8°capitolo: imprevisti
«Ehi Fede, sono le nove, che ci fai fuori a quest'ora?» Mi chiede Paolo incredulo. Certo, tutti sanno della mia super pigrizia, quindi vedermi sveglia così presto lo ha scioccato. Sbatto le palpebre e dei lucciconi mi rigano il volto. Li detergo rapidamente con la mano e faccio un sospiro quasi di dolore.
"Spero che non le abbia viste." penso abbassando gli occhi a terra.
«Devo andare a fare la spesa, il frigo è vuoto e oggi sono sola a casa, mio padre lavora tutto il giorno al ristorante.» gli spiego velocemente. Mi sposto i capelli dietro le orecchie ed evito il suo sguardo quando rialzo il capo.
Faccio un respiro profondo e cerco di riprendere il controllo di me stessa, di calmarmi.
«Wow! Incredibile, e io che ti pensavo ancora nel mondo dei sogni.» ammette il mio amico sorridendo.
«Spiritoso.» rispondo acida, ma lui stranamente mi mostra un sorriso comprensivo.
«Senti, sto andando a fare colazione, perché non mi fai compagnia?» Mi propone e io mi ricordo che in quella via c'è il bar del signor Gas ed è proprio accanto a noi.
«Va bene.» acconsento e lui mi fa entrare per prima. Apre la porta e il tintinnio argentino del campanellino annuncia la nostra entrata. La musica dell' impianto stereo copre un po' lo scricchiolio del pavimento. Ci sediamo a un tavolo vicino alla finestra e il mio amico ordina un cornetto alla cameriera.
Lascio vagare lo sguardo sull' ambiente. Noto che è molto diverso dall'ultima volta che ci siamo venuti: hanno cambiato il frigo e la disposizione dei bicchieri. Hanno anche addobbato in stile autunno, infatti ci sono molte decorazioni di foglie secche e rami.
«Come va?» Mi domanda mentre aspetta la sua ordinazione. Riporto il mio sguardo su di lui.
«Tutto bene, tu?» Abbozzo un sorriso ma lui non ci casca.
«Sicura? Ti vedo strana.» insiste scrutandomi attentamente.
«Davvero, tutto a posto.» sospiro spostando lo sguardo fuori dalla finestra. Non ho proprio voglia di raccontargli i miei problemi, ne ha già molti per conto suo.
«Credo che ieri alla festa sia successo qualcosa che ti ha turbata, ho ragione?» Mi chiede Paolo con tono mite.
«Ma no, che dici, la festa non c'entra nulla. Mentre passeggiavo ho solo avuto brutti ricordi che mi hanno rattristata un po', tutto qui.» ammetto camuffando la mia tristezza in allegria.
«Va bene, come vuoi.» conclude capendo che forse è meglio lasciarmi stare e io butto fuori un sospiro di sollievo.
Finalmente arriva la cameriera con il cornetto.
«Oh! Ma è tardissimo! Devo andare a fare la spesa.» esclamo guardando l'ora sul telefono.
«Aspetta, finisco di mangiare e ti accompagno, tanto non ho niente da fare.» mi propone gentilmente.
« Ok, grazie mille.» accetto felice.
Non appena finisce, paga il conto e andiamo al supermercato.
Passata un'ora ho comprato davvero tanta roba, ovviamente la maggior parte del cibo non era nella lista, ma penso che mio padre non si arrabbierà.
Salgo di nuovo in macchina e Paolo mi accompagna a casa. Lo ringrazio e ci salutiamo.
Apro la porta ed entro. Appoggio le borse della spesa sul tavolo e poi a uno a uno li sistemo nella dispensa accanto alle scale. Noto che la casa è pulita. Susanna ha fatto, come sempre, un ottimo lavoro e sicuramente è già andata a casa.
Salgo in camera mia, mi cambio e scendo nuovamente per cucinare. Mio padre è al ristorante e a me tocca mettermi ai fornelli, anche se avrei preferito gustare uno dei suoi manicaretti. Mi lego i capelli in una coda alta e mi dirigo verso il frigo, ma prima di aprirlo mi accorgo che c'è un foglietto tenuto appeso dalla calamita che mi ha regalato Marco. Vorrei buttarla nella spazzatura, però mi trattengo nel farlo e quindi decido di evitarla.
Prendo il foglietto e leggo che mio padre è andato al ristorante e che come ricompensa posso tenere il resto che per colpa della mia golosità, non è molto.
Poi prendo il tagliere e inizio a sminuzzare la cipolla che mi fa piangere, ho gli occhi arrossati e il naso che mi cola. Odio farlo, ma mi serve tagliata se voglio mangiare.
Dopo prendo una pentola, metto dell'olio e appena è caldo metto la cipolla e la rosolo. Mentre lo faccio penso a Susanna e a mio padre, questa mattina mi hanno dato l'impressione che si piacciano e molto anche. Rido divertita, ma il mio sorriso si spegne appena penso ad altro.
Non appena è pronta apro una bottiglia di sugo e la verso. Metto un pizzico di sale e un po' di più di zucchero, come mi ha insegnato mio padre.
Poi la mente vola all'università : ho molte cose da studiare già da ora, dopo aver finito il mio pranzo devo subito mettermi all'opera. È proprio un altro mondo non me la immaginavo così. Tutti hanno un motivo per creare delle manifestazioni, alcuni per ragioni politiche, altri per motivi ambientalisti, e come tutte le povere matricole che non sanno ancora dire di no, mi assalgono cercando di farmi partecipare alle loro iniziative o cose del genere. Non so veramente cosa fare. Di politica non ci capisco nulla e non ho tempo per pensare all'ambiente.
Assaggio il sugo e mi accorgo che è un po' troppo salato. Odio ammetterlo, ma non so per niente cucinare. Questo però è il colmo, mio padre è un cuoco bravissimo e ha come figlia un'imbranata.
Mentre prendo la pasta per buttarla nell'acqua bollente, una dolorosa fitta alle gambe mi uccide. Gli allenamenti con Marco funzionano, però io mi sento distrutta.
Non appena la pasta è pronta, apparecchio la tavola e mi siedo a gustare la mia pasta con un condimento un po' troppo salato.
Dopo mangiato, mi riposo un po' sul divano. Accendo la TV e mi vedo un film d'avventura che parla di strani viaggi nel passato, e ha come sfondo una bellissima storia d'amore. Mi intriga parecchio e lo guardo tutto fino alla fine.
Appena finisce salgo in camera mia. Apro un libro e cerco di studiare, anche se non ho molta voglia di farlo.
A un certo punto, mentre sto provando a capire chimica inorganica, mi arriva una chiamata da Marco.
«Ciao Fe, che fai?» Mi domanda allegro.
«Sto cercando di studiare, tu?» Sbuffo seccata, non ho proprio voglia di sentirlo.
«Niente sono a casa sdraiato nel letto con Spiga e Rex che mi fanno le coccole.» mi informa ridendo.
«Come cavolo fanno quei due a non ammazzarsi? Dopotutto sono una gatta e un cane!» Sbotto non capendo come cavolo abbia fatto ad addrestrarli così bene.
«Fede non è una cosa così complicata, sono cresciuti insieme, si considerano fratelli o amici.» chiarisce. E io mi sento sempre più confusa.
«Ok va bene. Tornando a noi, perché mi hai chiamata?» Gli chiedo stranita. Di solito lui non mi chiama mai, solo quando succede qualcosa di brutto o di importante.
«Ah sì, lo stavo dimenticando. Stasera ci vediamo a casa mia ti va? Metto un po' di musica e balliamo.» Mi propone e io rimango spiazzata.
«Aspetta cosa? Io e te da soli a casa tua?» Domando stupita.
«Eh? No, non noi due soli, ci sono anche gli altri, che ti è preso?» Mi chiede, anche lui confuso.
«Ah ok, niente tranquillo: avevo capito male.» ridacchio in preda all'imbarazzo.
«Capito, forse lo studio ti ha dato alla testa. Allora, vieni? Ho invitato anche Mel, ci divertiremo un casino.» garantisce ridacchiando.
«Va bene vengo.» accetto non sapendo cos'altro dire.
«Perfetto, a stasera, ciao!» Conclude riattaccando subito.
Chiudo i libri sbuffando, la chiamata di Marco mi ha fatto passare completamente la poca voglia di studiare.
Così, annoiata prendo il portatile e do una sbirciata ai social per ammazzare un po' il tempo.
Scorro fino a quando non vedo una foto di Paolo e Ninfa che si abbracciano seduti su dei gradini. È molto bella: lui le cinge la vita con un braccio e lei lo guarda sorridente. Anche dallo scatto il loro amore è evidente.
Meravigliata dalla semplicità e dalla bellezza della foto, lascio un commento complimentandomi per la loro bravura di aver scattato un'immagine così naturale e vera.
Dopo un po' mi arriva un messaggio di Paolo che mi chiede se so di stasera e se ho già un passaggio. Gli rispondo di averlo appena saputo da Marco e che ancora non mi ero organizzata per il passaggio. Non appena invio il messaggio, il mio amico mi chiama.
«Ehi, ciao!» Rispondo al telefono.
«Ciao Fede, per il passaggio se tuo padre non può, posso dartelo io, tanto a me non costa nulla.» mi propone gentilmente.
«Sì, grazie mille Paolo.» gli rispondo riconoscente.
«Ma questo non studia mai?» Mi chiede a un certo punto strappandomi una risata.
«Certo che studia.» affermo.
«Ma quando? Ma dove? Che è sempre in giro? Persino il grillo in giardino è più laborioso di lui!» Sbotta sarcastico. E da qui capisco che non prova molta simpatia per Marco.
«Non saprei, ma l'altro giorno ha studiato con me.» ribatto difendendolo di nuovo, cosa che non dovrei fare.
«Non ci credo. Lo sai che ho messo una suoneria personalizzata a tutti voi? Per esempio a Marco ho messo " E le cicale" perché ogni volta che parla, mi sembra di sentire un continuo cicaleggio! » Dichiara acidamente.
«Ma no dai, non è una cicala.» rispondo non riuscendo più a smettere di ridere. Adoro il sarcasmo tagliente del mio amico, è una qualità che lo rende unico.
«Ah sì è vero, è una locusta!» Conclude marcando per bene l'ultima parola.
Continuiamo a parlare un altro po' e poi chiudiamo la telefonata.
Sono tutta intorpidita.
Mi stiracchio e vado a farmi una doccia.
Lo scorrere dell'acqua è sempre riuscito a calmarmi e quando mi lavo è come se mi togliessi di dosso tutto lo stress accumulato.
Poi mi asciugo e mi preparo per la serata. Indosso un trucco leggero che mi fa risaltare gli occhi.
Chiamo mio padre al cellulare e lo avviso che stasera esco con i miei amici. Lui mi ascolta e poi mi dice soltanto: "va bene mi fido di te, fai attenzione, ci si vede domani mattina, ti voglio bene."
Dopo aver terminato la chiamata, aspetto che Paolo e Ninfa mi vengano a prendere. Per la prima volta sono puntuale, non credo ai miei occhi.
Il suono del campanello mi avvisa che sono arrivati, così scendo le scale, prendo le chiavi ed esco fuori.
«Tesoro sei favolosa!» Esclama la mia amica salutandomi.
«Grazie, anche tu lo sei.» le dico allegra.
«Ciao Paolo.» Lo saluto salendo in macchina.
«Ciao Fe.» ricambia con un sorriso. Mette in moto e partiamo.
Appena arriviamo Rachele mi viene incontro e mi spupazza.
«Federica! Come sei bella stasera.» mi urla nell'orecchio, quasi strozzandomi.
"A cuccia cagnolino!" Le vorrei ordinare, ma mi contengo.
«Grazie Rachele, ora per favore lasciami respirare.» la imploro togliendole il braccio dal mio collo.
«Scusami, Federica.» risponde guardandomi con gli occhioni da cucciolo in difeso.
«Tranquilla.» la rassereno sentendomi un po' in colpa per i miei modi poco affettuosi.
Poi Rachele vede Paolo e Ninfa e gli va incontro.
«Amici! Ciao, che bella coppia che siete.» esclama aprendosi in un grande sorriso.
«Grazie, Rachele.» rispondono i due piccioncini e noi ridiamo perché lo hanno detto insieme.
Ci avviciniamo di più verso la casa e dalla porta finestra vediamo Marco ed Eva che apparecchiano.
«Ciao ragazzi, accomodatevi.» ci saluta Marco facendoci entrare.
«Wow Marco! Che bella tavola!» Dichiaro senza parole.
«Grazie, ma il merito non è solo mio, Eva mi ha aiutato.» afferma guardandola come un pesce lesso, sembra che le stia facendo una fotografia. Non le stacca gli occhi da dosso. È proprio in un altro mondo.
E io vedendolo in quello stato, inizio ad avvertire uno strano calore sulle guance. Quanto odio Eva, stanno sempre insieme e soprattutto ha chiamato lei per aiutarlo invece che me e questo mi ha fatto davvero male. Il bello è che non sono innamorata di lui, ma quando sta con lei tutta la mia gelosia esplode.
Dopo iniziamo a sgranocchiare. Mi siedo fuori in giardino su un lettino assaporando un piatto di patatine.
«Tra poco arriveranno le pizze.» ci informa Marco sedendosi accanto a me.
«Perfetto.» esclamo divertita, e ritorno a sentire caldo, ma sta volta questo calore mi rincuora.
«Vedo che sei affamata, tranquilla piccola, tra poco non ne avrai più.» mi sussurra in un orecchio. Ingoio la saliva senza capire cosa stia succedendo. Dovrei infuriarmi con lui, mandarlo a quel paese, ma non ci riesco.
«Bene, Marco perché non metti un po' di musica? Ci stiamo annoiando qui.» gli dico cercando di cambiare discorso.
«Ok, faccio subito.» si alza, si sistema i pantaloni e va verso la radio.
La musica accompagna il suo ritorno. All'inizio non riesco a capire quale sia.
Il mio amico mi guarda sorridente, come se si aspettasse da un momento all'altro una mia reazione.
Però poi capisco, ha messo "La ragazza dal cuore di latta" di Irama, il mio cantante preferito.
«Marco?» Lo chiamo e lui si gira a guardarmi. «Perché hai messo questa canzone?» Domando incerta.
«Non ti piace? La cambio?» Mi sorride dolcemente, come se con questo gesto volesse farsi perdonare.
«Cosa? No! È la mia canzone preferita!» Sbotto contenta.
«Oh, che bella canzone.» commenta Rachele che è appoggiata alla porta finestra e mangia le sue patatine.
«Sì, è davvero bravo.» si accoda Ninfa.
Invece Paolo ed Eva rimangono in silenzio ad ascoltare seduti sul dondolo.
«Ah ok, allora non la cambio.» sorride Marco prendendo una patatina dal mio piatto.
«Grazie, sei molto gentile.» rispondo sarcastica facendogli la linguaccia.
«Figurati.» mi fa una smorfia e sorride.
Poi arriva la pizza e la mangiamo sul divano e guardiamo "Jumanji 2" che ha portato Paolo. Ci divertiamo molto a guardarlo.
Dopo il film passiamo la sera a ridere, a scherzare. A un certo punto, non so come abbiamo fatto, ci ritroviamo a parlare di mobili e strane cianfrusaglie. E allora a Marco viene l'idea di mostrarci le cose che sua madre ha comprato questa estate.
«Che bello questo pouf, è particolare.» commenta Eva. E ha ragione: è un pouf dal bianco sporco quasi grigio, e con dei bottoni sul cuscino che lo decorano.
«Ti piace? Forse questo è l'unico acquisto decente che ha fatto mia madre, è molto comodo volete provarlo?» Ci invita contento. Tutti rifiutano e lui si siede.
Io mi giro all'improvviso per vedere cosa altro hanno comprato, ma imbranata come sono inciampo e cado addosso a Marco.
Il mio cuore inizia a battere forte, ho la tachicardia, e dei piccoli brividi percorrono la mia schiena. Dopo alcuni istanti mi rendo conto che sono seduta sopra di lui e che mi tiene ferma con una mano. Presa dall'imbarazzo mi alzo alla svelta cercando di fare finta che nulla fosse successo. Per fortuna i miei amici sono girati ad ammirare uno strano vaso e a me non hanno dato per niente attenzione.
Marco mi guarda intensamente e vedo una strana luce accendendersi nei suoi occhi. Tutto questo mi fa emozionare e rimango in silenzio per capire cosa fare. Lui però, tranquillamente si alza e mi sorride e torniamo a parlare con i nostri amici.
Passiamo un' altra ora a scherzare e a ridere tutti insieme e poi torniamo ognuno nelle nostre case.
Stanca e distrutta mi addormento.
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