~Capitolo 3🍃
Oramai sembra di camminare da un'eternità, ma in realtà sono alla stazione che aspetto la metropolitana.
Rammentando della mano macchiata di sangue ho ancora i brividi.
Strofino le mani sulle braccia.
Mentre passeggio su e giù per il grande corridoio sento degli schiamazzi, delle urla e delle risate.
Mi volto verso il rumore odioso di queste risate.
C'è un gruppetto di quattro ragazzi e due ragazze che a parer mio e dagli atteggiamenti stiano prendendo in giro una ragazza minutina con gli occhiali più grandi del viso e dei capelli di un castano misto al rosso fuoco.
Vorrei poter fare qualcosa, ma essendo un ignorante di prima categoria, non ancora conosco bene la lingua.
La cosa a parer strana è l'atteggiamento della gente che gli sta attorno, nessuno la difende o fa qualcosa per farli mandare via, sembrano non sentire la conversazione.
La ragazza dagli occhiali neri, non fa altro che rimanere con il capo basso e prendersi gli insulti.
Quanto la capisco...anch'io venivo trattata in malo modo fino a poco tempo fà. Venivo presa in giro per i miei capelli ribelli, per il mio modo di vestire, per la mia fragilità, per la mia ingenuità, insomma per come mi dimostravo davvero ai loro sguardi. Poi ho conosciuto le maschere, il saper nascondere il vero io usando dei falsi sorrisi e la freddezza.
D'improvviso un tonfo metallico proveniente dai binari mi spaventa.
Guardo in quella direzione è c'è la stessa ragazza di prima rannicchiata sui binari.
Gli altri ragazzi la deridono, ancora.
Nel frattempo da quel lato della stazione sta arrivando una metropolitana a gran velocità.
"Oh no!" pronuncio sgranando gli occhi.
"Ragazzina! Alzati!" urlo per farmi sentire, ma la ragazza è li rannicchiata che piange con una ferita alla caviglia, un pezzo delle assi di legno poste sotto i binari di ferro, è conficcato nella sua caviglia.
La metropolitana avanza senza frenare continuando il suo tragitto.
"Non ho altra scelta" dico seria.
Salto giù dalla piattaforma correndo verso di lei.
"HEI!" Urlo ancora più forte.
La ragazza se ne accorge e le indico il treno che sta arrivando.
Lei se ne accorge e cerca di alzarsi, ma con scarsi risultati.
Accellero la corsa ed una volta arrivata di fronte a lei metto un suo braccio sulle mie spalle e con il mio braccio la sorreggo dai fianchi mentre mantengo con l'altra mano il suo braccio sulle mie spalle.
La porto via dì li per un soffio.
La metropolitana stava quasi per schiacciarci.
L'aiuto a salire sulla piattaforma in marmo.
La gente inizia ad assalirci.
Tutte hanno la stessa espressione, a bocca aperta e con viso misto alla preoccupazione e il terrore.
"AIDER! AIDER!" Chiedo aiuto spaventata.
La ragazza poco a poco perde conoscenza.
"Oh no no no no! Ti prego non chiudere gli occhi!" le scuoto le spalle terrorizzata.
Le sirene dell'auto ambulanza si avvicinano sempre più, finché tre uomini scendono con una barella.
Mettono la ragazza sulla barella e la portano via. Decido di seguirla e di andare insieme a loro in ospedale.
Appena arrivati, i paramedici portano la ragazza in ospedale facendosi spazio tra i dottori e pazienti.
Fino ad arrivare davanti ad una porta color verde.
Uno dei paramedici mi intima di rimanere fuori ad aspettare, io mi sedio ad aspettare che la ragazza esca.
Dopo un'ora portano la ragazza dagli occhiali enormi in degenza, per riposare.
"Ehm...salut" la saluto in francese.
"Comment ça va? Êtes-vous d'accord?" dico cercando le parole adatte per formulare la frase. Le ho chiesto come stava.
"J'ai seulement un peu de douleur à la cheville, mais sinon il est tout droit" dice massaggiandosi la caviglia mentre io registro la sua frase.
"Tu es mon super-héros" mi dice con un sorriso amichevole.
Registro la sua voce e quando vedo la traduzione scritta sul cellulare 'tu sei la mia supereroina', un sorriso compare sul mio volto.
"Quel est votre nom?" le chiedo come si chiama.
"Je vous appelle Corinne" dice sorridendo.
"Je suis Dominique" dico presentandomi.
"Non sei di queste parti. Non è cosi?" dice ad un tratto.
"Tu...come? Sei italiana anche tu?" dico sorpresa.
"No, ma mia madre è italiana ed ogni estate parto per l'Italia a trovare i miei nonni materni" dice mettendosi seduta.
"Ohw capisco" dico con un piccolo sorriso.
"Quanti anni hai?" dice curiosa e un pò imbarazzata.
"Quindici anni. E tu?" mi siedo sul letto di fianco al suo.
"Anch'io ne ho quindici!" dice entusiasta.
"Sembri più piccola" le sorrido prima di guardare il cellulare e vedere l'orario.
"Accidenti è tardi!" guardo l'orario che segna le 17:33.
"Ti dispiace se io..." indico la porta per andare via.
"Vai pure!" mi sorride in modo amichevole.
"Ci rivedremo presto!" aggiunge.
"A presto Corinne" le sorrido.
"A presto Dominique" ricambia
Io esco dalla degenza e poi dall'ospedale.
Guardandomi attorno iniziai a perdere il senso dell'orientamento visto che questa strada non l'ho mai fatta prima d'ora.
L'ansia inizia a salire ed un senso di confusione pervade la mia mente.
"Ti sei persa?" chiese una voce maschile alle mie spalle.
Mi giro e noto con sorpresa l'uomo coperto da un cappotto nero.
"Signor Thomas!" quasi urlo e l'abbraccio.
Il signor Thomas è un amico stretto di famiglia che mi ha vista crescere durante tutti questi anni.
"La bimba dai caldi abbracci sta crescendo" dice ricambiando l'abbraccio e scompigliandomi i capelli con una mano.
"Che ci fà lei qui?" dico sciogliendo l'abbraccio mentre noto la differenza d'altezza.
"I tuoi mi hanno detto di tenerti d'occhio" dice sistemandosi il cappotto.
"Che ci fai in questo posto?" dice guardando l'enorme edificio bianco alla sua destra.
"Ero a trovare una ragazza" dico abbassando il capo.
"Una ragazza?!" dice confuso.
"Bhe sì, una ragazza. L'ho sal-salvata da una metropolitana che le stava venendo in contro" dico torturando le dita delle mani.
"Sa-salvata?!" dice quasi spavento.
Io annuisco e dico "era vittima di bullismo da un gruppo di ragazzi e questi infine l'hanno buttata sui binari, Corinne, il nome della ragazza è rimasta con un pezzo di legno conficcato nella caviglia ed è lì che io corsi da lei per salvarla" dico mantenendo il capo basso.
Alzo gli occhi mantenendo sempre la testa bassa, noto un espressione sorpresa e poi uno strano ghigno compare sul suo volto.
"Oltre ad essere dolce negli abbracci, sei anche un brava salvatrice" mi scompiglia i capelli.
"Vieni ti accompagno a casa" mi sorride andando insieme nel parcheggio.
Mi fà notare una Talbot Lago color grigio perla. È sempre stato un tipo a cui piacevano macchine all'antica.
Mi apre la portiera ed io lo ringrazio con un sorriso, la richiude e fà il giro dell'auto per sedersi al lato del conducente.
Mette in moto l'auto e sfreccia nel traffico francese mantenendo uno sguardo rigido, freddo e teso.
Lo guardo con espressione curiosa e interrogativa, lui sembra accorgersene ed io sposto lo sguardo sulla strada.
Volevo sapere cosa gli frullava in quella testa, ma per mia sfortuna non ho il potere di leggere nel pensiero.
"E dimmi...hai salvato altre vite?" dice guardando serio la strada.
"Cosa? No! Questo è stato solo un caso" dico stranita dalla sua domanda.
Lui annuisce senza ribadire.
Frena di colpo visto che è arrivato a destinazione.
Il suo comportamento è devvero molto strano, rispetto alle altre volte.
"Ci rivediamo presto, fai la brava" si sforza di sorridere.
Io annuisco e gli dico " grazie per avermi accompagnata"
Scendo dall'auto chiudendo la portiera corro verso il portone e lo apro.
Vado verso l'ascensore premendo l'ultimo tasto della sua tastiera, mi appoggio al muro della cabina con la testa alta guardando il neon che illumina l'ascensore.
Appena arrivata al mio piano sguscio subito fuori aprendo la porta di casa.
La chiudo subito tenendo ancora il fiato sospeso.
"Uff...che giornata!" dico togliendo le scarpe facendo ingresso in soggiorno.
"AH!" Urlo per lo spavento vedendo un gatto nero a pelo lungo fissarmi intensamente negli occhi.
Mi avvicino piano piano guardandolo bene.
"Marinette!" dico guardando la sua medaglietta d'argento con il suo nome inciso sopra.
Lei ad insaputa sputa dalla sua bocca un fiore, un fiore dai petali talmente particolare che la mia bocca emette un "Wow!" è un fiore dai petali neri con delle piccole macchie blu.
Lo raccolgo da terra posandolo sul tavolino in vetro, Marinette si sedette sul divano in direzione del fiore.
Io nel frattempo vado in cucina a riempire un piccolo vaso di vetro con dell'acqua, lo porto in soggiorno immergendo il fiore.
Noto con felicità che il fiore a contatto con l'acqua inizia ad aprirsi poco a poco sempre di più.
La gatta lo guarda con attenzione aprendo ancor di più i suoi occhi color verde prato ricordando bene il fiore il suo profumo e il modello dei petali faceva pensare al Lilium, un fiore dai petali particolari, ma questa poi...con un colore cosi tetro che non si è mai visto in nessun fiore è strano, ma a me piace molto, mi ci sono innamorata.
Tasto uno dei suoi petali per assicurarmi che il fiore non sia stato dipinto o non fosse vero.
Ma invece è tutto il contrario!
Il fiore è più che vero ed il colore sui suoi petali non può essere altro che una specie rara.
Prendo il vaso e lo poggio sul davanzale di una finestra.
Marinette sembra attratta da lui, più di me, così tanto che non smette un momento per guardarlo.
Ripensandoci...
Quel fiore dovrebbe stare in camera mia.
Così nessuno può vederlo.
Ma che sciocchezze sto dicendo. Io vivo da sola! E nessuno viene mai a trovarmi, perché non ho amici.
Mi maledico della mia stupidità.
Prendo il vaso e lo porto in stanza posandolo sul davanzale della finestra in camera mia.
Marinette mi segue stando al mio passo.
Dopo averlo posato lì mi butto sul letto stando sul lato sinistro.
Inizio a sbattere pian piano le palpebre per la stanchezza.
Marinette si accocola davanti al mio petto strofinandosi su di esso e facendo le fusa.
Per un momento smise, io in quel momento sentendo il suo pelo solleticarmi il naso e quel inebriante profumo di miele fragola dato il bagnoschiuma usato per lavarla, la prendo tra le braccia e l'abbraccio strofinando il mento sulla sua schiena con delicatezza.
Lei fa le fusa e sembra piacerle restare tra le mie braccia.
Rimanendo così inizio a sbadigliare più volte.
I miei occhi iniziano a chiudersi anche se mi sforzo per mantenerli aperti.
Sento già la gatta ronfare ed in questo momento non penso ad altro che dormire sentendo quel profumo dolce.
Chiudo gli occhi ed il buio si fa padrone di essi.
Lasciando già libera la mente girovagare tra i vari colori della notte, che lascia una scia di stelle.
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