[missing moment sei garis: valentine]

HELLO
IT'S ME
no, okey, ho la bacheca di Facebook intasata di post su Adele, aiuto

buona lettura kidz

[GAIA POV]

Ormai ero così abituata ad andare alle feste che non mi entusiasmava neanche più, anche se a questa avrei voluto tanto non andarci.

Ma era pur sempre una compagna di classe, una che andava con tutti, ma avevo bisogno di bere quindi, quale migliore occasione?

Anche se nelle precedenti feste ero caduta accidentalmente tra le braccia del nemico questa volta ero decisa a voltare pagina, a bruciare l'intero libro per iniziarne uno nuovo di zecca, con la copertina ancora fresca di stampa.

Niente me lo impediva, a parte il cuore che aveva iniziato a palpitare da qualche minuto e due occhi brillanti che mi scrutavano, distratti dalla festeggiata di turno: Mara, la biondina con qualche ciocca rosa alla Avril Lavigne, antipatica come poche e aperta a ogni essere dotato di palle, forse.

Non capivo perché parlava con lei e guardava me, a ruoli invertiti gli avrei rifilato un ceffone in pieno volto ma evidentemente lei era troppo impegnata a strusciarselo addosso per accorgersene.

Bevvi un altro bicchierino di vodka e con un istinto primordiale che avrei fatto meglio a nascondere mi avvicinai di soppiatto alla coppietta felice, picchiettando sulla spalla della bionda che subito mi lanciò uno sguardo omicida «scusami, te lo rubo due secondi» ignorai la sua smorfia e trascinai colui che era stata la rovina della mia vita da tutt'altra parte, guarda caso contro un muro, tanto per essere monotoni «smettila» ringhiai subito, con voce poco convinta a causa delle sue dita che si posarono sul mio volto che arrossì di colpo, giusto per non farmi mancare nulla.

«Di fare cosa precisamente?» domandò, innocente, come se cadesse dalle nuvole, appoggiando la testa alla parete.

«Di guardarmi, di starmi sempre intorno» spiegai fredda «poni fine a questo giochetto»

«Non sto facendo nessun giochetto, mi piace guardarti e starti attorno» ribattè tranquillo, alzando le spalle e sorridendomi come se nulla fosse.

Peccato che dentro di me stava nascendo una tempesta di emozioni contrastanti, ero partita con un'idea ben precisa in testa e ora volevo l'esatto opposto.

Volevo allontanarlo o sarei impazzita del tutto, volevo che mi stesse a distanza, il perché non lo sapevo neanche io ma ero ciò che sentivo e che il mio cervello razionale voleva fare, il cuore ormai aveva perso ogni considerazione, o quasi.

«Fallo con qualcun'altra» sentenziai, ma una piccola e profonda parte di me non era per niente d'accordo.

«Non è la stessa cosa»

«Non mi interessa, ti ho detto di smetterla» ripetei scocciata guardandolo fisso negli occhi, senza scompormi, apparentemente.

«Hai bevuto o sei gelosa?» ridacchiò e le sue dita passarono a circondarmi le spalle, provocandomi brividi freddi sulla pelle.

Ehi, sveglia, ammaliatore in azione parte due.

Con una mossa mi scrollai le sue mani e ritornai alla mia posizione rigida e decisa «nessuna delle due»

«Entrambe» mormorò sicuro di sè «ma non devi essere gelosa di Mara»

«Ti ho detto che non sono gelosa» sottolineai l'ultima parola e scossi la testa esausta di tutto, del suo sguardo, del suo corpo, di ogni cosa lo riguardasse «voglio che mi stai lontano»

«Impossibile» confessò, sbarrando leggermente gli occhi.

«No invece, stammi lontano» ribadii con più decisione ma lui mi circondò il volto con le dita, portandomi a due centimetri dai suoi occhi verdi «è quello che vuoi?» domandò in un sussurro.

Annuii circondata dalle sue mani e lui sospirò scocciato sul mio viso «come vuoi, ma fammi almeno fare questo» pronunciò in fretta ogni parola e non ebbi il tempo nè la forza di staccarmi prima che le sue labbra combaciassero con le mie.

Perché alla fine, nonostante tutti i miei buoni propositi, finivamo sempre col baciarci?

Fu un bacio a stampo, niente di più, perché mi divincolai immediatamente.

Volevo allontanarmi e lui stava sempre a un passo da me, questo non andava bene, mi faceva male, non riuscivo a gestirlo come avrei voluto.

«Basta» soffiai, in preda a una crisi respiratoria «trovati un'altra con cui fare i tuoi giochetti» dissi decisa, lui mi osservò ancora per qualche secondo con un'espressione piatta e poi mi voltò le spalle, tornandosene da Mara, ottima scelta, allora perché i miei occhi si stavano appannando?

**********

Avevo sempre odiato San Valentino, la festa degli innamorati quando volevano loro, insomma, se ci si amava, ogni giorno era una festa, non solo una volta all'anno.

Infatti i miei genitori erano usciti a cena, abbandonando la loro unica figlia alla solitudine, che coppia crudele ed egoista.

Sbuffai per l'ennesima volta e girai canale, per fortuna c'era Colorado che mi avrebbe tirata su il morale da single.

Stavo ridendo da sola già da un buona mezz'ora quando il campanello di casa mi fece bloccare il respiro.

Sbuffai, pronta a picchiare chiunque avesse suonato e mi alzai dal divano, guardai dallo spioncino e per poco non ci rimasi secca: che diamine ci faceva Christopher Marconi davanti alla mia porta?

Oddio, il panico mi stava invadendo, sembravo una barbona, struccata, capelli raccolti e pigiama di..meglio lasciar perdere.

Non potevo farmi vedere così, dovevo sistemarmi, non certo per farmi bella ai suoi occhi ma per mantenere una certa dignità femminile.

Velocemente, mentre lui ancora pigiava sul campanello, sciolsi i capelli e mi diedi qualche schiaffetto sul volto, giusto per incolorirlo un po', ma per il resto dovevo arrendermi.

Mi stampai addosso un sorriso scazzato e aprii la porta: inutile dire che lui era impeccabile e perfetto.

Scossi la testa per eliminare quei brutti pensieri e lo sentii ridacchiare di gusto «buon San Valentino anche a te Gaietta»

«Niente commenti per favore» berciai quando il suo sguardo percorse i miei indumenti con molta attenzione «che ci fai qui?»

«Mi fai entrare?» e mentre io rimanevo imbambolata lui era già in salone, dietro di me.

Roteai gli occhi, chiudendo con un tonfo la porta, e lo squadrai con le braccia incrociate al petto, mentre i suoi occhi facevano lo stesso «che vuoi?»

«Che accoglienza» scherzò, distogliendo lo sguardo da me in lieve imbarazzo forse «volevo portarti fuori»

Inarcai entrambe le sopracciglia e i miei occhi diventarono due cuori rossi, no okey, un minimo di contegno «che assurdità stai sparando?»

Aveva bevuto senza dubbio, altrimenti perché avrebbe dovuto presentarsi a casa mia con una richiesta del genere?

«Nessuna» scrollò le spalle e si appoggiò al bancone della cucina, portando la testa indietro.

Oh.Mio.Dio.

«Certo, se mi guardi così non ci arriviamo neanche fuori» rispose a parole al mio sguardo da maniaca, evidentemente tutti quei cioccolatini avevano avuto un effetto collaterale sul mio cervello, non c'era altra spiegazione.

«Cretino, non ho voglia di uscire» lo apostrofai e ripresi la mia maschera di indifferenza per eccellenza, seppur con qualche difficoltà.

«Preferisci stare da sola a casa?» ribattè, convinto di averla vinta già in partenza.

Sorrisi furba e inclinai la testa con sfida «sempre meglio che stare con te»

Non era vero, ma lui non poteva saperlo, e io stavo letteralmente dando i numeri.

Perché quando stavo con lui il mio cervello andava in black out?

«Non ci credo» bofonchiò e con tre falcate mi fu davanti con il suo solito sorrisetto di scherno.

«Credici, piuttosto chi ti ha aperto?» aggrottai la fronte dando voce a uno dei vari pensieri che mi frullavano in testa.

«Una signora»

Inarcai un sopracciglio perplessa «e ti ha aperto senza conoscerti?» replicai, ripercorrendo nella mia mente tutti i condomini per arrivare alla donna in questione per poi farle un bel discorsetto sulla sicurezza.

«Ha ceduto al mio fascino irresistibile»

Oddio, che ragazzo montato.

«Sei un cretino» parlai a rilento, così che ogni parola gli potesse entrare in testa con facilità senza perdersi nemmeno una sillaba.

«No, tu lo sei»

«E perché mai?» domandai, seguendolo con gli occhi mentre si sedeva sul divano e fissava la tv.

Sbuffò prima di lanciarmi un'occhiata «se vieni qui te lo spiego meglio»

«Perché sei venuto qui?» cambiai discorso repentinamente per tornare alla domanda iniziale.

«Volevo portarti in un posto»

«Perché proprio me?»

«Gaietta..»

«Rispondi» lo interruppi guardandolo seriamente.

Volevo sapere perché tra tutte quelle ragazze tra cui poteva scegliere era venuto proprio a rompere a me.

Volevo capire, una volta per tutte, questa situazione andava avanti da fin troppo tempo.

«Non lo so»

Non era certo la risposta che mi aspettavo, anzi, tutto il contrario.

Sbuffai di nuovo e con un cenno gli indicai la porta «vattene, stai perdendo tempo»

«No, aspetta» si alzò velocemente e si passò una mano fra i capelli forse in cerca di un'illuminazione, per poi volgere i suoi occhi su di me «noi..cosa stiamo facendo?»

Inarcai le sopracciglia interdetta «beh, io ti sto cacciando da casa mia»

«Dio no, voglio dire, cosa siamo noi?»

Ah, bella domanda.

Cosa eravamo? Nulla.

Amici? Forse.

Ma gli amici non si baciavano nè facevano altro quindi no.

Amici? No.

Fidanzati? Neanche.

«Non siamo nulla» ribattei, con tono tranquillo mentre il mio cuore martellava, perché in fondo sapevamo entrambi che qualcosa eravamo.

Schioccò la lingua scocciato dalla mia risposta «quindi non provi niente» era un'affermazione amara, non una domanda.

Ma ripetendomela nella testa non riuscivo a farla mia «non intendevo questo..» rischiai, perché non sapevo come continuare la frase, non sapevo cosa provavo per lui, era tutto un mistero infuso con la paura.

«E allora cosa intendevi?»

Non parlai, mi si leggeva in faccia la risposta e lui parve ancora più nervoso «non provi nulla quando ti bacio? Non senti una scarica elettrica che ti attraversa il corpo? Perchè io la sento e non me la so spiegare»

E i brividi dove li metteva?

«E con questo cosa vorresti dire?» replicai, con voce fredda.

«Che siamo collegati, c'è qualcosa di indefinito tra di noi» si interruppe mentre con lenti passi si avvicinava a me «c'è attrazione, questo non puoi negarlo»

Sospirai pesantemente e mi passai le mani sul volto «okey, e con questo?»

«Non possiamo resisterci» un altro passo.

«Parla per te» negai, con una smorfia.

Non dovevo cedere, non ora.

«Non fare la difficile» e con un ultimo slancio i nostri corpi si sfioravano e con riluttanza dovetti ammettere a me stessa che le sue parole erano più che vere: due poli opposti che si attraevano, ecco cosa eravamo, e non potevamo respingerci, più ci allontanavano più ci desideravamo: un circolo vizioso senza via di d'uscita, sempre che ne avessi voluta cercare una.

«Allora» proseguì respirando sui miei capelli «cosa ne dici?»

«Di cosa?» domandai spaesata nel ritrovarmi i suoi occhi verdi quasi attaccati ai miei.

«Di questo» e le sue labbra furono sulle mie, con forza, dolore, passione, disperazione e dolcezza.

Le sue mani erano un tutt'uno con il mio corpo, stringevano e  sfioravano la pelle che riuscivano a scoprire, e io non mi ricordavo più com'era stare stretta tra le sue braccia.

Mi incollai a lui e lentamente lo spinsi verso la mia camera, dove mi distese delicatamente sul letto.

Andammo avanti a baciarci per non sapevo quanti minuti, mi bastava solo averlo accanto per essere felice e perdere la testa completamente.

Non era normale una cosa del genere, ero stata con altri ragazzi ma mai avevo provato emozioni simili, così contrastanti tra loro.

Era solo attrazione o qualcosa di più?

Sentii vibrare il cellulare sul comodino e cercai di staccarmi, senza riuscirci.

«Lascialo perdere» sospirò sul mio collo mentre lo torturava con piccoli baci e stava per immobilizzarmi i polsi.

«No, rispondo» mi tirai su e Christopher rimase a cavalcioni sulle mie gambe con una smorfia a incorniciargli il viso «è Alice» gli comunicai, appena vidi il suo nome sullo schermo con di fianco il numero di chiamate, ben cinque.

Lo vidi alzare gli occhi e sbuffare, ma non si oppose quando accettai la chiamata «bionda, si può sapere che è successo

Dall'altro capo sentii uno sbuffo rumoroso e una voce squillante un po' seccata «ti ucciderò dopo, ora dimmi cosa cavolo devo indossare»

Non l'avevo ascoltata, o meglio, avevo recepito le parole ma non mi erano uscire dall'altro orecchio, perché Christopher aveva deciso di farmi morire: si era tolto la felpa e aveva iniziato a baciarmi il ventre, guardandomi fisso negli occhi con una tale intensità da farmi tremare.

Deglutii rumorosamente cercando qualcosa da fare ma Alice mi venne in soccorso, inconsapevolmente «dimmi che sei viva» sbuffò impaziente.

Scoppiai a ridere subito dopo quando lui a sorpresa iniziò a farmi il solletico sul fianco, senza lasciarmi scampo.

«Cazzo Gaia ma mi ascolti

«Scusa, é colpa di..» mi morsi un labbro per ciò che stavo per farmi sfuggire e anche per non urlare «del mio gatto, un vestito per cosa

«Da quando hai un gatto?» domandò ma riuscii a risponderle solo con un'altra risata «comunque, mi serve perché quel cretino ha deciso di portarmi fuori a cena» strillò, come se avessi avuto davvero la forza di starla ad ascoltare.

«Metti il tubino di Capodanno, stavi benissimo» replicai parlando velocemente, cercando di non esplodere in altre risate soffocate.

«Ma l'ha già visto» si lagnò di nuovo, conoscendola era immersa nel suo armadio pronta a rinunciare ad uscire «bionda, sai a cosa interessa lui vederlo di nuovo? Tanto poi te lo toglie, è solo una copertura»

Mentre pronunciavo quelle parole lui mi ributtò stesa sul materasso «scusa, non riesco più a sopportare sta cosa viola che hai davanti» sussurrò, cercando di sfilarmi la maglia del pigiama, facendomi ridere per la sua smorfia infastidita.

«Ma il tuo gatto ti fa ridere così tanto

«Sì, mi sta graffiando» respirai profondamente prima di continuare «comunque metti quel vestito e non pensarci più, buon San Valentino» conclusi, riattaccandole il telefono in faccia.

Non potevo continuare a parlare con lei se la persona che avevo davanti mi faceva mancare il respiro e ridere allo stesso tempo.

«Stavo dicendo» riprese, riuscendo a togliermi la maglia che non gli piaceva ma che io adoravo «ora va molto meglio» sorrise e si tuffò di nuovo sulla mia bocca, scendendo piano piano sul mio collo e poi sulla spalla.

Trattenevo il respiro e lo lasciavo andare solo quando si staccava dalla mia pelle, mentre le mie unghie lasciavano dei graffi sulla sua schiena appena il suo corpo si muoveva.

Le sue mani iniziarono a percorrere le mie cosce, ormai libere dai pantaloncini del pigiama, e io strinsi le mie gambe sui suoi fianchi per sentirlo più vicino, finchè non si fermò di colpo per poi scendere di nuovo a tracciare una scia di baci sulla mia pancia «possiamo provarci» mormorò, mordendomi la pelle.

«A fare cosa» chiesi in un soffio, provando a guardarlo negli occhi per capire cosa intendesse.

«A stare insieme, così, non ti piacerebbe?» calibrò ogni parola con maestria, senza interrompere il contatto di sguardi.

Volevo iniziare qualcosa con lui? Forse si e forse no.
Non lo sapevo.

«Starò solo con te» continuò, avvicinandosi al mio viso e lasciando un bacio al centro del mio petto.

«Mi stai chiedendo di stare insieme?»

«Solo se lo vuoi anche tu»

Lo volevo davvero?

«Dove sta l'inganno?»

«Nessun inganno, solo io e te» replicò, stampandomi un bacio sulla guancia «lo vuoi anche tu?»

«Ci ammazzeremo, lo sai?»

«Di baci, ovvio»

B E E E M

+quindi, ora sappiamo tutti come è iniziata la love story dei Garis XD

impo:::: il prossimo capitolo sarà l'epilogo finale, ne farò solo uno non due come avevo detto eee basta, poi penso che farò degli extra ogni tanto XD

xoxo

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