CAPITOLO 13
OTTOBRE 2023, 3° ANNO DI UNIVERSITÀ.
Elena era pronta a viversi il nuovo anno di università, il quale era pieno di incubi, esami lunghi, complicati e soprattutto a scelta. Doveva scegliere gli esami in base al suo futuro lavoro, facendo ciò rischiava di perdere i suoi amici di sempre. Doveva pensare a lei e mettere in preventivo di stare con pochi di loro. Infatti ci riuscí, dopo un pó di tempo e litigi stupidi con la madre.
Fu un anno diverso, più che altro per il suo futuro.
Era spaventata a dover ripercorrere tutte le strade di Napoli, solo perché le ricordavano Vito e tutto ciò che successe l'anno precedente. Infatti non ci fu una volta in cui non lo pensò, nonostante sapesse di dover andare avanti con la sua vita.
Il 2 Ottobre riprese la sua frenetica vita universitaria. Scese da Via dei Pini 12, ultima strada del suo quartiere. Tale situato vicino ad uno dei tanti ospedali dove suo padre lavorava.
Lí vicino sorgeva anche la stazione ferroviaria dove lei saliva e scendeva.
Il quartiere era confinante al lato sinistro col quartiere d'Èlite San Giorgio a Cremano.
Scese logicamente accompagnata dal padre in macchina e andò in stazione. Stava per riprendere la sua vita di sempre, con nuove emozioni ed avventure varie che l'avrebbero fatta cambiare prospettiva.
Appena giunse in Università vide i suoi amici più stretti, Ludovica, Pacifico e Piotr. Poi vide Giorgio 2 e tutti gli altri.
Iniziò un corso sulle correnti imperiali. Non tutti seguivano i suoi stessi corsi, quindi dovettero separarsi.
Neanche a farlo apposta prese quel corso perché le piaceva. Poco dopo entrata in aula apprese che c'erano Claudio ed Armando. "Quei due erano una persecuzione!"
Lei però era più forte, aveva mille volte e poco più pensato di chiedere ai due perché Vito l'avesse sbloccata in telegram, ma ovviamente non lo fece. Loro due sicuramente non sapevano ciò che era accaduto a Maggio tra Vito e Elena, quindi era un tentativo inutile che avrebbe rivelato l'irrivelabile. Infatti stette zitta per lungo tempo senza compromettere né il suo rapporto con loro, né il rapporto tra i ragazzi e Vito.
Iniziarono altri due corsi importanti:Filosofia teoretica e l'altro di Storia dell'arte contemporanea.
Elena li scelse. Si portò Claudio, che era quello che sapeva meno di tutto rispetto ad Armando.
Tirando le somme fu un semestre particolare, pazzesco per le cose spiegate e conosciute. Ma dal punto di vista psicologico per la ragazza furono devastanti. Era una tortura avere quei due intorno.
Avere loro due intorno le faceva pensare al suo uragano che aveva lasciato per lasciarsi liberi, perché era una situazione veramente brutta per loro. Erano giovani non riuscivano a gestire tutto da soli. Era impossibile.
Elena cercò di fortificarsi parlando con Marco, con i suoi genitori anche (omettendo molto circa l'argomento Vito.)
Loro le dissero di fare nuove amicizie, lasciare stare quei due che facevano da ponte per Vito. Era un'ingiustizia forse, ma doveva andare così.
Conobbe nuove persone, nuovi amici e probabilmente era pronta a fare spazio nel suo cuore ad un'altra persona, non era semplice e non lo fu.
Era un cuore completamente rotto, spezzato e senza possibilità di essere aggiustato. C'era Vito che doveva e poteva aggiustare tutto, solo che erano lontani e non doveva esserci margine di avvicinamento tra i due. Elena non voleva e doveva caderci la terza volta per cercarlo. Doveva stare al suo posto. Le sembrava una cosa impossibile da fare, ma alla fine riuscí a starci al suo posto. Lo doveva ai suoi genitori, che non sapevano di Maggio, ai suoi che le avevano dato fiducia. Non voleva infrangere di nuovo la regola più importante e le varie promesse fatte ai suoi genitori. Non poteva, nonostante avesse voluto con tutta se stessa spiegargli che lo amava e che lo aveva fatto per lui, per lasciarsi liberi, nonostante al cuore facesse un male cane. Secondo lei avrebbe avuto poco senso quando poi avrebbe dovuto lasciarlo di nuovo e non dandogli spiegazioni sufficienti per farlo.
Tutto Ottobre sembrò andare bene. Parecchi giorni le furono rovinati dall'ossessione Mariani.
All'università si iniziava a carburare col corso di filosofia teoretica e col corso di Storia dell'arte. Iniziavano ad essere interessanti ma tanto stressanti. Soprattutto arte era ricco di gente da conoscere. Erano tutti già formati in gruppo ed era difficile scalfire quelle conoscenze per entrarci dentro.
Il prof era davvero bello, ad Elena piaceva moltissimo. Era alto, magro, giovane sui quaranta circa. L'unica cosa che lo rendeva brutto era la dentatura non perfetta, era un dettaglio trascurabile, a tutte le ragazze piaceva nonostante questo difetto.
Fronteggiare il corso di filosofia teoretica invece era un pó dura solo per l'aria fritta che si respirava.
Tale era pesante a causa della presenza dei ragazzi che a lei creava a lungo andare oppressione e asfissia.
La docente era una donna molto carina, affabile e tanto disponibile con i ragazzi.
Un giorno particolarmente intenso dove tutto iniziò fu tra l'11 e il 12 Ottobre.
Tra i tanti pensieri che aveva pensava a Vito, a loro due, a tutte le telefonate che facevano in passato. Vide una serie tv un pó macabra con sua madre e sua sorella.
Qui fu l'inizio della fine.
La notte sognò molte cose
Tutto le sembrava vivido e di una realtà spaventosa.
Aveva sognato di Vito, che era il suo fidanzato. Erano insieme nella macchina di lui, parlavano tra loro.
Improvvisamente due uomini con una pistola volevano sparare Vito. Erano probabilmente gli uomini del Clan rivale dei Bonetti.
"Tu si o figlij e Mariani. O ver eh?"
"Ma che volete. Chi siete?"
"A. Che bravo uaglione. E nuij to o dicimm a te? Aahh. Aizza e mane."
"... Alza le mani!" Disse Elena spaventata.
"Uh. E chesta bella giovane chi è?!"
"Nun a tuccà. Lasciala stare. Nun a guardà manco." Disse Vito, parlando in napoletano per la prima volta nella sua vita.
"Ohhh statte calmo uagliò. Chi a tocca."
"Aizza e mane sino a spar e nun ce sta cchiu."
"Noooo. Devi sparare a me. Lei non c'entra niente con voi. Io sono il figlio di Aldo Mariani. Lei non c'entra."
"Piccerí si sta cu tte ci azzecca. Eh. Capit mo...!!"
"Aizza e mane, sennò ti faccio vedere io, capit."
Elena, piena di paura e ansia, stava zitta e non parlava, voleva che andassero via quei due bastardi.
"Amo fai quello che vogliono... Ho paura"
"Anch'io. Scusa se... È colpa mia."
"Alt. No. Non c'entri nulla tu. Lo so io chi c'entra qui. Amo andiamocene."
"Ah sì. Ecco qua. Non volevo ma mi costringi....."
Improvvisamente l'uomo spara un colpo. Elena si butta per salvare Vito. Prende quel proiettile in pieno per salvare il suo ragazzo, che doveva prenderlo al suo posto.
La traiettoria del proiettile prende in pieno il petto di Elena, Vito lo vede entrare ma non uscire. Non riesce a capire nulla, sa solo che la sua fidanzata lo ha preso per salvare lui. Si immobilizza e sta zitto, vorrebbe fare di tutto a quel bastardo che l'ha sparata, ma non lo fa. Non si muove, è impassibile.
"O proiettile era pe 'tte. Si proprio nu figlj e zoccola. Te si salvat Mariani. O prossimo si tu, o mammeta, o fratet, o cocc strunz re cumpagn tuoij.
Io saccio tutte cose e te. Statt accort."
Vito non disse una parola, era in panico. Pianse per la sua fidanzata che aveva la maglia piena di sangue.
"Eleeeee. Noooo. Che cazzo hai fatto.?.... Elenaaaa. Elenaaaa. Elenaaaa."
Vanno in ospedale, lui chiama tutti i suoi familiari, i suoi amici.
I genitori volevano ammazzarlo ma non lo fecero. Elena si svegliò dopo una trasfusione fatta dallo zio e dopo un intervento lungo. Chiese di Vito ovviamente.
Non seppe come andò a finire il sogno poiché si svegliò di soprassalto con un groppone allo stomaco. Non riusciva a capire che fosse successo, se era vero o falso. Se era single e libera o se c'era Vito.
Non capiva un tubo.
Quella mattina andò in Università era Giovedì. Il loro giorno pensò. Era contenta di scendere si sarebbe svagata.
Là camminando incontrò dei ragazzi che andavano a scuola sua al liceo. Erano più grandi di lei, non li conosceva di nome, bensì di vista.
Erano entrambi alti. Uno era magro con la barba e i baffi, gli occhi azzurri scuro, da sembrare castani. Aveva i capelli biondo cenere.
L'altro Mattia, era un pó più robusto, frequentava Medicina e frequentava lo scientifico al liceo.
Il ragazzo che proseguí la strada con Elena si chiamava Armando. Era un ragazzo di poche parole, poco più grande di Elena di tre anni.
Di lui disse ben poco all'inizio. Era più Elena a parlare di sé. Lui l'ascoltava, probabilmente era ammaliato dai discorsi di lei. Erano discorsi stupidi che facevano circa la sua passione per la storia ereditata dal padre o i vari problemi ai denti che aveva scoperto.
L'altro lo perse di vista.
Aveva già adocchiato il tipo biondo. Era un bel ragazzo che secondo lei non si curava molto. Aveva una barba molto lunga e folta da sembrare un filosofo. Elena per questa analogia pensò che fosse studente di filosofia. Poi più sotto scoprí che era uno studente di psicologia.
Tutto il restante Ottobre passò velocemente, con Elena che era in preda a crisi di nervi e di perenne ansia poiché le mancava Vito.
Non riusciva a studiare, a mangiare, a rilassarsi nonostante sapesse di poterlo fare. Infatti mangiava con i conati di vomito e continui sbalzi d'umore. Si rimproverava di averlo lasciato andare perché lo amava ancora. Si malediva per ogni cosa voluta e non ottenuta.
Ne parlava con Giò e con Ludovica più di tutti. Era un suo problema di coscienza, era perennemente assediata dai suoi pensieri e dai suoi compagni che seguivano con lei. La ragazza pensava di poter reggere, ma non riuscí per molto.
Una scossa potente l'avrà quando capirà che lo "psicologo" prenderà il suo stesso treno, quando riuscirà a razionalizzare che Mariani fosse volente o nolente un capitolo chiuso ormai.
Lo capirà parlando con Armando, raccontando un pó per sommi capi tutta la vicenda accaduta tra lei e Vito.
Là inizierà a rompere la barriera difensiva che il ragazzo aveva. Erano finalmente entrati in confidenza.
Si vedevano il Lunedì, Martedì e Giovedì in treno e parlavano facendo la strada assieme.
Elena iniziò a provare qualcosa per questo ragazzo. Si sentiva male con se stessa, infatti chiedeva mille volte scusa al suo cuore poi a Vito.
Il ragazzo si iniziava ad affezionare anche se non le faceva capire nulla, stessa cosa Elena, anche se era prematuro parlare già.
Il 20 Ottobre rischiava di compromettersi con sua madre parlandole della tesi di laurea. Improvvisamente disse:"Non è solo la tesi il problema, è anche Vito."
"Non li sopporto più a Pirra e Marino mi stanno distruggendo. Non voglio più vederli. Non ce la faccio più." La madre indignata le disse:"Come fa a essere Vito se tu lo hai lasciato molto tempo fa? Poi ma che te ne frega di quei due? Lasciali stareee.
Sei stupida, tale e quale a tua nonna che sta ancora a pensare a quello di quando era giovane. Ma sei stupida? Manco ti pensa più questo. Tiene la sua vita adesso e tu la tua. La devi smettere di pensare a cretinate."
"Ma poi stai piangendo per la tesi. Mica pet Vito? Vedi."
"Va beh. Tu non capisci meglio così, guarda. Vieni e aiutami a risolvere sto problema." disse mentre continuava a piangere.
Insieme fecero uno schema sulla tesi, sulle convenienze circa i prof migliori e altre cose. Riuscí a calmarsi un pó per lo meno.
Contattò Marco il suo fedele psicologo amico universitario e gli raccontò tutto.
Lui le disse:"Se scrivi assai vuol dire che è grave, se parli tanto in un vocale, tanto vale che mi chiami."
"Allora ok."
"Elena stavo scherzando. Aah dimmi qua. Che è successo?"
"Sempre a stessa storij. Solo che mi sono rotta le scatole di nascondere. Devo parlare sennò.... Basta Marco. Io sono sporca e devono saperlo. Io lo amo e devono saperlo. Io lo voglio. Vorrei essere onesta, dire loro la verità ma temo accada ciò che è già successo ad Aprile.
Non voglio litigare con nessuno, non voglio che mi tolgano il cellulare e mi controllino mentre scrivo alle persone. Non voglio che facciano ciò che già hanno fatto in passato. Potrebbero cambiare un sacco di cose, tipo credo che stavolta di sotto mi butterò seriamente."
"Tu devi farlo. Intendo parlare, lievat stu sasso dalle scarpe, parlaaa. Tanto ti perdonano. Non hai fatto niente di male, mica sei incinta?, mica è un uomo sposato?, oh è un ragazzo più piccolo di me e più grande di te. Non è reato essere innamorata di un figlio di affiliato, cioè, mi capisci?"
"Si già so che starò zitta. Tanto passa e sto segreto resta con me fino a quando non vado nella tomba."
Si calmarono gli animi. Elena prese i libri per studiare, ci riuscí abbastanza. Si calmò, ma aveva sempre quel pensiero del cazzo.
A pranzo mangiò a fatica, ma riuscí a rilassarsi poi, sotto sotto. Si mise sul divano assieme alla sorellina Sara a guardare quella serie macabra da cui è scaturito tutto.
La sera andò col padre dalla dentista e i due parlarono un pó come sempre facevano quando erano da soli, dato il forte legame che avevano.
Disse lui:"Elena tutto apposto? Mica è successo qualcosa col ragazzo? Mica hai fatto qualche situazione? A me puoi dirlo."
"Noo papà, ahh. Quale situazione, è morto e sepolto. Sto in panico per la tesi, poi sí, stare con i suoi amici all'università è pesante e parecchio dura, me lo ricordano, quando io poi vorrei dimenticarlo e basta."
"Devi essere forte è questo il fatto. Devi fregatene è una specie di sottile provocazione. Stai calma. Pensa alla tesi. È pesante ma a te piace quindi fai. Vaii."
Cercò di vivere normalmente e mascherare tutto ciò che era la sua nefasta vita. Per un pó ci riuscí la povera Elena. Resse fino ad un giorno normale alla fine, che poi si rivelò inaspettatamente importante per lei.
La crisi di nervi di Elena cessò.
Il 24 Ottobre incontrò nuovamente Armando.
Stesso copione, stessi discorsi sui denti, sulla psicologia e sulla storia. Poi Elena gli chiese:"Ma tu di dove sei?"
"Sono di San Giorgio."
"Waa. Oddio, bellissimo. Io abito lí vicino insomma."
"Bene!!"
"Di che zona preciso?"
"Via dei Tronchi."
"Via dei Tronchi? Mah ci abitava mia zia lì quando si è sposata. Poi si è trasferita dopo.
Ora abita a Via dei Pini, una lunga strada piena di palazzi, là infatti ci abito pure io."
"Ah sì. Conosco. Ci abita un mio amico. Ho capito anche come ci si arriva."
"A te bisogna fare la via principale vero?"
"Sí esatto, quella lunga, poi tagli in una viottola e là abito io."
Elena da quel giorno rinacque. Era felice, aveva capito che forse questo ragazzo era quello giusto.
I giorni passarono veloci, si ritrovò al 28 Ottobre in un niente.
Andò a Port'Alba a comprare dei libri di Università che le servivano. Fu tutto normale fino alle 18:50.
Improvvisamente accadde qualcosa che le fece mettere quanto vissuto in discussione.
Anche quello che poteva essere un giorno normale, si trasformò in qualcosa di più.
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