Mongolfiera

«Hai fame?»
«No, ma tu ne hai sempre, quindi sospetto che mi trascinerai nelle cucine, usandomi come lasciapassare e sfruttando il terrore che riesco a suscitare in ogni elfo domestico per farti dare valanghe di cibo spazzatura...»
«Esatto! Il piano era più o meno questo!»
Te lo dico mentre ti prendo la mano e ti trascino in una corsa folle per i corridoi, alla quale ti arrendi senza proferire parola, lasciandoti sfuggire solo qualche sbuffo esasperato che, di tanto in tanto, si infrange sulle pietre del castello.
Arriviamo nelle cucine.
Un elfo apre la porta con fare minaccioso, in un'espressione che soccombe non appena incontra i tuoi occhi.
Mi scappa da ridere.
Tu inarchi un sopracciglio, mi guardi con quel misto di rimprovero e scherzo che tanto mi piace, prima di darmi il via libera con un cenno del capo e lasciarmi saccheggiare la dispensa dei cupcakes senza nessuna riserva.
Mi giro verso il piccolo elfo che non si nega uno sguardo truce, subito ripreso nel momento esatto in cui si ricorda che godo della tua protezione.
Chiudo il sacchetto con il mio bottino, ti raggiungo al di là delle porta.
«Ora posso ritenermi libero o devo fingere di farmi emozionare da questo sovraccarico di zuccheri nauseabondi?»
Rido, coprendomi la bocca con la mano.
«Ovviamente no, Severus! Adesso tu vieni con me sul divano del tuo studio, ti siedi davanti al fuoco e ti mangi il cupcake rosa con i brillantini che ho preso apposta per te. Non vorrai mica togliermi la soddisfazione di immortalare un momento del genere?»
Sbuffi. Fai saettare gli occhi al cielo, poi ti arrendi.
Mi piace quando lo fai. Quando ti arrendi.
Raggiungiamo il tuo studio. Raggiungiamo anche il divano.
Tenti un'ultima volta una manovra di dissuasione che sai fallimentare prima ancora di cominciare.
Ti siedi, cercando l'angolo più estremo di questo sofà malconcio. Cercando di sfuggire a me e ai confetti colorati che si celano appena sotto la carta.
Estraggo il primo cupcake, do un morso alla glassa colorata che profuma di vaniglia.
Mi avvicino. Ti assesto un bacio sulla guancia, lasciando che lo zucchero ti si appiccichi alla pelle.
Tu alzi gli occhi al cielo. Ancora una volta.
Mi guardi schifato mentre ti porgo ridendo il dolcetto rosa.
Poi arricci le labbra.
Sembra così tanto un sorriso, Severus.
Dai un morso svogliato. Gli zuccheri ti entrano nel sangue con una velocità che ti spaventa. Ti lasci sfuggire un'espressione di disgusto.
«Una mongolfiera!» dici, pulendoti la bocca con il dorso della mano.
Ti guardo intercetta. Non capisco.
«Se mi permetti di sottrarmi a questa agonia non ti garantisco l'aereo, ma ti prometto una mongolfiera
Una risata stupita mi conquista le labbra.
Ti osservo, pulendoti gli ultimi rimasugli di zucchero dalla bocca con le dita.
«Vorresti dirmi che saresti disposto a farti trascinare su una mongolfiera a guardare il mondo dall'alto, mano nella mano con me, amore?»
Ti vedo irrigidirti di colpo.
Gli occhi che saettano tra le mie iridi e riflessi del fuoco, in un diversivo che cerca di non farmi cogliere il tuo stupore.
Poi ti paralizzi. Ti vedo riprendere i fili del tuo sarcasmo tra le dita.
Mi stiletti addosso uno di quegli sguardi che saprebbero sciogliere la calotta polare.
Accenni un nuovo sorriso.
Accenni una nuova voglia di sottostare al mio scherzo.
E poi parli. Con quella tua voce profonda, con quei tuoi accenti sensuali, con tutto il tuo mondo nascosto che tanto mi affascina e che vorrei poter scoprire.
«Hermione, penso di poter affermare con certezza che sarei disposto a fare più o meno qualsiasi cosa, pur di evitarmi un altro morso di questo dolce disgustoso!»

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