'ho ordinata su eBay. É un piede di armadillo, per quando avrai le doglie. É speciale, allontana il malocchio.»
Sollevai lo strambo oggettino dalla coda. «Ti ringrazio, Jack. Sei dolce, lo terrò sempre con me.»
Marien era sempre più sbalordita. «Ok... So che ti ho detto di mantenere il punto per qualche settimana ma tu cominci a spaventarmi.»
«Senti, le cose mi stanno andando molto bene.»
«Non mi riferisco alla pancia. Stai facendo un buon lavoro. L'unico sbaglio è andare in giro a giustificare il tuo stato con un cumulo di stupidaggini.»
«Arthur! Arthur!»
Interruppi bruscamente la mia amica, vedendolo passare in corridoio. Il moretto si bloccò.
«Cosa c'è?» chiese, togliendosi gli occhiali con nonchalance.
«Indovina un po' chi ha chiamato? Rullo di tamburi... Un produttore associato della Vista!»
«Sul serio?»
«Sì, ha letto il libro e lo adora. Deve solo avere l'approvazione di Emily.»
«Sarebbe davvero una cosa meravigliosa!» Mi sollevai dalla poltrona con attenzione e si fiondò ad abbracciarmi. «Scusa... io non ho contenuto l'entusiasmo. Non succederà più.»
«Non importa.» sussurrai, rimettendomi seduta.
La voce di Annet dell'interfono comunicò che John era in linea. Si piegò e rispose di passarglielo.
«Come te la stai cavando?»
«Bene, sta andando tutto benissimo. Lavoro ad un piccolo progetto.»
«Non hai fatto niente di stupido, vero?»
«Certo che no.»
«Stai andando benissimo, piccola. Fammi un piacere, Arthur. Niente piccoli progetti. Niente iniziative estreme e soprattutto non toccare nulla, mi raccomando. Se ti serve un progetto, mettiti a giocare a Spider. Da un po' non ti prendi un po' di svago.»
Staccò la telefonata, ricordandogli di non preoccuparsi. Arthur era all'ombra di quell'uomo, credeva nella sua buona fede, nutrivo qualche dubbio che non sarebbe andato su tutte le furie.
«Ho molto lavoro da fare, ci vediamo più tardi.» Assentii e abbandonò l'ufficio.
«Il libro esce per Capodanno... abbiamo tempo per la pubblicità. Manca solo una settimana.» Mi informò mentre era immerso nella lettura.
Mi alzai e gli sfilai dolcemente gli occhiali per pulirli. C'erano delle macchie insopportabili sul vetro. «Spero che non ti dispiaccia. Credimi, non ce la facevo più.»
Glieli feci indossare un'altra volta ed esclamò. «Caspita. Ci vedo! Mio Dio, Callie. Non lo so se lo sai, ma sei incinta.»
«Ah, il tuo senso dell'umorismo onestamente cala un po' dopo le 21.» Il ragazzo scoppiò a ridere.
«Sono passate le 21?»
«Sì.»
«Oddio, sto... sfruttando una donna incinta che dovrebbe riposare.»
«Niente affatto, voglio stare qui.» ammisi. «Mi sembra di recuperare il tempo perduto. Ti sono grata di averti dato questa occasione. Quindi... non posso far altro che dirti "grazie".»
«Il piacere è tutto mio.»
I nostri sguardi si incastrarono, nemmeno lui riuscì ad evitarlo.
C'era una strana connessione ogni volta e percepivo uno sfarfallio insolito allo stomaco.
«Dovresti essere con il tuo fidanzato...»
«Giusto, il mio fidanzato. Natale...»
Richard non era più niente. Avevamo rotto ormai.
Tolse gli occhiali e portò le mani sulla faccia, emettendo un altro sospiro. «Ti accompagno a casa.» Ci alzammo in contemporanea. Iniziai a raccogliere i volumi. «No... aspetta.» Voleva farlo lui al posto mio per non farmi stancare e mi persi ad osservare ogni più piccolo movimento.
Oltre che carino, era anche un gentiluomo. Mi fece cenno di precederlo e chiuse la porta. Ormai il locale era totalmente vuoto, il resto dei dipendenti era a casa. Fra un paio di giorni sarebbe stata la Vigilia ed io l'avrei passata con mia sorella se non avesse avuto altri piani.
Stava iniziando a piacermi la sensazione dell'essere incinta.
Varcai la porta dell'azienda raggiante e Arthur era indaffarato a preparare un book fotografico per la copertina. Il libro usciva il trentuno dicembre.
«Che ne pensi, Callie?» mi interpellò Susan.
«Callie.»
Il fotografo mi fece cenno di venire.
«Oh no, no!»
«Sì!»
«No, preferisco restare dietro la macchina fotografica. E poi, non sono affatto fotogenica.»
Il fotografo me lo impose, Arthur era d'accordo. Presi posto con altre tre donne e il fotografo iniziò a scattarci delle foto.
«Arthur!» Lo chiamai, non molto a mio agio.
«Fai l'amore con la macchina fotografica e sciogliti.» mi consigliò e mostrò il pollice in su. «Ah, scusate, la volevo solo stimolare.» Susan si piegò in due, scoppiando a ridere.
Mi prese una voglia irrefrenabile di dolce, come Susan, e ci dirigemmo in un bar.
«Credo si debba aggiungere un po' più di panna.»
«Sai che abbiamo scritturato Bournemouth? Grazie di avercelo presentato. É stato un ottimo acquisto per il settore.»
«Vuoi scherzare? Ho delle buone notizie! Forse ho trovato due posti per noi all'asilo Sunshine.»
«Fantastico, grazie. Non avevo nemmeno pensato all'asilo. Non so come farai quando nascerà il bambino, con la gravidanza e il lavoro. Io non riesco nemmeno a prendermi cura di mia sorella. Mia madre avrebbe dovuto lasciarmi un libretto d'istruzioni pronto per l'uso.»
«Non ci sono regole inderogabili, segui il tuo istinto.»
«Sicuramente non sono a corto di istinto al momento!»
«Se ti dovesse mancare, ti consiglio zucchero e shopping. Molto stimolanti!» affermò, affondando il cucchiaio nella torta. Ripresi anch'io a mangiare.
Tornata a casa assunsi le vitamine prenatali, che avevo letto fare molto bene alla crescita del bambino e mia sorella mi osservò di sbieco, stravaccata sul divano. Andai ad aprire la porta ed era la vicina del terzo piano.
«Ciao! C'è Ava?» Chiese e guardò oltre le mie spalle. «Ciao. Puoi venire a fare la babysitter domani sera?»
«Oh, niente da fare. Scusa. Ho promesso alla mia amica che avremmo studiato insieme.»
«Posso farlo io.» Mi proposi giocando con la collana. «Sarà un buon allenamento.»
«Proprio così! Oh, Callie, mi stai salvando. Domani alle 20?»
«Certo.»
Mi ringraziò e richiusi la porta. Mia sorella mi fissò con ribrezzo.
«Non so nemmeno chi sei in questo momento, ma decisamente non sei la migliore.»
«Ti va di fare dei biscotti e poi andare a fare shopping?»
«No, scordatelo. Preferirei nuotare in una vasca piena di squali, piuttosto che uscire con un'invasata come te!» Riprese a leggere e mi ignorò per tutta la giornata.
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