[quattro: trust me, please]

Notte in bianco senza chiudere occhio, complice anche il film horror che avevo visto la sera prima, oltre a quel cretino del mio ragazzo.

Ormai erano quasi le nove di mattina e me ne stavo ancora sdraiata a letto, con il sole che filtrava dalla finestra.

Presi il telefono appoggiato sul comodino e alzai a tutto volume la prima canzone che trovai.

«Bless your soul,
you've got you're head in the clouds,
You made a fool out of you,
And, boy, she's bringing you down,
She made your heart melt,
But you're cold to the core,
Now rumour has it she ain't got your love anymore,
Rumour has it, ooh,
Rumour has it, ooh,
Rumour has it, ooh,
Rumour has it, ooh,
Rumour has it, ooh,
Rumour has it, ooh,
Rumour has it, ooh»

Scagliai la sveglia rosa shocking di Barbie per terra e mi alzai, andando in cucina a passo di elefante.

Digitai un messaggio a Gaia e inviai.
Sai dove dice di essere stato ieri?
A un colloquio di lavoro.

Presi la mia tanto odiata tazza di Hello Kitty e ci versai il caffè, saccheggiando poi il sacchetto delle Gocciole al cioccolato.

Quando sentii il telefono vibrare lo presi in mano nervosamente.

Bionda, il tuo messaggio mi ha buttato giù dal letto, ti ringrazio.
Comunque ritornando al tuo bad boy, non gli bastano i soldi che gli escono da tutte le parti?

Risi per la prima parte del messaggio, rimuginando sulla sua strana finezza mattutina.

Non c'è di che.
Non lo so, non mi ha detto altro, ho dovuto tirarglielo fuori con le pinze.

Riposi il telefono sul tavolo e misi la tazza nel lavandino, promettendo a me stessa di comprarne al più presto una più decente e da ragazza di diciotto anni compiuti.

Alice cara, non mi puoi dire certe cose, me le servi su un piatto d'argento.

Aggrottai la fronte interrogativa e quando capii quasi mi soffocai con il succo.

Mi hai fatto quasi strozzare scema.

Andai a sedermi sul divano di pelle nera appoggiando poi le gambe sul tavolino di vetro e accendendo la tv.

Esultai mentalmente quando trovai su un canale Il diario di Bridget Jones, proprio nel momento in cui si era data da fare per ubriacarsi e deprimersi al massimo.

Colpa tua signorina.

Ridacchiai e tornai con gli occhi sullo schermo della televisione.

Più di due ore e tremila occhi a cuoricino dopo ritornai nella mia stanza non sapendo come occupare il tempo, visto che la scuola era finita e non avevo compiti urgenti da svolgere.

Mi coricai sul letto inciampando quasi nella sveglia di Barbie sul pavimento e fissai il soffitto bianco su cui si rifletteva la luce del sole.

Pensai alle cattive parole di Jacopo.
A quelle confortanti di Gaia.
E al messaggio del mio ragazzo.

La testa mi sarebbe scoppiata da li a poco, volevo a tutti i costi trovare un filo connettore quando in realtà non c'era

Jacopo era solo geloso, era arrabbiato perché l'avevo respinto e aveva preso pugni in faccia per la sua determinazione, quindi voleva vendicarsi, voleva riempirmi la testa di dubbi, e ci era riuscito alla grande.

Ma quel cretino del mio ragazzo ci metteva del suo, scomparendo un giorno intero senza farsi sentire, senza neanche scrivere un misero «ciao», silenzio assoluto, non mi aveva pensato minimamente, se ne era fregato.

Non potevo fare sempre io la prima mossa, si doveva svegliare e pensare di prendere l'iniziativa per qualcosa.

Sbuffai rumorosamente e sentii vibrare il cellulare nella tasca, così lo tirai fuori per vedere chi mi avesse cercato.

Sono sotto casa tua, aprimi.

Rilessi più volte per assicurarmi di ciò che avevo davanti al naso e, in un momento maligno, pensai anche di far finta di niente e lasciarlo fuori.

Ma poi vinse la parte irrazionale di me che mi fece correre alla porta per trovarmelo davanti con canottiera bianca, jeans strappati e sorriso malizioso.

Tutto quello che mi ero preparata in testa, insulti e urla da lanciargli addosso, scomparì in un nano secondo alla sua vista.

«Mi vuoi lasciare fuori dalla porta in eterno?» ghignò soddisfatto mettendosi le mani in tasca e inclinando la testa.

Deglutii e borbottai un «no, entra» sussurrato.

Appena chiusi la porta mi ci ritrovai spalmata contro con lui addosso, che iniziò a riempirmi di baci il collo, per poi arrivare alle mie labbra e morderle con forza.

Afferrai le sue spalle e cercai di allontanarlo inutilmente, poiché lui continuò la sua scia di baci imperterrito fino a sfilarmi la maglietta che indossavo.

«Cazzo, niente reggiseno» imprecò «vuoi farmi crepare?» ironizzò, stringendomi i fianchi e scendendo a baciarmi il seno.

Ormai la parte razionale del mio cervello era scoppiata e il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi ma sembrava dotato di vita propria, totalmente sconnesso da me.

Ero persa completamente in un vortice da cui non avrei più voluto svegliarmi, immersa nei suoi baci, nelle sue carezze, nei suoi morsi sul mio corpo.

Volevo che tutti i nostri problemi sparissero, si dissolvessero in un battito di ciglia, in un respiro.

Strinse forte tra le mani il mio petto e dedicò la sua attenzione al mio ventre, fino ad arrivare tra le mie cosce.

Avevo le gambe che tremavano, il battito accelerato, le dita avvinghiate ai suoi capelli neri e un uragano dentro al mio corpo pronto ad esplodere.

Venni, travolta dal piacere e mi accasciai addosso a lui che si sedette sul pavimento e mi strinse fra le braccia «dovevo farmi perdonare per ieri, sono stato uno stronzo» sospirò «scusami» soffiò baciandomi sulla fronte.

Lo guardai accigliata e storsi il naso «solo per quello l'hai fatto?» dissi sconcertata alzando lo sguardo dal suo petto per osservarlo in viso.

Lui scrollò le spalle e mi accarezzò con le nocche una guancia arrossata «no» ridacchiò «anche perché volevo farlo»

Mi morsi un labbro con forza per non picchiarlo «ah, quindi..» alzai le spalle «hai unito le due cose» mormorai fredda.

Lui mi squadrò interrogativo e spostò il mio viso per averlo davanti al suo «si può sapere che hai?» sospirò pesantemente distogliendo lo sguardo «ho fatto qualcosa che non va?»

Strinsi gli occhi per non piangere e negai con la testa.

Sbuffò rumorosamente «cazzo, mi vuoi dire cosa ti passa per la testa per favore?» sembrava disperato e si mise le mani tra i capelli esausto.

Mi scostai da lui e recuperai la maglietta rimettendomela addosso per coprirmi e tirai su i pantaloncini del pigiama con cuoricini rossi stampati.

Mi alzai e mi appoggiai alla parete, incrociai le braccia al petto e lo guardai, anche seduto sul pavimento «allora» iniziai titubante «ieri sei andato a un colloquio di lavoro?»

Lui si passò le mani sul viso nervoso e mi fissò «sì, te l'ho già detto»

«Me l'hai detto dopo tre ore che te l'ho chiesto» mi lamentai puntando i piedi «e spero che sia vero» aggiunsi a bassa voce.

«Cosa?» sbraitò alzandosi di scatto e mettendosi davanti a me serio «che fai, non mi credi?» urlò e io mi paralizzai «invece di andare avanti torniamo indietro Alice?»

«Non urlare» lo ammonii con un sussurro «è solo che..»

«Non ti fidi di me, non ancora, neanche dopo mesi che stiamo insieme, non ce la fai proprio vero?» disse con rabbia, e io avrei voluto tagliarmi la lingua.

Mi misi le mani tra i capelli «si che mi fido»

«Non dire stronzate» rispose secco «cosa ti fa pensare che..» sbuffò, portandosi davanti a me e posando le mani ai lati del mio viso sul muro «pensi che io ti tradisca con altre ragazze?»

Deglutii e cercai di pensare razionalmente «no» risposi con voce tremante e con in testa le parole di Jacopo.

«Allora perché stiamo litigando?»

Alzai le spalle «non lo so»

«Si che lo sai, chi ti ha messo in testa queste cose?» incalzò.

Non potevo dirgli che era stato Jacopo, sarebbe andato a casa sua come l'ultima volta e gliela avrebbe fatta pagare.
E non potevo dirgli che avevo creduto alle sue insinuazioni.

Così, decisi di stare zitta e non parlare.

Lo guardai negli occhi, c'era rabbia e delusione, e tutto per colpa mia.

Sospirò «non me lo vuoi dire vero?» si mise diritto e si allontanò leggermente da me «se non mi credi puoi chiedere a Chris e Luca, erano con me, ma questa cosa che non mi credi mi fa incazzare da morire, pensavo che avessi superato questa fase tempo fa, invece mi sbagliavo e non so come farti cambiare idea, a parte dirti che ti devi fidare perchè..» si interruppe e il mio cuore prese a martellarmi nel petto «io voglio solo te e non riesco a pensare di stare con un'altra, non credo di farcela, penserei solo a te mentre sto con quella, impazzirei»

Avevo le lacrime agli occhi e non riuscivo a muovermi, ero rigida, appoggiata alla parete e lui mi guardava con un'espressione esasperata, e forse furono i suoi occhi blu a farmi fare qualche passo per raggiungerlo.

Gli misi le braccia al collo e lo avvicinai per stampargli un bacio sulle labbra «non voglio che tu stia con qualcun'altra»

Lui sembrò sorpreso dal mio gesto ma rispose subito stringendomi i fianchi in un abbraccio «neanche io, ma devi fidarti di me» mi sussurrò tra i capelli.

Gli infilai le mani tra i capelli e lo baciai forte, come se fosse l'ultima volta, come se non ne avessi mai abbastanza, come se fosse per sempre.

Mi sollevò da terra e mi appoggiò al tavolo della cucina senza smettere di baciarmi «sono perdonato?»

Annaspai in cerca d'aria per rispondere e mi uscii un mugolio mentre le sue mani mi sfioravano «sì..e io?»

Mi baciò il collo e scese verso le spalle «sì, anche se sono ancora arrabbiato con te» e a prova delle sue parole mi scostò la canotta e mi morse forte la pelle vicino al seno, facendomi quasi urlare per il dolore.

Lui ghignò divertito e continuò a mordermi fino al ventre per poi posare i suoi denti da vampiro sulle mie cosce.

Mi morsi un labbro per il fastidio «mi vuoi uccidere?»

Alzò la testa e mi guardò, con una strana luce negli occhi «mh, voglio fare tante cose con te, ma non ucciderti, come farei dopo senza di te?» fece finta di pensarci e fissò il soffitto «ah si, dovrei trovare una tua sosia, bionda, senza tette..» a quest'affermazione storse il naso.

Boccheggiai oltraggiata e lo spinsi via scherzosamente facendolo scontrare con lo schienale del divano «sei violenta oggi»

Annuii e strinsi tra le mani la sua canotta, desiderando di strapparla in mille pezzi «sono arrabbiata»

Mi prese la mano e la strinse forte, facendomi poi scontrare con il suo petto «che ne dici se ci arrabbiano insieme?» ammiccò malizioso e io corrugai la fronte interrogativa.

Con l'altra mano mi sfiorò la pelle nuda sotto i pantaloncini e rabbrividii istantaneamente «però in camera tua, è più comoda»

[SBAAAAAAM]

PROSSIMO AGGIORNAMENTO BOH AHAHAHAHAHAH
DOMANI O MERCOLEDÌ AVRÒ L'ESAME QUINDI ABBIATE PIETÀ DI ME

VI RICORDO PER CHI NON L'AVESSE ANCORA LETTA LA ONE-SHOT SU SAN VALENTINO PUBBLICATA DA LaStradaVersoUnSogno NEL LIBRO Be my Valentine

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