~Capitolo 12🍃
"Dominique"
È un sogno poter usare i miei nastri per andare alla tour Eiffel e vedere tutta la città dal guardiano e portatore d'amore che sorveglia e custodisce i sogni di ogni abitante.
"DOMINIQUE!"
"Eh? Cosa? Sono sulla tour Eiffel?" apro gli occhi stanchi della notte scorsa a saltare, correre e usare i miei nastri sui tetti della città più bella del mondo.
"No, sei a casa mia. Ora riprendiamo lo studio" dice camminando avanti e indietro per la sala da pranzo sfogliando le pagine di un libro volta per volta.
"AAAAH" Sbuffo sonoramente buttando la testa sul libro poggiato sul tavolo.
"Non sbuffare hai molto da imparare" si ferma davanti al tavolo chiudendo il libro con il solo piegamento delle dita verso l'interno.
"Quanto ho da imparare?" chiedo esausta non alzando la fronte dal libro.
"Tutto il libro" lo mette sulla superficie liscia del tavolo poggiando la mano sulla copertina e strusciandolo verso di me.
"Tutto il libro? Maledette lingue! Una sola non bastava per tutto il globo?" mi lamento poggiando la schiena sullo schienale bianco in pelle della sedia.
"No e ora bando alle ciance, dobbiamo studiare, cioè tu devi studiare" si siede accanto a me con un sorriso divertito.
"Non è per niente divertente" gli do un buffetto sulla spalla.
"Invece lo è" apre il libro. "Ora prova a leggere questo dialogo, la 'r' deve essere fatta usando più il naso e la gola" dice mettendo il libro fra di noi.
"Come vuole lei, signorino 'so tutto io'" lo prendo in giro con viso da finta indispettita.
**
"Bene direi che per oggi, può bastare. Non sei felice che siamo riusciti a studiare metà libro?" dice con un sorriso entusiasta che fa sciogliere anche il ghiacciaio più grosso che esista sulla terra.
"Già, notando che sono le 23:37 mi sembra ovvio aver studiato metà libro in un giorno" sbadiglio sonoramente coprendo la bocca con una mano.
"Se vuoi puoi dormire anche qui" dice mettendo il libro nello scaffale in soggiorno.
Sgrano gli occhi facendo una smorfia. "N-no grazie devo tornare a casa. C'è una gattina che mi aspetta da ore e altre faccende da sbrigare" gratto la nuca nervosamente e un pò paonazza.
"Capisco" dice con un mezzo sorriso. "Bhe allora fa presto o sarai costretta a tornare a piedi a a casa" dice guardando le lancette dei secondi muoversi in senso orario.
Annuisco "è meglio che vada" mi alzo dalla sedia e vado alla porta d'ingresso accompagnato da lui che mi seguiva da dietro.
Apre la porta "a domani allora" dico con un sorriso piccolo, ma che sá dare lo stesso dolcezza.
Annuisce "certo a domani Dominique!" mi saluta ricambiando il gesto con la mano prima di entrare in ascensore.
Sembrava stare da un eternità nella cabina, aspetto ancora impaziente di arrivare a piano terra e camminare per le vie illuminate di Parigi.
Le porte si aprono e non ci metto tempo a salutare il portiere e camminare tra la frescura notturna.
Amo questo suo soffio delicato che sa dare solo piacere alla pelle scoperta.
Cammino verso la metropolitana scendendo i gradini balzando di qua e di là.
Vedo due metropolitane ferme e penso subito di essere arrivata appena in tempo, ma mi sbagliavo, sono ferme ed ormai riposano dentro alla gelida e buia galleria.
Mi maledico di non essermene andata subito da casa di Shax
Ritorno in superficie con volto sconsolato camminando a passo d'uomo tra le strade illuminate da lumini gialli e bianchi in stile antico.
Strofino tra le mani le braccia riscaldandole per il vento abbastanza freddo che ha investito il mio corpo con violenza.
"Serata piuttosto fredda" dico fra me e me con la testa calata verso il basso e guardando il marciapiede con un certo interesse, pur di non incontrare sguardi indiscreti della gente.
Il cellulare nel mentre io cammino sulle strade asfaltate della città indica varie scorciatoie e strade secondarie da intraprendere per arrivare prima a destinazione.
Aggiustando il colletto della maglia sul collo, accellero il passo; attraversando le grandi corsie illuminate dai fari delle auto in corsa.
Uno suono onomatopeico proveniente dal mio cellulare fa scattare subito la mia curiosità, un altro aggiornamento sulla strada da percorrere.
"E ora dove si va?" sbuffo fermandomi proprio all'angolo di un edificio.
La freccia blu che indica la strada verso casa indica di svoltare in questo vicolo.
Scrutando la via sulla mappa digitale sposto lo sguardo titubante sul vicolo proprio alla mia sinistra; buio, freddo, senza un ombra di luce.
Riguardo il display titubante dove la freccia blu lampeggia e una voce metallica e femminile insiste nello svoltare in questo stretto vicolo.
Serrando un pugno al mio fianco espiro dal naso iniziando a camminare lentamente e titubante.
Non vedendo nulla, preoccupata e intimorita dal buio -che non mi è mai piaciuto fin da bambina- premo il tasto avvio sulla torcia.
Il piccolo vicolo buio si illumina di luce bianca e da codesta, piccoli gatti randagi dagli occhi impauriti scappano e si nascondono nei cassonetti a cilindro di metallo procurando un rumore frastornante nel silenzio religioso del corridoio oscuro.
"Detesto questi inconvenienti, cavolo se voleva farmi vivere minuti da film horror vivendo nella suspense poteva dirlo" dico fra me e me stringendo un braccio all'addome.
Il rumore dei miei passi sull'asfalto umido e sporco pare eco alle mie orecchie.
Un rumore sordo di sassolini che scalpitano sul terreno mi fa sussultare.
Con l'aiuto della torcia, cerco intimorita la provenienza del rumore sordo, scalando con le iridi blu l'alto edificio, gli occhi si soffermano lungo la sagoma oscura che si presenta ai piedi del tetto spiovente.
Singulto non essendo preparata alla comparsa di quest'ombra, si volta pacata verso la fonte di luce sfoggiando i suoi capelli chiari, quasi biondo grano.
Si piega sulle sue ginocchia incurvando con un movimento lento la schiena in avanti.
"T-tu" balbetto ormai persa nella maschera che gli copre metà volto mentre un sorriso tranquillo come sé per lui non stesse succedendo niente di particolare.
Osservando il suo manto nero diventato lucido sotto la luce del flash; ricordo che lo stesso penetrante e oscuro colore lo vidi per la prima volta il giorno in cui arrivai a Parigi.
Schiudo le labbra formando un piccola fessura a forma di una 'o' increspata.
Il cellulare scivola dalle mani; cadendo ai miei piedi spegnendosi così la luce dal bagliore bianco.
Il calpestio delle tegole diventa un rumore sempre più lontano.
Prendo il cellulare e inizio a seguire i suoi passi quasi correndo alla sua stessa velocità.
"Aspetta, non andare via!" con voce spezzata dai respiri mi fermo di scatto notando un lumino illuminare la scena.
Il ragazzo rimbalza da un tetto all'altro con tale agilità che per lui sono solo delle semplici pozzanghere da superare con un piccolo salto in lungo.
I gatti randagi fuggiti dai loro nascondigli, seguono con gli occhi il ragazzo sperando in qual modo di raggiungerlo. Come calamita al ferro. Li guardo curiosa inarcando un sopracciglio.
Spostando gli occhi verso la vetta di una casa spiovente, lo vedo sparire dopo il suo secondo balzo senza alcuna traccia.
Uscendo dal vicolo poco dopo ricordo che sono quasi vicino casa.
Potrei anche raggiungerlo e seguirlo con l'aiuto dei mie nastri, se solo fossi più agile e veloce.
Non togliendo gli occhi dai cornicioni e dalle tegole dei tetti, corro per le strade sperando che possa rincontrarlo una volta cercato.
Sento un oggetto freddo e liscio schiantarsi in piena guancia, o meglio ci sono andata io contro.
Guardo il palo in metallo dall'alto verso il basso massaggiandomi la guancia.
"Forse è meglio che guardi avanti prima di rimanere con un naso schiacciato al muro"
**
Corro nel corridoio lucido e pulito dell'ultimo piano prima di infilzare la chiave nella toppa e estasiata, ma anche agitata, aprire la porta e come al solito cadere al suolo, non vedendo il quasi inesistente gradino di marmo che separa l'attico dal corridoio condominiale.
"AHU! Maledizione!" mi rialzo sfilando la chiavi dalla serratura con tale velocità, che chiudo la porta usando un piede.
Entro in camera trovando Marinette che mi guarda con fare curioso, ma allo stesso tempo colmo di gioia nel rivedermi, e non si fa ripetere due volte di strusciarsi sulle mie caviglie amorevolmente.
"Non adesso piccola e dispettosa gatta" dico spogliandomi delle vesti in tutta fretta per incalzare la tuta "Oggi ho la mia grande occasione di pedinare 'il saltatore di tetti'" dico tirando su la zip al lato del mio corpo.
Lego la maschera al viso con un doppio fiocco e prima di scavalcare il balconcino guardo dolcemente la gatta che sembra rattristarsi visto il suo sguardo cupo.
Le faccio un paio di carezze; strofinando due dita dietro l'orecchio ricevendo in cambio delle fusa molto gradite.
"Mi farò perdonare Marinette" le sorrido ed esco sul balcone incagliando il nastro sul cornicione della struttura color panna di fronte.
Faccio un balzo e mi lascio cullare dal vento, che pur essendo freddo si presenta con movimenti lenti e dolci.
Ripercorro la strada fatta prima a piedi, la stessa dove ho incontrato quegli occhi magnetici, ma con la differenza che balzo da un tetto all'altro pur di raggiungerlo al più presto.
Arrivata sul posto dove lui risiedeva quando mi ha guardata con quel suo sorriso calmo uso il nastro per aggrapparmi al camino della casa di fronte, dove lui balzò per poi scomparire nel nulla.
Superato il vuoto tra le due case, corro sulla vetta del tetto spiovente pur di avere una maggiore visuale dove lui possa essere.
Ma questa città è tanto bella quanto grande. È difficile poterlo rintracciare sapendo ora le infinite distanze che, adesso sicuramente ci separano.
"Per favore Karma, dammi almeno questa volta un indizio?!" supplico con volto al cielo.
"Almeno una gioia!" continuo disperata, cavolo se mi vedesse qualcuno qui sopra chiamerebbe in men che non si dica l'ospedale psichiatrico più vicino.
Mentre mi arrendo disperata, il suono acuto e delle luci color blu e bianche tra le strade di Parigi che illuminano gli edifici al loro fianco tinteggiandoli di un azzurro cielo; le auto della polizia...
Rammentando su ciò che successe lo stesso giorno di fronte casa mia fa ricordare sempre e solo lui e le sue iridi verdi e il suo corpo agile come un felino.
Quel giorno era inseguito da una dozzina di pattuglie della polizia e fu anche sparato di striscio sul braccio.
Possa mai essere un criminale? Eppure quando mi ha vista, è rimasto a debita distanza senza nemmeno sfiorarmi con malizia nei suoi occhi. No, ne dubito.
Le auto si allontanano molto in fretta.
"Grazie Karma, una gioia è quel che ci voleva" dico roteando gli occhi al cielo prima di fare un balzo sul tetto e correre all'inseguimento delle sirene.
Sicuramente è li da qualche parte.
**
Le auto si fermano di scatto facendo strisciare gli pneumatici caldi sull'asfalto gelido lasciando il segno.
Iniziano a sparare colpi di pistola senza fermarsi.
Mi nascondo dietro ad un camino a fiato corto osservando la scena con la coda dell'occhio.
Le urla della gente richiamano la paura negli spari scappando via frettolosamente.
I poliziotti cercano di colpire il ragazzo ricoperto dal manto nero lucido che cerca di sfuggire ad ogni loro colpo.
Non sembra aver fatto nulla di grave quel ragazzo. Ha solo protetto un ragazzo da un uomo munito di mitra che sparava colpi alla cieca cercando di colpire chiunque gli capitasse a tiro.
Lui sta cercando solo di aiutarli!
Una bambina nel bel mezzo della piazza grida aiuto con lacrime che sgorgano piene sulle sue paffute guance.
La sento chiamare il nome della mamma.
Non si accorge che e nel pieno conflitto tra poliziotti, il ragazzo mascherato e l'uomo munito di mitra. Quella bambina è in serio pericolo ed è proprio sulla traiettoria dello psicopatico che ride e spara proiettili.
Il ragazzo è troppo lontano per aiutarla e i poliziotti sono così presi da quello psicopatico che non si accorgono di nulla.
"E ora che faccio? Quella bambina ha bisogno d'aiuto!" dico fra me e me con quasi le lacrime agli occhi per ciò che sta accadendo. Sembra un vero e proprio attentato e ci vanno di mezzo delle persone innocenti.
"D-devo salvarla" dico titubante alzandomi in piedi, un proiettile colpisce il camino che copre gran parte del mio corpo, di scatto mi risiedo e mi nascondo di nuovo dietro la colonna in pietra.
"Okay...forse è meglio prendere prima un grande respiro e poi...a-agire" balbetto presa dal panico. Riguardo il delirio che sta colmando la piazza, mi metto con le spalle attaccate al muro ed inspiro dal naso ed espiro dalla bocca gonfiando e rilassando il petto molto velocemente.
"Non posso farcela, non possa farcela" dico con il viso tra le mani riempiendo la bocca di lamenti.
Un altro colpo, e le urla si fanno più forti sembra che abbia colpito qualcuno.
Sussulto spaventare nel sentire le urla disumane della gente, se continua così farà del male a tutti!
Tremo soltanto a sentirle di nuovo queste urla, sono da brucia cuore, lo sento restringersi così tanto da farmi male.
"Odio le persone cattive, soprattutto quelle malvagie che feriscono la gente per puro divertimento fino ad ucciderle" serro i pugni in due morse cosi forti da sentire le unghie conficcarsi nei palmi e le nocche sbilanciarsi per la troppa forza messa nelle mani.
Mi alzo in piedi sorpassando il camino fregandomene degli spari che arrivano.
Guardo la scena agitata.
"Ehy! Voi!...Uhm fermatev-...oohw lasciamo stare" tento di parlare con coraggio, ma ne esce un stupida frase senza senso.
Con velocità accingo al lampione in acciaio il mio nastro con un movimenti energico del polso, attorcigliandosi su di esso un paio di volte, mi lascio andare in una corsa e poi in un grande salto che mi porta vicino alla povera bambina proprio in mezzo alla colluttazione dei proiettili.
Atterrando sul marmo scivoloso; corro prima di slittare come un ippopotamo sul ghiaccio attirando l'attenzione di tutti.
Dio che figura!
Cerco in tutti i modi di non cadere e proprio quando sto per raggiungere la piccola bambina accovacciata sulle sue gambe mentre si copre le orecchie con le mani dalla paura, e strizza gli occhi per non guardare, mi piego sul lato sinistro afferrandola per la vita e con un rapido movimento aggancio il nastro al lampione più lontano per portarla in salvo, la sento abbracciarsi al mio collo con il viso accarezzato dai miei riccioli castani, la sento più rilassata, ma il suo corpo è ancora nervoso per l'accaduto così la stringo più forte a me con il braccio libero.
Atterriamo proprio alla fine della grande piazza dove una donna dai capelli castano chiaro, avvolge in un abbraccio la bambina.
"MERCI! MERCI MADAMOISELLE" dice fra le lacrime, riesco a capire che mi ringrazia infinitamente, ma il problema è che non riesco e non trovo parole per cui rispondere oltre all'imbarazzo.
Così faccio un cenno di un sorriso allontanandomi, gli spari terminano ed il ragazzo mascherato strappa via il mitra dalle mani dello psicopatico lanciandolo a terra con forza sotto gli occhi del criminale che, nonostante i poliziotti; è riuscito ad uccidere qualche innocente civile ormai steso a terra in un bagno di sangue privo di vita.
Lui come se non bastasse ride fragorosamente finendo il suo momento di ilarità con una frase in francese che lascia la gente sbigottita e spaventata.
Parlava così estremamente veloce che non riuscivo a capire nulla, neanche una parola di ciò che diceva.
Il ragazzo preso da un momento di ira caccia dalle sue falangi della mano destra degli artigli bianchi rompendogli con forza il collare che porta al collo facendolo cadere al suolo in due pezzi.
Con volto disperato lo lasciai legato con una corda in balia ai poliziotti mentre lui corre via balzando da un tetto all'altro.
Non so qual'è il motivo per cui il suo volto divenne ad un tratto così, fatto sta che ora ho perso di nuovo la mia occasione e lui e certamente un ragazzo che salva vite umane e non le uccide.
Ne approfitto della distrazione dei poliziotti per sgattaiolare via anch'io prima che diano la caccia anche a me.
Aggancio il nastro ad un camino e corro lontano dal delirio ormai finito.
Sento una fitta partire dai medi delle mie mani, più specificamente dagli anelli d'acciaio che stringono di poco per poi non sentire di nuovo più dolore.
Mi sarò fatta male alle dita e ora si staranno sicuramente gonfiando per il dolore.
Riprendo a correre finché non atterro sulla piccola veranda al di sopra della mia stanza scendendo piano piano con cautela i gradini arrugginiti fino ad entrare in stanza con un balzo oltrepassando la finestra ad oblò.
La stanza è vuota fatta eccezione della gatta che si struscia sul mio letto in continuazione.
La guardo di sottecchi con un piccolo sorriso per poi sparire nel bagno.
Mi spoglio ormai fradicia di sudore della tuta e mi immergo nella box doccia, dove appena aperto il rubinetto esce un getto tiepido e scrosciante sul muro in mosaico color bianco e rosa pastello.
Insapono testa e corpo con i rispettivi shampoo e bagno schiuma facendo picchiettare le gocce tiepide sul viso come pioggia primaverile.
Esco dopo essermi risciacquata delicatamente sperando di scordare l'accaduto o che sia solo un sogno.
Certo ho sempre immaginato me a salvare vite nei panni di qualche supereroe famoso come: Wonder Woman, Raven, Starfire, Batgirl, Supergirl, ecc. Ma non avrei mai creduto di poterlo fare io! Una ragazza che combina solo guai, problemi, impacciata, imbranata e poco graziata.
Esco dalla doccia asciugandomi con l'accaplatoio e afferrando la tuta e la maschera tra le mani esco dal bagno mettendola sul manichino posizionata accanto alle tende bianche morbide e lisce della porta a finestra.
Vado a prendere un'altra camicia dall'armadio di mio padre questa volta un pò più corta, così da indossare dei pantaloncini in ciniglia color bianco perla.
Indosso intimo bianco e poi la camicia e i pantaloncini.
Passando davanti alla mia stanza spalancata noto che Marinette non stacca gli occhi dalla cassettiera bianca posta al lato sinistro della porta a finestra semiaperta.
Entro in stanza furtiva "Marinette! Che succede piccola combina guai?" mi avvicino a lei e mi rivolge uno sguardo di nonchalance guardandolo ancora lo stesso mobile.
Scruto anch'io con occhio critico cosa guarda e noto che il portagioie in betulla è socchiuso, e dalla piccola fessura si senteno il picchiettio dei gioielli che sfregano.
Mi avvicino con cautela sentendo il soffiare forte dalle narici di Marinette.
Poso le mani ai lati del portagioie per aprirlo "Ti prego fa che non sia uno scarafaggio, fa che non sia uno scarafaggio" imploro il karma ad occhi chiusi.
Apro lentamente il cofanetto risvegliando in me una sensazione di paura come se vedessi davvero per la prima volta un ragno.
Non posso non trattenere un urlo.
"AAAAAH!" urlo facendo dei balzi indietro.
L'esserino dal manto blu come la notte si sveglia dal suo sonno ristoratore svolazzando spaventato per il brusco risveglio.
"Era da tanto che non mi alzavo così" dice con voce soave e delicata qualunque cosa esso sia.
Non avevo mai visto tale essere in tutta la mia vita, ma nemmeno nei libri o film; il suo corpo minuto e piccolo quanto una mano di un bambino, è ricoperto da un colore blu notte, la sua vita da due piccole e sottili ali tenute basse e rilassate come se fossero due code, il capo è rivestito da due graziose e piccole orecchie da gatto.
Mi fiondo sul letto proteggiendomi con il cuscino davanti alle gambe piegate al petto.
"Non ti avvicinare!" dico impaurita dall'essere che svolazza e si avvicina piano piano a me.
"Ma non ti farò del male. Sono così piccola che non ho la forza di alzare nemmeno una zolletta di zucchero! Ah no, aspetta! Quella sì, ma un bicchiere di vetro no" fà uno sguardo pensieroso alzando i suoi grandissimi occhi blu al cielo per poi tornare con un sorriso dolce e rassicurante.
"C-chi s-sei tu?" balbetto ancora un pò intimorita.
"Ohw giusto! Ciao! Io sono Cocò, il tuo Owàikum" dice con un sorriso dolce avvicinandosi poco a poco sempre più.
"E-e c-cos'è un Owàikum?" balbetto ancora un pò scossa, ripetendo la strana parola mentalmente faccio una smorfia stranita.
"U-un cosa? Ti prego dimmi che è tutto un sogno!" Sbatto la testa sul cuscino per poi pizziccarmi un braccio sperando che, questa realtà illusoria sparisca dalla mia mente risvegliandomi.
"Un Owàikum, Dominique!" fluttua nell'aria facendo ondeggiare le sue piccole e sottili ali dalla vita di un colore poco più chiaro della sua pelle come nastri di raso.
Sgrano gli occhi "come conosci il mio nome? Aaah è tutto così surreale!" scuoto la testa velocemente facendo sbattere i ricci sul naso e sulle guance. "Devo smetterla di leggere libri e guardare cartoni...certo, ho sempre sognato in uno spiritello o in qualcosa che ritraesse gli aspetti di ciò che vedevo in TV, ma vederlo davvero...è tutto un altro effetto!" dico fra me e me spostando il cuscino e posando la testa sulle ginocchia confusa.
Tiro un sospiro chiudendo gli occhi. È sicuramente un sogno!
"Conosco tutto di te, Dominique!" dice con voce soave e dolce sedendosi sulle ginocchia e accarezzandomi la punta del naso, questa volta non mi ritraggo, mi sento bene sotto il suo tocco delicato.
"E sapere anche la mia lingua è una delle tue doti nascoste?" dico sarcastica con un sorriso divertito.
"Uhm a pensarci bene...non lo so nemmeno io" si copre i grandi occhi blu con le sue manine composte solo da due dita.
"Credo che questo sogno finirà domani mattina, ne sono sicura" mi sdraio sul letto con un tonfo sordo facendo spostare lo spiritello dalle orecchie da gatto di un colore celestiale infuso al nero della notte; hanno la stessa decorazione di una farfalla tigre.
"Ma sono vera Dominique!" si sdraia sulla mia fronte accarezzandolo con le sue delicate e piccole mani blu.
"Come no! Al mio risveglio piccolo Owàikum" dico sarcastica sapendo già che domani mattina tutta questa follia finirà all'aprire delle palpebre.
"Buona...buona, buona luna di..." la sua vocina sottile si interrompe sentendo il suo fiato regolare e il rigarsi su se stessa mettendosi a pancia in giù con una mano che struscia su un mio sopracciglio.
Si è addormentata in un niente!
La invidio per questo.
La gatta poco distante da me mi guarda impassibile seduta composta sulle sue zampe mentre colpisce il materasso con la sua coda pelosa e nera con eleganza.
"Non mi dire che pensi anche tu che questo sia tutto vero" la guardo nei suoi occhi penetranti, lei rimane composta senza trasparire nessuna emozione.
Sbuffo guardando il soffitto bianco e in men che non si dica, la gatta si sdraia sulla mia pancia iniziando a ronfare con respiro calmo e regolare.
"Tutto questo domani sparirà" continuo a guardare il soffitto ripensando all'accaduto in quella piazza, riuscire a salvare un vita innocente per me, è stata una sensazione mai provata prima d'ora, dopotutto mi sento stranamente, felice ed appagata per aver strappato un sorriso a chi stava per raggiungere la morte a breve.
Accarezzo delicatamente la schiena della gatta con un sorriso dolce per poi alzare gli occhi verso la fronte; sento il respiro sottile e quasi inesistente dello spiritello o qualunque cosa esso sia.
"Credo sarà il più bel sogno che io abbia mai fatto prima d'ora"
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