~Capitolo 13🍃

La mente smette di sognare, e di pensare a ciò che faceva durante quelle poche ore trascorse ad occhi chiusi e stanchi guardando un altro mondo immerso nel buio per un paio di secondi dando l'input alle palpebre di aprirsi e di vedere il mondo, nella sua vera natura.

Espiro dal naso guardando con occhi ancora immersi nei sogni del buio il soffitto vuoto.

Accorta della fronte vuota e pulita, passo il dorso della mano su di essa sospirando.

"Era solo un meraviglioso sogno" sorrido a malapena mentre la mente viaggia a ritroso ripensando all'accaduto.

La gatta dormiente sul mio ventre è ancora immersa nei sogni, chissà cosa sognerà mai...

Sorrido un pò divertita mentre immagino lei che rincorre del pesce ancora vivo zampillando sul pavimento.

La sposto delicatamente accarezzandole la testa con dolcezza per adagiarla sul letto morbido e profumato di lavanda.

"Solo un meraviglioso e magico sogno" sospiro ancora prima di scendere dal letto e camminare a piedi nudi sul pavimento freddo fino in cucina.

Un ripiano della cucina è completamente aperto ed è investito da uno strano ticchettio di vetro.

Ancora un pò scossa e assonnata mi avvicino di soppiatto sbucando all'improvviso oltre l'anta spalancata.

Il mio attimo di preoccupazione smette poiché vedo uno spiritello blu seduto sulla mensola tenendo tra le gambe un vasetto di miele e le mani completamente imbrattate dal liquido denso color ambra.

"Ed io che pensavo fossi un sogno" dico facendo incontrare il palmo della mano alla fronte.

"Te l'ho detto Dominique...io non sono un sogno! Sono vera!" fa per alzarsi e superare il vasetto di miele con una spiccata in volo.

"Certo!" roteo gli occhi al cielo prendendo il vasetto di miele aperto e sposandolo sulla penisola della cucina.

"Non ti sentirai male con tutto questo miele?" inarco un sopracciglio vendendola leccarsi le manine ancora colorate d'Ambra.

"Lo mangio da più di un milione di anni, Dominique e non mi ha mai fatto male" dice sedendosi con un sorriso così grande da alzarle gli zigomi e le guance paffute sul bordo del barattolo.

"M-milione di anni? Cocò, m-ma quanti anni hai?" dico sbigottita guardandola con viso intontito e a bocca aperta.

Io suo sguardo diventa pensieroso alzando i suoi grandi occhi al cielo "Uhm vediamo...allora trecentoquaranta anni fà ho compiuto 3000 anni, quindi ora dovrei avere...uhm...non me lo ricordo Dominique" si gratta la nuca imbarazzata.

Sbatto le palpebre un paio di volte mentre le labbra sono piegate in una smorfia sbigottita.

"Mi stai dicendo che tu s-sei u-una D-dea? Nooo è impossibile" scuoto veloce la testa.

"Wow! Hai afferrato al volo, Dominique! Sono una Dea Owàikum!" fluttua nell'aria davanti a me facendo delle capriole.

Senza pensarci, prendo il bicchiere di vetro pieno d'acqua e mi lancio il contenuto in pieno viso; facendo sussultare Cocò.

"D-Dominique! Ti senti bene?" si avvicina di poco con viso preoccupato.

Annuisco con occhi sgranati e smorfia sbigottita, senza proferire parola.

"M-ma le dee non sono così, così...piccole e d-diverse" dico guardandola stranita e imbarazzata massaggiandomi la testa infilzando le dita tra i ricci, fino a compiere movimenti circolari sulla cute.

"Infatti, ti ho appena detto di essere una dea Owàikum, completamente diversa dagli dei Greci o di qualsiasi altra cultura. Noi siamo fatti così!" fa un piroetta mantenendo il suo sorriso dolce.

"Noi? C'è ne sono degli altri?" dico schiudendo le labbra.

"Solo uno" il suo volto cambia espressione diventando cupo e triste, non gli si addice proprio la tristezza sul suo volto.

"Ohw" dico spostando gli occhi dal suo sguardo.

"Ma ora, niente passato!" dice raggiante. Questo spiritello è più forte di quanto pensassi.

Gli sorrido mentre lei continua con dei volteggi e delle capriole, va così veloce che perde l'equilibrio e finisce a testa in giù, con il capo immerso completamente nel miele.

"Cocò!" la prendo per una sua zampetta estraendola veloce dal vasetto spaventata.

"Visto? Sei proprio brava a salvare le vite" dice gongolando come una campana, mantenuta ovviamente ancora a testa in giù da una delle sue zampette da me mentre ridacchia sporcando il banco lucido di miele che sgocciola a goccioloni dalla sua tonda testa.

Apro di scatto il pollice e l'indice liberando la presa dalla sua caviglia facendola atterrare sul palmo della mia mano.

"Ma non dire sciocchezze!" dico baciandole la fronte ancora impregnata di miele, lei sotto al tocco delicato delle labbra sorride dolcemente chiudendo i suoi occhi.

"Ricordami che dovrò fare una scorta extra di miele solo per te" dico alzando la mano su cui lei è seduta facendola scivolare sulla mia testa proprio al centro fra i ricci.

"Ora sono proprio felice!" dice entusiasta.

Cammino con un sorriso divertito sul volto fino in camera mia.

"Ora tu mi aspetti qui. Vado a prepararmi e poi usciamo" mette una mano a pari della mia altezza aspettando che lei ci salti su da adagiarla poi sul letto.

Annuisce sorridente prima di guardare la gatta che la scruta dalla testa ai piedi come se fosse un topo di fogna.

"Marinette lei è Cocò, non fare la dispettosa" l'accarezzo procurando delle fusa che le fanno tramare il collo.

Vado in bagno lavandomi il corpo con acqua tiepida sotto la doccia.

Esco dalla doccia con una sensazione di frescura e di pulito, mi avvicino al lavandino per lavarmi i denti mentre i ricci bagnati ricadono al di sopra del seno e sotto le spalle ribelli.

"AAAH MARINETTE!" sento la piccola Owàikum urlare forte.

Spaventata pensando al peggio legò la accappatoio in vita ed esco per raggiungere la stanza.

"Marinette fermat-" dico poggiandomi ai cardini della porta con le mani spaventata, ma mi blocco alla penultima lettera poiché la gatta sta solamente leccando la testa dello spiritello togliendole ogni traccia di miele e lasciando al suo posto una scia di saliva.

"MARINETTE MI FAI IL SOLLETICO!" urla ancora presa da un momento di ilarità che contagia un sorriso dolce sul mio viso.

"Dopotutto ti vuole già bene" dico con un sorriso aprendo le ante dell'armadio e prendendo un paio di vestiti puliti: un maglia nera con dietro raffigurata un'ala d'Angelo blu notte e dei semplici leggins neri.

Porto il tutto nel bagno asciugandomi e poi vestendomi.

Infilo i piedi nelle scarpe ed esco dal bagno pulendo tutto.

"Cocò dobbiamo andare" afferro per la pancia Marinette portandola al petto con un paio di carezze ricambiate da forti fusa.

"Ohw e dove andiamo, Dominique?" domanda con la sua voce soave sedendosi sulla mia testa tra i ricci ancora umidi.

"Andiamo a trovare un a-amico" dico con sorriso tremolante.

"Un amico, eh?" sento la sua voce sottile cambiata in un tono più malizioso.

Arrossisco istantaneamente solo a pensare a quel giorno in cui mi prese in braccio al volo nonostante la distanza che ci separava è stato così veloce ed agile come un felino che ha cambiato il corso del tempo, ha evitato che io mi rompessi l'osso del collo. Non so ancora come sdebitarmi con lui.

Il solo pensiero di lui mi fa sorridere e poi subito si trasforma in un subbuglio di farfalle che solleticando le pareti dello stomaco intimando di uscire fuori e delle guance che cambiano il loro colorito diventando rosse come mele.

"È solo un amico"

**

"Dominique devo nascondermi! Nessuno deve sapere della mia esistenza al di fuori di te, ricordalo! È per il bene di tutti!" dice nascondendosi tra i miei folti e vaporosi capelli.

"Per il bene di tutti" dico lasciando le labbra schiuse ritirando la mano dalla maniglia del portone in vetro lasciando che le iride blu scorrono lungo le persone che camminano davanti a me senza notarmi e ne sentirmi poiché sono ancora all'interno del palazzo in cui abito.

Le persone camminano non curandosi di ciò che gli circonda, della stupenda città che gli protegge da un mondo immerso nella natura, concentrandosi nella freddezza e nella cattiveria che essa stessa trasforma i loro cuori fragili di bambini in adulti fremiti di potere.

Sfioro la maniglia osservando le persone una ad una occupati al cellulare, a correre per non fare tardi a qualsiasi appuntamento di lavoro o con la loro dolce metà in un luogo a loro speciale e segreto, a battibeccare con chiunque gli si scontri addosso, ma soprattutto...a rimpiangere la felicità che il loro cuore implora da anni, a mentirsi.

"Domi...c'è qualcosa che non va?" dice la piccola Owàikum affiancandosi a me con sguardo perso oltre il vetro.

"N-nulla Cocò" accenno un sorriso nostalgico con occhi persi nei ricordi ormai impolverati ed ingialliti. "Mi mancano molto i miei genitori; gli abbracci affettuosi e carichi d'amore della mamma, le carezze sulle guance e sui capelli di papà...mi mancano tanto" stringo forte la mascella per non piangere ai ricordi di una bambina felice con i propri genitori spariti poco dopo per viaggi lasciandomi sempre sola, indaffarati nei loro nuovi lavori.

Stringo forte i denti per il dolore immenso che provo nel trattenerle dentro le orbite oculari.

"Io so, Dominique, che tutto avrà una svolta e tu ritornerai di nuovo a sorridere come un tempo, magari scoprendo qualcosa di nuovo" dice accarezzandomi una guancia con delicatezza e amore.

"Grazie Cocò" accenno un sorriso rassicurante prima di aprire la porta con il movimenti sbieco sulla maniglia. Lo spiritello si insinua tra i miei capelli nascondendosi.

"Cocco e miele!" dice entusiasta strofinandosi tra i miei ricci.

Io sorrido divertita "sì, ma non mangiarli"

"Come potrei? Io adoro solo il miele e poi non mangio i capelli!" dice divertita.

"Se la metti così" spalanco la porta e scoppiamo entrambe in un momento di ilarità.

**

Shax apre la porta di legno di casa sua, ha un volto consumato, stanco e due solchi scuri sotto gli occhi.

"Non hai dormito?" dico curiosa entrando in casa dopo che il suo corpo si sposta per farmi passare.

"Neanche tu vedo" sorride chiudendo gli occhi e strofinandosi uno dei due con un pugno.

Solo a guardarlo mette una tenerezza...

Non posso negarlo.

"Evita di arrossire, Domi. Sto iniziando a sudare qui sotto!" dice la piccola Owàikum sottovoce.

"Ma non sto arrossendo!" sbotto imbarazzata.

"Come?" Shax sposta lo sguardo sul mio curioso.

"Uhm no niente! Solo un colpo di tosse, guarda!" metto un pugno vicino le labbra e tossisco arrossita.

Mi sorride in modo dolce per poi tornare per un secondo serio.

"Non c'è niente di meglio che imparare la pronuncia del francese andando in giro per la città" mi dà le spalle per infilzare il cellulare in tasca con un movimenti veloce.

Le sue braccia...

Schiudo le labbra.

Ma a cosa penso!
Faccio una smorfia imbarazzata.

"Non credi anche tu?" sposta di sbieco la testa voltandola di ¾ verso di me con un sorriso dolce, mentre i suoi occhi stanchi e ancora assonanti per le poche ore di sonno cercano di trasparire dolcezza e rassicurazione.

Arrossisco istantaneamente emettendo un gemito.

"E come farai per le occhiaie?" dico indicando i suoi occhi; schiude le labbra in una 'o' increspata, guarda il dito della mia piccola mano spostandola con il polpastrello del suo dito indice imitando il mio movimento.

Sento lo stomaco in subbuglio, le farfalle stanno lottando per uscirne fuori.

"Ora non hanno importanza, per una volta non voglio essere una persona perfetta per la fotocamera" sorride avvicinandosi di qualche passo a me.

Involontariamente mi allontano da un passo da lui, la sua figura alta, snella e marcata dai muscoli sul suo addome coperti dalla maglia mi fanno arrossire e soprattutto sentirmi debole, fragile come se potesse spezzarmi con un tocco delle sue dita su una mia guancia.

Riesco a guardarlo solo alzando la testa facendomi sentire ancora più piccola e impotente.

Mi guarda negli occhi per qualche secondo alzando poi un braccio e muovendo sinuosamente la sua mano; distinto chiudo gli occhi, non voglio vedere la magra figura che farò nel arrossire.

Sento la sua mano poggiarsi sulla mia testa e scuotendola tra i ricci.

"Anche tu non sei da meno" sorride allontanandosi e incamminandosi verso la porta d'ingresso.

Rimango imbambolata lì, vicino a quel muro sentendo ancora il cuore battere a mille e la sua mano strofinare tra i capelli.

"Ti senti bene? Non vuoi più uscire?" si gira alle sue spalle incontrando a primo impatto le mie guance rosse che ne scaturisce un sorriso sul suo volto.

"Certo che voglio!" Sbatto il piede a terra come una bambina distraendolo dalle mie guance ancora bordò.

Ridacchia e poi apre la porta.
"Prima le signorine, madamoiselle" sorride ancora un pò divertito.

Gonfio le guance trattenendomi dal non dargli un calcio alle gambe; tiro su il naso ed esco di casa non aspettandolo e premendo il tasto dell'ascensore, arriva prima che lui possa chiudere la porta così entro dentro e premo veloce il tasto del pian terreno, lo vedo correre nella mia direzione, ma è ormai troppo tardi, mima con la bocca un 'me la paghi' prima di correre usando le scale.

Così impara a farmi arrossire in quel modo.

Le porte dell'ascensore si aprono e poco dopo si affianca lui piegato in due con il fiatone.

"Corri veloce" trattengo una risata.

"G-giuro c-che questa me-me la paghi" dice con affanno e con un sorriso colmo di sfida.

"Non vedo come" ci incamminiamo fino a sgusciare fuori dal grande edificio con un pò di ilarità.

**

"Un gelato di questi tempi ci voleva proprio" dice dando una leccata al cono ripieno di panna e vaniglia.

Annuisco con un sorriso mentre do una terza leccata alla panna fresca.

Osservo la grande piazza. Ha un bella vista sulla città e poi nei dintorni e colmo di alberi e fiori.

"Li c'è un binocolo a monete. Perché non provi a guardarci dentro?!" dice indicando un binocolo posto a pochi centimetri da una ringhiera in ferro.

Mi avvicino e inserisco una moneta nella toppa; per rimanere più comoda metto i piedi sulle ringhiera e tra le gambe il palo di ferro che sorregge il binocolo.

Metto le mani ai lati, dove sono poste le maniglie e guardo dentro.

La città di Parigi immersa nel sole di primo mattino che tampona forte sui palazzi e sulla tour Eiffel è davvero meravigliosa.

"Wow" dico con stupore mentre sposto il binocolo a destra a manca per vedere ogni minimo dettaglio.

Sento una pressione calda e delicata sull'addome che preme leggermente.

Sussulto e sposto lo sguardo su due mani abbastanza grandi da rivestire l'addome come una cintura.

"Una scivolata e ti ritrovavi con un basco schiacciato" stringe più forte la presa tirandomi di più a sé.

Il suo movimento felpato mi fa togliere i piedi dalla ringhiera, e schiacciare la mia schiena sulla sua vita facendo sbattere il capo contro il suo addome proprio sotto al suo petto da alzare così la testa e incontrare il suo sorriso rassicurante e tranquillo, mentre mi tiene fra le sue mani ben salde e morbide.

"P-puoi anche l-lasciarmi ora" balbetto a muscoli tesi, non so più come reagire, il mio corpo è diventato di marmo, l'unico che colpisce all'impazzata nella gabbia toracica è il cuore.

Vedo il colorito sulle sue guance cambiare; diventando di un rosso pomodoro.

Lascia titubante la presa fino ad indietreggiare di qualche passo.

"Perdonami, di solito non faccio così" dice dispiaciuto mentre si gratta nervosamente la nuca.

"No no! Non ti preoccupare" mi avvicino senza comando a lui toccandogli un braccio "in fondo non è successo niente, no?" alza la testa spaesato, guardandomi nelle iridi cercando davvero quale sia la vera risposta.

"Già...in fondo non è successo niente" accenna appena un sorriso.

Sorrido a mia volta rassicurandolo "su dai che la giornata non è finita"

Mi rigiro dall'altra parte con il cono vicino alle mani saltellando di volta in volta.

Impacciata come sono di sicuro cadrò, ma farò di tutto per...

"OH NONONONO NOH!" inciampo su un Sampietrino, ma per fortuna non cado a terra.

"Dove è andato a finire il gelato" dico cercandolo per terra visto che tra le mie mani non c'è.

Guardo Shax che mi osserva strozzando una risata ed indica con un dito la mia fronte.

Alzo gli occhi trovando il cono ben piantato al centro della fronte come un corno, mentre il gelato inizia a colare sulla pelle asciutta, macchiandola di bianco e rendendola appiccicosa.

Shax scoppia in una fragorosa risata.

"Non è per nulla divertente" gli punto il dito contro, sembra farlo apposta e ride ancora più forte attirando la curiosità dei passanti che, oltre tutto si fermano per scattare foto.

La figura più brutta che abbia mai fatto!

Tolgo il cono dalla fronte indispettita.

"Tieni!" mi porge dei tovaioli cercando di trattenersi da un altro momento di ilarità.

Faccio assorbire dal pezzo di carta bianco quadrangolare il liquido cremoso e fresco.

"Ora si può dire che siamo pari" sorride divertito. Lo lincio con lo sguardo sopprimendogli un'altra risata.

**

"E anche oggi io mi sono divertito" sorride ripensando all'accaduto di poco fà.

"Sì, ma solo tu" alzo gli occhi al cielo.

"E dai! Non dire così!" mi si para davanti con un sorriso dolce, pieno di sincerità.

Lo guardo accennando un piccolo sorriso che viene subito ricambiato.

"Shax! Finalmente ti rivedo!" una ragazza corre incontro a Shax abbracciandolo forte; è una ragazza dai capelli di un castano chiarissimo quasi biondo, molto più alta di me, arriva all'altezza dell'orecchio di Edrien, magra, fisico e curve perfette.

È semplicemente... Perfetta!

"Ciao Chantal" dice imbarazzato Shax.

La ragazza vedendo che io gli guardavo senza staccare gli occhi di dosso mi scrutò dalla testa ai piedi come un rifiuto facendomi quasi sussultare.

"Ti sei messo a fare anche il babysitter ora, Shax?" domanda con un ghigno.

"Ehy bada a come parli ochetta stuccata" dico serrando i pugni ai lati dei fianchi.

Wow! Devo dire che lo studio della lingua con Shax sta dando i suoi frutti!

"Piccolina...la bimba si sta arrabbiando" si para davanti a lui con aria di sfida.

"No, non posso farlo. Io non perdo tempo con chi non ha un briciolo di cervello sotto quei capelli tinti" dico fredda voltandomi e camminando verso la direzione opposta alla loro.

"Domi..." mi richiama Shax.

"So come tornare a casa, Shax, non sono una bambina!" lincio entrambi con uno sguardo mentre la ragazza mi guarda compiaciuta.

Cammino a passo svelto sparendo ormai tra la gente della piazza che la riempie.

Tutta una pura illusione!





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