10° capitolo: la realtà è meglio dei sogni
Un venticello gelido entra dalla finestra socchiusa, mi fa rabbrividire e io mi stringo di più sotto le coperte. Sfortunatamente è arrivato l'autunno, portando con sé la fine dell'estate e il calo delle temperature. Ottobre mi ha sempre trasmesso una grande malinconia, è come se portasse via l'allegria, la spensieratezza e la vivacità che mi caratterizza durante le belle stagioni.
In casa non si sente nessun rumore. Molto probabilmente mio padre è uscito presto stamani.
Non ho corsi fino a oggi pomeriggio, perciò ne approfitto per riposare in santa pace. A un certo punto il fracasso del campanello mi spaventa così tanto che cado dal letto. Alzo gli occhi sulla sveglia e vedo che sono soltanto le otto.
"Chi diavolo suona come un matto, per di più a quest'ora?" Penso alzandomi furiosa e con i capelli dritti, nemmeno avessi preso la scossa e mi precipito giù per le scale.
«Non so chi tu sia, ma è meglio per te che sia morto qualcuno o sarà la tua fine!» Urlo da dietro la porta, la apro e non appena mi rendo conto di chi sia, rimango senza parole.
«Buongiorno Fede, vedo che anche tu alla mattina sei bella pimpante e di buon umore.» ride allegro. Riconosco subito a chi appartiene quella voce. Dalla sorpresa mi cadono le chiavi a terra e mi abbasso per prenderle. I miei occhi fissano il pavimento e poi lentamente alzo lo sguardo. Noto che porta delle scarpe da ginnastica e dei jeans. Alto sicuramente un metro e tanta voglia di crescere e di prendermi in giro per la mia bassezza, e poi sì, quelle labbra, quel sorriso sghembo che possiede da quando lo conosco, non c'è alcun dubbio, è Marco!
«Ehi, che ci fai qui?» Gli chiedo facendolo entrare.
«Ti ho portato la colazione.» mi porge un sacchetto pieno di tanti cornetti.
«Ne ho presi di diversi gusti, perché non sapevo proprio quale fosse il tuo preferito.» mi sorride dandomi un bacio su una guancia.
«Oh grazie, ma non riesco ancora a capire cosa ci fai qui, da quando facciamo colazione insieme e per giunta a casa mia?» Domando grattandomi una guancia.
«Da oggi, ti sei dimenticata cosa ci siamo detti ieri?» Ribatte mostrandomi uno dei suoi migliori sorrisi e si siede a tavola.
«Ah sì, che scema, lo avevo dimenticato.» ammetto sedendomi anch'io. Apriamo il pacchetto e guardo Marco piena d'imbarazzo, non mi va di farmi vedere mentre mangio. Molto probabilmente farò qualche figuraccia e conoscendolo mi prenderà in giro con i nostri amici per il resto dei miei giorni.
Marco afferra un cornetto e sporco di zucchero a velo mi dice: «Che c'è?»
«Niente.» ribatto guardandolo seria.
«Tranquilla, sono buoni, non ci ho messo nessun veleno.» dichiara ridendo sotto i baffi.
« Va bene, ne prendo uno.» scelgo quello alla crema, il mio preferito.
«Sono buoni vero?» Mi chiede prendendone un altro.
«Buonissimi, li hai presi dal signor Gas?»
«Esatto, proprio lì.» mi guarda negli occhi con uno strano sorriso.
«Che c'è? Sono sporca da qualche parte?» prendo un tovagliolo e cerco di pulirmi.
«Ora?» gli chiedo imbarazzata.
«Aspetta, sei sporca qui.» viene da me e con un fazzoletto mi pulisce i bordi della bocca, il suo tocco è leggero, una carezza delicata che mi porta a osservare le sue mani. Lui mi guarda le labbra. Siamo così vicini che i nostri respiri si mescolano diventando un solo soffio di aria bollente. Appoggia la sua fronte alla mia e sento il mio cuore battere all'impazzata.
"Cavolo, non mi sono lavata i denti!" Penso maledicendomi.
«Fede? Che succede? Stai bene?» Mi chiede preoccupato.
«S... sì certo, perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?» balbetto con le mani sudate e lui si allontana.
«Non so, ti vedo strana, sono io?»
«No, no, per niente.» ribatto e mi avvicino di nuovo a lui.
«Sicura? Lo sai che a me puoi dire tutto.»
«È che ho appena mangiato, forse è meglio che mi lavi i denti.» dico titubante. Molto probabilmente lui non ha intenzione di baciarmi e io mi sto già facendo tutte queste paranoie, che stupida.
«Non ce n'è bisogno, vieni qui scemima. » mi attira a se prendendomi per i fianchi e mi bacia.
Sapete come mi sento? Come in una fiaba.
Percepire il tocco delle sue labbra mi spedisce in paradiso.
Aspetto questo momento da molto tempo, l'ho sempre immaginato e stavolta la realtà ha superato ogni fantasia, ogni sogno.
Schiude le labbra e con la punta della lingua disegna il contorno delle mie, un invito silenzioso ad aprirle.
Continua a farlo, e a ogni scia che traccia è una scossa che si va ad aggiungere alla miriade di brividi che mi sta attraversando.
"Se solo un tocco leggero delle sue labbra scatena il battito impazzito del mio cuore, approfondire il bacio come sarà?" È questo pensiero a farmi cedere, a schiuderle e lasciare che la sua lingua incontri la mia.
Mi bacia con dolcezza, sento il cuore di lui battere forte quanto il mio. Le nostre labbra ormai combaciano alla perfezione, è bellissimo.
Ed è perfetto.
Il bacio dura solo pochi secondi, ma per me è come se fosse durato un'eternità.
«Tutto bene? » Mi chiede non appena ci stacchiamo da quel favoloso bacio.
«Ce... certo, perchè me lo chiedi? » balbetto con le guance che mi prendono a fuoco.
Sento ancora le sue labbra che sanno di cioccolato sulle mie.
«Sicura?»
«Sì, è stata la mia prima volta e devo ammettere che è stata sensazionale. » gli sorrido accarenzandogli una guancia.
«Davvero? Non hai mai baciato prima d'ora? »
«Beh... veramente prima di te, c'è stato Luca, ma è stato un piccolo bacio a stampo e niente di più. » affermo. Presa dall'euforia del momento, lo bacio io questa volta.
«Ah ecco, quel cretino... » commenta un pò infastidito non appena ci lasciamo di nuovo, per riprendere fiato.
«Che c'è? » Gli chiedo preoccupata di aver rovinato questo magico momento.
«Niente, posso farti una domanda? » Mi guarda con una strana luce negli occhi.
«Sì, certo. »
«Sei vergine? » Ride e io divento rossa in viso.
«Emh, io, beh sì, perchè? È un problema? » Chiedo incerta.
«Dipende, ci sono ragazzi che vogliono solo divertirsi e quindi preferiscono ragazze già esperte. Altri invece, a cui piacciono quelle vergini. » mi afferra per i fianchi e delicatamente mi fa sedere sopra di lui.
«Ah ecco, capisco. » mi rattristo pensando che io non sarò mai niente di più di una semplice amica.
«Ma stai tranquilla, ti insegnerò io tutto quello che devi sapere. »mi sorride e mi bacia una guancia.
«Quindi sei il mio ragazzo? » Chiedo confusa, ma allo stesso tempo speranzosa.
«No Fe, sai benissimo che io non mi fidanzo.» controbatte serio marcando l'ultima parola.
«Perchè no?»Domando con le lacrime agli occhi.
«Perchè non mi va e poi cosa direbbero i nostri amici? »
«Non direbbero nulla. » sbotto perdendo la calma.
«Sì invece, preferisco che rimaniamo solo amici. » dichiara facendomi perdere un battito.
«E se provassimo a stare insieme di nascosto? » Propongo cercando di attirare la sua attenzione.
«In che senso?» mi guarda confuso.
«Cioè, noi proviamo a stare insieme senza che nessuno lo sappia. Se va bene, lo diremo ai nostri amici, altrimenti se non va, ci lasciamo e facciamo finta che non sia mai successo niente. Che ne dici? »
«No Fede, meglio se rimaniamo amici.»
«Perchè? » Insisto ormai con le lacrime che rigano il mio volto.
«Non voglio farti soffrire, se vuoi divertirti con me, bene, altrimenti niente. » conclude alzandosi dalla sedia e si dirige verso la porta.
«Va bene come vuoi. » dico con la voce spezzata dai singhiozzi e lo blocco prendendolo per un braccio.
«Ehi! Dai Fe non fare così, sapevo che sarebbe finita in questo modo, mi dispiace. » mi accarezza dolcemente una guancia bagnata dalle lacrime e poi mi abbraccia forte.
«Tranquillo, fa niente. Ti prego non mi abbandonare però, faremo come dici tu. » prometto stringendolo più forte. Sentire il suo profumo mi fa stare meglio, mi consola.
«Fe, non preoccuparti, io non ti abbandonerò mai, ti voglio bene. »
«Anch'io te ne voglio. »
Dopo un po' ci stacchiamo dal lungo abbraccio, mi detergo le lacrime con la mano e gli sorrido.
«Bene, adesso cosa vuoi fare? » Mi chiede con un sorriso.
«Devo andare al "Carpe Diem". »
«Perchè? » Mi chiede grattandosi la testa.
«Devo chiedere al signor Gas se ha bisogno di una cameriera, ho bisogno di un lavoretto. » gli espongo brevemente.
«Ok, capito.»
«Vado a vestirmi, tu resta qui. » gli ordino fredda. Salgo le scale e mi chiudo nella mia stanza.
«Sono pronta, andiamo. » gli dico aprendo la porta.
«Perfetto, andiamo. » mi sorride, prende la sua giacca e ci dirigiamo al bar.
Mentre caminiamo vorrei tanto prenderlo per mano, ma so benissimo che lui non accetterà mai di farlo.
«Guarda Fe! Quelli non sono Paolo e Ninfa? » A un certo punto ci fermiamo in un negozio vicino alla facoltà di medicina e vediamo i nostri amici che si baciano dolcemente e io rimango pietrificata. Farei di tutto per poter baciarlo e toccarlo anch'io in pubblico. Tutto questo mi fa infuriare e disperare allo stesso tempo. Mi mordo l'interno della guancia nervosamente, vedere la mia amica felice in questo momento mi fa solo sentire male. La sto invidiando e per questo mi sento in colpa, ma soprattutto mi reputo una persona orribile.
«Ehi ragazzi.» ci saluta Ninfa accorgendosi di noi.
«Ciao. » ricambio io titubante.
«Ciao ragazzi. » dice Marco sorridendo.
«Ehi, da quando siete qui? » Ci domanda Paolo confuso.
«Da poco. » affermo guardandomi le scarpe, devo ammettere che sono davvero belle!
«Che ci fate qui? » Chiede Ninfa venendomi ad abbracciare.
«Vorrei chiedere al signor Gas se mi assume. » sorrido pensando che forse farò solo una delle mie tante figuracce.
«Ah ok, veniamo con voi se volete, noi abbiamo finito per oggi l'università. » mi dice Ninfa contenta.
«Beati voi, noi invece ci tocca tra poco. » si lamenta Marco.
«Eh già. Comunque, potete venire se vi va. »
«Ok entriamo su! » Esclama Ninfa aprendo la porta del locale e il suono del campanellino accompagna la nostra entrata, spero clamorosa e senza problemi.
I miei amici si siedono in un tavolo in fondo e mentre loro ordinano io mi avvicino al proprietario.
«Salve signor Gaspare, posso parlarle cinque minuti? Sempre se può. » gli chiedo in preda all'ansia.
«Certo, dimmi pure. » acconsente mostrandomi un enorme sorriso che mi fa sentire al mio agio. È una caratteristica che adoro di questo dolce vecchietto. Tutti lo amano in città, è sempre gentile e disponibile con tutti.
«Vorrei sapere se ha bisogno di una cameriera. » gli espongo senza giri di parole.
«Oh questa tua richiesta mi ha davvero salvato la vita. » mi dice pulendosi gli occhiali con una pezza.
«Sai, la Giovanna è incinta e domani se ne va. Per me puoi iniziare benissimo anche domani, ma ti avverto: esigo efficenza e rispetto delle regole. » mi sorride e la sua camicia si alza mostrando il suo gran
pancione.
«Certo! Grazie mille signore. » gli rispondo felice. Allora il Karma non ce l'ha con me.
Dopodichè torno dai miei amici che stanno mangiando.
«Allora?» Mi chiede Marco.
«Ho il lavoro, inizio domani!» Esclamo quasi con le lacrime agli occhi per la gioia.
«Ah bene, così ogni giorno ti vedremo qui che lavori.» afferma Paolo, mentre prende una patatina e la mangia.
«Già. »
«Preparati ti faremo lavorare sodo! » Sbotta Ninfa e tutti ridono tranne me.
«Come siete simpatici, invece di aiutarmi mi dite queste cose. » sbuffo lamentandomi. Che bravi amici che ho!
«Devi muoverti Fe, non puoi pensare di stare ferma senza fare niente. » mi rimprovera la mia amica.
«Questo lo so! » Alzo gli occhi al cielo.
«Dai ragazzi, siete troppo cattivi con la nostra Federica. » mi difende Paolo e in questo momento gli vorrei fare una statua.
«Grazie amico, tu sì che mi capisci. » lo abbraccio riconoscente.
«Su Fede andiamo, la nostra amatissima chimica inorganica ci aspetta. » si alza Marco e si sistema i pantaloni.
«Ok. » dico triste. Non ho proprio voglia di ascoltare "Nostradamus" oggi.
«Sta sera usciamo vero? » Ci chiede Ninfa.
«Certo, più tardi ci organizziamo, a dopo, ciao a tutti. » afferma Marco saluntando i nostri amici.
«Va bene, ciao ragazzi. » ci saluta la mia amica e noi andiamo all'università.
Spazio autrice:
Ringrazio kissyyyy e FiordalisoScrittrice per avermi aiutata a scrivere questo meraviglioso capitolo. Spero che vi piaccia.
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