Capitolo 6
Pervinca
I raggi del sole, che entravano dalla mia finestra, disturbavano il mio sonno -perchè non avevo chiuso le persiane? Io ho sonno!-. Cercai di prendere le coperte per tirarle fin sopra la testa e dormire, ma mi accorsi che non c'erano. Aprii gli occhi per vedere dove erano finite e soprii di aver passato la notte sul pavimento! Ora che ci facevo caso, avevo tutto il corpo indolenzito. Mi misi seduta, cercando di riprendermi dalla sonnolenza. Nel frattempo controllai il telefono: c'era un messaggio di mia mamma di ieri sera. Si erano dimenticati di dirmi che partivano per un viaggio di lavoro. Data di ritorno: non fissata.
Inspirai per calmare tutte le emozioni che stavo provando: anche se lo facevano spesso non riuscivo mai ad abituarmi completamente. Mi diressi in cucina per fare colazione -stavo morendo di fame!-, quando mi accorsi che erano già le 14.07. Non mi era mai capitato di svegliarmi così tardi. Controllai la collana, che era tornata alla sua forma normale. Rinuciando a dare delle risposte sensate alle mie domande, mi diressi in cucina per prepararmi una "pranzione": un pasto che fosse un'unione tra pranzo e colazione.
Marinette
Ormai era da metà mattina che faceva i compiti ma non aveva ancora finito: sembrava di essere alla scrivania da un'eternità. Si spinse lontano da quei compiti sulla sua sedia da studio emettendo un urlo di frustazione 《Basta!》. Tikki appoggiò il biscotto che stava mangiando 《Una pausa?》 《Si, non ne posso più!》 disse Marinette guardando il soffitto.
《Tikki?》 《Si?》 《Ieri sera, cosa abbiamo inseguito nella notte? Era veramente la spia di Papillon?》, Tikki sospirò 《Te l'ho già spiegato Marinette: non so chi o cosa avete inseguito, so solo che non è un miraculous. Io so riconoscere tutte le auree dei kwami e dei loro miraculous, ma ti posso assicurare che ieri non ho sentito niente》 《Quindi non può essere una persona akumatizzata come la prima Volpina?》 《No, ti ho già spiegato anche questo》 sbuffò Tikki, 《E allora come spieghi i superpoteri, la tutina attillata e il fatto che sa volare?》 《Non lo so, è come se lo sapessi, ma allo stesso tempo no. Tutte le volte che ci penso mi viene voglia di mangiare un biscotto! Dovremmo aspettare il ritorno di Master Fu. E poi la persona che avete inseguito non vi ha attaccato, quindi magari scappava perchè l'avete spaventata》 disse Tikki evitando di ricordare che le aveva già spiegato anche questo, 《Si, come no》 affermò ironicamente Marinette 《Comunque rimane un totale mistero...》.
Marinette era andata a dormire: quella sera doveva fare la ronda con Volpina. Tikki era seduta sulla terrazza,e guardava le mille luci di Parigi. Era proprio strano: tutte le volte che cercava di ricordare perchè l'aura di quella collana le sembrava familiare, non ci riusciva, la sua mente andava in loop e le veniva voglia di mangiare un biscotto. Provava a pensare a cose molto distanti dal presente fino ad arrivare a un punto in cui non riusciva più a ricordare. E questo era strano perchè i kwami hanno una memoria infallibile: non possono dimenticare nulla, nè le cose belle nè quelle spiacevoli. Cos'era successo in quel periodo che non ricordava? Doveva trovare delle risposte e forse il suo amico Plagg le aveva. Marinette doveva iniziare la ronda tra qualche ora, Tikki aveva tempo a sufficenza per compiere il suo viaggio. 《Si parte all'avventura!》 scherzò Tikki, che si mise in marcia.
Pervinca
Ormai era tardo pomeriggio, avevo passato tutto il giorno in casa, ma quella sensazione di stanchezza non mi era passata. Decisi di andare a fare una passeggiata, cercando di non perdermi in giro per Parigi. Mi vestii con dei jeans, una maglietta e felpa, e uscii di casa.
Passai davanti a un minimarket e mi ricordai che i miei genitori non sarebbero tornati per cena, quindi dovevo cucinarmi qualcosa -dato che non conoscevo ancora nessuna pizzeria da asporto nelle vicinanze-. Entrai nel negozio e iniziai a girare per le corsie, cercando di trovare qualcosa che mi ispirasse un menù.
Mi fermai davanti ai pelati. Potevo farmi la pizza da sola! L'avevo già fatto altre volte, però bisognava lasciare l'impasto a lievitare ed era già tardi. L'indomani dovevo andare a scuola e non volevo mangiare troppo tardi, ma avevo voglia di pizza da morire.
《La qualità dei pelati in lattina non la convince, signorina?》 Ridacchiò qualcuno dietro di me, mi girai e vidi Jèrôme che si stava trattenendo a stento dalle risate. 《No -dissi cercando di fare una faccia scocciata- stavo solo pensando se avevo il tempo necessario per fare la pizza o no, e mi sono persa nei miei pensieri. Comunque non è educazione salutare prima di deridere qualcuno?》 《Oh! Ha ragione, mi scusi. Lieta di incontrarla nuovamente, le porgo i miei omaggi, signorina》 disse inchinandosi teatralmente. Dopo qualche secondo, scoppiammo entrambi dalle risate. 《Cosa stai facendo di bello al supermarket, la spesa?》 《No, sto cercando gli ingredienti per prepararmi la pizza.》 《Non è più comodo e sicuro prenderla da asporto?》 《Cosa stai insinuando con "sicuro"?》 《Ehm... Niente!》 《Comunque non conosco nessuna pizzeria da asporto...》 dissi alzando le spalle, 《Ok! Allora ti porterò nella miglior pizzeria Parigina》 esclamò Jèrôme prendendomi il polso e trascinandomi fuori dal minimarket.
Camminammo per circa un quarto d'ora e nessuno dei due parlò -l'imbarazzo era palpabile nell'aria- finchè non arrivammo davanti alla pizzeria. 《Ecco qui la miglior pizzeria di Parigi!》esclamò indicando il ristorante pressochè deserto dalle dimensioni ridotte. Mi sembrava una pizzeria normalissima come qualsiasi altra vista in italia, ma non volevo che la mia scarsa eccitazione alla vista del posto trapelasse fino a Jèrome, quindi esordii con un 《Andiamo a mangiare?》 seguito da un sorriso a trentadue denti, che suonò falso persino alle mie orecchie. Però lui non se ne accorse, perchè gli si illuminò il viso ed esclamò 《Certamente!》. Entrò per primo nel locale, io lo seguii e tirai un sospiro: ero salva.
Dopo aver preso due pizze margherita e due bibite, Jèrôme mi disse che lì vicino c'era un posto bellissimo in cui "degustare" la nostra cena. Era una piazza con una fontana di marmo al centro: niente in confronto alla fontana di Trevi, ma aveva un suo fascino. Ai lati della fontana c'erano delle panchine e noi ci sedemmo in una libera. 《È bellissima》 sussurai, 《Ne sono felice, questo è uno dei posti che preferisco》 disse guardando le increspature dell'acqua. Guardai nella stessa direzione e notai che sulla superficie dell'acqua si intravedeva il riflesso della luna. Rimasi incantata dalla perfezione di quel momento. Mi sentii osservata. Non mi girai, sicura di trovare i suoi intensi occhi grigi su di me, come in quegli orribili film americani che fanno così bene al cuore dei single, in cui la protagonista dice: "È meraviglioso..." e lui le risponde, guardandola incantato: "Sì, davvero splendido...". La protagonista rimane in silenzio finchè non capisce dopo mezz'ora che era riferito a lei. E poi la passione travolge tutto. Pensai: 'Ora succede...' . Girai la testa lentamente verso Jèrôme e lo vidi mentre addentava una fetta di pizza. Con la bocca mezza piena mi suggerì di mangiare perchè poi si raffreddava. Avevo visto troppi film romantici, dovevo smetterla.
Dopo la cena, Jèrôme mi riaccompagnò a casa. Passammo tutto il tragitto a chiaccherare del più e del meno. Quando eravamo quasi arrivati a casa mia mi ricordai di una cosa fondamentale: lo scambio del numeri. Stavo pensando a come chiederlo senza sembrare sfacciata o troppo impacciata, quando lui mi precedette. 《Ti dispiace se ci scambiamo i numeri?》 《No, affatto》 dissi tirando fuori il telefono, così ci scambiammo i numeri. Lo salvai come "Jèrôme <3" senza farmi vedere da lui.
La sera stessa, a casa, stavo per spegnere il telefono e andare a letto, quando mi arrivò un suo messaggio: "Buonanotte". Gli risposi e mi addormentai con un sorriso da ebete.
Spazio autrice
Scusate l'attesa, spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Vorrei ringraziare LaDonni per l'aiuto che mi porge nel scrivere questa storia. ^.^
A un prossimo capitolo. >.<
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