[tredici: don't touch her]
HALOA KIDZ
+nello scorso capitolo è scoppiata una bomba ma a volte serve per non far rimanere piatta la storia no?
+scusate il ritardo ma ho avuto a che fare con bambinette che hanno scopiazzato la mia storia e fanno le tonte, ergo ero mentalmente arrabbiata e non riuscivo a scrivere niente.
tremila grazie ancora a librodipendente_ !!!!
Buona lettura kidz
[NICCOLÒ POV]
Mi morsi forte un labbro prima di rendermi conto che ciò che avevo visto era tremendamente vero.
Nessuna allucinazione mi aveva colpito in testa, non avevo visto male.
Quella carota aveva baciato la mia ragazza come se niente fosse, davanti a tutti e davanti a me.
Alice sembrava in trance, incapace di agire in qualche modo e non ero arrabbiato da questa cosa, ma deluso.
Mi faceva anche innervosire, sembrava così ingenua da non accorgersi che faceva colpo su tutti, anche sulle teste di carota.
L'avrei fatto a pezzettini e buttato in mare, nessuno si sarebbe fatto nulla a parte il diretto interessato.
«Non ha importanza» dissi gelido, con la mano che tremava dal nervoso «tanto non mi importa» aggiunsi, cercando di calmarmi e non fare una strage picchiando violentemente un pugno contro il muro e magari, spaccando quell'orribile foto.
Feci retromarcia e percorsi velocemente il lungo corridoio di quella casa sconosciuta e aprii una porta a caso, finendo nel retro, sul giardino pieno di rose e altre migliaia di fiori.
Che cosa romantica, avrei dato fuoco a tutto.
Schioccai la lingua e mi sfregai le mani una contro l'altra, spostai il peso da una gamba all'altra per smorzare la tensione e cercai in tasca l'unica soluzione a portata di mano.
Le svuotai con frenesia fino a quando non mi venne in mano il pacchetto di Camel.
Storsi il naso seccato, odiavo quelle sigarette, avevano un sapore schifoso che rimaneva in bocca fino al giorno dopo.
Sbuffai rassegnato e incapace di fare altro, così afferrai l'accendino e mi accessi quella sigaretta, la prima di una lunga serie.
Feci una ventina di tiri se non di più prima di calmarmi e non ritornare indietro ad ammazzarlo, in compenso però sentivo di avere una faccia di un pazzo da manicomio.
Sembravamo due bambini, litigavamo per cose stupide, facevamo pace e poi arrivava il coglione di turno a rovinare di nuovo tutto.
Era questo l'amore?
Amarsi e sbaciucchiarsi ovunque e poi perire le pene dell'inferno?
A un passo dal paradiso ma sempre troppo lontani da entrarci?
Un po' era colpa mia, dei miei pensieri contorti che ricollegavo alla mia famiglia, e un po' perché non volevo deludere nessuno ma alla fine facevo più casini che altro.
Feci un ultimo tiro alla sigaretta che ormai stava scomparendo, ancora qualche minuto e me la sarei mangiata, tanto era l'omicidio che avevo in corpo.
Iniziai a tirare sassi immaginari coi piedi, cercando di calmarmi e preparare un discorso civile per la carota sgozzata.
Ghignai e buttai sull'erba la sigaretta, prima di calpestarla per bene e creare un solco scuro su quel verde immacolato.
«Ei» una voce mi raggiunse, ma purtroppo era un timbro maschile, più o meno, visto che sembrava molto effemminata «che stai facendo qui?» mi domandò affiancandosi e guardando a terra.
Poi mi squadrò dalla testa ai piedi come se realmente avessi commesso qualche strano tipo di reato nel suo giardino, ma a parte bruciare tutte quelle rose non potevo fare altro purtroppo.
Inarcai un sopracciglio e abbassai la testa «volevo rubarti tutte queste fottute rose» ridacchiai e rialzai gli occhi per guardarlo.
Forse sembravo pazzo, ma era proprio Alice la causa della mia pazzia, perché io, nonostante tutto sarei sempre stato profondamente e sinceramente pazzo di lei.
Lui aggrottò la fronte non capendo il mio sarcasmo «e per chi?»
Mi passai una mano fra i capelli, fingendo di prendere tempo «per la mia ragazza, ovvio» dissi allusivo.
Per chi se no? Per la fata turchina? Per Chris? Nah, a lui bastava la pizza.
Mi guardò scettico e incrociò le braccia «un tipo come te ha una ragazza fissa?»
No ma uno come te perché ha avuto il dono della parola?
«Perchè, che tipo sarei io?» chiesi indicandomi a mia volta, come se non sapessi di che pasta ero fatto.
La carota alzò le spalle, probabilmente ci aveva ripensato «sembri uno che vuole divertirsi senza impegno»
Tu sembri uno che vuole divertirsi senza cervello, pensai, trattenendomi ancora.
«Non è così da un po'» risposi deciso e fissando intensamente una rosa rossa: era più bella delle altre, con sfumature strane quasi tendenti al fucsia, ed era grande come la mia mano.
«Comunque» iniziai, ritornando a guardarlo e mostrando un'espressione da squilibrato mentale, che al vedere la sua faccia funzionò alla perfezione «volevo darti dei consigli su Alice»
I suoi occhi si fecero guardinghi ma non mi sfuggì il suo sorriso brillante «ah si, e quali sarebbero questi consigli?»
Ridacchiai e inarcai un sopracciglio, guardandolo con superiorità «in realtà è solo uno, è semplice e facile da mettere in pratica» sorrisi alzando un angolo della bocca, mi sentivo tanto un profeta che veniva a illustrare la nuova strada per la felicità eterna «non toccarla»
La mia risposta lo spiazzò visibilmente, indietreggiò e mi guardò a bocca spalancata, come se avessi detto chissà quale idiozia «cosa vorrebbe dire non toccarla?»
«Non toccarla» ripetei freddo «significa non mettere le tue mani su di lei, nè sulle spalle nè sulle braccia, nè in altri posti in cui vorresti ESSERE con tutto te stesso»
«E tu chi saresti per dirmi cosa non posso toccare di lei?» rispose sulla difensiva «siamo amici e non mi sembra che le sia dispiaciuto»
Alzai gli occhi al cielo e schioccai la lingua «amico, tu segui questo piccolo ma essenziale consiglio e nessuno si farà del male»
«È per caso una minaccia?» ribattè, con un cipiglio serio in volto.
«Lo sarà se la toccherai di nuovo» cercai di incenerirlo con lo sguardo, peccato che i desideri non si realizzino all'istante.
«Non mi fai certo paura tu, e poi ti ricordo che ci siamo baciati e lei ha risposto» inarcò un sopracciglio e mostrò quel sorrisetto odioso da arrogante e sfacciato.
«Ah si?» dissi apparentemente tranquillo, prima di rifilargli un destro sul naso «ti aggiungo un altro consiglio» ringhiai, mentre lui si teneva la parte colpita con entrambe le mani «non baciarla» gli diedi una leggera spinta che lo fece barcollare e stendere a terra «e non dimenticare di non toccarla» asserii ghignando vittorioso.
[ALICE POV]
«Ti è piaciuto si o no?» Gaia mi stava guardando con occhi imploranti e lucidi da cinque minuti, cioè da quando Andrea era andato a cercare Niccolò.
Sbuffai e mi presi la testa fra le mani «no, cioè si» alzai gli occhi al cielo «non lo so»
Lei battè una mano sul tavolo e guardò la pizza ormai mezza fredda.
«La mangi?» domandò Chris, come se niente fosse, come se non ci fosse in atto una tempesta di cuori.
Lei sbuffò e negò scuotendo la testa.
Il riccio sorrise e iniziò a mangiare ancora, come se fosse fuori dal mondo.
«Forse mi è piaciuto, anche se non era niente di che»
«Ma tu ami il tuo bad boy no?»
«Sì, ma, non mi da sempre la certezza che vorrei avere» sputai fuori, tormentandomi le mani.
«Bucci» si intromise Chris, tra un boccone e l'altro «se entro trenta secondi non lo vai a cercare potrebbe fare una cazzata di cui dopo si pentirà»
Inarcai un sopracciglio «del tipo tradirmi ancora?»
«Lui non ha mai toccato nessun'altra da quando sta con te, anche alle feste dove tu non c'eri non considerava nessuna di quelle che ci provavano con lui» mi rispose, rassicurandomi il minimo indispensabile
«non posso negare che rimane sempre un cretino, ma ti vuole davvero bene e credo che te lo abbia dimostrato, altrimenti avrebbe lasciato perdere»
«Che discorso romantico riccioli d'oro» scherzò Gaia, osservandolo attentamente «spero che anche tu abbia evitato le gatte morte» sfrecciò pungente.
«Ma ovvio mio amor» asserì, impallidendo di poco, probabilmente temendo le botte della sua ragazza.
«Mi accompagni?» le chiesi, prima che si soffermasse troppo sul pomo d'Adamo di Chris, che stava facendo su e giù da un po' troppo tempo.
Lei annuì pensierosa e mi prese per mano «non vieni tu?»
Lui scosse la testa «no, ho ancora fame e devo finire qui»
Sorridemmo e ci avviammo verso il corridoio che conduceva a una porta socchiusa che dava sul giardino.
Sentimmo delle voci e Gaia mi fece cenno di stare in silenzio.
«Perché che tipo sarei io?» a sentire quella voce, quasi scontrosa, mi venne la pelle d'oca.
«Sembri uno che vuole divertirsi senza impegno»
«Non ha tutti i torti eh» borbottò Gaia al mio fianco, la guardai truce e lei si zittì.
«Volevo darti dei consigli su Alice» deglutii e sentii caldo, che gioco stava facendo?
«Ah si, e quali sarebbero questi consigli?»
«Che carino, ti avevo detto che ti muore dietro» ridacchiò la mora, la zittii mettendole una mano sulla bocca, ignorando le sue proteste.
«Non toccarla, significa non mettere le tue mani su di lei, nè sulle spalle nè sulle braccia, nè in altri posti in cui vorresti ESSERE con tutto te stesso»
«Però, ci sa fare il ragazzo eh, a suon di minacce però ci sta»
«Vuoi stare zitta?» le berciai contro.
Lei alzò le mani in segno di resa e si cucì la bocca.
Alzai gli occhi al cielo e osservai la scena: Niccolò era visibilmente arrabbiato e si vedeva lontano un miglio che si stava trattenendo da fare altro, soprattutto per le sue mani chiuse a pugno che davano un segno d'allarme.
Lo guardai in volto e mi persi nei suoi lineamenti perfetti, la pelle morbida e liscia e le labbra carnose e invitanti, nonostante l'espressione corrucciata.
Mi sentii avvampare e scrollai la testa: perché combinavo sempre casini?
«Ti ricordo che ci siamo baciati e lei ha risposto» a quelle parole spalancai gli occhi inorridita e Gaia mi diede una gomitata.
Negai freneticamente quelle parole, non avevo risposto al bacio, era stato a stampo e per colpa di uno stupido gioco che facevamo da bambini.
Nulla poteva intaccare i miei sentimenti per Niccolò, non un bacio, non un gesto gentile, non un vecchio amico spuntato dal nulla.
«Che colpo» aggrottai la fronte e seguii lo sguardo di Gaia che era puntato su Andrea, barcollante e quasi a terra, con le mani sul viso.
«Non baciarla, e non dimenticare di non toccarla»
«Sposalo» asserì la mora al mio fianco, arpionandosi al mio braccio e scuotendolo «voglio fare la madrina dei vostri figli»
Scossi la testa divertita e sorrisi «forse» risposi, e aprii la porta per andare incontro al mio ragazzo che aveva un'espressione livida ma indecifrabile.
«Ei» dissi titubante quando i suoi occhi inchiodarono i miei.
Fece una smorfia con la bocca e incrociò le braccia «mi dispiace per il tuo amico» asserì, indicando Andrea che si stava rialzando.
Girai lo sguardo e mi avvicinai a lui «non importa, non ha importanza» dissi, ripetendo le sue stesse parole di qualche minuto prima.
Niccolò alzò un sopracciglio perplesso «che fai, mi copi anche le battute?»
«Sì, perché siamo una cosa sola e se non facciamo casini non è la stessa cosa e non saremmo noi»
«Già» alzò gli occhi al cielo sorridendo «siamo un casino»
Amavo il suo sorriso sincero, quello che non mostrava a tutti, quello che mi ricordava perché mi ero innamorata di lui.
«Un bel casino, aggiungerei»
«Un casino fatto da te e me» disse lui, stringendomi tra le sue braccia, al sicuro da qualsiasi imprevisto.
Sentivo il suo profumo sul mio viso e mi accorsi in quel momento che non lo avrei mai dimenticato, perché ognuno è quel che è, con i propri mille difetti e cinquanta pregi, ma se si ama, si ama incondizionatamente e una parte del mio cuore sarà sempre legata a lui.
Eravamo due corpi uniti, due anime inseparabili, qualsiasi disastro avremmo combinato, dopo ci saremmo ritrovati, perché non potevamo fare casini stando separati, ma solo insieme.
BOOM
BAAM
AMEN
+immaginatevi un bacio finale per l'happy ending AHAH
+ho creato un account instagram per le storie, se vi va seguitemi sono alicehorrorpanicreal e vi ricordo anche il mio profilo ask dove potete chiedere tutto ciò che vi pare, anche dare consigli o critiche insomma, mi chiamo Giulia Alice Mortisien
Baci (nonostante tutto e tutti)
Alice
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