[sei: never fair]
+non è passato più di un mese dall'ultimo aggiornamento ma due settimane più o meno.
ma ovviamente, mi devo scusare ancora per il ritardo, per la mia poca voglia di scrivere, per la mia stanchezza e per la mia vita del cavolo, tanto non sarà mai abbastanza.
++non so dirvi quando avverrà il prossimo aggiornamento perché sto cercando di alternarmi tra Lividi nel cuore e Baci al cianuro, quindi chi mi scriverà quando continuerò, lo crucerò.
+++sono stufa di dire sempre le stesse cose, quindi se non vi va bene che ci metto tre anni ad aggiornare cambiate storia, andate a farvi un viaggio o quello che vi pare, perchè mi fate passare la voglia e un giorno cancellerò tutto così non avrete più da ridire.
pace&love
ah, infine, vi ringrazio per i più di mille stelle/likes ai capitoli, grazie davvero.
A cena non mangiai, avevo davanti agli occhi il piatto pieno eppure, più lo guardavo e più mi veniva la nausea.
Non avrei mai pensato che lui mi avrebbe portato fino a questo punto, a non avere più voglia di fare nulla, nè dormire nè mangiare.
Ogni volta che chiudevo gli occhi mi compariva il suo viso davanti, arrabbiato, deluso, ferito, e piangevo tutta la notte, mi faceva male il cuore a furia di trattenere i singhiozzi.
«Alice, non mangi?» mio padre mi stava osservando, con sguardo quasi preoccupato mentre io avevo gli occhi bassi sul mio cibo.
«Non ho fame» mentii, cercando di convincerlo in qualche modo, aiutata da qualche magia vodoo.
«Ha litigato con il suo ragazzo» affermò tranquilla mia mamma, facendomi quasi soffocare con la saliva.
Cadde un silenzio tombale, spezzato solo dalla lancetta dei secondi dell'orologio da parete e dal mio respiro pesante.
Pregai in ogni lingua possibile che non iniziasse ad urlare come un pazzo come quando aveva scoperto anni prima che frequentavo Lore.
«Ah» se ne uscì freddo e serio «e da quanto tempo avresti un..ragazzo?» anche pronunciare quella parola per lui costava una fatica immensa ma mi stupii comunque che non avesse fatto ancora nessuna cavolata.
«Uhm, da qualche mese» mormorai titubante e nervosa, iniziando a mordermi le labbra e guardando di sottecchi mia madre che se ne stava compiaciuta in silenzio.
«Ah» ripetè lui «beh, ormai sei abbastanza grande da poter fare ciò che vuoi con chi vuoi» sospirò pesantemente e poi lanciò un'occhiata a mia madre «però tu sarai sempre la mia bambina, quindi non vorrei proprio avere brutte sorprese»
Aggrottai la fronte non capendo cosa intendesse realmente dire così alzai lo sguardo e cercai la risposta nei suoi occhi «papà..» iniziai.
«Credo che sappiano cosa fanno caro, sono giovani ma non stupidi» intervenne mia madre e posò una mano su quella di mio padre, rassicurandolo.
«Non ne dubito, ma non conosco questo ragazzo e..» sussurrò lui in preda alla preoccupazione che sua figlia rimanesse fregata in qualche modo.
Scossi la testa e interruppi il suo discorso deleterio «papà, per favore» supplicai, non volevo continuare quella conversazione imbarazzante a tavola e con i miei genitori.
«Scusa tesoro» tossì e tornò a inforchettare la sua pasta e a riempirsi la bocca per non parlare ancora.
*****************
Tre giorni.
Erano passati tre giorni e di lui nessuna notizia, nessun messaggio, nessuna chiamata.
A me sembrava quasi un'eternità che non sentivo la sua voce, la sua risata.
Mi mancava immensamente e non riuscivo a colmare quel vuoto che mi sentivo dentro con niente e nessuno.
Era frustrante vivere di una persona che non aveva bisogno di me.
«Bionda, ci sei?» Gaia mi schioccò due dita davanti per farmi rinsavire dai miei pensieri depressivi «hai una brutta cera, sei pallida, hai le occhiaie» constatò osservandomi attentamente e inclinando la testa.
Era una cosa rassicurante che la mia amica notasse tutto quello che avevo cercato di ignorare per giorni, non guardandomi allo specchio.
«Ti ringrazio per l'informazione» ironizzai sbuffando e guardando il cielo azzurro estivo, azzurro come i suoi occhi.
«Non stai bene» affermò seria prendendomi per le spalle «Satana, esci da questo corpo!» urlò un tratto con occhi spiritati e rompendomi sicuramente i timpani.
«Ma che cazzo fai?» gridai di rimando cercando di scrollarmela da dosso.
Lei rise, tenendosi la pancia con le braccia e asciugandosi le lacrime «oddio, sto morendo»
«Tu non stai bene» affermai, puntandole un dito contro seria e alzandomi dal letto su cui eravamo sedute.
«Dai, stavo scherzando, più o meno» si schiarì la voce e riprese «insomma, non stai bene, sei dimagrita, sciupata, depressa, e ci scommetto le palle che lui sta benissimo» mi girai e la osservai con le braccia incrociate e inarcando un sopracciglio «no, nel senso che lui starà bene fuori ma non dentro» si affrettò ad aggiungere «gli manchi, tanto»
«E come fai a dirlo?» ribattei quasi in lacrime «non mi ha cercata per tre giorni, neanche un cazzo di messaggio e secondo te gli manco?»
«Non dimenticare che è un maschio ed è orgoglioso, soprattutto lui» sospirò e si alzò, ponendosi davanti a me «e toccava a te chiamarlo in realtà» mormorò cauta.
«Credevo ci pensasse lui» ammisi e mi nascosi il viso con le mani «cosa devo fare?» chiesi supplicando.
«Vai da lui, è così semplice» alzò le spalle e aggrottò la fronte, dopo due secondi tirò fuori dalla tasca dei jeans il suo telefono «pronto?»
Dopo qualche attimo alzò gli occhi su di me e sorrise furba «certo, ci sta di brutto»
Alzai le sopracciglia e mi chiesi con chi stesse parlando in quel modo, sicuramente qualche persona strana.
«Sei un genio» urlò in estasi «ti amo»
si zittì e si tappò la bocca con la mano «no, scherzavo» rise nervosa e attaccò.
La guardai in attesa di una risposta soddisfacente ma invece lei sorrise di gusto «abbiamo la soluzione» esordì «non temere»
«Perchè dovrei temere qualcosa?» chiesi allarmata e già in ansia per il non sapere quali piani lei abbia in mente.
«Niente paura, baby» disse sicura stampandosi un sorriso diabolico sul viso.
+non so se sia uscito qualcosa di almeno prettamente decente, però lo spero proprio ahah.
++dunque, con chi era al telefono la nostra Gaia? e che sta per succedere da non temere?
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