[missing moment cinque garis: after]

G N U

+ora ci saranno trecento commenti solo per il titolo del capitolo LOL
che ora andrete a leggere AHAH
ma io non ho mai letto quel libro XD

i Garis sono più per il fucking moment that they want❜❜ feat mrsxcollins AHAH BELLA ZIA👄

grazie a Mine1509 per l'idea e il supporto che mi dai always

+buona lettura miei prodi
[pubblico oggi perché non ho scritto nulla per Baci al cianuro]

[CHRIS POV]

Confuso, ero lo stato in cui mi trovavo ed era l'unico aggettivo che mi rappresentava in quel momento, insieme a una parte di felicità interiore, che però non sapevo fin quando sarebbe durata.

Non sapevo come comportarmi ma non potevo ignorare la situazione, come se non fosse successo nulla, sarebbe stato da vigliacchi fingere che non ci fossero problemi.

Dopo la faccenda di capodanno, eravamo usciti insieme ai due decelebrati innamorati ma quasi non avevamo aperto bocca, l'unica cosa che incorreva tra di noi erano gli sguardi, ma non riuscivo a interpretarli e non era conveniente iniziare una conversazione in compagnia.

Mi sentivo impotente perché nulla del genere mi era mai successo, certo, ero stato con altre ragazze ma la questione era finita lì, non le frequentavo e quindi scomparivano senza ronzarmi troppo intorno, più o meno.

Ma Gaia era diversa, completamente opposta, di un'altra specie e con lei ero costretto a starci, anche se non mi dispiaceva per niente.

Mi divertivo a stuzzicarla e a farla arrabbiare, l'avevo baciata perché, non lo sapevo neanche io, semplicemente volevo farlo, come l'altra sera, volevo qualcosa di più di un semplice schiocco di labbra.

Mi ero pure lasciato scappare qualche romanticheria causata dal momento, ma se lei avesse rifiutato mi sarei tirato indietro, ma forse sarebbe stato meglio non iniziare proprio.

Era meglio restare ai baci, fantastici, piuttosto che andare oltre, ma il limite era già stato superato da un pezzo.

Non rinnegavo nulla ma rifiutavo questa situazione del cavolo, troppo complicata da affrontare per me.

Troppa confusione e i miei neuroni stavano facendo a botte nella mia testa per venirne a capo, provocandomi un forte mal di testa.

Di certo, prima o poi avrei dovuto parlare con lei e chiarire, e in base a ciò che desiderava io mi accodavo al suo volere.

Anche se avrei preferito che non mi costringesse a dimenticare tutto, perché non ci sarei riuscito, per me era impossibile cancellare dalla mia mente quei minuti che mi passavano davanti agli occhi ogni secondo, friggendomi il cervello.

Sbuffai un'ultima volta e spinsi la porta di vetro del bar, dove avrei trovato parte dei miei amici, impegnati a fare il nulla.

Volevo svagarmi e non pensare a lei almeno per cinque minuti.

Raggiunsi il tavolo e fui accolto da Luca e Guglielmo, intenti a decidere cosa mangiare e bere, io avrei preso sicuramente qualcosa di alcolico per finire in bellezza.

«Bella raga, vado a mandare l'ordine che questi sono lenti e io sto morendo di fame»

Inarcai un sopracciglio e gettai un'occhiata al riccio al mio fianco, meno perplesso del sottoscritto «Luca si è fatto una canna presumo, quindi è rimbambito più del solito»

«Ora si spiega tutto» accennai un sorriso tirato e iniziai giochicchiare col cellulare perso nel mio mondo immaginario.

«E tu che c'hai?»

Scossi le spalle preso alla sprovvista dal suo interessamento «niente»

«Sei troppo silenzioso fratello» avvicinò la sedia e mi scrutò attentamente «visto che stai zitto, tirerò ad indovinare» sorrise e iniziò ad elencare con le dita mentre scrollavo la testa «A:famiglia B:donna C:scuola»

«Che sei, Jerry Scotti?» domandai, cercando di sviare la  conversazione su altri campi.

«Nah, sono solo curioso di sapere chi ti ha ridotto in questo stato depresso che non è da te, anche se scommetto le palle che è una con due..»

«Cretino» lo fermai prima che potesse sparare altre cavolate inutili «non sono così superficiale»

«Lo so, ma almeno hai cambiato espressione» affermò vittorioso tornando all'attacco «e ora spicciati a parlare prima che arrivi quel rincoglionito»

Sbuffai e ruotai la testa dalla parte apposta «prometti di non giudicare»

«L'ho mai fatto?»

Inarcai un sopracciglio perplesso e lui sorrise divertito «dai Christopher, sai quante cazzate abbiamo combinato? Non può essere peggiore»

«L'ho fatto con Gaia»

Seguì qualche attimo di silenzio prima che lui rispondesse in modo quasi serio «già che non hai detto "scopato" la dice tutta» asserì saccente, come se riuscisse a capirmi più lui che io stesso.

«Perché è stato..non so»

«Io direi che sei stato fortunato, sai quanti ragazzi le vanno dietro e lei li manda a quel paese?»

Ridacchiai ma mi bloccai quasi subito «no fermo, chi sarebbero questi?»

Lui sorrise e alzò gli occhi al cielo, come se non aspettasse altro che quella domanda «ecco la parte in cui sei geloso»

Mi morsi un labbro per reprimere un'ondata di fastidio e mi mossi nervoso sulla sedia «non sono affatto geloso, sai cosa mi importa»

«Infatti non ti stai facendo problemi per il fatto che te la sei portata a letto, normalmente saresti felice della tua conquista e invece non lo sei»

«Non centra niente questo, il problema è che fa parte della compagnia e non ci siamo più parlati da..» deglutii un boccone amaro e mi coprii gli occhi con le mani, di nuovo avevo davanti le solite immagini che mi stavano perseguitando da giorni.

Cosa aveva lei di così tanto speciale da non farmi dormire la notte?

«Sai cosa?» cominciò, e si avvicinò ancora di più per non farsi sentire da Luca che ci stava per raggiungere con un sorriso ebete stampato in faccia «penso che tu abbia un minimo di interesse per lei, altrimenti non saresti qui di fronte a me con questa faccia che ha una scritta lampeggiante in fronte che dice che cazzo devo fare ora, quindi, tra di voi c'è un filo conduttore che si è acceso e che può bruciare da un momento all'altro.
So che l'hai pensato, noi siamo quelli ribelli, quelli che rinnegano quelle cazzate, ma  penso che prima o poi tocchi anche a noi provare qualcosa per cui vale la pena rischiare un po' di più»

[GAIA POV]

OH
MIO
DIO

Una cazzata, un'enorme e magnifica cazzata.

L'avevamo fatto e per di più nel bagno dell'Hollywood, mentre tutti fuori festeggiavano il nuovo anno ignari di due deficienti rinchiusi a fare i loro comodi.

Ero scombussolata, fuori di testa completamente, ci eravamo guardati per qualche secondo in più e dopo ancora qualche bacio lieve ci eravamo risistemati ed eravamo usciti come se nulla fosse, tanto nessuno si sarebbe accorto di noi, o delle nostre guance arrossate o di tutto il resto.

Avevamo raggiunto gli altri e avevamo bevuto qualche drink, che a me servivano molto, e inventato qualche bugia per giustificare la nostra assenza.

Da quella sera del fattaccio, non ci eravamo più parlati, solo qualche parola monosillabica e troppi sguardi incompresi.

Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, in parte mi vergognavo perché avevo ceduto a ciò che lui era ormai abituato a fare e, non che meno, mi impauriva il confronto o quelle cose che fanno i maschi appena riescono ad abbordare qualcuna.

Anche se forse Christopher non era propriamente il tipo, ma chi poteva saperlo, dopo le sue parole ero andata in brodo e magicamente lo volevo anche io.

Volevo sentirlo contro la mia pelle in un modo più intimo che non fosse solo un semplice bacio.

Ero super nervosa inoltre, perché mi aveva chiesto di incontrarci per parlare, e questa cosa mi metteva addosso una tale agitazione che avevo ripreso a fumare da almeno mezz'ora, dopo un anno di stop, e stavo già per iniziare la quarta sigaretta.

Neanche quando fumavo regolarmente mi imbottivo così.

Era tutta colpa sua, del suo starmi appiccicato e di quello stupido gioco della bottiglia da cui era partito tutto.

Volevo strozzarlo con le mie mani eppure quando lo intravidi da lontano, tutta la rabbia svanì di colpo e mi ritrovai ad arrossire come una scema.

Perché mi faceva questo effetto?

Era solamente un ragazzo, normale, senza nè piercing nè tatuaggi come piaceva a me, quindi non c'era da preoccuparsi.

Avanzava lentamente verso di me anche lui con una sigaretta tra le labbra e mi stava guardando in modo perplesso «fumi?» domandò, con un sopracciglio inarcato appena mi fu davanti.

«Solo quando sono nervosa» alzai un angolo della bocca e buttai la cicca a terra, calpestandola con la scarpa.

Lui scrollò le spalle e imitò il mio gesto «entriamo»

«Qua?» chiesi, ingenuamente.

Seriamente, voleva farmi entrare in una specie di luna park con giostre da bambini?

«Vedi altro?» rispose, sbuffando scocciato.

Scossi la testa e lo seguii oltre i cancelli, sedendosi subito dopo su un tavolino di legno.

«Ho fame» si giustificò, passando una mano tra i suoi capelli, già più spettinati rispetto al solito, segno che anche lui non sprizzava serenità.

La cosa mi tranquillizzava, o forse avrei dovuto agitarmi ancora di più?

Decisi di non pensarci, buttandomi ad affogare i miei pensieri su patatine fritte e cheeseburger, ma anche questo non mi permetteva di liberare la mente.

Lui di sicuro lo faceva apposta a non togliermi gli occhi di dosso, a fissarmi per qualche secondo ininterrottamente, impedendomi di godermi anche qualche morso del panino «la finisci di guardarmi?» sbraitai, infastidita e imbarazzata all'inverosimile.

«Scusami, stavo pensando»

«Da quando i tuoi neuroni fanno il loro lavoro?» scherzai, ma lui non si scompose granché.

«Divertente» storse la bocca e addentò una patatina dal mio vassoio.

Oltraggio signori, chiamate le guardie.

«Ehi» gli schiaffeggiai una mano ma lui mi rise in faccia «che c'hai Gaietta, vuoi far metà?» mi schernì divertito, mentre dalle sue labbra scompariva il cibo di mia proprietà.

«La rivoglio» dissi cocciuta, assottigliando lo sguardo e impazzendo a furia di guardare la sua bocca.

«Vieni a prenderla, allora»

Mi immobilizzai e ritornai in me, quando mi ritrovai il suo viso serio a pochi centimetri dal mio.

Come ci ero finita così vicina?

Deglutii e mi risedetti composta, nascondendo ogni traccia di nervosismo abbassando la testa sul mio piatto «era tutta una tattica affinché io ti baciassi vero?»

«Fino a qualche giorno fa ha funzionato»

Rialzai gli occhi per guardarlo disgustata «non pensi che dovresti lasciar perdere queste stronzate con me?»

«Mi sembrava di aver capito che ti piacessero queste stronzate, come le chiami tu»

Sbuffai arrabbiata e incrociai le braccia al petto seria «mi hai portato qui per parlare o che cosa?»

Christopher roteò gli occhi e iniziò a fissare il suo piatto ormai vuoto «tu cosa credi?»

«Credo che tu sia un verme schifoso»

«Non la pensavi così l'altra sera quando abbiamo fatto..»

«Zitto» mi imputai e mi uscì un gridolino che cercai di portare indietro «non..»

«Perché dovrei starmene zitto e tacere il fatto che mi è piaciuto?»

Alzai gli occhi e il mio cuore accelerò i battiti, ma cercai di mascherare l'ondata di freddo che mi aveva colpito stringendomi nelle spalle «ti è piaciuto come qualunque altra..» mi morsi un labbro per evitare di pensare con quante altre ragazze abbia fatto la stessa cosa.

Non ero anormale, ero uguale a loro, avevo fatto la stessa fine, perché avrei dovuto essere diversa?

«Non è vero» le sue parole mi rimbombarono in testa come un martello «non è la stessa cosa, io stesso non ho provato la stessa cosa»

«E che cosa hai provato allora?» lo provocai, inclinando la testa e osservando ogni suo movimento: dagli occhi leggermente spalancati, alla bocca dischiusa e alla posizione rigida.

«Qualcosa di più del piacere stesso» e si affrettò a partorire un altro fiume di parole, ma io ero come bloccata, una lastra di ghiaccio «ma in realtà vorrei sapere cosa ne pensi tu»

Mi stava fissando eppure non lo vedevo, gli era piaciuto e io potevo morire felice in qualunque istante.

No, fermi, che assurdità stavo pensando?

«La smetti di guardarmi come se fossi in coma?» asserì scocciato «sei inquietante»

Scrollai la testa e assunsi l'espressione più indifferente del mio repertorio «cosa dovrei pensare secondo te?»

«Dovresti dirmelo tu, ma mi piacerebbe sapere che anche per te non è stato lo zero assoluto»

«Lo zero assoluto» ripetei assorta, girandomi il bicchiere di cocacola tra le dita «che standard hai tu?»

Inarcò un sopracciglio perplesso «che centra questo, sto parlando di noi due, non degli altri»

Mandai giù un groppo di romanticheria e continuai «cos'ho io di diverso dalle altre?»

Fece finta di pensarci e poi sorrise leggermente alzando le spalle «non sei bionda»

Inarcai un sopracciglio, guardandolo come se fosse l'essere più ignorante del mondo «e questo lo trovi un elemento fondamentale?»

Sbuffò, visibilmente seccato «no, non centra un cazzo, potresti avere i capelli anche verdi e l'avrei fatto con te comunque»

Spalancai la bocca per qualche secondo prima di riprendere la mia dignità perduta in pochi attimi «e cosa vorresti dire con questo?»

«Vorrei dirti che le altre che mi sono fatto non le ho portate fuori, che ciò che abbiamo consumato non mi tormenta da giorni e che sinceramente di loro non mi interessa un fico secco, invece tu, sei fuori, qui, con me, perché ho continui fotogrammi di quella sera e sto impazzendo, ti vedo ovunque e a dirtela tutta, mi sono stancato di aggrapparmi a questi sprazzi di ricordi e averti qui davanti»

La mia espressione da pesce lesso con occhi e bocca spalancati la diceva tutta, le sue parole mi avevano stupita, spaventata, entusiasmata, gasata e lusingata, troppi aggettivi e troppe emozioni contrastanti.

Pensavo anche io le stesse cose?

Quello che avevamo fatto mi tormentava da giorni?

In parte si, ma perché provavo vergogna e un pizzico di rimorso.

Lui mi interessava?

Sì, ma solo perché volevo strozzarlo, picchiarlo, torturarlo e baciarlo.

No, aspettate, l'ultima cosa da dove mi era uscita?

E stavo impazzendo?

Decisamente si, soprattutto in questo momento in cui i suoi occhi erano fissi in modo quasi spaventoso su di me, e percorrevano tutto ciò che potevano vedere.

Deglutii rumorosamente e voltai la testa dall'altra parte, incapace di reggere il suo sguardo intenso.

«Non parli?» domandò con una punta di agitazione sul viso.

«Non so cosa dire» ammisi, non sapevo come interpretare il suo discorso, era qualcosa detto tanto per o era una specie di dichiarazione nascosta?

Lui sospirò pesantemente e si mise le mani tra i capelli e poi sul viso, in un gesto disperato, forse per aver detto troppo «lo provi anche tu questo senso di..pazzia, vuoto e tutto il resto?»

Alzai di nuovo gli occhi su di lui e più lo guardavo più la mia mente si riempiva di lui «in parte si» lo vidi sorridere impercettibilmente e mi affrettai ad aggiungere «e in parte no»

Mi morsi un labbro e attorcigliai le dita fra loro, quanto ero disposta a nascondere ancora per paura?

«Stronza» bofonchiò «per una volta che dico qualcosa di serio» aggiunse con amarezza.

«Era una dichiarazione quella di prima?» domandai, il mio cervello era collegato alla bocca e non riuscii a bloccare questa curiosità stupida e infantile.

«Se vuoi pensarla così» scrollò le spalle, per niente turbato «ma scommetto che ne hai ricevute a migliaia e anche di migliori» schioccò la lingua, visibilmente infastidito.

Sorrisi e scossi la testa «non così tante»

«Allora lo ammetti, quanti ci provano con te?»

«Non più di quelle che ci provano con te» ribattei stizzita al solo pensiero.

Ridacchiò e incrociò le braccia al petto «cos'è, una sfida?» sussurrò per poi avvicinarsi di più «vuoi sapere con quante ragazze l'ho fatto?»

Ringhiai silenziosamente e roteai gli occhi «non mi interessa»

«Sai, c'è la cameriera che mi sta fissando da quando siamo arrivati e non ci metterei nulla a baciarla»

Strinsi gli occhi con enorme fastidio e provai a parlare in modo indifferente ma mi uscì un sussurro tutt'altro che tranquillo «e allora fallo»

Scoppiò a ridere e subito dopo si fermò «è questo il punto, non voglio farlo per quanto sia bella e..» si bloccò qualche istante a squadrarla attentamente e provai una strana sensazione di non sapevo cosa «tutto il resto»

Tornò a guardarmi con un sopracciglio inarcato «perché quando ti ho davanti il mio cuore inizia a battere più forte e quando mi guardi con quegli occhi maledettamente trasparenti divento un maniaco, capisci?»

Oh si, fin troppo caro.

Mi schiarii la voce ed esordii con una frase da demente «voglio andare sulla giostra»

Christopher mi guardò come se avesse davanti un alieno e poi scrollò la testa «come vuoi Gaietta» e probabilmente mi stava odiando o peggio, meditando il mio assassinio.

Corsi come se dovessi prendere un treno e mi sedetti per metà sulla zucca-carrozza di Cenerentola, ero troppo grande per starci ma non mi importava, a costo di fare figure squallide.

«Seriamente» lui mi raggiunse e iniziò a guardarsi intorno in evidente imbarazzo e con un po' di stizza, di sicuro le sue precedenti ragazze non avevano fatto nulla del genere.

Ridacchiai per la sua espressione e appena la giostra iniziò a girare si aggrappò posando le mani appena sopra di me sulla finta carrozza, così ce l'avevo di fronte, leggermente piegato in avanti.

«Sei una bambina» commentò, sarcastico.

«E non ti piacciono le bambine?»

Inclinò la testa e mi squadrò di nuovo con quei suoi occhi profondi «non sai quanto» mormorò e si inclinò di più su di me per avvicinarsi «mi piace il fatto che siano imprevedibili e anche pazze»

Il suo sguardo mi stava ipnotizzando di nuovo e non avevo la forza di staccarmi, mentre le sue parole mi riempivano la testa e i miei battiti acceleravano sempre di più, come se dovessero rincorrere qualcuno.

«Pazze?» riuscii a pronunciare in un sussurro.

Sorrise e mi accarezzò una guancia con le nocche «certo, sai che noia altrimenti?» replicò ovvio «vivere sempre la stessa storia»

«Le bambine sono dispettose, non ti annoieresti» commentai, non capendo dove volesse portarmi con quel discorso.

«Per questo mi piacciono»

Aggrottai la fronte perplessa «ma di che cosa stiamo parlando precisamente?»

Era per caso impazzito pure lui?

«Secondo te?»

«Delle bambine?» risposi, sconcertata.

«Appunto» e catturò la mia bocca con la sua in una morsa per poi separarsi di nuovo «tu sei una bambina» aggiunse, e le sue labbra si incollarono alle mie senza lasciarle scampo.

L'AMOUR
CHE
COSA
VOMITEVOLE
AHAHAHAHA

#GARIS FOR PRESIDENT

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