11° capitolo: confessioni
La mia testa è così piena di pensieri che non mi stupirei se iniziasse a uscirmi il fumo dalle orecchie.
Sono distrutta, oggi è stata una pessima giornata, per fortuna abbiamo finito e possiamo uscire dalla facoltà.
Non mi aspettavo che Marco avrebbe reagito in quel modo, non riesco a togliermi dalla testa le sue risposte.
Quindi per lui sono solo un giocattolo con cui divertirsi e niente di più? Sono davvero delusa, da lui, da me e dalla mia stupidità ad aver acconsentito a tutto questo invece che tirargli il pugno in faccia che si meritava.
Però non ce la faccio, non riesco a stargli lontano.
Sono confusa perché non so cosa provo per lui, so che voglio stargli accanto ma non voglio lasciare che mi usi.
«Si, va bene, a stasera.» la voce di Marco mi riscuote dai miei pensieri.
« Ci vediamo al "Big Jim" stasera, vedrai che ci divertiremo.» ride lo scemo mentre mi dà delle gomitate, e il mio istinto omicida cresce a ogni colpetto.
Odio il "Big Jim", è una discoteca tremenda, e ogni volta che ci vado il proprietario non fa altro che provarci con me. Disgustoso.
Avrà una trentina d'anni ma è un maiale, non riesce proprio a tenere le mani a posto.
« Ehi Fede, tutto bene?» Mi richiama afferrandomi per un braccio.
«Certo, perché?» Ribatto freddamente senza guardarlo.
« Se ti stai preoccupando per il maiale, stai tranquilla, ho sentito dire che lo hanno arrestato. Droga. Roba pesante.
Adesso al comando c'è sua sorella. » mi racconta, forse per tranquillizzarmi ma a me non importa nulla di quel porco, voglio solo andare a casa e chiudermi lì per il resto della giornata.
«Ok, devo andare, a stasera! » Esclamo a un tratto e corro verso casa. Non ho intenzione di rimanere ancora insieme a Marco.
Mi chiudo la porta alle spalle e faccio un giro su me stessa, rendendomi conto che la cucina è avvolta nel silenzio.
Papà non è ancora tornato dal ristorante o forse è già andato via per il secondo turno. Infatti alzo gli occhi sull'orologio appeso in cucina e mi accorgo che sono già le quattro. Butto fuori un sospiro di sollievo e salgo velocemente le scale, mi chiudo in camera e mi sfogo lasciando che esca un pianto liberatorio, odio farmi vedere vulnerabile dagli altri. Mi sento una stupida, cosa pensavo di ottenere da un ragazzo che non mi ama? Il mio cuore batte all'impazzata e non dalla gioia come pensavo, bensì dal dolore. È una sensazione terribile e soprattutto difficile da spiegare, non lo auguro a nessuno. Mi manca il respiro, le mie guance vanno a fuoco e ogni lacrima che scende sembra lava incandescente che a poco a poco mi brucia dal dolore. Mi sdraio sul letto e prego Dio, sperando che vada tutto per il meglio, perché non voglio soffrire per un ragazzo che non merita il mio amore.
Tra il pianto e la preghiera, finisco con l'addormentarmi con un forte mal di testa
Sono le sette, non ho nessuna voglia di uscire ma non posso darla vinta a quel cretino e nemmeno a Eva. Sospetto che dietro tutto questo ci sia il suo zampino, non so spiegarne il motivo ma il mio istinto mi dice che è così.
Entro in doccia e l'acqua bollente rilassa i miei muscoli tesi, mi libera dai pensieri che mi hanno perseguitata per tutto il giorno.
Mentre mi vesto suonano alla porta, non so chi possa essere. Non aspettavo nessuno.
Tiro su il vestito senza chiudere la cerniera e mi precipito alla porta per controllare dallo spioncino. Trovo la figura di Marco ad aspettarmi dall'altra parte.
« Ehi, che ci fai qui?» Chiedo dopo aver aperto.
«Sono venuto a prenderti. Oggi non mi hai lasciato il tempo di avvisarti, come pensavi di venire in discoteca altrimenti? A piedi?» Mi sorride e si avvicina per posare un bacio leggero sulle mie labbra.
« Ah è vero, che sciocca.» rido nervosamente, lasciandolo entrare.
Avrei avuto una scusa per non andare: "grazie Marco per aver rovinato i miei piani! "
«Come puoi vedere, non sono ancora pronta. Sei passato troppo presto.» commento infastidita.
«Non c'è problema, posso aspettare.» replica.
«Ehm, Marco...mi aiuteresti con la cerniera del vestito?» Balbetto in imbarazzo.
«Certo, voltati.» si avvicina mentre gli do le spalle. Mi accarezza dolcemente le braccia e avverto il suo respiro sulla mia pelle, una carezza invisibile che mi riempie di brividi.
«Tutto bene, piccola?» Sussurra al mio orecchio, mentre con una mano tira delicatamente la zip fino a chiuderla.
«Certo.» affermo con finta sicurezza, cercando di non fargli capire invece quanto il suo comportamento mi destabilizzi. Sembra avere un pò troppo controllo sia del mio corpo che della mia mente.
Vorrei potermi fidare e avere il coraggio di farmi avanti, ma la situazione in cui siamo è così strana.
Non so mai come comportarmi, sempre con il dubbio, sempre a chiedermi se sia giusto... insicura di tutto quello che potrebbe succedere, insicura di me.
Ogni pensiero che ho per la testa non fa altro che spingermi.
E io vacillo, perché a volte non riesco a credere che lui provi qualcosa per me, perché ho paura che alla fine mi ritroverò con un cuore a pezzi. Paura che se ne vada anche lui, come fanno tutti.
Senza rendermene conto una lacrima bagna la mia guancia. Le labbra mi tremano e non riesco più a fermare questo fiume che scorga senza controllo.
«Ehi Fe, che succede?» Mi chiede Marco guardandomi preoccupato e il suo sorriso si spegne.
Io non riesco a parlare, mi manca il respiro e in questo momento mi sento una stupida, mi sto mostrando debole, ed è una cosa che non sopporto. Ma con lui tutte le mie difese sono inutili.
«Tutto bene? » Mi domanda facendomi sedere e lui va in cucina.
«Sì, cioè no. Non va per niente bene. » confesso ricominciando a respirare e il mio amico mi porge un bicchiere d'acqua.
«Vuoi dirmi che ti prende? » Si siede di fronte a me e mi tiene strette entrambe le mani.
«È che mi sento inutile, insignificante, a nessuno importa veramente di me. Le persone mi usano e basta e poi mi gettano via come uno straccio! » Esclamo buttando fuori l'enorme peso che mi porto da quando sono nata.
«Ehi Fe, ma cosa dici? Guardami.» mi ordina prendendomi il mento con due dita e mi costringe così a osservare i suoi occhi grandi, seri e intelligenti. Io non dico niente mi sforzo solo di non piangere.
«Non è vero quello che dici. »
«Sì invece, non servo a niente. Tutti dopo un po' si stancano di me e anche tu lo farai! » Dichiaro interrompendolo e scoppio di nuovo in lacrime.
«Ehi, io non mi stancherò mai di te e smettila di dire che sei inutile perchè non è così, sei una ragazza fantastica. » mi confessa abbracciandomi forte.
«Non sono fantastica, faccio schifo e presto anche tu te ne renderai conto. » ribadisco testarda.
«Fede tu non fai schifo, hai molti amici, hai me, Paolo, Eva e sopratutto Ninfa che è la tua migliore amica fin dall'infanzia. » mi dice cercando di farmi calmare e sopratutto di farmi ragionare.
«Noi non ti abbandoneremo mai. » continua stringendomi più forte.
«Ti sbagli Marco, sono orrenda, nessuno mi vuole veramente bene. » gli rispondo allontanandomi da lui.
«Questo non è vero! Sei bellissima, chi è lo scemo che ti ha detto una cosa del genere?» Mi domanda capendo che c'e qualcosa di davvero serio che non va.
«Una volta alle medie un ragazzo che mi piaceva mi ha detto che sono brutta e che facevo schifo e da allora mi sono sempre sentita così. » Gli rivelo tremando.
«Ho capito...quello era solo uno stronzo che non sa cosa si è perso. Dobbiamo fare qualcosa per questa insicurezza Fe, non va bene. » mi dice accarezzandomi una guancia.
«Lo so, ma sono così da sempre, per questo ho paura di fidarmi delle persone. » mi detergo le lacrime con una mano.
«Di me puoi fidarti senza problemi, ti aiuterò a riacquistare la tua sicurezza, te lo prometto. » si avvicina a me e mi bacia delicatamente sulle labbra.
Dopo la confessione mi sento decisamente meglio.
È bello avere qualcuno con cui parlare, sapere di poter riporre fiducia nei suoi confronti, rassicurata dal fatto che non verrai tradita, o almeno spero.
Salgo le scale per gli ultimi ritocchi.
Non devo avvisare mio padre, sa già che ogni sabato esco con i miei amici, e di solito lo avviso sempre quando rientro a casa.
Scendo al piano terra, prendo il giubbotto e andiamo.
«Ciao a tutti. » saluta Marco appena entriamo e si va a sedere accanto a Eva come per dirmi: "adesso sei sola, fai come vuoi ".
Così vado ad abbracciare forte la mia migliore amica.
«Ehi, come siamo affettuose stasera. » ride staccandosi dall'abbraccio.
«Già. » le sorrido trattenendo le lacrime a stento.
«Ciao Fe. » mi saluta Paolo.
«Ehi ciao. » ricambio contenta. Dopo aver parlato con Marco mi sento più libera. Lui ha ragione, ho degli amici fantastici, perché dovrei preoccuparmi?
«Che scemo. » ride Eva per una cosa che il mio amico le ha detto in un orecchio. Spero che non stiano parlando di me, questo mi distruggerebbe.
«Che succede? » Chiedo confusa.
«Niente Fe, tranquilla, ciao comunque. » mi dice guardando con un strano sorriso il ragazzo che ha accanto.
«State architettando qualche piano voi due? » Domanda Paolo questa volta intromettendosi.
«Può darsi. » afferma Eva spingendo Marco ad andare in pista e tutti noi li seguiamo. Il locale è molto grande e cambia tema quasi ogni mese, questa volta è a tema Halloween. Il barista è un pirata con un pappagallo finto attaccato sulla spalla, invece le cameriere sono delle terrificanti streghe e ci sono molte candele rosse inquietanti sul bancone e sparpagliate per tutta la discoteca.
Al centro della pista c'è disegnato un cerchio per i rituali con degli strani simboli a decorarlo. La cosa particolare è che con il gioco di luci e ombre dei faretti si illumina, diventando di un arancione fluo.
Balliamo sulle note di "Calma" e, finalmente, sento la tensione abbandonarmi, almeno fin quando non mi ritrovo incollata a Marco e lo sento rimproverarmi con un «Fede, balliamo vicini ma non insieme. Nessuno deve sapere di noi.» cerco di non farci caso, di ignorare il modo in cui lo dice ma un po' mi ferisce.
Prendo le mani di Ninfa e le faccio fare una giravolta, entrambe scoppiamo a ridere e sento quel peso alleggerirsi.
Dopo un paio di canzoni lascio la pista e vado dritta verso il bancone per prendere da bere.
«Scusi mi farebbe un bel Martini? » Chiedo al barista che è girato a preparare degli strani cocktail.
«Certo signorina, arriva subito. » mi risponde mostrandomi un bel sorriso.
Prendo il mio Martini e Marco mi raggiunge sedendosi accanto a me.
«Ehi signorina, ti sei già messa a bere? » ride ordinando anche lui quello che sto bevendo io.
«Sì ho bisogno di annebbiare un po' la mente, ma stai tranquillo, non berrò troppo. »
«Ok, lo spero. »
«Ragazzi perché vi siete fermati? Venite su, Marco ti ho trovato una biondina niente male. » ride Eva accarezzando la schiena del mio amico
«Davvero? Sei grande Eva. » afferma Marco con gli occhi che gli brillano.
«Lo so. » ammette Eva con un sorriso. Dopodiché i miei amici si dirigono in pista, e seduta su un divanetto, lì in fondo, trovano una graziosa ragazza dai luoghi capelli biondi.
"Poverina, non vorrei essere nei suoi panni" rabbrividisco al solo pensiero.
Io invece rimango ancora un po' seduta al bancone e bevo un altro Martini.
«Ciao Federica. »a un tratto una donna alta e sensuale si siede accanto a me. È Marika la proprietaria del locale, nonché la sorella del porco.
«Ciao, dimmi. » le dico fredda sorseggiando il mio drink.
« È bello vederti qui, soprattutto ora che mio fratello è in prigione. » mi sorride in un modo inquietante. Lei e suo fratello non sono per niente brava gente. Li ho conosciuti due anni fa solo perché pensavo che Ronny era un bravo ragazzo, ma in realtà non è così.
«Già, ma io non c'entro nulla con quello che è successo. » dichiaro in preda alla paura.
«Oh lo so, tranquilla. Volevo solo dirti che mi dispiace per quello che mio fratello ti ha fatto passare. »
«Ah ok, acqua passata, non preoccuparti. »
«Bene, allora divertiti cara. » mi fa l'occhiolino e se ne va. Non so cosa abbia in mente, ma spero che io non sia nei suoi piani.
Non appena finisco di bere, raggiungo i miei amici in pista e ci scateniamo fino a quando stanchi morti torniamo a casa e io sprofondo in un lungo sonno ristoratore.
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