CAPITOLO 16

Dopo quel giorno tutto fu particolarmente strano per Elena.
Era rinata ma allo stesso tempo non si sentiva bene con lei stessa e col mondo.
Non sopportava Armando e Claudio, le sue spine nel fianco.
Ma riusciva allo stesso tempo camaleonticamente a stare con loro. Voleva cancellare Vito Mariani dalla sua vita ma non ci riusciva.

Si era infatuata di Mattia, solo per pochi messaggi e poco altro.  Forse aveva capito che Vito non sarebbe più tornato ma che non doveva più tornare in realtà.

Forse aveva bisogno di stare tranquilla con l'anima in pace e lontana dal passato.

Tutti i giorni sperando di beccare Armando lo psicologo, beccava l'altro in università e quindi ciò la confondeva.
Stando a varie ed eventuali ricerche fatte da Elena per conoscere un pó i suoi possibili "Vito 2",vide di capire un pó di più di entrambi.
Notò poche cose da entrambe le parti.
Mattia aveva molti followers ma di ragazze neanche l'ombra, non si sarebbe sentito con Elena sennò.

Di Armando non sapeva niente se non che abitasse nel quartiere affianco al suo e che avesse frequentato il liceo classico a scuola sua, ma non sapeva il cognome.
Vide sul gruppo di scuola, ne trovò un sacco, ma nessuno sembrava essere lui. Ne individuò uno e credeva fosse lui, dato che gli assomigliava.
Andò ad aprire il profilo Facebook e vide che era fidanzato da anni, pensò che si fosse lasciato con la ragazza da un anno quasi, poiché di foto non ce n'erano più.
Avrebbe voluto competere con una così? Assolutamente no. Lui sicuro il tempo per pensare all'amore non lo aveva.
Elena non era brutta e mai ha pensato di esserlo. Era solo insicura.
Elena pensò che forse era meglio Mattia. Forse ebbe ragione.

Gli altri giorni li passò a perdere tempo e provando a studiare, era un pó impossibile, con tutti i pensieri che aveva.

Un giorno in particolare le fece scattare la molla e si svegliò improvvisamente. Il 7/11.
Per lei era un giorno familiare, grazie al suo amore per Manzoni era inevitabile non ricordare il 7 Novembre 1628 giorno del matrimonio tra i due promessi sposi. Da sempre per Elena fu un giorno memorabile.
La giovane indossò una camicia di merletto marrone, con un cardigan giallo. Aveva il jeans blu indossato anche al weekend di Sorrento. Portava i capelli sempre lunghi e legati nello chignon.
Quel giorno, tanto per cambiare pioveva tanto  e non alzò un pó d'acqua da terra. Elena odiava la pioggia e tutto ciò che riguardasse il tempo uggioso. Era solare e odiava gli imprevisti.

Le sorprese non finirono.

Lei avvistò gli amici con cui stava e chiese gentilmente:"Dove andate a mangiare?"
"Non lo so. Forse qui, forse cambiamo." aggiunse Vincenzo.

Elena continuò a seguire l'amico e Claudio.
"Allora andate qui. Mi avevi detto che non lo sapevi."
"Elena non ci seguire." disse Vincenzo lapidario e freddo. Non sapeva se fu detto in senso ironico o serio, però lo disse.
La ragazza, già a pezzi psicologicamente, si sentiva rifiutata.

Nonostante ciò lo seguí lo stesso, ma sedette lontano dal gruppo dell'amico fidato, che non era lui, ma un altro.
Quest'anno decise di attaccarsi ai ragazzi di storia che facevano Arte contemporanea assieme a lei, all'inizio andava tutto bene, poi è precipitato tutto.

Essendo orfana di Piotr, Ludovica e Pacifico, non avendo più con chi mangiare e stare assieme, andò a mangiare e si uní con i ragazzi che facevano arte assieme a lei. Degno di nota era che finí nella tana del lupo dove c'era Claudio. Purtroppo Elena era forte, ma non così tanto, Vito l'abbatteva sempre. Era l'unica persona che riusciva ad abbassare le difese immunitarie di Elena, era l'unica che allo stesso tempo l' amava e l'ammazzava con la stessa facilità. Lei povera sventurata pensava che stando con Armando e Claudio potesse vivere legata a Vito poiché loro due potevano fare da ponte.
Si distruggeva con le sue stesse mani.
Mentre ripensava a tutto, andò in aula studio a leggere il libro "Le Origini del Totalitarismo", senza successo però.
Preferì lo sfogo in uno pseudo pianto liberatorio in chat con Giò, con Ludovica e con Pacifico.

Scrisse a Giorgio 2:"Mi vuoi bene come ti voglio bene io, oppure siamo amici a convenienza, di cazzeggio e altre cose? 💔"
"Ma sí che è successo? All'improvviso? Ma quale amica di cazzeggio? "
"Ho litigato con Vincenzo, seh litigato. Ha fatto tutto lui in realtà. Ha detto vicino a me non ci seguire. Questo solo perché ovviamente io stavo camminando dietro dietro a lui e Claudio.
Poi gli avevo banalmente chiesto cosa facessero, dove andassero a mangiare. Avevo preso l'abitudine di mangiare con loro perché non sto col mio gruppo."
"Ma quello è scemo. Ma poi a te che te ne frega dei gruppi, degli amici. Oh. Pensa a te a laurearti. Non pensare nemmeno all'amore."
Elena poi presa dalla tristezza scrisse:"Ma poi devi vedere che con Claudio stavo riuscendo a starci, nonostante tutto, mi manca Vito."
"Aeh lo so. Cerca di pensare a te."

Parlò con Ludovica che senza mezzi termini diede dello stronzo al ragazzo che l'aveva trattata male, fu la seconda volta che accadeva. Lei credeva che automaticamente avessero fatto pace, invece non fu così. I due non chiarirono mai realmente.

Pacifico invece le disse di pensare a lei, fare uno sforzo enorme per dimenticare il resto. Doveva pensare alla sua vita.
Lui era una persona stupenda che assieme agli altri due amici l'avevano rassicurata e aveva provato a farle capire quali fossero le cose importanti.
Cercarono i tre di farle capire che lei era unica, che era una bellissima persona che aiutava tanto e riceveva poco in cambio. Ovviamente  con loro era diverso,  avrebbe sempre ricevuto di più di quanto lei dava.

Quella stessa giornata rinacque dalle ceneri. Era diventata cinica, libera, colei che dava pan per focaccia a chi lo meritava.
Voleva voltare pagina, prendersi Mattia, lo avrebbe fatto se solo ci fosse riuscita a dimenticare Mariani. Ecco che le scattò qualcosa dentro.

Camminando in Via Marina, dove c'era il suo dipartimento, beccò il giovane Vincenzo, il ragazzo dell'esame di Storia Moderna e l'alter ego di Vito nella sua università. Quello era bello e identico al suo Vito. Si salutarono e lei ne fu contenta. C'era una tipa vicino a lui. Chissà chi era.

"Ohi che ci fai?"
"Io sto andando a seguire, tu?"
"Io mangio e poi mi vedo con gli amici."
"Fatto qualche esame?"
"Si tutto ok. Ho preso 28 a Storia Contemporanea, tu?"
"Io invece 27 ad un altro. Wa grande brava!"
"Grazie mille!! Bravo anche tu."
"Ci vediamo dai! Ciaoo"
"Ciaoo cara!"

A momenti il cuore le saltava dalla gabbia toracica. Nonostante fu un breve contatto tra i due, lei sembrava stralunata.
Non si aspettava di vederlo, era quindi sorpresa.

Dopo andò in dipartimento e si sedette sulla scala sita al centro dell'edificio. Lí si sedette e aspettò Mattia, Ettore e Vincenzo che avendo finito la lezione uscirono dalla porta porpora del dipartimento.
Li vide avanzare verso l'uscita e finse di non vederli. Sapeva sicuramente che i tre amici sarebbero andati al bar assieme.
Da lontano li guardava, voleva vedere dove sarebbero arrivati, se l'avessero salutata.

Mattia aveva un pantalone della Roba di Kappa rosso e nero, elastico con gli stivaletti marroni, una maglietta strettissima bianca, un giubbotto beige e lo zaino Kipsta rosso, con il PC dentro, come da abitudine .
Era molto bello.
L'amico di lui, Ettore aveva gli occhi azzurri, i capelli corti e biondo cenere, portava gli occhiali altrettanto blu. Era amante degli orecchini con le piume e varie altre collane con la stessa fantasia che sfoggiava senza il minimo problema. Aveva la cartella della Nike azzurrina, con una serie  scritte bianche e blu.
L'altro amico dei due era  Vincenzo. Lui, non molto attraente a dire di Elena, era più robusto degli altri due, meno simpatico e a pelle non correva buon sangue tra lui e Elena. Vincenzo comunque era un bel ragazzo capelli neri, occhi castani, bella statura. Ciò che colpiva più del resto erano le Jordan Verde acqua e nere con una rosa e i lacci bianchi che il ragazzo sempre indossava. Elena a lezione aveva guardato tutto e da ottima osservatrice non ha mai fallito.

Elena intenta a guardarli da lontano, prese il cellulare e poi fu sorpresa da una voce.
"Ciao Elena, tutto bene?"
"Ciao Mattia, sí tutto bene. A te?
"Tutto apposto. Che ci fai qui?"
"In realtà non avevo lezione e quindi... Eccomi qui. Tu?"
"Io l'ho appena finita. Ora andiamo noi."
Li lasciò andare. Poi disse:
"Mattia posso venire anche io con voi?"
Lui guardò gli amici e poi le diede cenno d'assenso. Andarono al bar tutti assieme e si formò un gruppo enorme di gente che si accingeva a defluire verso Corso Umberto I. Dopo andarono da Sparks, una libreria grandissima a più piani sita in Piazza Bovio, di fronte alla fermata metropolitana Università.
Questa che era anche angolo bar, con molti spazi grandi e un angolo studio sui piani superiori, divenne il loro punto di ritrovo del martedì, ma anche dei post-lezione di storia dell'arte contemporanea.

Camminavano lei e Mattia vicini, a tratti correvano lasciando gli altri indietro e parlavano.
Erano attorniati da Ettore e da Vincenzo. Poi si aggiunsero le ragazze a cui Elena si uní. Non tutte erano entrate in empatia con la ragazza che si sentiva integrata nonostante la brutta giornata. 

Elena era contenta, pensava di poter voltare realmente pagina, cancellando tutto quello che aveva vissuto con Vito. Certo che non poteva sostituire Quarta con Mariani, beh questo non era ancora possibile. Si era promessa di vivere, vedendo il mondo cosa le poteva dare e soprattutto se c'era posto per lei.

Continuava a pensare che il filo diretto che c'era con Vito non si sarebbe mai spezzato, perché il loro amore era più grande di ogni distanza e di ogni divieto. Lei sapeva che in realtà non era così. Forse non avrebbe amato solo lui, ma ne sarebbero arrivati altri che lei avrebbe accettato volentieri, non si sarebbe accontentata ovviamente. Certo in loro forse forse avrebbe cercato un grammo di Vito anche se era parecchio difficile eguagliare una bellezza simile, un modo di agire senza rivali e senza la minima malizia. Vito era Vito e gli altri erano gli altri, per la giovane Elena era così, sicuramente sembrava una banalità ma era la verità, purtroppo.
Nonostante quel giorno stesse una vera schifezza e dunque si sentiva sicuramente debole e sfiduciata. Anche se era sfiduciata, decise di provarci con Mattia tanto da perdere non aveva nulla, sennò il suo debole carattere o la sua velocità nell'affezionarsi a gente dapprima sconosciuta, poi divenuta  importante. Era un brutto difetto effettivamente quello di Elena. Colpa sua neppure era se credeva nell'amore, quello vero, che pure se è bello da provare ti ammazza dentro. Quello a prima vista o ancora quello che ti sorprendeva, probabilmente.
C'è da dire che nel mondo d'oggi, non depravato e malato, ma cambiato e parecchio diverso da quello a cui Elena tanto aspirava, aveva posto solo per le avventure o per le relazioni di amici coi benefici.

Da quel giorno le lezioni di arte contemporanea furono più rilassanti, produttive, le diedero quella spinta in più che aveva perso. Evitò i suoi colleghi di storia e iniziò a legarsi ai ragazzi di arte, riuscí a non evitare l'amico di sempre, Claudio De Santis, quello che neanche lo scorso ottobre le piaceva, ma ora erano amicissimi, confidenti e tanto altro.
Era presa da Mattia e non disse a nessuno dei suoi amici che ci teneva a lui, solo a Giorgio 2,con cui di amore, conquiste e tante cose parlava, a lui voleva davvero bene, sapeva che su di lui poteva sempre contare.

Molti giorni si vedevano a lezione, si guardavano intensamente, lui osservava i suoi movimenti, entrambi si volevano forse però non si conoscevano bene per sapere le reali intenzioni. Elena voleva provare, lui forse no. O forse non si sa effettivamente. Nessuno era Vito e basta.

Tutti i giorni si vedevano, poco parlavano poiché il tempo era poco, si osservavano e studiavano, ma nessuno poteva prevedere mosse nuove ed eventuali per conquistare l'altro.

Mentre Elena aveva una pace interiore parecchio debole e tanto poco equilibrata, però insomma trovava l'integrità persa. Credeva che almeno a casa avrebbe trovato il porto sicuro in cui rifugiarsi, invece anche la situazione a casa Moretti era precipitata improvvisamente.
Sara si era fidanzata con un tale Christian, ragazzo della comitiva del mare. Era proveniente da un paesino vicino quello di Mattia e ai genitori di lei non andava assolutamente bene poiché non sapevano nulla di lui ma soprattutto della sua famiglia.  Marzo due era arrivato e  almeno questa volta non era Elena a vivere l'inferno.
Quella stessa giornata si scopre che il fidanzato di Sara era figlio di un elettricista che purtroppo non lavorava più, percepiva pensione poiché ebbe un infortunio sul lavoro, figlio poi di una casalinga madre di altri due figli oltre al ragazzo. Fu uno shock per i genitori delle ragazze poiché effettivamente loro erano appartenenti ad un ceto sociale più elevato e dunque osteggiavano la relazione appena nata con il ragazzo.
La giovane era triste, stava malissimo, urlava, sbraitava e soprattutto minacciava atti inconsulti pur di stare col ragazzo, che era diventato già l'amore della sua vita in pochi mesi e in un solo giorno. Sara era molto diversa da Elena, aveva più fegato, sicuramente le capitava di impuntarsi e farsi valere. Ecco che riusciva a fare in modo che tutto ciò che accadesse di negativo fosse colpa dei genitori e della situazione stressante e orrida che stava vivendo lei, ma ancora di più era capace a differenza della sorella di mettere ad un bivio i suoi.
Diceva: "O Christian o niente. Lasciatemi stare."

Elena stava a guardare, ma non perché non le interessasse, ma soltanto perché il suo mese di merda lo aveva avuto e per ora si sentiva come rinata. Forse era egoista a non interessarsi o a non mischiarsi in situazioni che non riguardavano strettamente lei. Forse voleva che pure la sorella che tanto l'aveva criticata per il forte sentimento che provava per Vito, che voleva a tutti i costi, nonostante il padre, la madre e i Bonetti, adesso soffrisse un pó come aveva già fatto lei, perdendo la cosa più importante.
Forse era cattiva, o forse aveva talmente sofferto lei, che non le interessava il mondo esterno. Questo anche se si parlava di sua sorella, il suo sangue, la persona a cui diceva sempre tutto. Forse era entrata nel loop più schifoso del mondo: "non me ne fotto perché non è affar mio e perché non riguarda me strettamente."
Voleva evadere da casa, le faceva schifo l'ambiente che si respirava, da casa accogliente in cui stai bene, ridi, scherzi, era diventata un campo di battaglia su cui si schieravano le forze in campo e si combatteva ferocemente e dunque si finiva solo a farsi del male tutti.
Elena dunque voleva evadere e andare il più possibile in università e star lontano da casa per non respirare aria tossica.

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