A meno che non sia tu a chiederlo

"Grazie..."

"Cominciamo domani alle quattro" dico alzandomi e raggiungendo l'uscita.

"Credo che dovremmo incastrare i nostri orari"

"Immagino che tu avrai gli allenamenti tutti i giorni... e io i miei, oltre ad occuparmi di altro" puntualizzo portandomi le mani ai fianchi.

"Insegnante eh?" e questo cosa c'entra? Lo guardo con aria interrogativa.

"Per caso vuoi sfottermi? Credi di essere nella posizione di poterlo fare?" lui scoppia a ridere.

"È solo che ti dona molto..."

"Mi dona... be' non è un abito o un accessorio, è una professione" specifico. Lui alza le mani in segno di resa.

"Ok, scusa se non sono Omero, ma tu devi puntualizzare sempre tutto?"

"Solo con chi mi ... mi..." non riesco a confessare che mi dia fastidio, perché cambia così velocemente quello che provo verso di lui che neanche io riesco a starmi dietro.

"Lasciamo perdere... comunque, visto che dobbiamo studiare insieme, sei pregato di tenere la tua bocca lontana dalla mia, altrimenti tronchiamo subito."

"Troncare... un termine che si addirebbe più per definire la rottura di una relazione" dice con tono saccente, intrecciando le mani al petto. Poi avvicina il suo volto al mio "e la nostra non è neanche iniziata" il suo respiro su di me e gli occhi che continuano a fissare le mie labbra mi immobilizzano all'istante. Non vedo più nulla intorno, di nuovo, come quando mi ha baciata, sembra di trovarci in un'altra dimensione, distanti da tutto e tutti. Non riesco neanche a distrarmi, ma solo a perdermi nella proliferazione dei miei pensieri in visibilio per quelle labbra carnose che sembrano implorare di essere baciate.

"Pensavo che l'avessi già dimenticato, invece non sei stata poi così indifferente" mi sfida sussurrandomi all'orecchio, come fosse un segreto che solo noi custodiamo e possiamo custodire. Chiudo gli occhi, le sue labbra sfiorano ancora il mio orecchio e tutto pare ancor più amplificato. Quella voce, piena, profonda e suadente, è come se mi accarezzai fino a toccarmi nella parte più profonda di me. Le sue dita scostano una ciocca di capelli dal mio volto e si allontana. Riapro gli occhi. E' stato tutto così delicato... ma non deve ripetersi. Non ora. Devo continuare a pensare ai miei obiettivi e non lascerò che un ragazzo venuto qui per lavoro, mi usi come il giocattolo con cui distrarsi.

"Manuel devi smetterla" lui sospira e fa qualche passo indietro "se ti diverti a prendermi in giro, se credi che io sia come chiunque altra, pronta a cadere ai tuoi piedi per qualche complimento o strano giochetto di seduzione, be' stai sbagliando" metto in chiaro, avanzando verso di lui.

"Oh ma questo lo so" dice con aria impertinente.

"Cosa sai?"

"Che sei diversa dalle altre..."

"Ah ho capito. Quindi ora, per psicologia inversa, siccome non sono caduta subito ai tuoi piedi, cerchi di conquistarmi, sarei il trofeo che sogni di mettere nella teca da collezione, accanto agli altri..." lui ride di gusto.

"Ma per te nulla può essere spontaneo e naturale?" lo guardo scettica.

"Senti, ok... non so che mi prenda" fa una pausa e sospira di nuovo "siccome dobbiamo andare d'accordo, facciamo un patto..." inarco un sopracciglio, curiosa di sentire i suoi improvvisati termini.

"Ti farò avere i miei orari così potrai incastrarli con i tuoi, sarò disponibile a qualsiasi ora fuori allenamento e... prometto che non ti sfiorerò mai più... a meno che non sia tu a chiederlo" che impertinente! Serro i denti e devo appellarmi a tutto il mio autocontrollo per evitare di implodere. Poi, senza neanche rispondergli, lo supero a passo svelto, lasciandolo lì, nei pressi della biblioteca. A meno che non sia tu a chiederlo. Ma chi si crede di essere? Solo per essere... per essere... d'accordo è davvero bello, sensuale e... maturo per la sua età.

Mi ha colpito come ha risposto alla Del Fuoco, quando le ha fatto notare la scorrettezza di non avermi informata prima, mettendomi al corrente della situazione così, su due piedi. Come se io non avessi una vita al di fuori della scuola. Ma è anche così supponente! Non devo cascarci, fa sicuramente così con tutte e prima o poi lo coglierò in fallo. Oh ma che mi importa! Deve solo starmi alla larga...

Approfitto dell'ora di educazione fisica per sfogarmi un po'. Siamo sedici in classe e, contando che i soliti quattro, se possono, si tengono alla larga da tutto ciò che riguardi sudore e spirito di sacrificio - Pierpaolo, Simone, Gaia e Lea - rimaniamo in dodici a svolgere realmente l'ora, mentre loro approfittano per leggere o ripassare. Ovviamente il professor Damasco lo permette solo ai ragazzi dei quinti. Mi cambio sola con Chiara, mentre le altre sono già uscite dagli spogliatoi.

"Be' allora cos'è questa storia che vuole che recuperi con te..." le ho accennato qualcosa a ricreazione, in cui non sono riuscita a mangiare nulla. Ho ripensato a quel bacio, poi alle sue parole sussurrate, alle sue provocazioni e so che non porterà a nulla di buono trascorrere del tempo con lui da sola.

" La Del Fuoco crede che con me possa adottare un buon metodo di studio e recuperare in tempo per la maturità."

"In fondo ha ragione... se dovesse aiutarlo Natalia, di certo lo porterebbe sulla cattiva strada" sorrido.

"E poi vedila come un'occasione per conoscerlo meglio, magari è simpatico oltre ad essere un figo pazzesco!" la fulmino con lo sguardo. Non deve ricordarmi che è attraente, né chiamarlo come realmente debba essere chiamato: figo pazzesco.

"Dai andiamo..."

"Brenda e Chiara, giocate a basket o pallavolo?"

Io e Chiara ci scambiamo un'occhiata complice e in coro scegliamo pallavolo. Ci eravamo cimentate nel basket già altre volte, con Stefano, Andrea, Riccardo e Simone - che oggi preferisce fare il dandy e restare in camicia e pantaloni. Ma richiede troppo sforzo e siamo provate dal compito di inglese e dal test a sorpresa di greco. Il professore sta facendo conoscenza con Manuel.

Quando passiamo accanto a loro per raggiungere l'altra metà di campo, che dobbiamo condividere con Natalia e Martina, riesco a captare un frammento della loro conversazione. Damasco sta parlando a proposito del campionato che sta giocando il Raven e della necessità di un difensore centrale. Manuel, dopo aver ascoltato e ringraziato il prof dei complimenti, palleggia per prepararsi ad alcuni tiri liberi e, con la coordinazione che gli è propria, dopo averli centrati tutti, passa il pallone a Stefano. Intuisco che devono aver fatto squadra, contro Andrea e Riccardo. Proprio mentre Stefano inizia a riscaldarsi con i tiri liberi, Manuel si sfila la felpa che porta a bordo campo e nel farlo lascia involontariamente intravedere l'intera schiena nuda, prima che la T-shirt bianca ricada sui suoi fianchi.

"Allora Brenda" Natalia richiede la mia attenzione "ti ho disturbata per caso?" dice con tono di sfida.

"Che importa, ormai hai la mia attenzione..." ribatto sforzandomi di non far trasparire la mia intolleranza nei suoi confronti.

"Due contro due?" propone mentre lancia in aria la palla. Guardo Chiara che annuisce, poi si avvicina sussurrandomi all'orecchio: "facciamola nera questa stronza." E per un'atleta, anche se non professionista, quelle parole sono carburante per la distruzione del suo rivale. Natalia è visibilmente fuori forma. E mi ha talmente infastidita immaginarla con Manuel, che non esito a schiacciarle addosso senza pietà.

" Vai Bren!" Chiara mi serve la palla decisiva per una vittoria schiacciante che si conclude a nostro favore in perfetto tempismo con il suono della campanella. Quaranta a sedici. Io e Chiara ci abbracciamo esultanti, non tanto per la vittoria in sé, quanto per il volto imbronciato di Natalia che non sa perdere. Il professore sopraggiunge a darci il cinque per complimentarsi e dirci che possiamo andare. Mentre attraverso il campo, mi accorgo che Manuel, e solo lui, è rimasto a guardare la partita. Le nostre traiettorie oculari si incontrano e il sorriso divertito sulle sue labbra mi provoca ancora un brivido sulla schiena. Fa un tiro libero, che segna, e si reca nello spogliatoio dei ragazzi. Sapere che ha assistito alla mia vittoria, mi provoca uno strano, ma apprezzabile piacere.

Sto aspettando Stefano e Chiara fuori scuola, quando sento vibrare il telefono. Numero sconosciuto. Un messaggio. Dal contenuto subito capisco a chi risale.

Lunedì, mercoledì e giovedì sono libero dalle diciotto. Il martedì dopo le sedici. M.

P.S. sei stata bravissima nella partita di pallavolo.

Mi ritrovo a sorridere come un ebete, per quel messaggio che cerco di ignorare ma che ho già riletto per la ventunesima volta.

"Ehi!" sollevo lo sguardo. Stanno arrivando e mi ritrovo inaspettatamente delusa per non scorgere anche Manuel con loro. Sicuramente ha chiesto a Stef il numero, si è fatto forte scrivendomi quel messaggio senza neanche complimentarsi personalmente. Tipico dei ragazzi: tirare la pietra e nascondere la mano. E' già da scartare. Infilo il cellulare in tasca e mi dedico ai miei amici.

"Brenda, Manuel ha detto che sei stata molto brava. Mi ha chiesto il tuo numero e gliel'ho dato, ti dispiace? Te l'avrebbe chiesto lui, ma lo è venuto a prendere un compagno di squadra, pranzano insieme" mi viene quasi voglia di baciare Stefano sulla guancia, ma mi trattengo quando vedo sbucare, dietro una delle colonne dell'ingresso centrale del liceo, Irene. Gli copre gli occhi con le mani.

"Chi potrebbe essere..." gioca Stefano mentre tasta le sue mani "esili, lunghe, le dita più belle che io abbia mai toccato... non possono che essere della ragazza più bella della scuola" io e Chiara scoppiamo a ridere e li lasciamo soli.

"È stato bellissimo vedere quel muso lungo sulla faccia di Natalia!"

"Concordo" la accompagno alla fermata del bus.

"Sai credo che alla fine mi mancherà anche lei..." seguono degli attimi di silenzio e riflessione da parte di entrambe, ma poi ci guardiamo e scoppiammo a ridere.

"No, credo proprio di no" convengo con lei.

"Allora, sabato c'è la serata al White wild... ci andiamo?" alzo gli occhi al cielo.

"Se dicessi di no?" la provoco consapevole che non mi permetterebbe di darle buca.

"Ovviamente verrei a prenderti a casa e ti ci porterei di peso..." cinguetta Chiara.

"E allora perché me lo chiedi?>" ribatto divertita e arresa.

"Perché mi fa sentire importante sapere che non vorresti deludermi mai!"

"Dovrei ridimensionare la cosa allora..."

"Non ti permettere, quando lo farai smetteremo di essere amiche!"

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