Non voglio tenerti lontana
"Sei nervosa?" chiede dolcemente ora che è sopra di me. Scuoto la testa "non dobbiamo farlo per forza Bren" sussurra sulle mie labbra.
"No, ma ti voglio..."
"Mi vuoi? Anche se è a causa mia che potevano... potevano..." gli occhi diventano rossi, capisco che non si perdonerà facilmente quello che è successo.
"Non mi sono mai sentita più viva e adolescente di come mi sento ora ed è grazie a te..." lo bacio e le mie labbra si tingono del sapore salato delle sue lacrime. Manuel entra dentro di me. È un affondo dolce, un dolore sopportabile e voluto quello che sento, la sua presenza dentro di me. Trema mentre si contiene, le sue labbra possiedono le mie.
"Vuoi che mi fermi?" chiede. È rigido, i brividi che sentiva per la paura provata per me hanno lasciato il posto a un sudore che ora ha invaso il suo corpo. La sua fronte bagna la mia. Non voglio si fermi, è doloroso ma voglio che mi abiti, che siamo una cosa sola, ora e sempre.
Restiamo uno accanto all'altra. Manuel ha ancora lo sguardo ferito, io mi sento stranamente leggera, ebbra, lo voglio ancora.
"Provi dolore? Ti ho fatto male?" è la prima domanda premurosa che mi rivolge. Scuoto la testa, sorrido. Le sue dita corrono sulla mia faccia delineandone i contorni. Mi sollevo per baciarlo.
"Tu non puoi farmi male Manuel."
"Credo di avertene già fatto abbastanza entrando nella tua vita" non sopporto il Manuel vittima, rivoglio il Manuel egocentrico e spocchione.
"Non mi piace questa versione di te" lo punzecchio. Sorride. I suoi riccioli ricadono sulla mia fronte.
"Da quando ti ho conosciuta il mio lavoro, i miei sogni non sono stati più la priorità. Mi sono preoccupato di andare bene in greco per darti soddisfazione, per renderti fiera di me, per renderti fiera di te... se ti succedesse qualcosa per Cristian, io..."
"Manuel... non voglio essere la tua priorità."
"Lo sei e basta" mi sollevo, porto una mano alla sua guancia. Mi fa sorridere la sua serietà, lo bacio.
"Non possiamo essere l'uno la priorità dell'altra. Dobbiamo esserci l'uno per l'altra, ma non possiamo diventare un'ossessione, non possiamo mettere da parte le nostre ambizioni per amore. Non sarebbe amore" si solleva anche lui per avvicinarmi a sé e baciarmi. Le sue labbra pulsano sulle mie e questo basta per farmi tornare ad essere preda del suo narcotico effetto. Mi sdraio sotto di lui che con urgenza mi fa nuovamente sua.
"Non sapevo cosa fosse l'amore prima di te..." sussurra al mio orecchio. Suona come una confessione, mentre disperde il suo sguardo nel mio.
"Neanch'io, ma ho sempre saputo cosa non fosse l'amore..." distolgo lo sguardo. Sono rivolta verso la finestra, dove non posso fare a meno di notare che le giornate si sono finalmente allungate e la luce, restia a tramontare, imbeve ancora le strade.
"Inizia con questo tipo di frasi, con questo tipo di affetto, per poi trasformarsi in gelosia, prima tenue, poi sempre più ossessiva e possessiva..."
"Ti stai riferendo al rapporto tra i tuoi genitori?" chiede senza avvicinarsi e lo ringrazio silenziosamente per questo.
"Manuel" continuo a parlare di spalle per raccogliere i miei pensieri senza che mi se tu rinuncerai a qualcosa per me pretenderai che io rinunci a qualcosa per te e se uno dei due non lo farà allora alimenteremo odio, rancore verso l'altro... io non voglio che sia così tra noi, io vorrei che fossimo liberi di sceglierci ogni giorno, senza essere possessivi. È questo l'amore, credo... è la libertà che desideri per l'altro. Io voglio che tu sia libero di seguire i tuoi sogni senza che includano me..."
"Come faccio a non includerti nei miei progetti? Io non so vedermi senza di te, Bren. Io non ci torno a Milano se non vieni con me" avverto immediatamente un brivido correre lungo la schiena. Non per intensità, piacere. Al contrario.
"Non devi dirlo neanche per scherzo" afferro la maglietta, la felpa e i fuseaux. Mi vesto.
"Ho detto qualcosa che non va?" Manuel si infila velocemente i pantaloni. Avanza verso di me.
"Aspetta!" mi fermo, rendendomi conto di essere preda ad un nervosismo che mi agita.
"Cos'ho detto che non va?" chiede prendendomi il volto tra le mani. La profondità del suo sguardo mi fa sentire al sicuro, ma non voglio dipendere da una persona che potrebbe andarsene da un giorno all'altro. Sì, ho paura che Manuel possa stancarsi di me, che mi lasci per un'altra, che non sia la ragazza giusta per lui, che...
"Se metti le cose così allora è meglio che non ci sia nulla..."
"Ma che cosa dici? Come puoi parlare così dopo che abbiamo..." si infila le mani nei capelli.
"Vado a casa" è l'unica cosa che mi viene in mente da dire.
"Aspetta... ora non vai da nessuna parte" mi prende per i fianchi e mi avvicina al muro. Non è un ordine, è l'esigenza che ha di avere spiegazioni e forse... è il momento che io mi apra completamente. Non sono mai stata così coinvolta emotivamente con un ragazzo come lo sono stata con Manuel, sin dal primo momento. È delicato, sensibile, non c'è possessione nei suoi gesti - la maggior parte delle volte - e in fondo è questo che mi piace di lui, l'essere istintivo, emotivo e passionale in certi momenti, ma controllato, maturo, centrato in altri.
"Non voglio costringerti a fare nulla" china la sua fronte sulla mia "non voglio costringerti a venire con me o ad essere la mia ragazza, se non mi vuoi va bene, ma io devo dirtelo... io devo dirtelo che non potrei, non vorrei immaginarmi senza di te. È bastato uno sguardo, il mio primo giorno di scuola e... tutto ha avuto improvvisamente senso" lo guardo con aria interrogativa. Cosa vuol dire che tutto ha avuto improvvisamente senso?
"Cosa intendi?"
"Io non ero contento di venire a Ravenna..." si siede al bordo del letto. Io resto accanto al muro in piedi, davanti a lui.
"Sono uno dei più giovani nella mia squadra e..." non voglio mettergli alcuna pressione, intuisco che stia per confessarmi qualcosa di duro da accettare.
"Sono irascibile..." suona come preambolo all'ammissione che sta per fare. Sorrido e scorrendo con la schiena a filo del muro finisco per sedermi a terra.
"E così hanno pensato che mi facesse bene una..." temporeggia per cercare la definizione esatta "trasferta in una squadra che aveva bisogno di un difensore centrale..."
"Cosa è successo?"
"Ho discusso con qualche compagno di squadra... e con l'arbitro" sorrido.
"Ti ho visto in campo... non mi sembri tanto... irascibile" il suo ghigno scava una fossetta al lato della bocca.
"Appunto" inarco un sopracciglio "qui entri in gioco tu..." sorride malizioso.
"E come?" scende dal letto per muoversi a gattoni verso di me.
"I primi giorni di allenamento sono stati molto tesi" spiega seduto a pochi centimetri di distanza da me "sapevano da dove venivo e della mia famiglia, per cui ero il viziato, figlio di papà che gioca a calcio per hobby..." il suo sguardo si fa malinconico.
"Poi hanno iniziato con le vessazioni e all'inizio rispondevo..." serra quasi istintivamente le mani in pugni, posso vedere le vene ergersi sulle braccia, mi viene voglia di avvicinarmi, calmarlo, ma non lo faccio, mi porto le ginocchia al petto "e mi è valso qualche richiamo e... intimazione..."
"Di che tipo?"
"Che non sarei tornato in serie A..." ammette con difficoltà. Ricordo improvvisamente l'articolo e la sua paura di essere cacciato anche dalla scuola. Allora era per questo... per gli attriti in squadra, per la nuova esperienza, per la tirannia di Cristian...
"Da quando ho iniziato a studiare con te..." i suoi occhi si sintonizzano sui miei. Anche lui aveva avuto la sensazione che fosse cambiato qualcosa in noi da quando ci eravamo conosciuti? "sono stato più concentrato, avevo una doppia sfida con me stesso. Quella di ritornare a Milano dopo una stagione positiva al Raven e riuscire ad essere promosso in greco con un voto decente" sorrido di nuovo "sia per conquistare i miei genitori... sia per..." protende il volto verso il mio per baciarmi "conquistare te" avvampo. Ricambio il bacio intenso e poi mi scosto leggermente.
"Non ti azzardare a finire così... voglio sapere di più..." sorride muovendo i suoi riccioli.
"Poi, dopo gli allenamenti, ho avuto sempre più voglia di studiare..." in effetti Manuel era migliorato in tutte le materie, sia perché i professori lo sostenevano molto, sia perché lo premiavano per l'impegno e la serietà con cui portava avanti scuola e lavoro.
"Sempre più voglia di stare con te" mi bacia di nuovo e questa volta non mi stacco da lui anzi, mi stringo al suo bacino, intreccio le gambe alla sua schiena e assecondiamo, insieme, i ritmi della nostra passione.
"È per questo che non voglio tenerti lontana" dice mentre è dentro di me. La sua bocca approda sul mio collo, sono un nugolo di brividi e calore. È la sensazione più forte, violenta e intensa che abbia mai provato. E l'unica certezza che ho è che non voglio rinunciarvi.
"E allora non farlo..." sono parole che fuoriescono in un momento in cui lascio da parte la ragione, sospendo ogni comportamento sensato e razionale per fondermi completamente con lui. Più si muove dolcemente, più alimenta qualcosa in me... un fuoco, una violenza che mi spinge a stringerlo sempre più forte. Le mie unghie affondano nella sua schiena, ho i sensi annebbiati, eppure ho l'impressione di non essermi sentita mai più lucida e viva.
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