[dodici: doesn't matter]

HO AGGIORNATO E MUOIO DI CALDO, OKAY?OKAY.

+spero che questo capitolo sia di vostro gradimento in questa giornata bollente xD

un grazie enorme ancora a librodipendente_ !!!

buona lettura kidz

«Aveva l'apparecchio»
«Sì»
«Ed era grasso»
«Sì»
«E anche brutto»

Alzai gli occhi al cielo e guardai Gaia di traverso «la vuoi smettere di ripetere quello che ti ho detto dieci minuti fa?»

«Scusa bionda ma sto cercando di capire la sua evoluzione da bambinone sfigato a bell'imbusto» asserì pensierosa, continuando a osservare il ragazzo incriminato come farebbe un investigatore vecchio ed esperto «è matematicamente impossibile»

«E invece ti dico di si, non stiamo sognando e non siamo dentro a un film americano» ribattei piccata, perdendomi a guardare il gruppo di ragazzi intenti a costruire il castello di sabbia più strano e cadente che abbia mai visto.

«Lelly» storsi la bocca a sentire quel nomignolo e alzai lo sguardo, incontrando due occhi scuri «ti da fastidio se ti chiamo così?» chiese cauto, notando la mia espressione seccata.

«No, figurati» risposi educata, incontrando per un attimo uno sguardo chiaro e curioso.

«Quanto restate qui?» chiese, alzando le braccia, come per stirarsi, che misero in risalto le braccia appena muscolose e gli addominali scolpiti.

Dopo qualche secondo ricevetti una gomitata da Gaia, probabilmente era passato troppo tempo e avrei già dovuto rispondere da almeno mezzo secolo.

Deglutii e sorrisi a disagio «stasera torniamo, abbiamo fatto solo una fuga oggi»

La sua espressione si rabbuiò di botto «state così poco» si interruppe pensieroso mentre cercavo di riprendermi con respiri profondi, con le risate trattenute di Gaia in sottofondo «venite da me per pranzo, così io e te possiamo recuperare questi anni perduti»

La sua era sicuramente una proposta normale, da amici, ma mi ingozzai comunque come una cretina.

Arrossii per mancanza d'aria e lui ridacchiò, facendomi un cenno con la mano e tornando dagli altri in riva al mare.

«Bionda non mi morire» mi prese in giro Gaia, che mi stava guardando divertita «contieniti»

Alzai gli occhi al cielo e il sole che prima cercava di farmi sembrare meno un vampiro si oscurò «che voleva quella carota da te?» il tono con cui aveva parlato e l'espressione che aveva in faccia non promettevano nulla di buono.

«Mangiarla» rispose al mio posto la vipera di fianco a me.

La fulminai con lo sguardo e tornai a guardare in alto dove trovai uno sguardo minaccioso e la mascella contratta «niente, solo che ci invita a mangiare da lui»

«Che carino» ribattè ironicamente, voltandosi a guardarlo mentre aiutava il fratello con secchiello e paletta.

«Almeno risparmiamo i soldi dai» si intromise il riccio più ragionevolmente e meno sul punto di guerra.

«Ei architetto, non siamo così poveri» lo provocò la nemica amica che stava seduta a prendere il sole al mio fianco, mostrando un'espressione seccata per quelle due ombre che ci erano capitate davanti.

«Ma devo risparmiare per la nostra casa Gaietta»
Esattamente come me qualche minuto prima, la mora si ingozzò e rischiò di morire sulla spiaggia per eccessiva velocità dei battiti cardiaci.

«Ti sei emozionata tesoro?» ridacchiò lui, ghignando e sorridendo come un ebete.

«Tu sei ancora ubriaco»
«Lo sono ogni giorno, ma di te»

Sarei morta al posto di Gaia anche se lei non sembrava messa tanto meglio, era diventata pallida e respirava a fatica, segno che sarebbe svenuta per la troppa emotività.

«Non fatelo in spiaggia davanti a me» ovviamente Niccolò doveva interrompere quel momento così tremendamente romantico con una frase così tremendamente inadatta.

Lo guardai malissimo ma lui, senza spiegazioni, mi afferrò per un polso e appena alzata, mi prese in braccio senza nessuno sforzo e senza preoccuparsi degli sguardi degli altri bagnanti.

Sarei morta di vergogna, perché quel cretino voleva buttarmi in acqua e farmi affogare sicuramente, o fare qualcosa di altamente stupido.

Cercai di fermarlo, dandogli colpetti sul petto, graffiandolo e iniziando a parlare come uno spirito posseduto dal diavolo.

Nulla si reputò abbastanza per fermarlo, continuò la sua avanzata verso quel mare trasparente e arrivato poco più distante dalla riva mi strinse più forte a sè «non farti mangiare dalla carota»

Inarcai le sopracciglia interrogativa ma non feci in tempo a formulare nessuna risposta e men che meno un pensiero di due sillabe che mi ritrovai sott'acqua, da sola e senza più braccia sicure a cui aggrapparmi.

***

Per l'ora di pranzo per fortuna ero ritornata in me, ad eccezione dei capelli ancora umidi e disordinati.

Iniziammo a raccogliere le nostre cose, ombrellone e borse varie e colorate, prima di essere chiamati.

«Dov'è la casa della carota?» domandò Niccolò, che ancora non aveva smaltito l'arrabbiatura per motivi non identificati.

«Ha un nome» ringhiai infastidita e guardandolo di sottecchi.

La sua espressione non variò di una virgola «e sarebbe?»
«Andrea»
«Il nome gli si addice» commentò, guardando torvo nella direzione da cui stava arrivando il mio amici perduto e ritrovato.

«Ei Lelly» corse verso di me mettendomi poi un braccio sulla spalla e rivolgendosi agli altri «casa mia è appena fuori dalla spiaggia, seguitemi» sembrava più una guida turistica che altro, ridacchiai e feci lo sbaglio più grande della mia vita: avevo due occhi blu addosso che sembravano voler incenerire il ragazzo che mi stava quasi abbracciando, deglutii in imbarazzo e cercai di districarmi.

Il suo sguardo si fece meno fulminante e io tornai a respirare.
«Muoviamoci che ho fame» esultò Chris, gasato per poter mettere finalmente qualcosa nella pancia.

«Allora Lelly, che fine avevi fatto?» mi chiese Andre, standomi vicino come una guardia del corpo.
Che ansia di situazione.

«Nessuna» risposi, cercando di restare indifferente «e tu?»
«Ma se sei sparita e non ti ho più sentita» si lamentò facendo espressioni degne di un attore.

Sorrisi a disagio e gettai uno sguardo dietro di me: Gaia sorrideva felice e appena mi vide mi fece l'occhiolino, Chris era tranquillamente appiccicato alla sua ragazza e il cretino semi geloso stava fissando una ragazza che gli era passata di fianco.

La scrutai a mia volta e trovai che fosse perfetta: curve al punto giusto, alta, capelli scuri, occhi magnetici e soprattutto non si ritrovava una retromarcia al posto del seno.

Arrivammo velocemente a casa di Andrea, era la solita, quella in cui ci divertivamo da bambini a guardare i film e fare stupidi puzzle.

Non avevo idea del perché ma mi vennero le lacrime agli occhi, era tutto come mi ricordavo, quella casa e le sue pareti sembravano immutabili nel tempo.

«Potete fare la doccia, ho quattro bagni, nel frattempo ordino le pizze?» chiese gentilmente sorridendoci.

«Che ci devi fare con quattro bagni?» domandò Chris inarcando le sopracciglia e facendo ridacchiare Andrea «forse lo scoprirai» rispose semplicemente, lasciandoci con un dilemma esistenziale irrisolto nell'aria.

«Questo é peggio di noi» commentò il riccio «ma in meglio» aggiunse, dando una gomitata all'amico.

Niccolò fece una smorfia e poi silenzioso, iniziò a salire le scale.

«Bellina la casa» asserì Gaia guardandosi in giro e fermandosi su una fotografia appesa.

Seguii il suo sguardo e sbiancai: io e Andrea abbracciati sulla spiaggia, in costume, almeno dodici mila anni prima.

«Sembrate due piccioncini» ridacchiò Chris, scrutando ogni minimo dettaglio di quell'immagine «ei bro, hai visto?» si girò verso la fine del corridoio trovando un Niccolò annoiato e indifferente.

Alzai un sopracciglio perplessa ma lui mi ignorò, girandosi dall'altra parte «vado a farmi una doccia» poi i suoi occhi chiari incontrarono per un secondo i miei prima di concentrarsi sulla rampa di scale «chi vuole venire con me lo dica ora o taccia per sempre» la sua voce non era per niente divertita o maliziosa come era di solito, sembrava quasi che non gli importasse davvero se avessi risposto o meno.

Non sapevo come comportarmi, un momento prima sembrava il bambino più felice sulla terra e l'attimo dopo sembrava fosse appena tornato dall'oltretomba.

***

La tavola era perfettamente apparecchiata, con cinque pizze che ci attendevano fumanti.

«Lelly» mi richiamò, cominciavo a farci l'abitudine «questo era il tuo posto» sorrise raggiante e mi spostò la sedia per farmi accomodare.

Arrossii e cercai di riprendermi, ma la faccenda risultò assai ardua visto che lui si sedette al mio fianco.

Cercai con gli occhi Gaia e lei arrivò in mio soccorso, trafelata e ancora con i capelli bagnati.

Si sedette al mio fianco e cercò di capire la situazione, facendo ballare gli occhi da una parte all'altra.

«I tuoi genitori e tuo fratello?» domandai, cercando di restare in un territorio neutrale.

«Sono rimasti in spiaggia, non volevano essere di intralcio» sorrise e non accennò a smettere di guardarmi.

Deglutii a disagio e guardai la pizza davanti a me «se aspettiamo ancora un po' diventa fredda»

«Appunto, mangiamo che ho fame» strillò Chris, facendo la sua entrata trionfale in cucina seguito dal suo compare, con addosso praticamente una maglia bagnata che non serviva affatto alla sua funzione di copertura.

«Ho visto che hai delle medaglie appese in giro» incominciò il riccio, dopo aver azzannato il primo pezzo di pizza.

Andre annuì «sì, le ho vinte giocando a calcio, mi hanno premiato come migliore attaccante» rispose fiero, voltandosi a darmi un'occhiata.

Sorrisi avvampando e tornai a concentrarmi sul piatto.
«Anche a lui hanno premiato» ridacchiò rivolgendosi verso Niccolò «ma come peggiore difensore»

Lui lo fulminò con lo sguardo e guardò davanti a sè con espressione seria «preferisco fare altro, difendere ciò che è mio»

Mi ingozzai e cercai di mascherare la mia prematura morte, tossendo quasi silenziosamente.
Impresa pressoché impossibile.

«Ad esempio?» incalzò Andre, curioso.

Il moro alzò la testa per scrutarlo e si soffermò sulla mia canotta, alzando poi un angolo della bocca «un bel paio di tette» mi schernì ancora «anche se qui qualcuno è piatta»
Arrossii e mi venne voglia di sgozzarlo.

«Io preferisco un bel carattere piuttosto che due tette grandi»
Per fortuna esisteva ancora un ragazzo con un cervello sano e non contaminato da neuroni inesistenti e malati.

«Cambiate discorso, per favore, mi state facendo fare filmini porno» disse Chris con voce roca facendoci sorridere tutti, tranne uno.

«Ho dimenticato il telefono di sopra» e così mister sarcasmo scomparì dalla mia visuale.

Presi un grande respiro e tornai a gustare la mia pizza con patatine fritte.
Era la mia preferita da quando ero bambina, i miei gusti non erano cambiati di una virgola.
«Ti piace ancora così tanto eh?» sorrisi alla sua domanda e annuii «da morire»

Senza pensarci mi misi in bocca una patatina come se fosse una sigaretta e Andre mi guardò con uno sguardo luminoso «ti ricordi ancora?»

Aggrottai la fronte e lo vidi avvicinarsi e, prima che potessi reagire in qualche modo mi trovai le sue labbra sulle mie, ma con solo metà patatina in bocca.

Sbiancai e arrossii allo stesso tempo, ma calò un silenzio tombale, anche se dei passi risuonarono nel corridoio che dava sulla cucina.

Gaia mi pizzicò un fianco e mi girai verso di lei ancora stordita «che cavolo è successo?» mi chiese, ma io ero immobile ed incapace di dare segni di vita «hai..provato qualcosa?»

Aprii la bocca per rispondere ma Niccolò comparve sulla porta livido in volto e con un'espressione serissima «non ha importanza» ringhiò, come se stesse rispondendo a Gaia «tanto non mi importa» berciò e scomparve di nuovo senza lasciare alcuna traccia di sè.

OPS
SBEEM
SI SALVI CHI PUÒ
E IO NON PUÒ
ADIOS

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