Solo uno sguardo
Sappiate cari lettori che mi aspetto molti commenti in questa parte della storia
Corsi nel buio della città, finché non mi rimase più fiato in corpo. Tentavo inutilmente di trattenere le lacrime, ma le sentivo scendere lungo le mie guance. Mi fermai in un parco lontano dallo stadio. Aveva una fontana al centro, sulla quale mi sedetti. Portai le gambe a petto e mi lasciai finalmente andare. Per tutta la vita ero stata presa di mira, perché ero diversa da tutti gli altri. Quante notti avevo trascorso piangendo per il commento di qualche bambino. Avevo sempre sognato di essere una persona qualsiasi, una tra le tante, solo per essere accettata. Solo ora, però, capivo che ogni mio tentativo era sempre stato nullo, io non ero una persona normale.
-E dimmi perché vorresti esserlo? Non è meglio essere la pecora nera in un gregge, piuttosto che una qualsiasi?-Mi girai di scatto. Avevo riconosciuto immediatamente quella voce. Era quella di Simeon Ayp.
-Come...
-Scusa, non ho resistito a leggere i tuoi pensieri.- Mi asciugai il viso, cercando di ricompormi. Non avevo intenzione di mostrarmi fragile davanti ad un nemico.
-Cosa ci fai qui?
-Ti cercavo. Devo ammettere che temevo avresti reagito così alla notizia e ho pensato che avresti avuto bisogno del conforto di qualcuno che ci è già passato. Lo sappiamo entrambi che i tuoi amici della Raimon non posso aiutarti.- Odiavo ammetterlo, ma aveva ragione. Il modo in cui i ragazzi avevano reagito alla notizia, mi aveva solo irritato. Vedevano il lato divertente della situazione, senza però tener conto delle conseguenze.
-Ti ringrazio per il pensiero, ma sono apposto così.- Mi alzai, cercando di andare via. Quando però gli passai accanto Simeon mi afferrò un polso. Non appena entrammo in contatto l'uno con l'altro, sentii nuovamente quel brivido che avevo già provato la prima volta che i nostri sguardi si erano incrociati. Ritrassi velocemente il braccio e posai l'altra mano sul punto che aveva sfiorato.
-Lo hai sentito anche tu non è vero?- I suoi occhi puntavano dritti su di me. Era difficile reggere il suo sguardo, eppure cercai con tutte le mie forze di non dargliela vinta.
-Non so di cosa tu stia parlando.- Di solito ero brava a mentire, ma in quel momento la mia voce si incrinò mentre rispondevo.
-Diciamo che farò finta di crederti, anche se so che non è così.- Comparve una leggera aura violastra intorno all'ametista dei suoi occhi, che però scomparve in un'istante. Voleva ricordami che con lui era inutile mentire. -Vorrei che tu mi ascoltassi per qualche minuto, poi, se vorrai, sarai libera di andartene. Ti prometto che non ti fermerò.- Sospirai arresa. Ci sedemmo lungo il bordo della vasca nel silenzio più totale. Passato qualche istante dissi:
-Quindi?
Pov. Simeon
Avevo la testa che stava per scoppiarmi. Non ero mai nervoso nel mio ruolo di capo della New Gen, eppure davanti a quella ragazza ero come un bambino al suo primo giorno di scuola elementare.
-So perfettamente come ti senti, cosa significa essere bollati come diversi. Tu in un certo senso sei stata fortunata, nel passato non interessa se hai il gene UE, mentre qui si. Sono stato abbandonato dai miei genitori subito dopo la mia nascita per questo. I primi anni della mia vita li ho trascorsi in un orfanotrofio e lì nessuno mi si avvicinava per paura che io facessi loro del male, mentre, quelli che inizialmente non mi temevano, mi schernivano, pagandone poi il prezzo, senza che io lo volessi.- Mentre parlavo, notai i suoi occhi verde acqua diventare lucidi. Allora era questo l'effetto che la mia storia faceva. Era la prima volta che la raccontavo a qualcuno. -Avevo cinque anni quando decisi di andarmene da quel posto, per cercare altri come me. Ci volle molta pazienza, ma alla fine formai la New Gen. Eppure nessuno di quei ragazzi aveva un'aura potente come la mia, in un certo senso ero tra i miei simili, però non del tutto. Tra tutti gli universi paralleli e i periodi storici, esisteva solo una persona con la stessa forza, la mia predestinata.
-Predestinata?
-Sì. Un'altra delle caratteristiche di noi ultraevoluti è che nasciamo con una ciocca del colore della nostra anima gemella, o qualcosa del genere, che contiene anche il loro DNA. Potremmo definirla come una specie di promemoria.
-Tu però non hai capelli di colore diverso e nemmeno Fey se ricordo bene.
-Molti di noi preferiscono nasconderla, un po' come fanno Mehr e Ghiris, anche perché loro l'hanno già trovata la loro metà.- Scostai i capelli sul retro della testa e misi in mostra la ciocca castana, in attesa di una sua reazione.
Pov. Alex
Rimasi sconcertata. Al mio cervello ci volle qualche istante per mettere insieme i pezzi, ma poi tutto fu più chiaro. Istintivamente toccai la treccia che portavo a mod di cerchietto. Quei capelli bianchi erano i suoi capelli bianchi.
-Mi stai prendendo in giro, non è così?- Banzai in piedi. In certi momenti mi comportavo in maniera molto teatrale, lo dovevo ammettere. Si alzò anche lui e fece un passo verso di me.
-No, temo di no e posso provartelo.- Senza che avessi il tempo di rispondere mi baciò. Era un bacio casto, ma allo stesso tempo pieno di passione. Avevo già avuto diversi ragazzi, eppure in situazioni analoghe a questa non avevo mai sentito nulla. Ora invece sentivo il cuore battermi all'impazzata, come se volesse uscirmi da petto. Le sue labbra erano come una droga, non volevo più staccarmi. Era così strano, lo conoscevo appena, ma era come se avessimo trascorso insieme una vita intera. -Capisci cosa intendevo?
-Credo sì.- Dopo un lungo silenzio disse:
-Ora devo andare, non ti chiederò di unirti a noi, perché so che non tradiresti mai i tuoi amici. Sappi, però, che se fossimo noi a trionfare avresti comunque un posto riservato per te alla New Gen.- Appena finì di parlare si teletrasportò lontano da me.
La mattina seguente ero stesa sul mio letto a rimuginare su tutto quello che era accaduto la sera prima. Stavo inoltre aspettando che Riccardo e Gabi mi raggiungessero per raccontargli ogni cosa. Non ci volle molto tempo per metterli al corrente, ma furono i più lunghi minuti dell mia vita.
-Aspetta un attimo. Ti ha seriamente baciata?- Mi domandò Gabi. Tra i due era sicuramente il più scioccato. Aveva una faccia che faceva morire dal ridere, avrei davvero voluto fargli una foto.
-Sì e lasciate che ve lo dica è stato il miglior bacio della mia vita. Con gli altri non avevo mai sentito nulla, mentre con lui è stato un turbine d'emozioni.
-Chi lo avrebbe mai detto che per trovare l'amore della tua vita saresti dovuta venire 200 anni nel futuro.- S'intromise il bruno. Non aveva tutti i torti, sembrava la trama di una di quelle serie TV che guardiamo dopo gli allenamenti.
-Ho capito però anche un'altra cosa. Per quanto il modo in cui stiano agendo sia sbagliato, in realtà ciò che li ha spinti a fare tutto ciò non è colpa loro. L'unica cosa che hanno sempre voluto era essere accettati per quello che sono. Anche l'El Dorado ha alcune colpe per la situazione che si è creata. Se non li avesse bollati come diversi, ora non saremmo a questo punto. Inoltre per rimediare alla situazione vuole togliergli la loro unicità con quel vaccino. So che questo gli allungherebbe la vita, ma il renderebbe pecore nel gregge.
-Sai che stai parlando come una di loro sì?
-Non temere, non ho intenzione di schierarmi dalla loro parte. Combatterò con voi per fargli capire che, nonostante abbiano ideali giusti, si stanno comportando come coloro che tanto combattono.
-Hai ragione.
-Be', so di avervi chiamato io, però ora se potete scusarmi devo fare alcune cose. Se volete scusarmi.- Uscii velocemente dalla stanza e raggiunsi quella dove era tornato Fey. -Scusa il disturbo. Posso entrare?
-Certo.- Lo trovai seduto alla scrivania intento a giocherellare con non so bene quale aggeggio. -In cosa posso esserti utile?
-Ho bisogno di contattare Mehr, il capitano della Team Ghir, e volevo sapere se tu sapessi come fare.
-Perché vuoi parlare con lei?
-Diciamo che ho un'idea in mente.
Spazio Autrice
Siamo giunti al penultimo/ terzultimo capitolo della storia. Ci ho messo cinque anni, eppure ci siamo.
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