L'inizio di tutto

Quando rientro sono sul punto di salire le scale per rimettermi a studiare, ma gli schiamazzi provenienti dalla cucina dove mia madre e mio fratello si stanno divertendo a combinare qualcosa mi fa cambiare idea. Li raggiungo.

"Cosa fate di così divertente?" Leo sta mangiando le patatine appena uscite dal forno e ha le salse sul volto e sulla maglietta, mentre mia madre sta finendo di preparare gli hamburger. Mi aggiungo a loro, tagliando l'insalata e il pomodoro, prendo le lattine di coca cola, il formaggio con cui a me e a Leo piace farcire l'hamburger e ci dirigiamo in sala.

"Allora... che film vediamo?" chiede mia madre, mentre ci accomodiamo sul divano. È indubbiamente una serata insolita visto che raramente abbiamo cenato in sala, solo durante le feste o ai compleanni. Ma comprendo che stanno cercando di farmi distrarre e io non desidero altro.

"Notte prima degli esami" è evidente che Leo stia scherzando, infatti scoppia a ridere subito dopo.

"Non mi serve vedere anche il film... e poi per un attimo mi ero dimenticata di avere la maturità domani, grazie Leo!"

"Ma di cosa devi preoccuparti, andrà bene..." mi rincuora mia madre. Mi lascio cadere sul divano, in realtà non sono preoccupata, anzi, in un certo senso sono sollevata che sia finalmente arrivata la fine del liceo. Ora sono davvero agli ultimi metri della corsa e non posso fare a meno di pensare a tutto quello che ho vissuto in questi anni. Mentre mia madre e mio fratello proseguono con la decisione del film da vedere, io mi sono rinchiusa nell'universo di immagini che scorre idealmente davanti ai miei occhi. Eppure, tutto quello che sembra essenziale da ricordare, si racchiude negli ultimi mesi, dall'arrivo di Manuel. Penso alla sua proposta di andare a vivere a Milano con lui. Manuel non ha dubbi, mi vuole. Vuole che sia parte della sua vita. E a me non spaventa tanto Milano, quanto proprio la convivenza con lui. Insomma, quando avrò il ciclo e... si sporcherà il lenzuolo, o quando vorrò stare per conto mio, quando vorrò studiare per gli esami e non avrò tempo per lui... tutto questo mi preoccupa. Non ho la minima idea di come ci si comporti. Tra mille domande senza risposta, non vedo nessun film perché, sfinita dopo un'intera mattina di studio, preceduta da altrettante altre da quando si è chiusa la scuola, chiudo gli occhi e cado in un sonno profondo.

**********

"È andataaa!" Chiara saltella per le scale mentre usciamo dalla scuola, Stefano e Manuel sono ancora dentro. Li aspettiamo sui gradoni. "È andata, è andataaaa!" continua. Io scoppio a ridere, entusiasta. Abbiamo entrambe le gote rosse per il caldo e l'impegno a mettere in bella copia il tema, senza tralasciare nulla.

"Mi sento già più leggera..." dice sdraiandosi sulle scale "ma domani c'è greco" ammissione che suona come un ritorno alla realtà.

"La supereremo insieme Chi, come sempre" la conforto sdraiandomi accanto a lei.

È la quinta delle sei ore che, da prassi, abbiamo disponibili per portare a termine la prima prova. Non ci sono molti ragazzi che escono dalla scuola, semplicemente perché due sono i modi per affrontare una prova: o consegnare subito, dunque, dopo minimo due ore oppure restare fino all'ultima ora disponibile. Io e Chiara ci collochiamo in una fascia intermedia. Ci siamo sostenute fino alla fine e quando ho concluso io, allora ha voluto consegnare anche lei.

"Grazie per avermi aspettata..." ammetto.

"Grazie? Guarda che domani devi passarmi la versione di greco, quindi mi metterò comunque dietro di te" scoppio a ridere.

"Oggi pomeriggio studiamo insieme vero?" annuisco.

"Ti rendi conto che saremo le ultime a fare gli orali?" si lamenta Chiara. Hanno estratto la lettera "M". Manuel sarà il primo, io e Chiara invece chiuderemo gli esami della nostra sezione (Lenti, Levi). Di sicuro lui sarà più rilassato di "togliersi il peso" subito. Invece, io sono contenta di essere l'ultima così da avere tempo per aiutarlo e sostenerlo e poi dedicarmi a me.

"Ehi!" vediamo arrivare dall'uscita laterale proprio loro. Io e Chiara ci alziamo subito.

"Com'è andata?" chiediamo all'unisono.

"Bene" pronuncia Stefano, sembra davvero calmo.

"Perché allora hai consegnato solo adesso?" chiede Chiara. Manuel, intanto, si è avvicinato a me, mi cinge i fianchi con la mano, mi chiede all'orecchio se è andato tutto bene. Io sorrido per il modo discreto e intimo con cui vuole assicurarsene, come se gli importasse più di me che di lui, e per quella scarica elettrica che mi provoca sentire la sua voce infondersi nel mio corpo.

"Be' che fretta avevo? Sei ore di tempo, me la sono presa comoda" spiega con sufficienza mentre inforca gli occhiali da sole. Il solito.

"Venite a pranzo da me, ordiniamo sushi e poi ci mettiamo a studiare" propone Manuel. Ci troviamo tutti d'accordo e prima di recarci a casa, decidiamo di festeggiare con un aperitivo la nostra prima prova.

Il pomeriggio è stato stremante. Di certo il caldo eccessivo non ha aiutato e ora mi sembra di avere davanti agli occhi un vocabolario di greco stampato. Mi scorrono parole, testi, come fossero impressi nella mente. Stefano e Chiara se ne sono andati da poco, io sono rimasta con Manuel per ripassare l'ultima parte del programma, ma ora è meglio che vada anch'io. Sono troppo stanca.

"Ok..." mi stropiccio gli occhi.

"Sei stanca?" mi chiede dolcemente, aggiungendo un bacio affettuoso sulla guancia.

"Solo un po'" mento e ricambio il bacio.

"Ti accompagno a casa" si propone. Annuisco. Mi bacia di nuovo. Le sue labbra soffici mi sembrano la giusta ricompensa dopo una giornata intensa e non ho voglia di lasciarle. Istintivamente faccio scivolare una mano sulla sua nuca per tenerlo stretto. Mi piace il sapore della sua bocca.

"Dovrei andare" sussurro sulle sue labbra, un pensiero che mi sfugge ad alta voce, più rivolto a me stessa.

"Dovresti..." mi consiglia. Ma il nostro gioco è già iniziato, l'incendio è già avvampato. Salgo a cavalcioni su di lui, che, in un gesto tanto veloce quanto violento, mi fa salire sul tavolo, spazzando via con un braccio ogni cosa mi impedisca di stendermi. Mi fa sdraiare e in una frazione di secondo si sbottona i pantaloni. È tutto così rapido, travolgente e viscerale, da non rendermene conto, finché, insieme, stremati, non raggiungiamo il culmine. Manuel ansima sul mio petto, fa risalire la lingua fino al collo, raccoglie il sudore dovuto al piacere che mi ha appena regalato.

"Ora ti accompagno a casa..." dice con un sorriso malizioso sulle labbra. 

**********

Ci troviamo ai cancelli. Si percepisce nell'aria una tensione maggiore di ieri. Se la prova di italiano non era poi così temuta, quella di greco, seconda prova inaspettata per il nostro anno, ci fa prendere coscienza dell'esame di stato. Non è un sogno o l'incubo che ci ha rincorso da mesi, è tutto vero. Stefano e Chiara sono davanti a me con le braccia intrecciate al petto.

"Finitela, vi ho promesso che vi aiuto... se sarò in grado di farla ovviamente..." continuano a guardarmi con due bodyguard.

"Ci assicuriamo che resti concentrata fino all'entrata..." dicono quasi in coro e per questo si guardano sorpresi loro stessi.

"Credo che il caldo vi abbia dato alla testa" commento. Mi guardo intorno cercando con lo sguardo Manuel. Manca solo lui della nostra classe. Natalia è persino venuta a salutarmi appena sono arrivata. Credo che sia davvero finita ogni rivalità e di questo, in fondo, sono contenta.

"Per caso stai cercando Manuel?" chiede Chiara. La guardo sospetta, il suo tono di voce mi fa intuire che sappia dove si trovi.

"Gli abbiamo detto di non farsi vedere prima dell'inizio della campanella" aggiunge Stefano. Sgrano gli occhi. Che cosa?

"Per quale motivo?" chiedo.

"Te l'ho detto... devi restare concentrata" spiega Stefano come fosse la ragione più ovvia del mondo.

"Dov'è?" ribatto nervosa.

"In auto..." non ho proprio voglia di commentare il loro atteggiamento, non so come prenderlo. Mi avrebbe divertita se non fossero stati seri. Manuel è al parcheggio, con un libro poggiato sul manubrio, intento a sfogliarlo. Apro lo sportello.

"E tu che hai dato retta a loro..." esordisco come fosse un rimprovero. Lui con il suo spontaneo sorriso mi invita a sedermi.

"Buongiorno" dice divertito. Come fa ad essere sempre così rilassato? Poi mi ricordo che gioca in serie A ed è abituato – o si sta abituando – a gestire l'ansia da prestazione.

"Perché non stavi aspettando con tutti noi? Sei l'unico che manca..." sbotto "dobbiamo farlo insieme, insomma sono gli esami di maturità... non dovevi ascoltarli, dovevi raggiungerci appena arrivato" non so perché mi ha tanto indisposto il fatto che abbia dato ascolto a Stefano e Chiara. Mi bacia a tradimento.

"Sei dolce..." dice sulle mie labbra.

"Non sono dolce..."

"Quando ti preoccupi per me..." mi bacia di nuovo, con nuova e maggiore intensità.

Siamo davanti la scuola e qualcuno potrebbe vederci. Odio quando fa così, odio più me stessa per non riuscire a sottrarmi a quell'ossessione che si impossessa di me e che mi impedisce di resistergli.

"Manuel..." riesco ad articolare, come per richiamarci e scuotere entrambi da quello che stiamo per compiere. Ma, trascurando qualsiasi remora, finisco sopra di lui. Rischiamo di essere visti, rischiamo di fare tardi. Proprio quando sto per tornare in me e desistere, reprimendo l'istinto irrazionale che ha la meglio quando sono con lui, accende l'auto – sono ancora sulle sue gambe – imbocca la via per la fermata dell'autobus, svolta nella strada parallela poco trafficata. Non sto capendo cosa stia succedendo, ad ogni modo non riesco a frenare la vocina interiore che mi spinge ad assecondare le volontà di Manuel che approfitta del mio vestito per farmi scivolare lentamente gli slip e in un istante farmi sua.

Siamo fortunati quando torniamo davanti scuola, perché il nostro gruppo ancora non entra. Chiara e Stefano ci guardano con disapprovazione e scoppiamo a ridere. Simone si avvicina per chiedermi di aiutarlo a ripassare velocemente Plutarco. Si sente che uscirà una versione di questo autore. Manuel mi rivolge uno sguardo complice e mi lascia aiutare Simone mentre raggiunge Stefano e Chiara.

La Del Fuoco viene a chiamarci. Oggi indossa un vestito giallo pastello, con tanto di collana, foulard e décolleté in tinta – ovviamente. Sono presa ad osservarla, mi sembra, addirittura, che mi rivolga un sorriso di incoraggiamento e non mi rendo conto che Manuel torna a prendermi, perché sono rimasta in coda agli altri, intreccia le dita nella mia mano ed entriamo. In bocca a lupo amore, sussurra al mio orecchio prima che la prof possa sentirci. Un vortice di brividi mi sconvolge ogni muscolo del corpo prima rilassato ora elettrizzato, tanto da impedirmi di ricambiare l'augurio.

La Del Fuoco ci invita a precederla e ci rivolge uno sguardo tenero e compiaciuto, che mi imbarazza. Forse, alla fine, si sente responsabile del nostro avvicinamento. Constatiamo che tutti hanno preso i propri posti nelle due file parallelamente disseminate lungo il corridoio della succursale del primo piano della scuola, proprio quello dove per cinque anni sono state ubicate le nostre classi. Dove finisce la nostra sezione, inizia un'altra classe. La B, quella di Raul. Ci siamo salutati, senza nessun rancore, appena sono arrivata. C'era anche Alessandro, abbiamo scambiato qualche parola di incoraggiamento finché non sono arrivati "i miei bodyguard". Per me e Manuel sono rimasti liberi solo due posti, il primo – che ovviamente è riservato a me, davanti a Chiara – e quello immediatamente dietro a Chiara, davanti a Stefano. Insomma, se la sono studiata bene. A capo della fila opposta c'è Natalia. Ci scambiamo un sorriso di incoraggiamento. Il messaggio è chiaro, io aiuterò la mia fila, lei la sua. Quando arriva la prof, con la traccia in mano, percepisco la tensione dei miei compagni. Anche io sono nervosa. Per quanto i miei amici mi abbiano presa in giro dal momento in cui abbiamo saputo che la seconda prova sarà una versione di greco, è pur sempre un esame e non conta quanto mi piaccia o quanto sia andata bene nella materia in questi anni.

"È uscito Plutarco" dichiara. Non posso fare a meno di riconoscere la voce di Simone che commenta : "lo sapevo".  Mi volto verso di lui, si mantiene la testa tra le mani. Noi altri sorridiamo. Faccio un respiro profondo, mi lego i capelli, proprio come se stessi per intraprendere una corsa. La Del Fuoco inizia a consegnarci i fogli, aiutata dal presidente di commissione, il preside del liceo scientifico di Ravenna. È simpatico, ha un sorriso tenero e fino ad ora non è stato per nulla pedante o invadente. Do una rapida occhiata al testo e alle domande. Subito penso a Manuel, Chiara e Stefano. Non dovrebbero avere problemi a rispondere perché abbiamo ripassato tutto insieme. Mi volto verso di loro per assicurarmi che non ci sia ombra di terrore nelle loro espressioni. Stefano e Manuel si stanno scambiando un "cinque", Chiara ha appena tirato un sospiro di sollievo. Mi rassicuro anch'io a vederli tranquilli.

"Bren, per le domande non c'è problema... ma la versione" bisbiglia Chiara.

"Tranquilla... cercherò di fare del mio meglio" la rassicuro, mi rassicuro.

Anche Natalia mi sembra tranquilla. Dal suo corpo non traspaiono segni di nervosismo o agitazione. La prof legge il testo, poi le domande ad alta voce e ci augura buon lavoro. 

"Preside, ho bisogno di un caffè. Perché non mi accompagna?" non crediamo ai nostri occhi quando la vediamo trascinare il presidente verso il bar, ma non ci lasciamo deconcentrare troppo dallo stupore. Sappiamo che è una dichiarata intenzione di aiutarci. Analizzo il testo, comincio a tradurre il primo periodo e, non appena sono convinta, strappo un pezzo di foglio bianco che ho inserito nel vocabolario, per scriverci la prima parte. Lo passo a Chiara, che lo passa a Manuel, che lo passa a Stefano e così via, mentre Natalia fa lo stesso nella fila opposta.

Quando ho finito, rileggo solo una volta la traduzione e le risposte. Sono trascorse tre ore, dei miei compagni di classe pochi hanno consegnato, con le facce arrese. Mi assicuro che Chiara abbia copiato il testo, per non lasciarla scoperta, visto che davanti a lei ci sono io e nessun altro. Quando mi dà conferma che sta ricopiando le risposte, mi alzo e consegno. La Del Fuoco mi rivolge lo stesso sorriso compiaciuto di quella mattina, lo ricambio e vado da Maria.

"Ehi!" la abbraccio "Tutto bene?" chiede divertita. Sento le lacrime agli occhi.

"Che succede?" incalza appena si distacca e si accorge dei miei occhi umidi.

"Non lo so" rispondo sinceramente asciugandomi le lacrime.

"Hai bisogno di un abbraccio... e di qualcosa di forte" mi fa cenno di voltarmi. 

"Bren, tutto bene?" chiede raggiungendomi dietro al bancone. Annuisco. La sua mano aderisce alla mia guancia, con il pollice finisce di asciugare le lacrime e un sorriso tenero si apre sulle sue labbra. Mi alzo in punta di piedi. Lo bacio.

"Sta finendo tutto..." dico. Se fino a ieri ero contenta che la scuola stesse finalmente volgendo al termine, ora sono improvvisamente invasa da sensazioni e pensieri contrastanti che mi confondono. Non so cosa voglio. So chi voglio. So che voglio stare con lui ma forse sto correndo troppo. Forse non ho dato il giusto peso al tempo e adesso ne sto accusando i colpi tutti insieme. Forse mi sono lasciata travolgere da Manuel, dalle emozioni e... ho lasciato da parte tutto il resto, Chiara, Stefano... ma, ora che lo guardo, ora che lo osservo con il suo sguardo preoccupato per me, ora che assisto alla pellicola di momenti che mi scorre davanti agli occhi, istantanee di noi due dal momento in cui ci siamo incontrati, ecco io... ho semplicemente vissuto. E dovrei sentirmi in colpa per questo?

"No, amore" dice carezzandomi le guance "sta iniziando tutto".

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