Un appuntamento speciale

Pauline Lepre Marzullina:
UN APPUNTAMENTO SPECIALE

Mi vesto di corsa. Devo sbrigarmi, sono in ritardo! Sistemo i capelli e sono pronto. Ah, dimenticavo! Due gocce di profumo. "Cool water", dicono sia buono. Non saluto, sono già fuori di casa.

Ho il fiatone quando arrivo sul luogo dell'appuntamento. Il mio sguardo vaga in ogni angolo della piazza, mi innervosisco. Tutta quella fretta per niente? Francesca ha cambiato idea? Ma forse... forse è meglio così. Peccato, però. Inizio a scorrere i messaggi sul cellulare, mi sarò perso qualcosa?

Improvvisamente qualcuno mi urta da dietro: è lei. Respira affannosamente, è arrivata di corsa quanto me e mi è inciampata addosso: non vedere ciò che ha sotto il naso è tipico di Francesca, chissà perché è distratta? Rimango  stranito e l'aiuto ad alzarsi, lei accetta ma non mi guarda nemmeno. Cala il silenzio.

Che strano comportamento. A cosa starà pensando? Sono tra le nuvole (come mio solito mi perdo quando cerco di immaginare cosa le passa per la testa) quando la sento dire: «Scusa per prima.» Mi giro verso di lei e finalmente la posso guardare negli occhi, stavolta non distoglie lo sguardo.

«Tr…tranquilla. Non è s...successo ni…niente.» Stranamente balbetto, non so che mi prende. Lei abbozza un sorriso, mentre io mi giro dall’altra parte, fingendo di controllare di nuovo il telefono.

«Che dicono, gli altri? Hanno cambiato idea?», mi chiede ad un tratto.

Controllo davvero, a questo punto. «Giuseppe conferma la sua assenza, la prozia di Brindisi è già da lui e gli sta già rompendo le scatole.»

«Che disdetta!»

«Una disdetta, in ogni senso, sì.»

«E Luisa?»

«Luisa ha ancora la gastroenterite. Sul WC tutta la notte, a quanto pare.»

«Ah, peccato, sarebbe stato bello esserci tutti, no?», mi dice, alzando la testa.

Faccio cenno di sì. «Purtroppo, però, non sono venuti.»

Senza farmi notare, inizio ad osservarla. E' bellissima. Ha dei lunghissimi capelli biondi, che vorrei accarezzare per sentirne la morbidezza. I suoi occhi, oh, quanto sono belli, sono di un azzurro intenso che ricorda  il mare, mi ci vorrei specchiare tutti i giorni, per tutta la vita.

Sono talmente concentrato nella mia contemplazione, che riesco persino a notare un piccolissimo dettaglio insolito in lei: un leggero alone rosso intorno al naso. Che sia raffreddata?  Questo mi fa pensare: nonostante non stia molto bene, ha deciso di non disdire l’appuntamento... forse, come me, anche lei, dopo aver saputo del forfeit di tutti gli altri, ha pensato che questa fosse una buona occasione per stare restare sola con me? Mi sentirei onorato di tutto ciò... ma non spero tanto. Ci sarà sicuramente un'altra ragione sotto (per esempio: forse a lei interessa davvero la meta della nostra gita? Forse, eh.)

All'improvviso, lei si accorge che la sto guardando. Per cercare di distoglierla da questa scoperta, mi affretto a dirle: «Che dici, ci incamminiamo?» Lei fa cenno sì e insieme partiamo. Raggiungiamo alla svelta il museo, nostra meta, perché è vicino, ma...  amara scoperta. E' chiuso. Per un guasto tecnico. Non ci voleva. «Uff», sbuffo. Lei mi guarda e mi chiede: «E adesso?»

Non so che rispondere, sono un po' triste perché ora mi toccherà andare a casa. Senza Francesca. Anche lei è a disagio, lo capisco da come si strofina le mani, dagli occhi abbassati e dall'aria triste: la giornata non sta andando secondo i programmi.

Poi, un lampo di genio. «Senti, che ne dici di non sprecare questo giorno? Oggi è bello, si sta bene. Sì, insomma... ti va di andare da un’altra parte?» Lei alza sguardo verso di me e le ritorna il sorriso.

«Dove vorresti andare?», mi chiede, guardandomi dritto negli occhi. -Quant’è bella- , mi trovo a pensare. «Ehi! Terra chiama Matteo!», mi dice, cercando di richiamare la mia attenzione. Ritorno in me e rifletto un attimo, poi ho un'idea. «Senti, e se andassimo al mare? Sì, insomma... magari pranziamo lì, e poi rimaniamo sino alla sera. Che ne dici?»

Finalmente forse ho detto qualcosa di sensato, perché lei mi fa un sorriso, di quelli belli (come se potesse farne di brutti, con la sua splendida bocca) e mi risponde con

enfasi: «Dico che hai avuto un'ottima idea, bravo! Accetto volentieri. Adoro il mare! C'è una caletta, che conosco... Meravigliosa! Vedrai!» Mi sento felice, abbiamo una meta, un luogo romantico dove passare la giornata e dove, chissà, magari potrebbe realizzarsi quello che desidero da tanto, tanto tempo.  Forse sto sognando, oppure no, ma davvero vorrei che tra noi due accadesse qualcosa di speciale... e forse oggi è l’occasione perfetta.

***

Il mare è mosso, oggi. Il vento scompiglia i capelli di Francesca: ha scoperto di non avere lacci per tenerli e io, purtroppo, non ho niente per risolvere la situazione. Mentre parla continua a spostarsi ciuffetti graziosissimi che le finiscono, volando, davanti al viso. A volte non è abbastanza veloce e una ciocca le si insinua persino in bocca: sorride, divertita, e con entrambe le mani si porta tutti i capelli indietro, raccogliendoli e arrotolandoli sopra la testa.

Osservo il suo collo, lungo e candido; scoperto, finché l'espediente dura. Mi distraggo dal discorso, immagino le mie labbra appoggiarsi sulla sua gola e lasciare lì un piccolo e morbido bacio, che poi si fa, dopo alcuni minuti di dolcezza, più profondo e intenso. Poi si fa insistente, poi si fa esigente. Poi diventa groviglio di due corpi sulla sabbia, diventa mani che accarezzano seni, diventa respiri affannosi, diventa di nuovo baci, gemiti e preghiere sussurrate coi nostri nomi mentre ci spingiamo in un piacere sempre più profondo.

Mi distraggo per pochi secondi, insomma. Perdo il filo del discorso che Francesca sta facendo mentre siamo lì in riva al mare, un mare leggermente più scuro dei suoi occhi, oggi, e se fa una domanda non so che rispondere. Che pessimo interlocutore sono. Piuttosto incline alla distrazione. Poi, per la forza di gravità e per il vento, i capelli tornano a ricoprire il suo bel collo e a sparpagliarsi nell'aria.

Parliamo di tutto, un po' con la sensazione di parlare di niente, quando l'argomento cade su cose come "che cosa staranno facendo gli altri amici ora", e un po' con l'impressione di parlare di tutto ciò che conta, come quando Francesca mi dice che il mare in burrasca le fa provare sensazioni inaspettate. "Quali sensazioni?", vorrei chiederle, ma lei cambia argomento.

«Ehi, che ne dici se ti offro un piccolo surrogato di ciò che avremmo dovuto fare oggi?»

«Cioè?», chiedo io. Non ricordo nemmeno più cosa dovessimo fare.

«Cioè: facciamo finta di essere al Museo del Profumo, visto che la nostra visita è saltata improvvisamente?»

«Ah, ok. E come potrebbe funzionare questa finta visita?»

«Beh, ero  indecisa sul profumo da mettermi, oggi, così ne ho provati alcuni diversi spruzzandoli qua e là.»

«Davvero?»

«Oh, sì. Probabilmente questo non si capisce a distanza, con questo vento, poi! Dovresti venirmi davvero molto vicino per capire che non indosso un'unica fragranza orrenda creata da un profumiere pazzo mescolando insieme tutte le essenze del suo laboratorio...»

Molto vicino. Sì, mi attira l'idea di esserle molto vicino.

«...ma annusandomi pezzo per pezzo dovresti sentire profumi ben distinti!»

«Davvero?»

«Credo di sì»

«E'...   interessante!»

«Dici?»

«Sì, insomma, sembra... istruttivo. Un esperimento interattivo. Magari al museo poteva essercene uno simile, da fare.»

«Sì, forse. Un memory olfattivo! Annusi  punti diversi e poi cerchi di indovinare quelli simili.»

«Figo!» Rispondo. In realtà non mi interessa per niente l'esperienza interattiva coi profumi, mi interessa molto di più l'esperienza interattiva con Francesca. L'idea di averla a pochi centimetri dal mio naso, e quindi dalla mia bocca, mi esalta particolarmente.

«Ok, iniziamo.»

Avvicino il viso al polso che mi tende. Prendo la sua mano, avverteo quasi una piccola tensione elettrica. La punta del mio naso sfiora la pelle tenue del suo polso, per un breve tratto. E' stato un contatto casuale, ma chissà se lei noterebbe, qualora decidessi di sfiorarla apposta anche con le labbra, la premeditazione? Prima ancora che io possa ideare un piano per farlo, Francesca ritrae la mano. Avrò sbagliato qualcosa?

Sent

o qualcosa che mi blocca il petto. Realizzo di essere in apnea. Mi accorgo che, dall'emozione, ho trattenuto il respiro per tutto il tempo. Come si fa a sentire un profumo senza inspirare? Se ne sarà accorta, ecco cosa non andava... un gioco dei profumi poco credibile.

«Ok. Pronto per la prossima fragranza?"» dice.

«Ok.» Annuisco, tirando un sospiro di sollievo. Per fortuna non se n'è accorta.

«Dunque, volevo spruzzare un po' del secondo profumo sull'altro polso, ma con la mano sinistra non riuscivo, quindi, ecco, annusa qui.»

Si alza i capelli, tenendoli con la mano. Riecco il suo collo. Gira la testa, e lo sguardo, nella direzione opposta a me. Esito. Davvero posso, davvero devo, avvicinarmi così tanto? Quasi vedo fin da qui la sua giugulare pulsare, mi fa pensare che presto potrei toccare il suo corpo palpitante, sentirlo vibrare a contatto col mio.

Sarò tra pochi secondi con il naso, e la bocca, a pochi millimetri dalla sua gola, quel punto così vulnerabile che sognavo di baciare. Come riuscirò a trattenermi dal farlo? O, se decidessi di azzardare, come riuscirò a compiere davvero quel gesto? Entrambe le alternative mi sembrano veramente difficili.

Devo decidermi, però. Non vorrei nemmeno che si stancasse di aspettare e decidesse che il suo compagno di giochi è poco interessato ai profumi. Mi avvicino.

Faccio bene attenzione, stavolta, ad inspirare profondamente. Anche se mi riesce poco naturale. Sono teso.

Espiro. Lei piega il collo di scatto, ridendo, io resto intrappolato tra la sua mandibola e la spalla, la mia bocca ancora più vicino alla sua pelle, tanto da sentirne chiaro il tepore sulle labbra. «Mi hai fatto solletico, non respirarmi sul collo!»

«Ma come faccio ad annusare se non posso re...», provo a dire, ma lei mi zittisce ancora, inclinando la testa sempre di più.

«Non parlarmi sul collo! Mi fa il solletico e quindi...»

«E quindi?»

Nessuna risposta.

«E qui...» Non faccio a tempo a finire di ripetere la domanda. Sento la sua mano che si appoggia alla mia nuca e mi tira ancor di più verso sè.

«E quindi... il solletico mi eccita da morire. Cosa aspetti a baciarmi?»

***

Io e Francesca abbiamo fatto l'amore dietro una barca; poi ci siamo rivestiti. Ad un certo punto, lei si è alzata ed è andata verso l’acqua, quasi turbata, come se mi dovesse nascondere, o rivelare, qualcosa. Ma questa volta, prima di farla parlare l'ho bloccata io e le ho detto: «Anche io ho messo il profumo prima di uscire, l'hai sentito?»

Lei non mi ha risposto subito, ha atteso qualche secondo; si è messa a giocare con l'acqua, qualche goccia è arrivata anche sul mio viso accaldato.

«In realtà no: ho un forte raffreddore e non posso sentire nessun odore, mi dispiace.»

«Ah! L’avevo ipotizzato, sai, prima, e la cosa mi aveva dato qualche speranza. Sai, non stavi bene ma eri disposta a venire con me a un Museo del Profumo... dove non avresti potuto sentire alcun profumo...!»  Sorrido. Lei mi sorride di rimando, come a dire: "Ah, mi hai beccata!" Ma, come al solito, sono io, che penso di avere capito tutto, quello che invece non ha capito niente.

«Ci speravo, ma non ero certo... forse non avrei avuto abbastanza coraggio. Per fortuna hai preso tu l'iniziativa! Non ti facevo così... audace!», dico ancora, avvicinandomi a lei.

«Matteo...» Francesca continua a sorridere in modo furbo. «In realtà lo so da sempre, che hai perso l'olfatto da piccolo.»

«Cosa?» Era sicura, quindi, che non mi interessasse la meta, ma solo la sua compagnia? E... il gioco? Tutta una manovra per vedere se... ci sarei stato?

«Non avevo alcun profumo indosso, oggi. Ho improvvisato. Non ti decidevi proprio, a provarci con me. »

Non ho parole!

«Ah, e per stare sola con te sono anche riuscita a convincere gli altri a non venire.  Scusami per gli imbrogli, ma tu mi piaci molto.»

Ha le guance rosse. La prendo per mano, le sorrido e poi la bacio, felice del nostro amore.

Scritto una scrittrice straordinaria, simpatica e molto dolce. Grazie mi sono divertita molto scrivere con te. Grazie PMillerEunaNottemenziona un utente utente

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