Rivelazioni
Pov. Alex
Nonostante avessimo perso la prima partita del torneo, l'El Dorado Team 2 aveva invece vinto la seconda e ciò stava a significare che il destino del nostro pianeta era oramai nelle nostre mani. La sera precedente al nostro incontro non riuscivo a chiudere occhio. Continuavo a lanciare un pallone in aria e riprenderlo al volo. Era così strano tutto quello che stava succedendo. Non riuscivo a togliermi dalla testa il tradimento di Fey. Possibile che in tutto questo tempo nessuno si fosse accorto che si trattava di un ultraevoluto? Anche se non volevo ammetterlo, però, c'era un'altra cosa che mi inquietava. Avevo deciso di non parlarne con nessuno, nemmeno con Riccardo e Gabi, per evitare di ricevere domande inopportune. Non appena chiudevo gli occhi mi tornava sempre in mente il volto di Simeon e quel brivido che mi aveva percorso tutto il corpo, quando i nostri sguardi si sono incrociati. Cosa significava tutto questo? Lasciai cadere il pallone a terra e mi rigirai nel letto. Cercai di scacciare ogni pensiero. Sapevo di aver bisogno di dormire per domani. Ci volle molta pazienza, ma alla fine riuscii ad addormentarmi.
Il mattino seguente il Sole parve sorgere troppo in fretta e la sveglia non era stata delle migliori. Ar Ecks, sotto ordine di non so bene chi, attivò una specie di allarme, così forte da farci letteralmente volare tutti giù dal letto. Per la sua incolumità psicofisica, o per meglio dire per quella dei suoi circuiti, gli sarebbe convenuto non trovarsi vicino a me fino all'inizio della partita. Quel giorno indossare la divisa di gioco mi costò molta fatica. Era strano a dirsi, ma, a parte le tre partite contro la Protocollo Omega, non ero più abituata a giocare senza Victor in squadra. Questa volta non sarei dovuta essere in una coppia d'attacco, bensì sarei dovuta essere la punta d'attacco. Sì, c'era Sol accanto a me, però spesso si comportava più come un centrocampista che come un attaccante, come lo era infondo il suo mix-max. Sentivo di avere un macigno sulle spalle, sembrava che tutto dipendesse da me. D'un tratto, mentre ero immersa le mie preoccupazioni, sentii bussare alla porta.
-Posso entrare?- Mi infilai velocemente la maglia che stavo fissando da quasi dieci minuti. Dopo aver fatto un bel respiro dissi:
-Certo Vic.- Il ragazzo entrò nella stanza, per poi venirsi a sedere accanto a me.
-Allora pronta per la partita?
-Diciamo. Non sono eccessivamente a mio agio con la nuova formazione.
-Parli della parte offensiva?
-Già.
-Ti sembra di dover fare tutto da sola, ho indovinato?
-Come fai a saperlo?
-Perché è quello che pensavo anch'io durante il mio incontro, ma ho capito una cosa. È inutile pensare di poter portare un tale peso da soli, il calcio si gioca in un undici giocatori e l'unico modo per vincere è fidarsi dei propri compagni, senza abbattersi mai. Nemmeno a me piaceva l'idea che fossimo capitati in due squadre diverse, però so che tu puoi farcela anche da sola. Mi raccomando conto su di te.- Non riesco a credere di essere stata così sciocca. Pensavo di dover fare tutto senza avere nessuno a fianco, ma mi sbagliavo. Avevo tanti amici al mio fianco.
Mezz'ora dopo stavamo facendo il riscaldamento, in attesa che la squadra della New Gen si decidesse a scendere in campo. Certo che se la stavano prendendo comoda. Noi almeno eravamo stati puntuali. Passarono diversi minuti, finché uno dei portelloni laterali si aprì lasciando uscire la Team Gahr. No, non era possibile!
-Cosa ci fa lì Fey!- Urlò Arion. Indossava la stessa uniforme degli altri giocatore, tranne per il colore della giacca smanicata aperta sul davanti, che era di un arancione acceso. La cosa che mi stupii maggiormente era stata, però, che indossasse la fascia da capitano. A quanto pare era questa la sua vera squadra fin dall'inizio. Il brusio, generato dai commenti, venne interrotto da Gamma che dalle tribune ci mandava segnali di avvicinarsi.
-Devi dirci qualcosa?- Chiese Gabi non appena arrivammo abbastanza vicini per farci sentire.
-Ho finalmente capito chi sono. Il nome non mi diceva nulla, ma vedendoli in faccia ho capito.
-Cosa sai su di loro?
-Sono una squadra di bambocci che ci affronta nella terza partita del Ragnarok. Dubito che messi insieme facciano mezzo cervello, ma hanno doti imprevedibili e hanno un'incredibile gioco acrobatico.- Ci guardammo tutti confusi. In una sola frase era riuscito ad insultare i nostri avversari e darci anche un'informazione utile. Quel ragazzo mi sorprendeva sempre.
Il primo tempo risultò abbastanza equilibrato, nonostante avessimo subito due goal, ero riuscita a segnare utilizzando l'armatura del mio spirito guerriero, Artemide, dea della caccia e della Luna. Nei primi minuti del secondo tempo invece, grazie alla strategia proposta da Sol, arrivammo al pareggio.
Pov. Simeon
Era arrivato il momento che Fey facesse ciò che avevamo concordato. Dovevamo verificare che non fosse un traditore. Senza che lui lo sapesse stava per scrivere uno degli atti più importanti della mia breve esistenza. Attivai la telepatia e ordinai:
-Sei pronto a dimostrarci di essere davvero uno dei nostri?- Si fermò immediatamente e mi rivolse un cenno di assenso, poi strillò e una luce violastra si espanse partendo dal suo corpo e ricoprendo tutto il campo. Caddero tutti a terra doloranti, o meglio tutti tranne lei e il robot.
Pov. Alex
Non avevo idea di cosa stesse succedendo. Perché stavano tutti male, tranne me e ovviamente Ar Ecks. Qualunque cosa fosse proveniva dal nostro ex compagno di squadra e non sembrava intenzionata a smettere. Non mi ero però resa conto di avere gli occhi, di chiunque si trovasse in quello stadio, puntati addosso.
-Come può essere ancora in piedi?- Domandò una ragazza con dei grossi codini biondi. I suoi compagni si scambiarono strane occhiate, ma nessuno parve voler dare un'effettiva risposta al quesito posto dalla ragazza. D'un tratto Fey disse:
-C'è solo un motivo per il quale un essere umano è in grado resistere alle nostre onde e sappiamo tutti qual è. A quanto pare Alexandra è come noi, è un'ultraevoluta.- Lo fissai con gli occhi spalancati, forse avevo sentito male e aveva semplicemente detto che si trattasse di pura e semplice fortuna.
-Come? No, ti sbagli di grosso. Io sono un essere umano qualsiasi. Al massimo bambina prodigio, ma non di certo ultraevoluta.- Non potevo esserlo, o forse sì? Avevo troppe informazioni in mente e stava per scoppiarmi la testa. Mi guardavo intorno in cerca di qualche supporto. L'unica voce che sentii era stata, però, quella di Gabi:
-Alex rimani concentrata, penseremo dopo a questo. Ora tu e Ar Ecks dovete solo riuscire a segnare.- Aveva pienamente ragione. La partita non era finita e noi eravamo due contro undici, ma non potevamo dargliela vinta.
Lo scontro era stato molto duro e si concluse in parità. Dopo quello scontro scoprimmo cose sconcertanti. Il Benefattore X era il padre di Fey, Asley Rune, mentre Goldie nel futuro sarebbe stata sua madre. Come se non bastasse il Presidente Todo mi costrinse a sottopormi a degli esami per verificare se avessi veramente il gene UE. Per la mia sicurezza gli allenatori Sharp e Blaze non mi lasciarono mai da sola durante questo test. In quel momento ero con gli altri in sala riunioni per organizzarci per l'ultima partita del torneo che si sarebbe disputata fra due giorni. Io, a dir la verità, non stavo ascoltando nulla per quanto ero in ansia per quei benedetti risultati. Era stato proprio in quel momento che mister Guile si presentò nella sala.
-Abbiamo il responso.
-Allora?
-Gli ultraevoluti hanno detto il vero, hai anche tu il gene.- Mi si gelò il sangue nelle vene. Sarei morta prima di diventare adulta? Avevo già vissuto tre quarti della mia vita senza rendermene conto? -C'è anche una buona notizia.
-Sarebbe?
-Essendo tu uno dei primi esemplari di ultraevoluto non hai la stessa caratteristica genetica che accorcia irrimediabilmente la loro vita.
-Sta forse dicendo che Alex ha le loro abilità e magari anche i poteri, ma senza controindicazioni? Avrà la vita di un qualunque essere umano.- Ad intervenire era stato Victor e mi guardò sorridendo.
-Esatto.
-Non credo di avere dei poteri, o se li ho sono ancora dormienti.
-Ti sbagli.- Disse Riccardo voltandosi verso di me. -Una volta lo hai fatto, però non credo tu te lo ricordi, perché subito dopo sei svenuta. All'ultimo anno delle elementari eri così arrabbiata con Veronica, che non la smetteva di prenderti in giro, che facendo un semplice movimento con il braccio, senza nemmeno sfiorarla, l'hai fatta volare contro il muro. Allora non aveva senso, eppure ora capisco molte cose.- Tutti i ragazzi iniziarono a fantasticare su come doveva essere bello avere delle abilità come le nostre, io però mi sentivo solamente a disagio. Mi alzai di scatto e corsi fuori urlando:
-Ho bisogno di pensare e stare da sola!
Spazio Autrice
Sì, lo so. Mi sono fermata sul più bello, poco prima del grande incontro. Non ci sarebbe però stato nessun gusto a raccontare subito il momento, perciò credo che dobbiate aspettare fino a domani.
Saluti a tutti voi lettori
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