~Capitolo 16🍃

"Spero non ti sia annoiata tesoro" questa volta è mio padre a rompere il ghiaccio.

"Niente affatto!" ribatto in fretta con nervosismo allarmando uno sguardo indagatore negli occhi di mio padre, ma finisce tutto con una sua alzata di spalle.

Ho vissuto come una ragazza con una seconda vita quasi tutti i giorni, come faccio ad annoiarmi.

"Cos'è quel sorriso furbo sulla tua faccia?" mi osserva mia madre dalla testa ai piedi mentre ho un espressione in viso più che a disagio e imbarazzata.

"Furbo? No mamma sono solo felice che voi siate venuti qui per il mio compleanno" svio il discorso con una realtà ancor più vera di ciò che stavo pensando poco fà.

Mi guarda per secondi, solo a me sembrano anni? La sua espressione mette ansia e paura.

"Vero? Siamo felici anche noi come te!" sorride mia madre incamminandosi per il corridoio.

Phew! Tiro un sospiro di sollievo, c'è l'ho fatta!

Oh aspetta...Marinette! Se la vede mia madre saranno guai!

Mi avvicino a lei con passo svelto "Ehm Mamma! Hai già visto il panorama dal nostro balcone?" blocco il passaggio al corridoio con una posizione al quanto scomoda per la schiena.

"In effetti no, ma credo che andrò a vederla subito dopo essermi rinfrescata il viso ed incipriarmi il naso" fa un passo in avanti, ma la blocco posando le mani sui muri del corridoio.

"Oh il naso può aspettare mamma" dico con convinzione mentre mia madre mi guarda stranita.

"Dominique ti ho detto che andrò fuori più tardi" fa un altro passo. Metto la testa di sbieco e vedo Marinette strusciarsi contro il cardine della porta della mia stanza, il mio voto sbianca e il cuore inizia a battere forte, poiché la mia fine si sta avvicinando.

"Ci vai adesso" la bocca sfugge al comando del cervello ed inizia a parlare senza nessun controllo, inarca un sopracciglio pronunciando dalla sua bocca un leggero gemito curioso e anche un pò infastidito. "Eh intendevo vai ora mamma, Parigi non rimane ad aspettare i tuoi occhi durante il periodo più bello del giorno dove il sole rende più bella la Tour Eiffel" gesticolo con le mani, non facendo incontrare i nostri occhi, sapeva sempre se mentivo o no solo in uno sguardo. La prendo per le spalle e la giro spingendola fino al balcone.

"Ehm va bene va bene, se proprio insisti" poggia i suoi palmi sulla ringhiera del balcone.

"Anche tu papà!" prendo la sua mano e la tiro con forza facendolo alzare dal divano.

"Tesoro da quando sei diventata così forzuta?" dalla sua mano scivolano una pila di fogli di giornale che stava leggendo fino a poco fà finché, non sono arrivata io.

"Uhm zumba! E ora esci papà fai compagnia alla mamma, prendetevi i vostri spazi e tutto il resto" lo spingo fuori fino a metterlo di fianco alla mamma che stranamente era già persa nel guardare la città -cosa che nessuna metropoli ci è riuscita in quindici anni-.

"Tesoro ma che ti prende?" mi guarda un pò stranito mio padre.

"Credo proprio la pubertà e ora riempitevi gli occhi di Parigi" socchiudo la porta a finestra.

"Phew!" tiro un sospiro di sollievo facendo cambiare di posto qualche ricciolo ricaduto ai lati della fronte.

Corro in cucina e aprendo il frigo prendo una bottiglia di latte fresco ancora non aperta e una ciotola di ceramica nel piano piatti.

Do un occhiata fuori per controllare se nessuno dei due stia per rientrare dentro.

La gatta è ormai alla fine del corridoio che si struscia alla spigolo del muro facendo le fusa, la prendo in braccio e corro in camera chiudendo la porta.

Metto la gatta a terra e subito dopo la ciotola, la sua espressione non è altro che felice ed affamata nel vedere che tento di aprire la bottiglia del latte dall'adesivo in alluminio sulla bocca della bottiglia.

"Dominique prima o poi verranno a sapere di Marinette" l'Owàikum blu sguscia via dai capelli con tono preoccupato, ma rimanendo sempre soave.

"Non se rimarrà qui finché i miei non partiranno" riesco a togliere l'adesivo e a svuotare l'intera bottiglia nella ciotola anche se gran parte si è rovesciato sul pavimento. Che disastro! Che pasticcio!

"Dominique dove sei?" la voce di mia mamma squilla nel corridoio.

"Oh cavoli oh cavoli OH CAVOLIIIH! SONO NELLA MERDA!" sono completamente nel panico e non so più cosa fare.

"Calmati Dominique, respira e racconta loro la verità" questo spiritello non conosce l'ansia e il panico e questo mi rende meno agitata.

Annuisco facendo un lungo respiro "Hai ragione racconterò la verità." metto le mani sul bacino chiudendo gli occhi trionfante. Un momento, dire la verità? Sgrano gli occhi "CHE? NO NO NO, NON SE NE PARLA!" gesticolo con le mani e con la testa.

Inizio a mangiarmi le unghie dall'agitazione mentre attraverso più volte la stanza con passi spediti.

"Non glielo diremo finché non andranno via, Cocò" mi fermo riflettendoci sopra e trovando la strada più corta -anche se più godarda- di affrontare la cosa.

"Dominique con chi stai parlando?" sento i passi di quell'impicciona avvicinarsi.

"Ehm nessuno mamma!" esco dalla stanza sbattendo la porta involontariamente.

"Dai sbrigati, io e tuo padre vogliamo portarti un pò in giro per la città" gira i tacchi e si avvicina all'ingresso con in mano la sua cipria munita di specchietto.

"Ah ah non voglio litigare di nuovo per il quadro della Gioconda" incrocio le braccia al petto indispettita.

"Mmh?" le espressioni dei miei genitori sono al quanto confusi.

Sbatto le palpebre un paio di volte molto velocemente " Volevo dire...non vedo l'ora di criticare come fa mamma i quadri del Louvre, in senso buono mamma" me la cavo con una smorfia e il grattare nervosamente la nuca.

"Ti senti bene, tesoro?" mi guarda preoccupato mio padre toccandomi la fronte, il suo tocco è molto leggero.

"Benissimo! Cosa stiamo aspettando? Su muoviamoci!"

**

Il giro per la città è stato abbastanza tranquillo e rilassante; avevo proprio bisogno di cambiare aria.

Ma devo dire che la parte più bella ed esilarante è stato quando un auto passò di fianco al marciapiede bagnato e colmo di pozzanghere e sporco le scarpe di mia madre.

Rido ancora solo a ripensare alla sua faccia.

"Queste scarpe valgono più di quella sua stupida auto!" mia madre è da quasi più di un ora che cerca di pulire i suoi tacchi a spillo color rosa antico della Chanel con un pezzo di stoffa bianca e del liquido per scarpe.

Mio padre guarda mia madre intenta a prendersi da un altro sclero "Menomale che ne abbiamo comprate altre due paia di scarpe uguali" sospira con un sorriso divertito prima di immergere gli occhi sulla pagina sportiva del suo quotidiano.

"Non sono semplici scarpe" dice indispettita. Si alza dallo sgabello nero e metallizzato dell'isola sbuffando. "Vado a cercare qualche altro solvente per scarpe" sparisce con ancora un espressione stizzita in volto.

Io e mio padre ci scambiamo un fugace sguardo prima di soffocare una risata.

"Ora tu mi spieghi il perché di questo!" mi volto verso mia madre, sgrano gli occhi e schiudo le labbra sbigottita.

"M-mamma ti prego, non fraintendere io..." la mia voce viene spezzata.

"Perché l'hai nascosta?" sorregge ancora la gatta tra le mani con viso accigliato.

E ora cosa le dico? Non posso mica dirgli che si è presentata in casa con un incantevole fiore tra i denti e da lì non è mai andata più via e ci aggiungo pure che non è mia.

"Tu sei allergica ai gatti, ricordi?" la sua rabbia sembra affievolirsi.

Ha ragione, io sono sempre stata un tipo allergico al pelo del gatto fin da bambina, appena mi avvicinavo iniziavo a starnutire e ad avere degli sfoghi sul viso.
Ora però sembra tutto cambiato, da un momento all'altro non ho più questa fastidiosa ed irritante allergia, però -come detto da molti dottori- le allergie possono anche svanire, non nel nulla, ma piano piano.

"Sì ma mamma, il gatto non è mio" mi mordo subito il labbro per ciò che ho detto. Cosa mi è preso?!

"Ah davvero? Allora di chi è?" inizia con il suo sguardo indagatore, a volte penso che abbia sbagliato mestiere, e ancora in tempo per fare la parte del poliziotto cattivo.

"Di, di...un amico" bisbiglio quasi arrossendo.

"Amico intendi amica?" posa la gatta a terra. Sento il piegarsi dei giornali e lo sguardo intenso e curioso di mio padre in quello di mia madre.

"Intendo amico, anzi conoscente" specifico con una alzata di dito, l'aria si è fatta così tesa che può essere tagliata con un paio di forbici.

"Come si chiama?" sospira.

"S-shax" abbasso la testa quasi vergognandomi della mia espressione.

Il silenzio cala ed io sento il bisogno di capire il perché, il viso di mia madre è pietrificato come anche il suo corpo.

"Perché non ci fai conoscere i suoi genitori con una cena?" sbatte le palpebre e si riprende mentendo un sorriso nervoso.

"I suoi genitori sono sempre in viaggio per lavoro proprio come tu e papà" spiega cercando di rimanere il più normale possibile.

"Oh non ti preoccupare per quello"

**

"Suvvia Anya è impossibile! Ci saranno mila e mila persone con quei nomi!" sento la voce di mio padre dal soggiorno.

"Non capisci! Io ne sono certa! E non voglio che qualcuno stia con lei! Siamo partiti apposta, ricordi?" mia madre ribatte.

"Se fossero davvero loro faremo di tutto per stare lontani te l'assicuro! Andremo via, scompariremo da questa città, nessuno saprà nulla e nessun contatto"

"Tu non capisci!-" in automatico spengo l'udito nella loro conversazione, non voglio sentire i loro stupidi battibecchi.

Con le braccia ai lati della testa guardo il soffitto esasperata.

"Dominique sapevi che doveva pur succedere" lo spiritello copre la visuale del soffitto parandosi proprio davanti agli occhi.

"Sì ma, dovevo anche stare più attenta. Io voglio bene Marinette, e non voglio separarmi da lei" mi metto seduta a gambe incrociate amareggiata.

"Ma non succederà Dominique, stai tranquilla. Bisogna affrontare questo piccolo inconveniente" mi accarezza una guancia cercando di dare manforte.

Mi alzo in piedi tagliando la stanza in due per tutte le volte che ci cammino nervosa a destra e a manca "Ma Cocò, dopo quello che è successo con quella ragazza, io non voglio vederlo. Io d'altronde solo ora sto iniziando a conoscerlo e di vedeva lontano un miglio che quella ragazza è perfetta per lui, e poi vediamo in faccia la realtà, i ragazzi sono sempre stati attratti dai corpi magri con le curve nei punti giusti delle ragazze" gesticolo.

"Sarà, ma ora devi trovare il mondo per dirglielo dei tuoi" dice seria, ma mantenendo il suo tono soave.

Lo squillo improvviso del mio cellulare fa voltare entrambi gli sguardi miei e di Cocò al display ormai acceso.

"O forse basta solo aspettare" aggiunge avvicinandosi al cellulare. Faccio lo stesso anch'io e vedo ché un e-mail da parte di Shax.

Perdo un battito. E adesso cosa vuole?

"Indovina chi sono tornati da un viaggio di lavoro?"

Inizio a cliccare sulle lettere della tastiera.

"Non mi dire! I miei genitori..."

La risposta è quasi immediata.

"Io intendevo i miei di genitori"

Gli rispondo nel modo più freddo possibile

"Fa lo stesso"

Ricomincio a scrivere.

"I miei hanno scoperto di Marinette e vorrebbero poter conoscere i tuoi ad una cena"

"No problem! Ci vediamo domani sera sai dove"

Sembra di dover parlare con una spia quando fa così...

"A domani"

Rispondo fredda per poi spegnere rapidamente la connessione dati.

"Uff...cena confermata" crollo sul letto con ancora io cellulare fra le mani.

"Che gran faccia tosta!" dico irritata.

"A cosa ti riferisci, Domi?" dice curiosa lo spiritello blu.

"Non ha chiesto nemmeno scusa per il comportamento della sua amichetta" espiro con ira dal naso.

"Forse sei un pò troppo dura, lui non poteva sapere della reazione di quella ragazza" si siede sul letto dondolando le sue minuscole zampette sui talloni.

"Poteva anche scusarsi..." guardo la dolce Owàikum amareggiata.

"Pensa positivo Dominique!" si solleva in aria facendo delle capriole.

"Tu pensi sempre positivo Cocò" ridacchio alzando gli occhi al soffitto.

"Vero! Ma ti sei dimenticata di spedire tramite e-mail il compito di styling, oggi è l'ultimo giorno di consegna" la sua voce mi fa andare in allerta.

"Come ho fatto a dimenticarlo!" scatto in piedi come una molla prendendo il portatile.

"Come farei senza di te che mi ricordi le cose Cocò" inizio a preparare i file per la spedizione.

"Come farei senza il mio miele" dice con occhi sognanti.

"Mangiona!" la prendo in giro in modo scherzoso e dolce.

"Non ci posso fare nulla! Il miele è il cibo che adoro di più al mondo!" fa delle piroetta mentre ha la testa altrove forse nell'immaginarsi immersa nel miele e nuotare in questo mare color Ambra.

Solo a pensarci scoppio a ridere.

"Bhe cose c'è da ridere?" fa con fare offeso.

"Ohw niente"

**

"Eeeee INVIATO!" ho appena cliccato il tasto invio del fax ed ora sono molto più tranquilla.

"Ora posso rilassarmi!" soffio facendo spostare un riccio dalla fronte.

"Ma è notte Dominique! Dovresti dormire!" squittisce lo spiritello.

"Uhm non ho molta voglia di dormire" spingo la sedia d'ufficio al centro della stanza guardando poi fuori alla finestra.

Guardo intensamente la luna sentendo il bisogni di assopare quel vento fresco ed autunnale mentre lei pulsa con i suoi raggi bianchi come il latte.

Si illuminano gli occhi di gioia e dalla tentazione di poter ancora correre su quei tetti blu e agganciarrmi a qualche lampione o camino in pietra.

Mi alzo dalla sedia girevole ed apro la porta portando solo i miei occhi al di fuori della soglia.

Perfetto non c'è nessuno!

La richiudo con un sorriso ancora più raggiante.

"Dominique cosa hai intenzione di fare?" Cocò mi guarda curiosa avvicinandosi allo specchio a figura intera dove sono intenta ad alzare la zip del costume e fare un fiocco dietro la testa.

"Sentirmi libera, no?

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