15. Questa è guerra!

-Nana, Alyon non mi permette di giocare con il suo cavallino!- esclamò la bimba, correndo dalla mamma con le lacrime agli occhi.

-Non è vero!- protestò il fratellino, pestando i piedi per terra- Non è vero, te lo stai inventando!

-Allora fammici giocare un po'!- gridò la bambina, sempre aggrappata alla gamba sinistra dell'Elfa adulta.

-Neanche per sogno!

-Visto? Nana, digli qualcosa!

-Ora basta, bambini!- li interruppe la donna, distogliendo l'attenzione dalla carne che si abbrustoliva sul fuoco- Smettete di litigare, o sarò costretta a togliere il cavallino ad entrambi per molto tempo avvenire!

-Io non ho mai voluto bisticciare.- rispose la piccola, drizzando la schiena- È lui che ha cominciato!

-Guarda Nana! Guarda come dice le bugie!- strillò Alyon, con gli occhi lucidi.

Alatariel sospirò. Era molto difficile avere a che fare con quei due bambini che, come tutti i bravi fratelli, si volevano bene con tutto il loro cuoricino, ma che non perdevano occasione per beccarsi o per scatenare una nuova lite che la costringesse a punirli entrambi. Lei, però, sapeva come fare per placare le loro piccole anime focose.

-Alyon, perché non vuoi dare il tuo cavallino a Cuie?

-Perché lei non vuol prestarmi la sua spada di legno!- rispose il bimbetto, con una mezza linguaccia in direzione della sorella.

-Cuie, come mai non vuoi che Alyon usi la tua spada?

-La rompe!- esclamò la bimba dai capelli rossicci- Sono certa che la rompe! È successo così quando gli ho dato la mia bambola ed il mio fermaglio di perline!

-No... non è vero...- rispose farfugliando il piccolo, le cui guance si erano improvvisamente colorate di rosso.

-Perché non arrivate ad un accordo? Un accordo come quello dei grandi?- chiese la mamma, sorridendo e abbassandosi al loro livello.

-Dipende... qual'è l'accordo?- domandò Cuie, sospettosa.

-Facciamo così... se tu dai ad Alyon la tua spada di legno, lui promette di consegnarti il suo cavallino di pezza. Che ne dite?

I due bimbi si scrutarono per qualche secondo, come a valutare ogni lato del "contratto", poi il bambino porse la mano destra alla sorellina, che la strinse. I due presero i rispettivi balocchi e cominciarono a giocare ognuno per conto suo. Alatariel lì guardò e sorrise mentre si rimetteva ai fornelli. Le piaceva vedere i suoi piccoli giocare tranquilli, senza le preoccupazioni che in quel momento assillavano tutti a Bosco Atro.

-Che buon profumino... sarà la mia sposa che mi ha preparato qualcosa di buono?- chiese una voce maschile proveniente dalla porta della stanza.

L'Elfa si voltò, sorridendo.

-Che intuito che hai, caro.- rispose, sorridendo- Degno di una vera guardia reale.

L'Elfo sorrise.

-Com'è andata la spedizione per combattere quegli orridi esseri?- domandò Alatariel, continuando a cucinare.

-Ne compaiono sempre di nuovi. Non c'è un attimo di calma nella foresta. Ai ragni si sono aggiunti Orchi a centinaia e Uomini Neri. Non so come il re abbia intenzione di fare a riguardo, ma ne lui ne il principe hanno molte idee su come agire.

-È orribile!- esclamò la donna, avvicinandosi al marito- Ti prego, stai attento!

-Almeno voi siete al sicuro...- rispose l'Elfo, mandando giù un sorso di vino. Poi la sua espressione mutò in qualcosa che definire terrorizzato non rende abbastanza l'idea- Alatariel!- esclamò, balzando in piedi ed afferrando la spada- Vattene! Prendi i bambini e scappa! Sbrigati, non hai tempo da perdere!

-Che succede?- chiese lei.

-Sono qui! Guarda! Fuori dalla finestra!

La donna si affacciò e quello che vide la paralizzò dalla paura. Un'ora di Orchi, esseri mostruosi dalle armature spesse e dagli scudi imponenti, si avvicinava correndo a villaggio, brandendo spade, picche e torce fiammeggianti. Già le urla invadevano l'aria e la paura era palpabile.

-Corri! Andate! Dovete abbandonare il villaggio!

-E tu che farai?- chiese la donna, con le lacrime che le rigavano le guance.

-Il mio lavoro.- si limitò a rispondere lui. Baciò velocemente la sposa ed i figli e poi uscì dall'abitazione. E non tornò mai più dalla sua famiglia.

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Alatariel, mentre il marito usciva dalla loro casa, sentì il cuore morirle nel petto, ma non perse tempo. Prese per mano i suoi bambini e li trascinò di peso verso la porta sul retro.

-Dove andiamo, Nana?- chiese Cuie, un po' spaventata, nonostante non avesse ben chiara la situazione.

-In un posto sicuro, piccola mia.- rispose l'Elfa- In un luogo dove nessuno potrà mai farvi del male.

Già. Chissà se questo posto esiste davvero... pensò poi, mentre continuava a condurre i suoi piccoli lungo i tortuosi vicoli pieni di grida.

-Ma chi è che grida, Nana?- domandò Alyon- Dobbiamo aiutarli...

-No, tesoro.- disse la donna, risoluta, allungando il passo- Per adesso, l'importante siete voi.

In quel momento un grosso Troll armato di ascia sbucò da dietro un angolo e si avvicinò a loro.

-Non ti avvicinare hai miei figli, bestia!- gridò Alatariel, spaventata. Prese da terra un grosso sasso e lo tirò contro il loro aggressore, con il solo risultato di farlo arrabbiare di più.

L'essere sollevò la donna con una mano sola e la scaraventò contro il muro di una casa vicina. La poveretta atterrò violentemente sulla schiena e rimase lì, sdraiata e immobile.

-Nana!- gridarono contemporaneamente i due bambini, senza però osare muoversi.

Il mostro si avvicinò a loro e stava per avventarsi sulla piccola dai capelli ramati, quando un grido si diffuse nell'aria e un lungo coltello d'argento si conficcò nel petto dell'essere con una precisione quasi inverosimile. Una giovane ragazza dai capelli biondi legati in uno chignon corse verso di loro e si inginocchiò di fronte ai bambini.

-Cosa ci fate voi due qui?- chiese, con dolcezza materna- Vi siete persi? Dov'è la vostra Nana?

-L-lì, mia Signora...- rispose Alyon con un fil di voce.

La fanciulla corse accanto alla donna. Era sveglia, ma il suo cuore batteva debolmente.

-Mi sentite?- domandò la biondina.

-I miei figli!... Dove sono... i miei figli...- ribatté debolmente lei, tentando di muoversi.

-Non preoccupatevi... sono salvi.- la rassicurò la giovinetta.

L'Elfa adulta sorrise- Il mio tempo sta per finire...

-Non dite così. Vi porterò dal guaritore e vi farò curare...

-Non servirà a nulla... sto lasciando queste terre...- rispose Alatariel- Come vi chiamate?

-Indil.

-Vi... vi prego, Indil, Promettetemi... che... vi prenderete... cura... di loro...

-Io...

-Promettetemelo!- esclamò la donna, in preda alla disperazione, afferrando il polso della ragazza, che sorrise tristemente.

-Ve lo prometto, signora.

La donna si rilassò e, con il sorriso sulle labbra, chiuse gli occhi. La giovane sentì la presa dell'Elfa allentarsi e mormorò una benedizione in elfico. Poi si alzò e si rivolse ai due bambini.

-Chi siete, bimbi?- domandò.

-Io mi chiamo Alyon, mia Signora.- rispose il bimbo.

-Bene. È un bel nome. E tu sei...- cominciò, rivolgendosi alla piccola, quando la voce le morì in gola. Quei capelli, quel viso, quei lineamenti... non poteva essere vero! O sì?- Tauriel?

-Il mio nome è Cuie, in realtà.- ribatté la bambina- Però Tauriel mi piace. Puoi chiamarmi così, se vuoi.

Indil sorrise. Era sopraffatta dalle emozioni, ma non era saggio farsi prendere dai propri sentimenti in quel momento così delicato.

-Perché... perché Nana resta lì?- chiese Alyon, timoroso.

-Oh, tesoro... Nana... ecco, Nana...

-Io ho sentito cos'avete detto!- la interruppe Cuie- La Nana ha detto che tu sei la nuova Nana, ha detto che devi prenderti cura di noi! Lo farai?

-Certo, tesoro!- rispose Indil, sorridendo amorevolmente- Venite, andiamo via di qui...

Così i tre si allontanarono, tutti con le lacrime agli occhi e tutti legati agli altri due da qualcosa di bello, di solare. Non proprio il rapporto che lega dei figli alla propria mamma, ma quasi...

📚 Angolo me! 📚
Ciao a tutti! Speravate che fossi morta, eh? Invece eccomi ancora qui, con un nuovo capitolo in cui, per la prima volta, i protagonisti non sono Thranduil ed Indil, ma ben sì una comune famiglia elfico che vive una vera disgrazia. Ad onore del vero, sto studiando il Verismo a scuola, quindi non mi meraviglia se avete pianto per tutto il tempo. Io l'ho fatto.

P. S. Forse qualcuno di voi avrà notato che oggi, al posto degli asterischi, per dividere il capitolo ho usato le ondine. So che non vi interessa saperlo, ma è il mio modo per dire "mi dispiace per aver dovuto programmare la morte del padre di Alyon e Cuie o, come la conosceremo da ora in poi, Tauriel".

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