CAPITOLO 1 PARTE 1
Elena, 20enne al tempo, conduceva una vita normale, aveva amici all'università, però, non avevano usanza di vedersi il sabato in gruppo. Era innamorata di un ragazzo dell'università, ma non sapeva se questo ricambiasse il sentimento.
La sera del Sette Gennaio 2023 ,pur preparando un esame davvero duro e complesso, decise di concedersi un momento di relax al cinema con i genitori e sua sorella Sara.
Andarono a vedere "Tre di troppo", il film con Virginia Raffaele e Fabio De Luigi, che trattava di due protagonisti che vivevano la loro vita rilassati, senza problemi e 'senza figli soprattutto'. Proprio per questo non capivano le esigenze degli amici, che ne avevano molti e vivevano in funzione loro.
Di conseguenza non capivano neppure come si sarebbero dovuti comportare con i bambini.
Avranno una maledizione da parte degli amici con figli, che condanneranno i due ad avere figli ed anche un'esistenza infelice, rispetto a quella precedente che avevano.
Alla fine, però, si legheranno a questi bambini, che poi adotteranno realmente, cercando di non vivere come era accaduto nella maledizione. Questa successivamente la riescono a rompere, vivendo serenamente.
Dopo aver commentato con i suoi genitori il film visto, che le era piaciuto anche tanto poiché era divertente, molto carino e anche istruttivo dal momento in cui spiegava le paure dei genitori sugli errori, secondo lei educava anche al vivere positivamente in armonia con loro.
Dopo aver detto le sue impressioni accadde qualcosa di diverso dal solito.
Infatti di ritorno dal cinema, in ascensore, si imbatté in un segui su instagram di un ragazzo, Vito Mariani, che seguiva colleghi di università di Elena.
Lei fu colta improvvisamente da scariche elettriche ed una sensazione di pesantezza allo stomaco, era spaventata, ma allo stesso tempo attirata.
Dopo essere rientrata a casa, andò nella sua cameretta, completamente arredata con un armadio in legno ciliegio ed olmo, con mensole di legno ciliegio e dipinta di glicine, suo colore preferito.
Aveva un letto magenta e viola scuro, per richiamare gli accessori della stanzetta tutti tendenziali al violetto o al glicine e tutte le sue sfumature.
Era una camera molto gradevole e spaziosa, tipica di una quasi 21enne, fresca e spensierata.
Ai laterali del muro, in fondo, aveva degli armadi a quattro ante ciliegio ed olmo alternati tra loro, sulla destra invece aveva le librerie, di diverso colore, ciliegio, la prima e poi la seconda era betulla con sfumature di glicine e violetto.
Questa era più grande e permetteva di riempirla. Infatti aveva tantissime fotografie con la sua famiglia e con i suoi amici di università.
All'altra quella più vecchia aveva foto con il nonno, sua sorella e qualche sua amica del liceo a cui si legó e in più moltissimi libri, distribuiti per anni ed età negli scaffali.
Quando poté, libera dall'incombenza dei vestiti riposti in armadio e dalla borsa da svuotare, accettò finalmente pur non conoscendo il ragazzo, la richiesta.
Dandosi alibi per essere stata presa alla sprovvista, giustificó a lei stessa di averlo fatto perché Vito conosceva i suoi amici di Università.
Sicuramente la ragazza ne era incuriosita, il ragazzo le piaceva a pelle.
Avrebbe dovuto guardare un pó il suo profilo per capire che tipo fosse. Appunto lo fece e dopo un'accurata analisi del profilo, constató che aveva una bellezza normale, non era eccelso. Non aveva una bellezza tipica da modello, però mise in preventivo che poteva piacere.
Aveva gli occhi castani, i capelli castani, i baffi e la barba. Era l'archetipo dell'uomo ideale di Elena.
A lei certamente non piacevano i ragazzi dai lineamenti marcati. A quelli preferiva i ragazzi con i baffi e la barba, che avevano una faccia pulita ed onesta. Quelli che sembravano forti ma che in realtà avevano un cuore 'grandissimo'!
Ah Elena..Eh sí, aveva le idee chiarissime in tutto, era davvero sicura, ovviamente però mai lo è stata di sé stessa.
Era una timidissima della prima ora, che ci poteva fare? Però forse forse in questo caso non fu così timida o forse si lasciò trasportare.
Subito avvertì di nuovo un peso enorme allo stomaco, che le si chiuse definitivamente quando il ragazzo la contattó.
Elena non sapeva cosa fare, entrò in confusione, tremava tutta, aveva freddo ed un pó d'ansia, tipico suo, nel momento in cui affronta una situazione nuova.
Dopo aver esaminato accuratamente la questione, ascoltando i Police dalle cuffie decise di rispondergli al messaggio dopo 10 minuti, utilizzando la tecnica di chi voleva farsi desiderare, chi può dirlo.
Il ragazzo che era appassionato di calcio proprio come lei e tifando Napoli gli commentó la storia che aveva condiviso, ovvero quella dell'acquisto di Bereszyński.
Lei qui dopo che gli fece aspettare 10 fatidici minuti poi si decise, finalmente.
Parlarono per quel po' che restava della sera del Napoli, dei calciatori Di Lorenzo e del super investimento fatto con Khvaratshkelia.
Aggiungo solo che nessuno dei due era capace di scrivere questo cognome né tantomeno di pronunciarlo.
"Khvaratshkelia io proprio non so scriverlo, lo sai?", disse lui.
"Lo sai nemmeno io, però sono andata ad impronta, l'ho scritto senza leggere su google, ti giuro!"
Vito qui, stupito da Elena che aveva scritto bene il nome del calciatore, le disse:"Come è davvero difficile da scrivere questo cognome, io non so scriverlo, tu lo hai sicuramente scritto meglio di me!"
Aggiunse ancora:"ahhh ma lo sai che solo a pronunciarlo mi si accartoccia la lingua su sé stessa!?"
Elena rise e poi gli confermó: "Ho la tua stessa identica reazione nel pronunciarlo!"
Erano affini, neppure si conoscevano e già sembrava che si completassero. Si era già creata la chimica.
La ragazza gli chiese:"Ma scusa, perché conosci i miei amici di università, Armando e Claudio?"
Dopo questa domanda, andò a dormire e non gli diede la buonanotte, lo lasciò sospeso, vista l'ora tarda.
Era una tattica logicamente, voleva vedere se l'avesse cercata, ma siete così poveri d'animo? Oh mio dio, Elena poteva essere tutto, ma non cattiva e spietata, questo mai.
La mattina dopo, dovendo scendere presto, la giovane accese il cellulare di fretta, in macchina del padre Daniele. Aveva una Suzuki Vitara rossa 4X4, comprata da quasi un anno. Era davvero grande e spaziosa, piena di accessori fantastici.
Non si utilizzava più lo stereo per ascoltare le canzoni, bensì la pennetta USB.
C'erano un sacco di dispositivi elettronici, ad esempio prese di corrente per caricare i cellulari o le cuffiette o altri dispositivi, tutto era ultra moderno, diverso dalla loro vettura precedente.
Secondo Elena la precedente macchina era perfetta, aveva un motore fortissimo, che ella aveva stampato nella testa ed era davvero bella!
Era una Peugeot canna di fucile, con fari posteriori molto ben riconoscibili, ma soprattutto quelli anteriori che se accesi, erano azzurro ed arancione, quindi effetto gas. Sembrava uno squalo se guardata dal lato anteriore, era tutta finzione.
Aveva un legame prettamente affettivo con la macchina vecchia del padre, lei e Sara avevano vissuto gli anni più belli della loro vita, erano cresciute lì dentro.
La nuova macchina non era assolutamente male, solo che lei non la preferiva tanto, ci avrebbe fatto l'abitudine.
Nel mentre, data la lentezza del cellulare nel riprendere le funzioni stabilite, Elena tra un aggiornamento delle applicazioni e un'ottimizzazione del sistema, si aspettava di ricevere un suo messaggio che non era arrivato. Addirittura credeva che il ragazzo non le avesse risposto o che si fosse stancato già di lei.
Oh quante paranoie, aveva 20 anni ma sembrava un'adolescente alle prime armi.
Elena non sembrava, purtroppo lo era ancora, non aveva mai avuto un fidanzato ed infatti era spaventata dai baci travolgenti. Aveva paura di tutto poiché non aveva sperimentato mai nulla.
La nostra protagonista era sfortunata in amore, infatti non le andava di soffrire per persone che non meritavano le sue lacrime.
Nonostante la paura, l'inesperienza e la marea di porte chiuse però si sentiva pronta per una storia d'amore.
Fortunatamente il cellulare si riprese dallo shock mattiniero e Vito tornó alla carica ed due riattaccano la conversazione.
Le rispose:"Sai che ci conosciamo perché usciamo insieme e ci vediamo quando si può dato che studiamo in facoltà diverse. Loro sono i miei più cari amici"
I due ragazzi studiavano alla facoltà di Storia come lei e Vito invece studiava alla facoltà di Giurisprudenza. Tutti e tre erano al secondo anno.
Elena gli disse:"Wow davvero? Loro non mi hanno mai parlato di te, onestamente. Eppure parliamo di tutto. Non siamo proprio legati, però ci supportiamo sempre, facciamo molti esami assieme, non so se sai!"
La ragazza voleva capire esattamente l'età di Vito, non le tornavano i conti o forse credeva che fosse più grande di lei di qualche anno. Si tolse un dubbio e glielo chiese.
"Vito, scusa, ma tu quanti anni hai? "
Lui disse:"Ne ho 21, non solo, sono il più grande del mio corso, sono un 2001. Appunto sono nato il 15 Agosto del 2001."
Proseguí:"Qualche anno prima tentai il concorso nelle forze armate, ma non sono stato preso. Poi mi iscrissi all'università. Vorrei fare il Magistrato o il Notaio."
Elena impallidì.
Le sarebbe piaciuto in divisa ed infatti non si risparmió con complimenti e faccine, le aggradava logicamente anche il magistrato o comunque il notaio, lo aveva già promosso insomma.
Lui era incuriosito da ciò che voleva fare dopo la laurea, infatti glielo chiese.
"Ma te che vuoi fare dopo la laurea, hai già un'idea?"
Lei apparve super sicura su ciò che voleva fare. Gli disse: "oh sì, però non so se riesco, vorrei insegnare al liceo letteratura italiana, storia e filosofia, forse latino alle medie e se riuscissi a conseguire un dottorato in storia contemporanea, la mia passione da sempre."
Vito impazzito sicuramente per le idee chiare che aveva la ragazza, le fece subito i complimenti.
"Vedo che sei davvero decisa, bravissima. A me sembra che tu abbia le idee chiare, buono così, le aggiunse un cuore rosso".
Lei modesta, come sempre, sfacciatamente onesta o con una voglia desiderosa di aver complimenti dal giovane, disse di non essere sicura, infatti Vito la rassicuró scrivendole quelle belle parole.
Appunto la bella ci era riuscita a strappargli un complimento, ahahah grande!
La conversazione continuò fluentemente per tutta la domenica, salvo ovviamente le interruzioni.
Appena arrivó a Salerno, vide gli amici del mare di Sara con i genitori, infatti si dovevano vedere per un'uscita decisa da molto tempo che però non si organizzava mai.
Era felice, ma allo stesso tempo un pó strana, aspettava i messaggi di Vito che doveva leggere lontana da tutti.
Elena e sua sorella Sara erano uguali, entrambi magre, con gli occhiali neri, occhi castani e capelli castani lunghi.
Spesso le due sorelle venivano prese per gemelle data la somiglianza lampante che magari a loro due non balzava all'occhio.
Elena e Sara hanno cinque anni di differenza che sono pochi ma pesano a causa delle nuove generazioni che includevano Sara e i suoi coetanei. Infatti queste lasciavano poco spazio a quelle vecchie di cui Elena faceva parte.
Elena portava sempre i capelli legati nello chignon. Lei era comunque più alta di Sara e più truccata di lei. Lei si chiedeva spesso:"Come fanno a prenderci per gemelle? Io sono più alta di te. Si vede." Si arrabbiava notevolmente per questo.
Sara era più sicura di sé, infatti parlava molto. Elena invece era sulle sue, non è detto che Sara fosse migliore di lei, però. Molto spesso le due litigavano in quanto diverse, ma moltissime volte si confidavano, ridevano e scherzavano una continuazione. Elena per Sara è indispensabile. Sarà sempre la sorella maggiore a cercare conforto e conferme dalla minore e non il contrario come nei film. Elena per questo ci soffriva molto, si sentiva scavalcata, per lei era Sara al primo posto, seguita da qualche amico universitario fidato.
A parti inverse, per sua sorella al primo posto o c'era Sonia, la cugina o c'erano gli amici di turno. A lei faceva male.
Camminava sempre vicino suo padre Daniele, con cui aveva un rapporto meraviglioso, sua sorella Sara invece camminava sempre vicino sua madre Costanza.
C'eran divisioni familiari ben delineate. Elena era identica a suo padre, non solo fisicamente, poiché portava gli occhiali come lui ed era molto alta come lui. Aveva il suo stesso taglio degli occhi, ed era la sua versione femminile, magra come quando lui era ragazzo. Infatti avevano anche lo stesso carattere, le stesse passioni per le canzoni antiquate e per la storia come disciplina.
Sara invece era uguale alla madre caratterialmente, aveva le sue stesse passioni musicali e in generale. Sara aveva i capelli lunghi e castani, davvero lisci che sembravano spaghetti. Portava gli occhiali proprio come li indossava anche sua madre. Era davvero simile a sua madre quando la donna era giovane, era magra e aveva una silhouette abbondante.
A Sara però non piacevano le stesse discipline della madre. Dunque pur essendo come lei in ogni mania e fisicamente anche, voleva fare la psichiatra, aveva quasi 16 anni, ma era già determinata nelle scelte.
Sia lei che sua sorella erano davvero sicure di loro stesse, riuscivano a decidere con le loro teste, dipendendo almeno dai consigli dei loro genitori e dei loro amici di classe e di università, ma poi decidevano da sole.
I genitori avevano 53 anni il padre e 52 la madre, erano medico ed avvocato, persone meravigliose e davvero oneste. Forse genitori un pó pesanti però, solo perché troppo presenti.
Dato che amavano le loro figlie e per loro avrebbero voluto sempre il loro bene. Erano uniti tutti e quattro, davvero uniti.
La madre aveva i capelli ricci rossi e portava gli occhiali da vista neri come le figlie.
Era un grande avvocato, molto preparato e con una personalità forte. Una donna davvero intelligente e persuasiva, come le due ragazze.
Quando giunsero dopo aver parcheggiato a Salerno, stettero tutti assieme ad un bar a prendere chi un caffè chi altro e si divertirono. L'orologio correva, dopo un giretto sul corso Vittorio Emanuele di Salerno, pieno di gente proveniente da ogni luogo, da ogni parte, pieno di negozi a bizzeffe, faceva freddo, ma era un giorno gradevole dato il sole.
Elena portava sempre e comunque gli occhiali da sole marroni ed aveva una borsetta grande con sé, personalizzata con le sue emoji preferite, la vittoria ed il cuore. Sempre al Corso si lasciò convincere dal padre a comprare un giubbotto invernale pesante in saldo in un outlet.
Nel frattempo si fece orario di mangiare.
Vito era lì che scalpitava, Elena si spostò, prese il cellulare e si giustificó dicendogli che era in giro, e che per questo rispondeva tardi. Lui volle subito sapere dove fosse ed infatti la risposta non tardó ad arrivare.
Gli disse dov'era e che stava per andare al ristorante con questi amici di famiglia. Lui le spiegó che avrebbe mangiato a breve i cannelloni fatti da sua madre e che appunto avrebbe ripreso gli studi dopo aver mangiato, poi avrebbe visto il Napoli come da protocollo domenicale che si rispetti. Grandissimo. Lui era grandissimo, rideva su tutto ciò che lei diceva, erano affascinati entrambi gli uni dagli altri.
C'era una forte attrazione, a lei non era mai successo prima d'ora di sentirsi con un ragazzo, di provare subito qualcosa senza conoscerlo e soprattutto di voler attuare LA TECNICA DELLA NEGAZIONE DEL SENTIMENTO, solo perché non voleva affezionarsi e soffrire ma anche perché sappiamo che le piaceva un altro all'uni e quindi non sapeva né voleva decidere.
Ovviamente vedeva Vito come qualcosa di nuovo, di bello, che voleva coltivare, aldilà di quel che sarebbe potuto succedere. Era di questa opinione, se la voleva vivere e basta senza pensare alle conseguenze.
Andò poi a mangiare da Pollio, un ristorante a Salerno, tutto decorato con maschere di Pulcinella ed oggetti rossi, blu e verdi di ceramica di Vietri. Ordinarono bruschette con pomodori e radicchio per antipasto,
pasta zucca con salsicce come primo, ed infine il tiramisù come dolce.
Addirittura pensava di non riuscire a mangiare talmente era in ansia per Vito, però era carattere, non poteva far nulla per calmarsi.
Alla fine riuscì a farlo, ed era tutto buonissimo, lasciò solo il tiramisù, perché era davvero piena.
Chiese a Sara:"Sa posso fare il gioco della lattina, l'ho sempre voluto fare, è uno sfizio.", disse lei:"Certoo che puoi, aaah, fammi sapere eh!". Il gioco della lattina non era un vero e proprio gioco, era per perdere tempo. Elena e sua sorella, ma anche molte altre ragazze che loro conoscevano lo facevano usando la levetta che serviva per aprire il thé o la coca cola o qualsiasi altra bevanda in lattina. Era divertente, molto spesso uscivano le iniziali dei ragazzi che si desideravano. Qualsiasi iniziale uscisse si capovolgeva e si vedeva quale fosse. Se usciva dritta era nome, se usciva a rovescio era cognome.
Logicamente se l'iniziale era giusta si teneva conservata. Se era sbagliata invece si buttava nella lattina.
Infatti neanche a farlo apposta Elena lo fece e guarda caso le uscì la V, dritta, simboleggiava un nome.
Lei la conservó gelosamente in borsa, in un vano nascosto. Questa iniziale, uscita anche dritta, simboleggiava il nome "Vito" era da proteggere, qualunque fosse stato l'epilogo del loro rapporto.
Lui le commentò dopo mangiato una storia e subito lei rispose prontamente.
Capí dunque che era una buona forchetta che amava mangiare, proprio come lei, che era un ragazzo sfizioso, era spudoratamente onesto e davvero simpatico.
Si sentiva a suo agio pur vedendolo come un conoscente, si sentiva libera di poter parlare di tutto con lui, sentiva di essere al sicuro anche se non aveva capito ancora perché.
Continuarono a parlare del più e del meno, tipico loro che da un argomento passavano ad un altro, beh si destreggiavano bene.
"Dimmi un pó ma i tuoi cantanti preferiti chi sono!?" "Ne ho moltissimi, ovvero the Weeknd, Starset, Skillet ed Enzo Avitabile".
"Te invece, quanti ne hai?"
"Allora un universo intero, mi piacciono i cantati un pó datati come The Police, Battisti.
Ma ovviamente li mischio con un pó di modernità.
Ci metto Tommaso Paradiso, Elodie giusto qualcosina solo i tormentoni estivi, i Modà, Nek ed i pinguini tattici nucleari"
Si scherzarono un pó sulle canzoni datate.
"Ma è impossibile che non le conosci le canzoni dei Police, Vito daiii.. Sono famosissime."
Lei fidandosi tanto di lui decise di inviargli la playlist creata da lei dove c'erano le sue canzoni preferite del famosissimo gruppo inglese.
La ragazza gli chiese:" Secondo te qual è la mia canzone preferita?"
Vito infatti conoscendola seppur poco, ad intuito disse: "A primo impatto, avviando la traccia mi sembra proprio Every Breath you take. Se indovino cosa ho vinto? "
Lei non rispose, ribatté subito con un'altra domanda. Non sapeva cosa dirgli.
"Come hai fatto? Sono troppo semplice e prevedibile io oppure sei andato a caso?"
Lui le disse:"A primo ascolto mi sembrava giusta. Piace anche a me."
Parlarono poi dopo di altre faccende, come la partita del Napoli che stava per iniziare delle formazioni scelte, dei possibili marcatori e del grande Victor Osimhen. Infatti si staccarono solo per il Napoli, ma dopo la partita continuarono per tutta la sera.
Parlarono sempre del più e del meno, dell'essere romantico, perché Elena lo era, ed anche lui, con qualche sorpresa. Entrambi forse si vergognavano un pó, ma non era una brutta cosa secondo loro. Forse erano solo ragazzi di altri tempi, tutti e due, quindi perfetti gli uni per gli altri, in un mondo orrendo ed ingiusto per loro.
Lui puntualizzó che sull'essere romantico non c'era mulla di strano o di sbagliato poiché effettivamente non era brutta come attitudine. Precisó che alcune ragazze cercavano il bad boy, lui neppure si spiegava perché una ragazza desideri il ragazzo che possa trattarla male. Poi si diede una logica spiegazione, forse alcune han detto così perché non hanno mai provato la relazione o forse perché non sapavano ciò che dicevano.
Da quelle parole era super colpita, era affascinata, disse a lui che stava cercando il suo posto nel mondo, che effettivamente lei come fidanzato avrebbe avuto bisogno uno buono, onesto, tranquillo, che l' avrebbe ascoltata e sostenuta.
Forse voleva uno psicologo ironizzó un po', cercando di camuffare che il fidanzato che voleva in realtà non esisteva.
Vito pensava che il fidanzato ideale sarebbe dovuto essere buono, anche se non fosse stato furbo, o comunque non bad boy diciamolo. Lui puntualizzó dicendo che uno così sarebbe stato perfetto, per Elena infatti un tipo così era l'ideale. Lui infatti auguró alla giovane di trovare un fidanzato così, le disse anche che era una bellissima persona.
Continuarono a sentirsi i giorni dopo e poi si scambiarono i numeri di cellulare. Lei era un po' restía, infatti ha tipo aspettato che lui gli scrivesse prima il suo, poi gli ha dato il proprio dopo. Difficile negarlo a sé stessa, aveva già capito quanto fosse importante per lei questo ragazzo.
Il nove Gennaio passarono su whatsapp e lo aggiunse 'Vito Giurisprudenza' , un nome contatto parecchio anonimo, perché non sapeva come segnarlo. Lui la aggiunse invece 'Ele Napoli cuore blu' .
Decise di non archiviare da subito la chat, voleva vivere normalmente, le piacevano un sacco i messaggi al minuto che gli inviava lui, per farsi conoscere e per conoscerla. Poi però decise di salvaguardare la conversazione mettendola lì in archivio, le faceva più comodo salvarla lì.
Temeva che i suoi genitori ed amici potessero leggere di lei e di questo ragazzo, era gelosa di questo rapporto e non voleva condividere niente con nessuno.
Giorni dopo capí che Vito frequentava Giurisprudenza, ad un'altra università, non alla Federico ll.
Lui era originario di Avellino ed infatti abitava lì. Viveva con sua nonna Luisa e nonno Simone, con sua madre Teresa e suo fratello piccolo Ettore.
Nonostante andassero in Università separate lei si fidava di lui, anche perché si sentivano tutti i giorni, erano bellini e non morbosi, si lasciavano liberi.
Per loro bastava solo sentirsi.
Su whatsapp lui attaccava il solito 'ehi', che Elena inizialmente non adorava particolarmente, poi invece sarebbe diventato il suo saluto preferito.
Vito aveva qualcosa di magico, l'aveva fatta sentire subito capita, rilassata e sicura. Non avrebbe mai voluto smettere di sentirlo, gli dava carica e tanto stimolo a far meglio. Entrambi si stimolavano a vicenda, erano faccia di una stessa medaglia, forse.
Vito le raccontó che fece per circa 17 anni pallanuoto. Non era così bravo all'inizio, poi riprovandoci più volte, come se fosse una sfida con sé stesso, ci riuscì a diventare il primo della squadra, il migliore.
Successivamente lasció per gli impegni universitari, soprattutto per la scelta universitaria fatta. Ah che brutta la Giurisprudenza!
Ad Elena non piaceva, era brutta e pesantissima. Diceva sempre:"Tu sei pazzo Vito, hai dei libri che sembrano mattoni enormi, alcuni poi sembrano inutili ma soprattutto pesanti e difficili. Ma come fai a studiare questa roba? Sei da lodare ed apprezzare, solo per questa scelta!"
In famiglia aveva sua madre Costanza, laureata in Giurisprudenza ed era un' avvocato civilista, anche sua cugina Monica, che frequentava Giurisprudenza, voleva fare l'avvocato.
Ad Elena allettava l'idea di avere un fidanzato iscritto alla facoltà di Giurisprudenza che sarebbe potuto diventare o magistrato o notaio.
Però si era promessa di non correre con i pensieri, di restare con i piedi per terra, non doveva fare voli pindarici, doveva vivere gradatamente tutto. Era capace di farlo, non era difficile, doveva solo impegnarsi.
Vito che aveva fatto pallanuoto per anni, secondo Elena avrebbe dovuto avere un corpo da Dio Greco o da David di Michelangelo, quindi un fisico meraviglioso.
Lei non lo immaginava, lo aveva un pó idealizzato, beh è pure normale non lo conosceva dal vivo è logico. Quando lui parlava del nuoto era molto felice si sentiva, però lei era un po' annoiata. Vito aveva percepito qualcosa ed infatti chiese alla ragazza per sicurezza. Lei gli negó, ovviamente era un pó annoiata, però era più contenta se lui fosse stato felice. Lui le inviava foto con Claudio ed Armando a calcetto e lei invece gli inviava il materiale dell'esame complesso che stava preparando.
Ebbene sì dopo un pó di giorni, dato che la maggior parte di tutto succedeva a casa della nonna, che portava il suo nome, decise di parlare con Sara e con lei di tutto ciò che era improvvisamente successo nella sua vita.
A lei non andava onestamente di parlare, poi si convinse fosse giusto e decise di parlarne.
La casa di Nonna Elena, che si trovava a pochi passi da quella di Elena, era una bomboniera, poiché molto piccola, aveva tre vani.
Una bella casa tinteggiata tutta di bianco. Ciò che distingueva la casa erano le mattonelle marroni con fiori della cucina e beije tendenziale al marrone scuro sul pavimento.
Le piastrelle dei pavimenti erano grosso modo simili. Le uniche diverse erano quelle della cucina e del balcone che erano blu tendenzialmente al verde smeraldo.
Il corridoio aveva mattonelle grandi, grigie con fiori marroni.
La stanza preferita di Elena era la sala da pranzo.
Là la nonna aveva un divano arancione con tanti cuscini e centrini sui braccioli.
Nel vano c'erano diversi quadri, uno raffigurante Napoli ed un altro con la natura morta ed un altro con Gesù che proteggeva la casa, come sempre la Nonna diceva.
A centro stanza un tavolo con souvenirs di viaggi di nozze e bomboniere varie.
Sul laterale destro c'era la specchiera con fotografie e statuette e poi c'era la colonna rossa nell'angolo del muro vicino al balcone.
Sul lato sinistro c'era la parete attrezzata con vetrinette piene di ceramica giapponese e cinese, servizi da thé. Il servizio preferito di Elena era quello viola con un drago sopra, simbolo della Cina.
La nonna aveva 79 anni, era alta in gioventù, aveva i capelli bianchi, ma in gioventù era castana con le mesches bionde. Era una donna non bella, neppure bellissima, ma aveva un carattere camaleontico. Era la classica nonna a cui si poteva dire tutto, poiché le nonne sono così si sa.
Era una nonna buona, all'antica, ma moderna a tratti, gentile con le sue nipoti e davvero buona con loro. Elena e Sara se fossero vissute dalla loro nonna sarebbero sicuramente ingrassate, poiché le faceva mangiare molto, dato le porzioni enormi di cibo che dava loro. Era una che accontentava le sue nipoti.
Il nonno Riccardo, marito di Nonna Elena e padre di Papà Daniele, era alto, in carne, aveva circa 82 anni. Era un uomo burlone, la cui faccia simpatica faceva molto ridere. Aveva gli occhi castani tendenziali al verde ed un naso simpatico.
Era un grandissimo tifoso del Napoli, infatti lui ed Elena guardavano ogni partita insieme e ogni commento di Iannicelli, Chiariello e Titti Improta. Erano diventati i loro amici praticamente, ogni domenica gli facevano compagnia.
Elena e Sara non parlavano molto dei loro problemi sentimentali con il nonno. Avevano paura che fosse geloso, come se fosse stato il loro papà.
Nonna Elena al contrario era più libera, a lei piaceva ascoltare le nipoti sui loro problemi d'amore.
Parlandone con lei divennero subito sue complici.
La nonna soprattutto le diceva di non diffondere sue foto, infatti lei non diffuse nulla di proposito, aveva paura che non fosse chi diceva di essere anche se non era così, era lui, era lui. Ma comunque la giovane era diffidente e non gli inviava mai sue fotografie.
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