capitolo 14.
Lara apre l'occhio sinistro e allunga il braccio verso la scrivania. Afferra il telefono per guardare l'ora e sgrana gli occhi. <<No. Cazzo. Cazzo. Cazzo>> afferma mentre si alza velocemente, lasciando cadere le coperte a terra. Rischiando di scivolare sulle coperte, afferra i jeans blu scuro appoggiati sulla sedia, infilandoli e saltellando per la camera. Tony alza la testa guardando la ragazza che, alzandosi, lo ha lasciato scoperto. Stringe tra le braccia il cuscino di Lara e la guarda ancora addormentato. Afferra le coperte, riportandole sopra di sé fino al collo. <<che stai facendo?>> le chiede allungando il braccio sul materasso, ancora caldo. Lara si sfila la maglia sgualcita e piena di buchi, che usa come pigiama, lanciandola sul letto.
<<sono in un ritardo assurdo>> risponde infilandosi il reggiseno mentre il suo telefono inizia a squillare. Tony si sporge per prenderlo e guarda lo schermo prima di passarlo alla ragazza <<E’ Lydia>> afferma sbadigliando.
<<Ciao Lydia. Si, sono quasi arrivata che molto traffico>> Risponde lei tenendo il telefono tra la spalla e l’orecchio, aprendo l'armadio cercando qualcosa da mettere. <<Dovevi essere qui mezz'ora fa, sbrigati>> la rimprovera l'amica.
Tony le afferra il polso e la tira a se. <<dai, torna qui con me>> le sussurra all’orecchio accarezzandole il fianco. Lei gli mima con le labbra di smetterla.
<<Lara, era la voce di Tony?>> chiede l’inglese dall’altra parte del telefono. <<è probabile>> risponde l’italo-americana dopo alcuni istanti di esitazione, liberandosi dalla presa del ballerino. <<Ci aspettano molte spiegazioni al tuo arrivo, tesoro>> afferma Lydia prima di interrompere la chiamata.
<<Cazzo>> ripete ad alta voce la ragazza infilando il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni. Infila la felpa lilla con una fila di farfalle nere sulle maniche e si siede sul letto, infilando i calzini grigi.
<<hai dimenticato ancora la sveglia?>> le chiede Tony, facendo scorrere la mano sotto la sua felpa, facendole i grattini sulla schiena. Lei sospira <<ero troppo stanca ieri sera per mettere la sveglia>> risponde, allacciandosi le air max silver 97. <<non sembravi così stanca>> continua, avvicinandosi a lei. Le bacia la guancia ripetutamente, facendola sorridere. Lara gli afferra il viso con le mani e gli accarezza gli zigomi con i pollici. <<devo andare>> sussurra baciandolo a stampo prima di uscire dalla stanza.
Tony si sdraia nuovamente e, passando le mani tra i capelli spettinati, la guarda attraversare il piccolo salotto.
Con velocità Lara affetta la borsa e la giacca ed apre la porta di casa, uscendo sul pianerottolo. <<Chiudi tu?>> grida e, ricevuta la risposta affermativa da parte del ragazzo ancora nel suo letto, chiude la porta alle sue spalle.
Mentre scende le scale si infila la giacca e sbuffa sonoramente. Odia con tutta se stessa essere in ritardo, soprattutto da quando vive a New York.
L'aria fredda delle dieci del mattino la investe come un'auto in corsa e rabbrividisce avvicinandosi al bordo della strada. Prende nuovamente il cellulare e chiama un taxi sperando di non fare maggior ritardo.
Sbadigliando si passa la mano sul volto e tra i capelli spettinati, ancora intrisi dal profumo del ballerino.
L’auto gialla e nera si ferma accanto al marciapiede e la ragazza prende posto sui sedili posteriori. Da l’indirizzo al guidatore e scrive alle amiche che sta arrivando.
****
<<era ora. Ancora un pò e facevamo il muschio>> afferma Dixie guardando la sua migliore amica entrare nel bar. Lara prende posto tra Ryan e Lydia e sbuffa guardando il piccolo gruppetto nuovamente riunito. <<non ha suonato la sveglia>> risponde mentre Noah le fa scivolare davanti un cartoncino plastificato con la lista delle consumazioni. <<e poi sono andata a dormire tardi>> continua leggendo velocemente l’elenco traslucido. <<sì, chissà perché>> commenta a voce bassa Lydia guardando l’amica con la coda dell’occhio. Dahlia, seduta dal lato opposto della tavola, esattamente davanti a Lydia e tra Noah e Ryan, guarda la scenetta con un sopracciglio alzato. Stringendo tra le mani la sua tazza di caffè nero. <<Che progetti avete per Natale? Io tornerò a casa per festeggiare con la mia famiglia>> chiede cambiando discorso ed interrompendo lo strano silenzio. <<Noi lo passeremo qui con le nostre famiglie>> risponde Noah stringendo a sé Dixie, sorridendole dolcemente mentre le loro mani si intrecciano. <<Io tornerò in Inghilterra con mia nonna. La famiglia si radunerà nel cottage di famiglia fuori Winchester>> rivela Lydia giocando con la bustina di tè nella sua tazza. <<Io e Nick andremo a Parigi e poi dai suoi a Mosca>> afferma il ragazzo rigirando la cannuccia colorata nel frullato che ha davanti. <<e tu? Andrai a Roma con Tony?>> chiede Dahlia mordendosi subito dopo la punta della lingua. <<Che c’entra Tony?>> chiede Dixie diventando improvvisamente seria, guardando negli occhi la sua migliore amica. <<Già, ne avete parlato stanotte?>> chiede Lydia con un sorrisetto malizioso mentra l’amica si gratta la fronte. <<Di che sta parlando? Che storia è questa?>> chiede Dixie confusa e spazientita. <<E’ una storia lunghissima>> risponde Lara scuotendo appena la testa. <<In brevissimo: hanno fatto pace e stanotte sono stati insieme>> si intromette Lydia stringendosi nelle spalle, bevendo un sorso di tè. <<non siamo stati insieme in quel senso. Abbiamo dormito assieme, niente di più>> specifica l’italo-americana non riuscendo però a levarsi di dosso lo sguardo alterato della d’Amelio. <<è uno scherzo? Tu lo sapevi?>> chiede girandosi verso il fidanzato che, colto impreparato resta a bocca aperta, annuendo lentamente. <<sei impazzita per caso? Hai dimenticato quello che è successo l’anno scorso?>> la rimprovera ricordando dei bruttissimi momenti passati a consolare i pianti strazianti della Romana.
Lara si passa le mani sul volto e sbuffa. <<Sono stanca di sentirmelo ripetere ogni volta come uno stramaledettissimo disco rotto>> afferma Lara sfinita, appoggiando le spalle contro lo schienale della sedia. Il suo sguardo si perde oltre la vetrata del bar, concentrata sulle auto che sfrecciano lungo la strada e i passanti che camminano per i marciapiedi con i cellulari alle orecchie.
Dalla radio risuona una canzone e, come le accade spesso, la sua mente vaga in un fiume di ricordi che la portano a diversi mesi prima.
Il telefono squilla ancora.
Ormai ha perso il conto delle volte in cui lo ha sentito vibrare sulla sua scrivania.
La vibrazione continua per una decina di secondi, poi si interrompe facendo scattare la segreteria telefonica.
Ha perso il conto anche delle volte in cui è scattata la segreteria.
Ormai non risponde praticamente mai al telefono ed esce di casa solo per le lezioni e per la spesa. Non vede più nessuno, tantomeno risponde al campanello quando Lydia o Dahlia vanno da lei.
Quando non studia, suona, e se non suona sta sul divano a guardare qualche serie TV mangiando gelato direttamente dalla vaschetta. Suo padre l'ha rimproverata diverse volte minacciandola di riportarla a Roma se non riprendeva in mano la sua vita.
Prendendo la testa tra le mani sospira e chiude gli occhi. Oltre le palpebre, nell'oscurità, rivede ancora i suoi incubi peggiori che negli ultimi mesi hanno ricominciato a torturarla.
Con il dorso della mano si strofina l'occhio sinistro, mentre guarda con il destro i suoi appunti posti sulla scrivania.
Sobbalza quando iniziano a bussare alla sua porta.
Aspetta alcuni secondi prima di alzarsi e camminare scalza verso l'ingresso. Guarda dallo spioncino già pronta a ignorare una delle sue amiche ma il respiro le si blocca in gola. Con mano tremante apre la porta trovandosi faccia a faccia con il suo migliore amico. <<Hai un aspetto di merda>> le dice guardandola da testa a piedi: la canottiera bianca dei Queen infilata in un paio di pantaloncini a righe bianche e verdi; i capelli tagliati fino alle spalle sono legati in due codini scompigliati e davanti agli occhi ha gli occhiali da vista dalla spessa montatura nera.
<<Anche tu non sei un gran che Ondreaz>> gli risponde prima di trascinarlo dentro il suo appartamento e abbracciarlo. Lui appoggia il mento sulla sua testa e le accarezza le braccia nude e la schiena. Lei nasconde il volto contro il suo petto muscoloso e stringe le braccia dietro la sua schiena. <<Quanto mi sei mancata>> le sussurra mentre le lacrime la minacciano ancora di rigarle il volto. Purtroppo ha perso la capacità di trattenerle e le lascia così libere di coprirle le guance. <<Sshhh, sono qui ora Lara. Andrà bene ok? Ricordi il nostro film preferito? Non può piovere per sempre>> le sussurra cercando di consolarla. La stringe a sé maggiormente, scusandosi per averci messo troppo ad andare da lei. Le solleva il viso, asciugandole le lacrime facendo scorrere i pollici sotto i suoi occhi e le sorride. <<Ora sorridi ti prego. Sei più bella quando sorridi>> Lara annuisce e cerca di accontentarlo.
Dopo un'ora e mezza passata a chiacchierare sul divano, Ondreaz appoggia le mani sulla sua pancia. <<Non so te, ma io ho una certa fame>> afferma mentre i gorgoglii del suo stomaco arrivano fino alle orecchie di Lara. <<Preparo qualcosa per pranzo allora>> dice alzandosi per raggiungere la cucina a pochi passi. <<Ti va se metto un po' di musica?>> Chiede il giovane uomo prendendo il suo telefono lasciato abbandonando sul telefono, accanto a quello dell'amica. <<Ascoltare musica e cucinare. Mi ricorda un sacco di bei momenti alla hype>> risponde la ragazza mettendo sul fornello a induzione una pentola di acqua e sale.
Le note di Stand by me, cantata da Prince Royce, risuonano nell'appartamento. Lara canticchia mentre pesa la pasta ed estate dal frigorifero un contenitore di plastica contenente del sugo che ha fatto la mattina prima.
Ondreaz la raggiunge ballando e cantando. La prende per mano e la fa volteggiare su se stessa. <<Dai, non essere un pezzo di legno. Lascia che la musica diventi parte di te. Non pensare ai movimenti, pensa solo alla musica>> le dice iniziando a ballare insieme, alternando i passi alla preparazione della penisola per poter pranzare.
Ondreaz le passa lo scolapasta mentre un'altra canzone li accompagna. <<Mi passi i piatti?>> Gli chiede, allungando la mano dietro di sé. Il giovane gira su se stesso imitando Michael Jackson e le passa i piatti di ceramica.
<<Su, racconta; come vanno le cose sulla costa ovest?>> Chiede Lara girando la forchetta negli spaghetti con pomodoro e polpette. <<Da dove vuoi che inizi?>> Chiede guardando la ragazza togliere il tappo metallico da una bottiglia di birra, con una chiave.
Lara si siede tra le gambe di Ondre, stando sui divanetti sul tetto. Lui accende nuovamente lo spinello e le passa l'accendino colorato.
Prende un respiro e le passa lo spinello, soffiando verso l'alto il fumo grigio chiaro. Lara lo imita appoggiando la schiena contro il suo petto.
<<Mi devi fare una promessa Lara>> dice ad un certo punto accarezzandole la spalla coperta dalla felpa. Lei alza la testa, guardandolo dal basso. Lui soffia un'altra nuvoletta di fumo e la bacia la fronte, iniziando ad accarezzarle il mento e le guance. <<Promettimi che tornerai la ragazza che ho conosciuto a Los Angeles. Mi manca il tuo sorriso e vederti così, negli ultimi mesi è stato straziante>> le sussurra lasciandole l'ultimo tiro. Si guardano e lei gli sorride, stringendogli le guance. <<Te lo prometto>> risponde appoggiando la testa contro il suo petto, restando a guardare lo Skyline di Manhattan.
<<E questa dovrebbe essere una scusa?>> Chiede Dixie mentre continua a discutere con Dahlia. Lara distoglie lo sguardo dalla sua figura appena riflessa nella vetrata e guarda la sua migliore amica. <<Sei davvero così masochista?>> Chiede la d'Amelio guardando l'amica, la fronte corrugata. Le stringe le mani e sospira, guardandola negli occhi. <<È davvero quello che vuoi?>> Chiede, questa volta con un tono di voce più calmo. Lara annuisce <<Sì Dixie. Forse sono masochista o forse sono pazza; ma so quello che faccio e voglio che sia così>>
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