[ventuno: last kiss]

NON CI CREDO CHE HO AGGIORNATO AHAH

+ormai trovare del tempo per scrivere sta diventando sempre più difficile con questi maledetti orari che mi ritrovo

AMO Mine1509 per il suo grandissimo contributo in questo capitolo

xoxo

[NICCOLÒ POV]

Dopo una mattinata passata a giocare alla play con gli altri, mi aspettava un pomeriggio di lavoro e una serata da quella psicopatica guarita, il miglior programma della vita praticamente.

Mi sentivo un perfetto organizzatore, ero riuscito a unire tutto senza trascurare nessuno.

Ormai i miei pensieri erano questi, mi sentivo abbastanza sfasato, forse perchè non ero più abituato a giocare per tante ore e sudando per la concentrazione e l'obbligo di vincere.

Guardai l'orologio e sospirai, buttandomi sul letto di peso: avevo ancora qualche ora di pausa per riposare i miei nervi.

Incrociai le braccia dietro la testa e chiusi gli occhi: le ultime parole famose prima del suono del cellulare.

Sbuffai sonoramente e mi rimisi seduto, dando uno sguardo allo schermo e facendo una smorfia.

«Gugi» risposi roteando gli occhi e appoggiando la schiena al muro.

«Bro, devo parlarti» affermò telegrafico.

«Eri a casa mia fino a mezz'ora fa» berciai, roteando gli occhi e guardando fuori dalla finestra.

«Si lo so, ma c'era troppa gente» immaginai la solita smorfia che faceva quando qualcosa non era di suo gusto e sorrisi «muoviti a parlare che voglio dormire» incitai spazientito, conoscendolo ci avrebbe messo secoli a sputare il rospo.

«Si dunque, ho conosciuto una ragazza l'altro giorno all'aperitivo»

«E?» domandai, spronandolo a continuare dopo la sua pausa.

«Alta, mora, bella»

«Ti ha stregato insomma» ridacchiai e mi passai una mano fra i capelli divertito.

«Ma ha solo quindici anni»

«Piccolina» commentai contrario aggrottando la fronte.

«Ha degli occhi magnifici, verdi, quasi trasparenti, li voglio»

Alzai gli occhi e sorrisi scuotendo la testa sentendo il suo tono serissimo «hai il suo numero

«Ovvio, per chi mi hai preso?» lo sentii ridacchiare e borbottare qualcosa di incomprensibile: un altro amico rincitrullito dall'amore, ora mancava solo Luca.

«Bene allora sai cosa fare, invitala fuori a mangiare o al cinema»

«Stasera usciamo e me la bacio»

«Vacci piano pedofilo» schernii prendendolo in giro.

«Ehi, io sono un ragazzo d'oro» rispose con tono da finto offeso e lo salutai, prima di sorbirmi altre smancerie inutili.

Neanche trenta secondi dopo ricevetti un messaggio:

Lo so che quando leggerai il mio nome non ci crederai, e neanche io so con precisione il motivo per cui ti sto scrivendo.
Forse perché voglio che tu sia l'ultima persona che sentirò e che io sia il tuo unico pensiero di questi minuti. Sono innamorata di una persona che non mi vuole, che ha preferito un'altra ragazza, che mi ha sbattuto la porta in faccia e mi ha spaccato il cuore a metà.
Sono fragile e ti amo, per questo sono qui al ponte e guardo giù, osservo l'acqua colpita dai raggi del sole e penso a come sarebbe bello essere così luminosa, essere trafitta dalla luce. Addio

Rilessi più volte quel messaggio pensando che Arianna fosse completamente impazzita, o così drogata da fare una pazzia simile.

Deglutii spaventato e iniziai a camminare avanti e indietro, non sapendo cosa fare di preciso, come agire, se chiamare qualcuno o tentare l'impossibile.

Mi sentivo responsabile di questo suo gesto insensato e come tale dovevo fare qualcosa, almeno provarci.

Dovevo lasciare andare ogni incomprensione, ogni litigio e tutto quello successo in mezzo, i baci, le litigate, le scene di gelosia, era stata tutta colpa della mia insicurezza e ignoranza sull'amare qualcuno.

Presi una decisione e uscii di casa correndo, me ne fregai delle occhiate che ricevevo, dovevo fare il mio dovere da uomo.

Arrivai al ponte col fiato corto, mi guardai in giro come un pazzo, guardando in ogni angolo, facendo avanti e indietro, e lo attraversai tutto senza trovare nessuna traccia di lei.

Sbuffai e ritornai indietro, gettai un'occhiata casuale sotto e la vidi, appoggiata alla colonna di sostegno, seduta scomposta sull'erba.

Tirai un sospiro di sollievo e scesi i gradini di pietra per raggiungerla, appena mi vide sgranò gli occhi sorpresa e potei scorgere un rossore profondo che li incorniciava: aveva pianto, e il senso di colpa mi risalì in gola.

«Non pensavo saresti venuto davvero»

«Ti volevi buttare, pensavi che sarei stato a guardare?» asserii con un sopracciglio alzato continuando a fissarla sconcertato e cercando di capire cosà frullasse nel suo cervello.

«Non l'avrei fatto davvero» alzò gli occhi verso di me e subito dopo distolse lo sguardo «era una scusa per vederti, per parlarti, mi mancavi» 

«Ti mancavo» ripetei perplesso con l'irritazione che iniziava a salire «e non potevi evitare di fare questa sceneggiata?»

«Non saresti venuto, avevo bisogno di una scusa»

«Avevi bisogno di un finto suicidio per farmi venire da te?» ringhiai incredulo per le sue conclusioni senza capo nè coda.

«Non ci paliamo da mesi, come potevo fare secondo te?» urlò quelle parole taglienti e si alzò, venendomi in contro per fronteggiarmi.

Le lanciai un'occhiata infuocata prima di ribattere «come una persona normale Arianna, non come una pazza che si vuole ammazzare»

Non era capace di scrivere un messaggio da persona sana di mente senza farmi venire degli attacchi di panico inutili?

Evidentemente no, era impazzita, così pazza di me da fare una cazzata simile.

La guardai serio e le voltai le spalle per andarmene, prima di essere afferrato per un braccio  e voltato «dove vai?» domandò con voce bassa e flebile.

«Me ne vado» dissi con tono deciso e strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa ferrea tale da farla cadere involontariamente in ginocchio davanti a me.

Magnifico, e ora come me ne libero?

«Ti prego, non andartene» mi supplicò guardandomi dal basso «ho sbagliato okay?!» strillò con le lacrime agli occhi «ma volevo vederti. Mi rode il fegato Niccolò! Mi chiedo cos'abbia lei che io non ho!»

«La sanità mentale, Arianna»

Mi girai di nuovo e iniziai a calpestare pesantemente quell'erbaccia, unico mio sfogo nervoso in quel momento.

Sentii dei singhiozzi e mi bloccai, voltandomi la vidi piangere, con le mani a coprirle il viso e i miei fottuti sensi di colpa ritornarono a galla, facendomi fare marcia indietro.

Mi avvicinai a lei, col solo intento di consolarla in qualche modo, non erano da me certe attenzioni, ma le accarezzai delicatamente una guancia sperando che si calmasse e smettesse di attirare gli sguardi dei passanti che mi avrebbero di sicuro incolpato come ragazzo senza cuore.

Lei mi circondò i fianchi e si strinse a me in una presa disperata, ma non ci feci molto caso, e mi fissò intensamente negli occhi prima di abbassarli sulla mia bocca e unire la sua alla mia.

Le sue labbra cercavano di nuovo le mie, mi sentii catapultato nel passato, tanti mesi prima quando ancora potevo fare ciò che mi andava senza alcuno scrupolo, ma adesso non potevo sopportare un bacio che non fosse di quella bionda che mi aveva illuminato la vita.

Con una mossa brusca mi staccai da lei e la guardai scocciato «sei impazzita?! Che cazzo ti prende?!» la strattonai di nuovo, e quando alzò gli occhi, notai quanto fossero luminosi con le lacrime che li graffiavano.

La abbandonai di nuovo, stufo di lei, del suo modo di fare e del suo potere su di me.

«Niccolò» mi richiamò, ma la ignorai.

I miei passi erano decisi, e non mi sarei fermato.

«Niccolò!» la sua voce era dannatamente assordante, quasi avrei voluto diventare sordo per non sentirla.

Quando la sua mano prese la mia, ringhiai, optando deciso per rimuovere quel contatto.

La guardai, occhi contro occhi, odio contro amore.

Ma la odiavo davvero?

No, semplicemente odiavo il suo modo di fare.

«Lo scoprirà» asserì velenosa, ghignando compiaciuta e facendo quasi scomparire quelle lacrime false.

«Vai a farti fottere, Arianna» così me ne andai, lasciandola nella sua cattiveria.

Mi allontanai, e questa volta non mi guardai indietro quando ritornò a piangere.

*********

«Guglielmo, ora mi confesso io» accennai un tono scherzoso che scemò appena mi fermai a pensare.

Mi ero seduto su una panchina, confuso e stanco, guardando di fronte a me senza però vedere ciò che avevo davanti, tutto aveva perso significato in qualche minuto.

«Bro, sei fatto

«Cretino, devo parlarti di una cosa seria»

«Mh, fammi indovinare» tacque per qualche secondo e aspettai la sua cazzata «Bucci è incinta e vuoi sposarla?» affermò e rise subito dopo.

Roteai gli occhi anche se lui non poteva vedermi «riguarda Arianna e i miei sensi di colpa»

«Sensi di colpa per non aver scelto una pantera e aver preferito una..a che animale può assomigliare la tua ragazza

Per sua fortuna eravamo al telefono e non potevo rifilargli un cazzotto in piena faccia.

Sbuffai e mi alzai da quella ancora più nervoso e infastidito da tutto «deficiente, fai il serio, Arianna è ancora innamorata di me e prima mi ha mandato un messaggio dove diceva che voleva uccidersi, perché ho preferito Alice a lei»

«Che coraggio, anche io lo farei se Martina mi darà buca»

«Ho fatto una cazzata a chiamarti, non sai cosa vuol dire» berciai seccato e feci per chiudere la chiamata quando la sua voce rischiò di rompermi un timpano tanto era acuta: «okay, va bene, faccio il serio, ma non si ripeterà più, fammi pensare»

«Pensa con il cervello»

Lo sentii sbuffare prima di rispondermi «vedila così» il suo tono era stranamente serio, quasi rassicurante «Alice ti ha dato una possibilità quando l'hai tradita» dove voleva andare dannatamente a parare con quel suo discorso filosofico? «Dai una possibilità ad Arianna per essere migliore. Sai come puoi farlo

Il mio sguardo era fisso davanti a me, cercavo di capire cosa intendesse, annuendo in modo ebete.

«Grazie Gugi, a volte sembri intelligente» scherzai, ma ero serio.

Mi aveva davvero dato il migliore dei consigli.

«Lo sono sempre, lo sono sempre» ghignò, chiudendo la telefonata, non prima che gli augurassi uno scherzoso in bocca a lupo per il suo appuntamento.

Mi girai più volte il telefono tra le mani prima di scrivere:
Al muretto, ora.

Mi limitai dallo scrivere qualche appellativo poco gentile e scuotendo la testa mi incamminai verso quel luogo isolato e tranquillo dove nessuno ci avrebbe infastidito e guardato con curiosità.

Lei era già lì e appena mi vide mi si avvicinò con uno sguardo serio da far paura «dovevo farlo, almeno per una volta, per l'ultima»

«Non dovevi comunque» dissi con voce dura e pungente «non posso darti ciò che vuoi perché non provo lo stesso per te» mi addolcii leggermente e la vidi sprofondare la schiena sul muretto e tirare fuori dalla tasca dei jeans il pacchetto di sigarette.

«Vuoi?» mi domandò senza ormai nessuna emozione a segnarle il viso pallido.

Annuii e mi sedetti al suo fianco, accettando quella valvola di sfogo come la fine dei problemi.

«L'amore é una cazzata, una semplice ed assoluta cazzata»

«Intanto arriva per tutti, Arianna»

«Non per me, non arriverà mai. Sono così difettosa, tanto da perdere la mia migliore amica»

«Sì, anche io ero difettoso»

«E poi?»

«E poi é arrivata lei, magari anche più difettosa di me» accennai un sorriso ebete e scossi la testa per ritornare in me «ma mi ha salvato, e ad un certo punto non importa più quanto potremmo essere difettosi, ci curiamo l'un l'altro»

«Ma per me é diverso, nessuno potrebbe innamorarsi di me, guardami»

«Non hai niente che non va, Arianna. Sei simpatica, hai un bel fisico e sei anche carina. Troverai qualcuno che ti ami per quello che sei, che ti guardi con quello sguardo»

«Quello con cui tu guardi lei?»

«Quello con cui io guardo lei»

EH CIAONE
I MIEI FEELS SONO ANDATI AI CARAIBI XD

[domani vado all'expo, spero di uscirne viva]

+mancano due capitoli secondo i miei calcoli, MA poi ci sarà una piccola parentesi in cui racconterò le avventure pazze di Gaia e Chris e infine un bell'epilogo happy ending, poi credo scriverò qualche extra su alcuni personaggi secondari
LA STORIA INFINITA AHAH

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