Ridi, ti prego.
Guardami.
Fallo ancora una volta.
Fallo in quel modo di cui ti vergogni.
E parlami.
Stordiscimi di quelle tue parole irrefrenabili, capaci di far vacillare ogni mia finta convinzione.
Aggrediscimi con il tuo ottimismo tagliente. Quello che non soccombe neppure sotto il peso di tutta la mia apatia. Quello che trascende la ragione. Quello che resiste a tutti gli attacchi del mio sarcasmo pungente.
Io, survivalista impassibile, persino di fronte alle peggiori nefandezze degli uomini.
Io, burattino asettico di una giustizia incomprensibile.
Io, uomo affogato nella melma della menzogna.
Credici. Credi in me e nella mia voglia di essere diverso.
Nella mia voglia di dimenticare il passato e di respirare il presente. Di farlo a pieni polmoni, fino a perdere la lucidità di cui sono schiavo.
Ridi, ti prego.
Ridi ancora una volta.
Fallo davanti alle mie manie, davanti alle mie paure camuffate da certezze.
Strappami da questa sedia e obbligami a prenderti tra le braccia.
Costringi il mio istinto a spingere sotto i bottoni di questa casacca nera, a sfidarli, a vincerli ed infine ad esplodere.
Fregatene di tutto. Fallo ancora.
Fregatene di me e della mia freddezza inutile.
Fregatene della ragione, delle convenzioni, di un'anagrafe che ci vede lontani e di un vissuto che ci vorrebbe inconciliabili.
Sputami in faccia le tue battute taglienti. Quelle che riescono a farmi smarrire le parole.
Strattonami fuori da un personaggio che indosso da troppo tempo, e salvami.
Irretiscimi.
Stroncami.
E fammi tornare a respirare.
Ridi, ti prego.
Fallo tanto forte da distruggere il mio silenzio.
Fai ridere anche me. Provaci. Un tempo sapevo farlo, anche se l'ho dimenticato.
E poi amami.
Fammelo vedere. Ancora una volta.
Così che io trovi il coraggio di sussurrarmi nella mente che ti amo anche io.
E che forse un giorno sarò in grado di dirtelo.