[diciassette: dance with me]
BOOM
+scusate il leggero ritardo ma ero in crisi mistica, sia perché non avevo ispirazione sia perché tra una settimana esatta ho un esame, quindi non pubblicherò prima di allora.
+grazie ancora alla regina librodipendente_ per i suggerimenti u.u
+prima che ve lo chiediate NON È LO STESSO ANDREA, non mi ricordavo più che avevo già inserito un boy con lo stesso nome XD
Buona lettura kidz
[ALICE POV]
Da giorni ormai giravo come una vagabonda senza meta nella mia stessa casa, la routine era scandita sempre dalle solite azioni: alzarsi come uno zombie, colazione da far invidia a un fast food, sdraiarsi sul divano a mangiare e sporcare come se non ci fosse un domani, ritornare a letto mettendo la musica al massimo volume, risvuotare il frigo e ritornare a poltrire.
Mi sentivo un ameba, un essere inutile, e forse lo ero davvero.
Mi ero incasinata da sola, odiavo la mia curiosità perenne e inutile, non mi portava mai a nulla di buono.
Avevo sbagliato e non c'era un facile rimedio per tornare come prima.
Anche i miei genitori mi facevano pesare questa situazione, per loro ero solo un'ombra che camminava per casa.
Avevo le occhiaie e gli occhi stanchi, non avevo neanche la forza di passarmi il correttore per coprire quelle macchie scure, perché alla fine me lo meritavo.
Mi meritavo tutto questo dolore perché ero stata io la causa.
Questa volta era tutta colpa mia, lui aveva solo inserito la ciliegina sulla torta.
Forse stavamo meglio separati che insieme, meglio amici che fidanzati, avremmo combinato meno danni a noi stessi.
Eppure non passava un secondo che non pensassi a lui, a cosa stesse facendo e soprattutto con chi.
Di questo passo non ne sarei uscita intera, perché continuavo ad amarlo nonostante i nostri reciproci sbagli.
«Fase restauro» sentii un urlo strano provenire dall'ingresso e dopo due secondi due ragazze varcarono la porta della mia stanza, con sguardo vittorioso e mani sui fianchi.
Mi sembrava di essere stata catapultata in un film d'azione, dove gli eroi facevano la loro entrata trionfale.
«Bea, tu da quella parte» ordinò la mora, avvolta in una luce strana «io penso al trucco»
Inarcai le sopracciglia pronta a svegliarmi e a convincermi che tutto questo fosse un sogno ma purtroppo il pizzicotto che ricevetti sul braccio fu abbastanza forte da farmi svegliare sul pianeta terra.
«Ahi» mi lamentai, con qualche secondo di ritardo e con un espressione imbronciata.
«Smettila di deprimerti, stasera esci a divertirti» squittì, saltellando per la felicità.
La guardai male e continuai a stare sdraiata sul letto, che mi ricordava tristemente il suo profumo.
«Gaia, io qua ci sono» strillò l'altra, uscendo dall'armadio con un vestito rosso striminzito in una mano e dei tacchi neri nell'altra.
Mi coprii gli occhi con le mani e cercai di unirmi al materasso, ma quattro mani mi tirarono su con forza e mi misero seduta.
«Sono un disastro» esclamai sbuffando e abbassando lo sguardo.
«Lo sappiamo, per questo siamo qui biondina» mi schernì la mora, sollevandomi il mento con le dita.
«Ti serve anche una tinta, hai la ricrescita» rincarò l'altra, prendendosi gioco della mia pessima situazione mentale.
«Nah, questa mezza ricrescita più scura fa stile» le fece eco Gaia, esaminando attentamente i miei capelli lasciati alla deriva.
Ero sempre stata sul castano chiaro tendente al biondo, per questo avevo cercato di schiarirli per renderli più luminosi e più chiari, all'epoca rappresentavano una svolta nella mia vita.
«Ora stai ferma che ti sistemo queste occhiaie» berciò di nuovo contrariata, non lasciandomi neanche il tempo di controbattere che lei stava già trafficando con i trucchi per darmi un aspetto presentabile.
«Chiudi gli occhi» ordinò e io eseguii come una marionetta, quel tono non ammetteva repliche.
«Potresti fare la truccatrice»
«Grazie Bea, infatti avevo intenzione di fare un corso l'anno prossimo»
Sentii una pressione prima su un occhio e poi sull'altro, non era pesante, era delicata e potevo immaginare la sua espressione concentrata anche se non potevo vederla.
«Perfetto, apri» sentenziò, prima di pressarmi un rossetto sulle labbra.
«Direi molto meglio» ridacchiò l'altra, guardandomi con tenerezza.
«Vai, muoviti a vestirti che dobbiamo scendere» sollecitò la mora con tono scocciato, prima di buttarmi addosso abito e scarpe «ti aspettiamo giù bionda» dissero quasi in coro, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Afferrai il vestito e lo indossai di malavoglia, scoprendo poi che aveva una scollatura profonda e lunga e che di certo non l'avevo comprato io.
Imprecai e mi tolsi il reggiseno, non avevo scelta visto che indossandolo, spuntava fuori dal vestito proprio sul davanti.
Mi esaminai allo specchio con quel rosso fuoco che incorniciava il mio corpo con zero curve, ma trovai che quella scollatura così provocante mi si addiceva e me la potevo permettere, non era nulla di volgare per la mia seconda scarsa.
Mi guardai in viso e quasi ebbi un infarto, non mi riconoscevo nel mio riflesso, ero truccata come una diva del red carpet.
Anche i capelli avevano delle leggere ondine sulle punte, sicuramente Bea aveva fatto qualche genialata delle sue per renderli così belli e brillanti.
Recuperai il telefono sparso tra le lenzuola e mi incamminai con passo d'elefante verso la porta d'ingresso, i tacchi non erano proprio il mio forte.
«Tesoro stai benissimo» squittì mia madre, battendo le mani e saltellando allegramente, prima di rivolgersi a mio padre che annuì solo con la testa «sembri una principessa»
«Senza il suo principe però» borbottai a bassa voce prima di uscire da quella casa.
Sul marciapiede c'era una macchina scura parcheggiata con appostati davanti quattro ragazzi: Gaia, Chris, Bea e Andre.
Sospirai e mi venne da piangere, perché erano così tanto buoni con me che non facevo altro che combinare casini?
«Sali piagnucolona» mi abbracciò e mi schernì il ragazzo di Bea, prima di schioccarmi un bacio sulla guancia.
«Bucci, ben tornata tra noi eh» ridacchiò il riccio, roteando gli occhi scherzoso.
Salii in macchina tremando, non tanto perché non mi fidassi del guidatore ma piuttosto perché erano tutte coppiette: al mio fianco avevo Chris che teneva una mano sulla gamba lasciata scoperta dal vestitino bianco di Gaia, mente davanti c'erano Bea e Andre.
Ero l'unica scompagnata e anche se stavamo uscendo per farmi divertire il mio umore era già calato a meno sette.
Dopo quasi venti minuti di macchina arrivammo alla discoteca tanto decantata dagli altri: il Nirvana, il nome non prometteva nulla di buono ma la pista da ballo era grandissima, non c'era troppo affollamento e ci si poteva muovere liberamente senza essere schiacciati.
«Voi ballate, noi due andiamo a prenderci qualcosa da bere» strillò il riccio, prima di scomparire insieme all'altro.
Seguii le ragazze e mi accodai a loro, iniziando a ballare prima impacciata e poi più spontaneamente, muovendo il bacino e le braccia in modo sensuale.
Le altre furono raggiunte dai rispettivi partner mentre io ero l'unica sola.
Avrei voluto avere lui dietro di me, che mi stringesse i fianchi e che minacciasse con lo sguardo chiunque tentasse di avvicinarsi a me.
Ma avevo fatto una cazzata e l'avevo perso, forse per un po' o forse per sempre.
Avrei voluto baciarlo, sentirmi protetta tra le sue braccia, drogarmi del suo profumo e perdermi nei suoi occhi.
Perché si capisce quanto non si può vivere senza una persona solo dopo averla persa?
Dovrebbe capirsi subito, all'istante, e agire in modo che non avvenga mai un addio.
Ma la mente è razionale e il cuore è impulso, e quasi sempre si agisce senza pensare al dopo ma al presente, al farsi valere, a far valere le proprie ragioni.
Tanto il dolore arriverà dopo, col tempo, quando tutto sarà già stato distrutto da un'ondata di fulmini.
Percepii uno spostamento d'aria e dopo cinque secondi un corpo si stava strusciando sul mio, posando delicatamente le mani sui miei fianchi.
Mi girai di scatto e nella poca luce vidi un ragazzo con un cappellino scuro che gli copriva il volto, dei jeans chiari e una camicia bianca.
Mi bloccai in mezzo alla pista e incrociai le braccia «ti dispiace staccarti?» berciai irritata, ma il ragazzo non si mosse, anzi, vidi solo spuntargli un lieve sorriso sulle labbra.
«Mollami» ripetei con tono gelido, cercando di darmi un tono.
«Balla» mimò con le labbra, senza che io potessi sentire la sua voce.
Inarcai un sopracciglio e fui attirata a lui dalle sue braccia, le sue mani percorsero la mia schiena e le sue labbra si posarono sul mio collo.
Percepii una serie di brividi su tutto il corpo e un profumo travolgermi completamente.
Lo sconosciuto si allontanò lentamente, senza smettere di osservarmi, e solo in quel momento notai una scritta sulla parte interna del braccio "you or nobody".
[NICCOLÒ POV]
«Stai bene bionda» asserii osservandola in tutto il suo splendore, anche dopo un anno era sempre bellissima e impeccabile, come la prima volta che l'avevo incrociata nei corridoi della scuola.
Quei capelli lunghi e odulati, quel corpo magro ma formoso, mi avevano stregato già all'inizio, ma Alice era l'esatto opposto, non aveva curve pronunciate ma aveva stregato il mio cuore.
Mi morsi la lingua per i discorsi sdolcinati che la mia mente procreava e tornai con gli occhi su di lei.
«È così che si accoglie una vecchia amica?» storse il naso leggermente offesa, ma sapevo che sotto sotto era lusingata per il mio complimento.
«Tu sei tutto tranne che una vecchia amica Pic» ghignai e le misi un braccio sul fianco, per farle muovere quelle dannate gambe.
Le donne erano così lente, parlavano per ore e non si muovevano di un centimetro.
«Hai ragione, abbiamo condiviso molto»
Mi irrigidii e mi schiarii la voce a disagio «appunto per questo, vorrei parlarti»
«Mi dispiace per quella ragazza, Alice giusto?» mi chiese rivolgendomi uno sguardo strano «era davvero sconvolta, non so perché ho acconsentito a quella messa in scena, avrei voluto non dirle nulla»
«Non è colpa tua» replicai freddo e la feci fermare davanti alla porta di un bar «entriamo e beviamo qualcosa» sentenziai spingendola dentro prima che potesse criticare qualsiasi cosa.
«Sembri agitato»
«Lo sono, perché devo dirti delle cose che non ti faranno piacere»
Le lanciai un'occhiata e la vidi abbassare lo sguardo sul tavolino di legno laccato.
Mi passai una mano sul viso e mi guardai intorno «aspetta due secondi» proferii e mi alzai andando al bancone per ordinare due birre.
Quando tornai a sedermi lei era ancora nella stessa posizione, ma non avevo scelta, dovevo liberare il mio passato dal mio corpo.
«Allora» disse, bevendo un sorso di quel liquido giallastro «spara ciò che devi dire»
Annuii e presi un respiro profondo «promettimi che non farai scenate ma devo dirtelo»
Lei roteò gli occhi e mi fece segno di continuare.
«Quando ti ho vista la prima volta..»
«Salta le carinerie, per favore» mi supplicò, sgranando gli occhi.
Sbuffai e continuai a spiegare «voglio che tu sappia che stavo bene con te, non mi annoiavo e non era un peso passare le giornate insieme ma tutto è nato da..una scommessa con i miei amici» mi fermai e notai che si era irrigidita, così mi affrettai a concludere «tu mi piacevi molto e mi prendevano in giro perché tu non mi calcolavi di striscio quindi hanno avuto la brillante idea di scommettere e ovviamente..»
«Hai vinto» terminò lei per me.
Buttai fuori aria e annuii solo, scrutandola nei suoi occhi appena arrossati.
«Non era una vera presa un giro, a me piacevi davvero tanto»
Non era una ragazza qualunque, era una delle più belle della scuola, e io la volevo solo per me, non per puro egoismo, ma mi piaceva davvero, non riuscivo a non pensare a lei per un intero giorno.
«Non ha più importanza ora, il passato è passato e non ritorna»
«Non ti amavo ma ero vicino a farlo»
«Allora perché mi hai costretto a dire quelle cazzate ad Alice?» berciò offesa e irritata «le hai fatto la stessa cosa forse?»
Scossi la testa e bevvi dalla bottiglietta «sono innamorato di lei ma non si fida di me»
«E fa bene» sentenziò dura e con la voce strozzata.
«Le ho solo dato una lezione, così la smette, anche se forse ho solo peggiorato le cose»
«Lei sa della tua famiglia?»
Mi bloccai e alzai un angolo della bocca «no, sai che non mi piace parlarne»
Avevo sempre odiato parlare dei fatti miei a qualcuno, non ero sentimentale e non volevo la compassione degli altri.
«Con me l'hai fatto»
«Perché era appena successo, ero sconvolto» la attaccai, seppur non volendo, quell'argomento mi faceva salire i nervi a fior di pelle.
«Capirebbe tante cose, che non sei il duro che vuoi far credere ma che sei vulnerabile come tutti»
La fissai per qualche istante con un'espressione indifferente e poi svuotai la bottiglia.
«È per questo che mi hai mollato, non volevi la stessa fine per te, vero?» parlava e a aveva gli occhi luminosi, come se avesse risolto un rompicapo di livello avanzato.
«Che stai dicendo?»
«Non volevi finire come loro, che si erano amati tanto e poi un giorno tutto è scoppiato, con te come vittima» si interruppe ma non riuscii a risponderle perché continuò di getto «lascia che ti dica una cosa, tu non sei come loro, sei loro figlio si ma questo non vuol dire che finirai anche tu con un divorzio e tutto il resto: tu sei tu e loro sono loro, lasciati vivere e ti prego, fallo, non per me ma per Alice, lei ti ama e se non la vivi ora potrai pentirtene domani, tra una settimana, tra un anno, o per tutta a vita»
«E se finisco come mio padre?»
«Non succederà, tu sei diverso da lui»
«E come fai a dirlo?»
«Lo vedo dai tuoi occhi, sono trasparenti e parlano di lei»
«Non credo lei mi voglia ancora»
«Ma ti ama e ti perdonerà ogni cosa»
Alzai le spalle e guardai l'ora dal telefono: dovevo andare via.
«Devo andare Pic, grazie» dissi in imbarazzo e accennando un sorriso.
«Di nulla» sorrise e mi stampò un bacio sulla guancia «carino il cappellino»
SCOMMETTIAMO?
TI AMO?
AMO
[rimembro
• il profilo instagram alicehorrorpanicreal
• il gruppo su Facebook alicehorrorpanic's stories
• e il mio ask Giulia Alice Mortisien per eventuali insulti/critiche/consigli e coccodrilli se volete stare anonimi XD ]
xoxo
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