1. Dopo tanto tempo
Thranduil uscì dai suoi appartamenti e si diresse verso la sala pranzo per la colazione. Era vestito da una camicia bianca ed un paio di pantaloni lunghi dello stesso colore, una tenuta che lo rendeva elegante nella sua semplicità. Il lunghi capelli biondi erano sciolti, fatta eccezione per due treccioline che si incontravano in mezzo alla testa in un'unica treccia. I grandi occhi azzurri splendevano ed un largo sorriso gli illuminava il viso. Non vedeva l'ora di partire.
-Thranduil!- lo salutò re Oropher mentre il figlio si sedeva a tavola- Non ti sembra di essere un pò troppo elegante per viaggiare?
-Non mi pare, padre.- rispose il principe mentre addentava un biscotto al miele- E poi, anche se così fosse, non credi sia bello mostrare un pò di eleganza nei confronti dei reali di Lòrien?
Il sovrano di Bosco Atro alzò gli occhi al cielo mentre un sorrisino divertito gli si dipingeva sulle labbra. Credeva di sapere il motivo per cui suo figlio teneva tanto a fare bella figura con i suoi ospiti- Indil non aveva detto che sembravi uno scoiattolo quando, durante l'ultima visita, le hai fatto il baciamano?
Mancò poco perché il giovane Elfo non si soffocasse con il dolcetto.
-E questo cosa c'entra...?- chiese, quasi irritato, mentre le sue guance si tingevano di rosso.
Oropher scoppiò a ridere.
-Intendevo dire che a lei piace il vero Thranduil, non una tua copia galante e raffinata.
-Padre, non capisco perché tu stia mettendo in mezzo Indil. Lei non c'entra, ho semplicemente voluto dimostrare a re Celeborn e a Lady Galadriel che sono grato del loro invito.
Il re annuì. Aveva deciso di lasciar perdere la conversazione riguardante la giovane nipote dei suoi più cari amici- Il tuo è stato un caso molto fortuito, figlio mio. Non capita spesso di poter apprendere l'arte del regnare da uno dei re più saggi di tutta Avra.
-Spero di essere all'altezza di ogni situazione.- disse Thranduil, con aria incerta.
-Sono certo che lo sarai.- rispose Oropher.
In quel momento, una guardia entrò nella stanza e si inchinò.
-Mio Signore, i cavalli sono pronti.- li informò- Appena ordinerai la partenza lasceremo il regno.
-Bene, direi che è il momento di salutarsi.- cominciò il re, rivolgendosi al figlio. I due si alzarono in piedi ed il sovrano strinse il principe in un forte abbraccio- Fai attenzione, Thranduil e ricordati di eseguire sempre gli ordini di Celeborn e di non fare di testa tua come è tuo solito.
-Lo farò, padre.- rispose il giovane, ricambiando la stretta- Prega i Valar per me.
L'Elfo si staccò dal genitore e, dopo un ultimo saluto, seguì la guardia verso le scuderie. Mentre si avvicinava al luogo della partenza, i suoi pensieri volarono ancora una volta al padre. Sarebbe stata dura passare tutto quel tempo senza i suoi burberi consigli.
Raggiunsero l'ingresso delle stalle ed un Elfo dai capelli rossicci gli passò le redini di Alcarohtar, il suo bianco alce che gli era stato accanto per tutti quegli anni. Thranduil passò un paio di volte il palmo della mano sul collo dell'alce prima di montargli in sella con un salto preciso ed elegante, seguito da tutti i soldati che formavano la sua scorta.
-Quando vuoi, mio Signore.- gli disse una guardia.
Il giovane respirò profondamente e poi esclamò- Andiamo!- prima di partire al galoppo seguito dai suoi guerrieri.
Re Oropher osservò il principe allontanarsi in una nuvola di polvere e mormorò- O grandi Valar, vegliate su mio figlio.
**********
L'aria fresca imbevuta di rugiada sferzava il viso del giovane, mantenendolo lucido e vigile nonostante stesse cavalcando ormai da molte ore. Lui e la sua scorta avevano superato il confine Ovest del regno di Lòrien ed in quel momento si stavano dirigendo verso il cuore del regno, il palazzo reale. Il principe era in testa al gruppo e guidava gli Elfi alla volta della loro meta. La foresta era silenziosa e se non fosse stato per lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli l'unico rumore sarebbe stato quello delle foglie che cadevano. Quella vista lo rallegrò, riportando la sua memoria alla sua prima visita a quel reame.
Percorrendo un sentiero familiare, lui ed i suoi soldati videro finalmente avvicinarsi la casa dei signori di Lòrien. Un sorriso si allargò sul viso del giovane: stava per rivedere i suoi amici.
Il gruppo di Elfi raggiunse finalmente la piazza che si trovava di fronte all'ingresso del castello. Il principe scese da cavallo e consegnò Alcarohtar ad un servo che portò l'animale nelle scuderie. L'Elfo si guardò intorno, cercando con lo sguardo un volto che non gli risultasse nuovo. Una cameriera con dei grandi orecchini verdi e rossi a forma di fiore che attirarono subito l'attenzione del principe e che lo guardava intensamente gli si avvicinò:
-Il mio nome è Annael. Hai bisogno di qualcosa, Mio Signore? Posso portarti qualcosa? Un pò di cibo, un calice di vino?
-Ti ringrazio, ma non necessito niente.
-Thranduil!- una forte voce maschile lo fece voltare ed un largo sorriso si dipinse sul viso del biondo giovane. Si affrettò a raggiungere i tre ragazzi che lo stavano aspettando davanti al portone principale.
-Da quanto tempo...- disse, sempre sorridendo in loro direzione.
Amdìr ed Imin erano identici tra di loro e non erano poi molto cambiati da quando il principe li aveva visti l'ultima volta. Gli stessi capelli scuri, gli stessi occhi scintillanti, lo stesso modo di vestire semplice e sbarazzino che li rendeva a stento identificabili come due reali. I due gemelli abbracciarono con gioia l'amico e lo salutarono con pacche sulle spalle e con frasi come- Sei cambiato dall'ultima volta- o- La vita a corte non era la stessa senza di te.
Poi Thranduil si trovò di fronte ad Indil ed il suo cuore fece un salto nel petto. Era diventata altissima, tanto che gli arrivava già all'orecchio. Indossava un lungo abito azzurro che stringeva la vita con un nastro di seta. I lunghi capelli dorati le cadevano sciolti sulle spalle e le incorniciavano il viso. I grandi occhi grigio-argentei erano ombrati dalle lunghe ciglia da cerbiatta che rendevano il suo sguardo molto dolce. La carnagione era ancora lattea e i suoi lineamenti nobili. Il suo sorriso era luminoso come una stella ed era rivolto proprio a lui!
Thranduil, ormai dimentico di ogni discorso del padre, eseguì un perfetto baciamano alla giovane, mormorando:
- Lady Indil...
Lei non rispose niente. Semplicemente rise, gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò con foga, sussurrandogli all'orecchio:
-Mi sei mancato, Thranduil.
L'Elfo la strinse forte a sé e le disse:
-Anche tu mi sei mancata, Indil.
La fanciulla di staccò da lui, mantenendo lo stesso sorriso.
-Vieni.- lo invitò con dolcezza- Gli zii ti stanno aspettando.
I due si allontanarono, chiacchierando allegramente sulle loro vite e sui loro progetti per il futuro. Imin diede un gomitata scherzosa al fratello:
-Certo che quei due stanno davvero bene insieme.
Amdìr, che era più geloso della cugina, rispose con durezza:
-Non credo tra i due potrà mai nascere qualcosa. Lui qui è solo un apprendista mentre Indil è la nipote dei regnanti. Una relazione così poco indovinata non verrebbe mai accettata, né da Oropher né tanto meno da nostro padre il re!
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