~Capitolo 5🍃
Mi sveglio di soprassalto sentendo non più la parete dura e scomoda della stanza, ma un soffice e comodissimo letto che abbraccia delicatamente la mia schiena.
Mi alzo a sedere su quello che può essere un letto in una stanza grigio perla e nera come il carbone.
Stringo tra le braccia le coperte grigio perla in raso e strofino i piedi l'uno col l'altro per la bella sensazione che procura il fresco e lucido tessuto.
"Mi dispiace averti trattata in quel modo non era mia intenzione farti stare male" disse il ragazzo seduto ai piedi del letto con le spalle rivolte verso di me, indossa una maglia nera dove le maniche sono state strappate e trasformata in una canotta, il suo braccio destro è rivestito da una fascia bianca messa male per ricoprire ciò che può essere la ferita che mi ha spaventata ieri.
Gattono sul letto fino al suo fianco e sedermi nella sua stessa posizione.
"Non preoccuparti" accenno un sorriso, guardo di nuovo la sua ferita e avvicino una mano per toccarla.
Lui si gira di scatto ed io blocco la mano, ma quando il suo volto si rilassa avvicino la mano fino a toccare il tessuto che riveste la ferita.
Il suo braccio si irrigidisce per un secondo, ma posi si rilassa appena gli faccio una carezza e traccio dei piccoli cerci immaginari vicino alla sua spalla.
"Dov'è la cassetta del pronto soccorso?" dico guardando attorno.
"È di là nel bagno, cosa vorresti fare?" inarca un sopracciglio.
"Tranquillo, aspettami qui!" dico alzandomi dal letto.
Vado nel bagno e un inebriante profumo di dopo barba mischiata alla menta riempie le mie narici.
Adoro questo profumo!
A distrarmi da questo momento di beatitudine è la cassetta rossa che fa contrasto con il bianco del bagno.
La prendo e ritorno in camera sedendomi allo stesso posto di prima.
"Vorresti farmi da infermiera?!" dice con un ghigno sul volto.
"Ah ah spiritoso. Ora fatti togliere la garza" dico sciogliendo il nodo.
"No!" fa un espressione al quanto infantile come un bambino che non si vuole farsi fare il vaccino.
"Sei grande e grosso, ma sei proprio un bambino" dico prendendo il suo braccio.
Sbuffa, ma poi si lascia andare.
Sciolgo il nodo della garza e poi la tolgo del tutto.
Osservo la ferita ancora aperta e del sangue che scorre pian piano sulla pelle scolpita.
"Devi guardare a lungo?"
Dopo quella domanda arrosisco violentemente mentre faccio una smorfia di imbarazzo.
Prendo dell'ovatta e del disinfettante e l'ovatta la impregno di quest'ultimo.
"Brucerà un pochino" dico quasi in un bisbiglio.
"Ma sta tranquillo. Farò il più docile possibile" lo rassicuro, ma lui non risponde.
Tampono l'ovatta imbevuta sulla ferita e lui sembra risentirne, perché sta serrando gli occhi.
"Scusa..." dico mortificata.
"Perlomeno non frigni come un bambino pensavo fossi un poppante, ma hai dimostrato il contrario" dico per far sembrare la cosa meno tragica di quanto lo è.
"Sei impossibile" fa un sorriso mostrando i suoi denti mentre con una mano si mantiene la fronte.
"Impossibile da tenere" dico mentre prendo la garza e avvolgerla introno al suo braccio con delicatezza.
"Puoi dirmi com'è successo?" dico curiosa e preoccupata.
"Bhe..." non fa in tempo a rispondere che un tuono seguito poi da un lampo risuonano nella stanza.
Io dallo spavento lancio un urlo e scivolo a terra facendomi male al fondoschiena.
Sento le sue risate impadronirsi delle mie orecchie.
"Ecco perché sei impossibile da tenere, sempre con il culo per terra" ride ancora.
Io lo lincio con lo sguardo e incrocio le braccia al petto con fare offeso.
"Detestabile e antipatico!" tiro su col naso.
"E tu sei una bambina"
"Una bambina che sa curare le ferite di un diciassettenne" dico con superficialità.
"Non ho chiesto il tuo aiuto hai fatto tutto da sola" tira su col naso.
Guardo fuori dall'enorme finestra, fuori è già buio!
"Oh cavoli! Che ore sono?" dico agitata.
"Le 22:00, perché?" inarca un sopracciglio.
"Oh, no! Dovevo essere già a casa" dico mettendo una mano sulla fronte.
"E adesso come faccio?" aggiungo disperata.
"Dormirai qui!" dice ad un tratto dopo essersi alzato dal letto e passatosi una mano tra i capelli color grano.
"Non devi prenderti tanto disturbo" mi alzo dal letto camminando verso la porta.
Lui mi afferra un polso.
"Insisto, resta" dice guardando un punto qualunque sotto ai suoi piedi.
Schiudo la bocca di poco mentre fisso i suoi lineamenti delicati.
Quando riguardo ancora i suoi capelli ho un gran voglia di scompigliarglieli è una cosa che mi piace sempre fare sui capelli ben curati e soprattutto biondi.
Mi mordo il labbro inferiore per non ridere, mi immagino già la scena in cui io gli scompiglio i capelli e la sua faccia a dir poco spazientita.
"Cos'hai da ridere?" fa un ghigno.
Smetto di mordermi il labbro e faccio una smorfia per la brutta figura.
"Uhm nulla..." sfilo il polso dalla sua presa.
D'improvviso il suono di uno sparo ed di un allarme rimbombano per tutto il quartiere.
"Scusami, ma devo andare" dice correndo via per il corridoio.
Io lo imito.
"Dove vai?" chiedo preoccupata.
"Tranquilla ritornerò tra un paio d'ore. Fà come fosse casa tua" indica la TV e tutti gli oggetti messi nel grande soggiorno mentre si infila alle mani dei guanti in pelle senza dita.
Sparisce nell'oscuro corridoio illuminato da qualche lampo proveniente da fuori.
"Aspetta dové che vai?" lo inseguo nonostante la poca luce.
Sento una porta aprirsi ed io corro verso il rumore di una porta che sbatte.
Entro nella stanza bianca e grigia è noto con mia grande sorpresa che è completamente vuota, il balcone posto alla fine della stanza e completamente spalancato, le tende sventolano con grande vigore a causa del vento forte e la pioggia che cade e i lampi all'orizzonte illuminano gli edifici.
Corro verso il balcone zuppo e bagnato.
Ti prego non dirmi che si è buttato da qua su.
Mi affaccio con lo sguardo in direzione del marciapiede bagnato.
Tiro un sospiro di sollievo non vedendo nessun corpo steso a terra.
Un lampo illumina la strada ed un ragazzo vestito interamente di nero corre per attraversarla e arrampicarsi attraverso un tubo su per il palazzo proprio di fronte a questo.
Sento il cuore battere a mille e non ci metto molto a riconoscere quel corpo che mi sorprese due giorni fà a balzare sui tetti del mio quartiere.
Arriva sul tetto sembra per riprendere fiato.
Ed io curiosa, intimorita e sbigottita dalla scena metto le mani ai lati della bocca.
"Chi sei tu?!" urlo per farmi sentire e ci riesco, perché il ragazzo sembra sentirmi incrociando i nostri occhi.
Il suo volto è coperto da una maschera nera con delle punte hai suoi lati che sembrano estendersi fin sopra i capelli come sé le sue orecchie hanno cambiato la forma in un paio da elfo.
Non ci sono modi per distinguere i suoi occhi sono come quelli di un gatto nero, misti tra il verde e il blu.
I nostri guardi si incrociano per svariati secondi prima di sparire nel buio della notte.
Resto a lungo a fissare quella sagoma balzare da un tetto all'altro come se fossero dei semplici ostacoli.
Nonostante la pioggia impetuosa continua a scrosciare sulle grondaie fino a bagnare i vestiti ed i capelli io continuo imperterrita a guardare l'orizzonte sedendomi sul pavimento bagnato e posando le mani sulle assi di ferro del balcone.
Ne approfitto della posizione per mettere le ginocchia al petto.
Resto li finché le palpebre non diventano di nuovo pesanti.
Ma ora più che mai la domanda che non riesco a togliermi dalla testa è...
Chi è davvero il ragazzo dagli occhi meraviglia?
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