23°
"Solo io posso giudicarmi. Io so il mio passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro. Io so quanto ho sofferto, io so quanto posso essere forte e fragile, io e nessun altro."
-Oscar Wild
Mi siedo nel divano di casa di Matteo e controllo sul mio cellulare le foto che ho scattato allo stadio, per poterne scegliere una da stampare e appendere in camera. Mi servirà per ricordare questo giorno per me speciale, ossia la prima volta che sono stata allo stadio a vedere il mio fidanzato giocare con addosso la maglia dell'Atalanta. È stato un orgoglio immenso vederlo in una squadra così importante e, soprattutto, dare un contributo non indifferente. Ha addirittura fatto l'assist per il 3-1, e non ho parole per descrivere l'emozione che ho provato in quel preciso momento. Mi è sembrato di tornare indietro a quando lo vedevo dare tutto se stesso con la maglia del Monza... non è cambiato per nulla, ancora gioca con entusiasmo e passione.
Smetto improvvisamente di controllare le foto sul cellulare, perché una suoneria mi fa tornare sul pianeta Terra, facendomi trasalire. Mi basta girare leggermente il capo verso destra, per notare il telefono di Matteo che giace sul tavolo della cucina. Faccio il suo nome, per attirare la sua attenzione, ma non mi sente, visto che è al bagno da pochi minuti.
Per un secondo decido di stare ferma dove sono, visto che il telefono è suo e la privacy è una cosa a cui tengo particolarmente, ma poi, improvvisamente e a caso, mi torna in mente venerdì notte. Mi torna in mente il suo ritardo di un'ora, mi torna in mente il suo essere pensieroso, mi torna in mente il fatto che sembrava mi stesse nascondendo qualcosa. Non so perché il telefono che squilla riporti alla mia mente tutto ciò, ma questo mi porta ad alzarmi e a dirigermi verso la cucina, in modo quasi automatico.
Resto a distanza a fissarlo per qualche secondo, indecisa se controllare o no chi lo sta telefonando a quest'ora, visto che sono quasi le 21, poi mi avvicino di scatto, prendendo così una decisione. È un numero non memorizzato e questo mi fa inarcare un sopracciglio leggermente stranita. Chi è che lo chiama a quest'ora con un numero non registrato?
Senza neanche pensare, afferro il cellulare e me lo porto all'orecchio, dopo aver schiacciato la cornetta verde. -Pronto, chi è?-
Subito, in risposta, sento dall'altro capo una voce maschile con un forte accento sudamericano. -Sono Luis, ho sbagliato numero per caso? Sto cercando Matteo-
Capisco immediatamente con chi sto parlando e mi maledico mentalmente per aver risposto alla telefonata. Cosa mi è saltato in mente di rispondere a un telefono non mio? -No, non hai sbagliato numero. È in bagno, vuoi che gli dica di richiamarti?-
Non faccio in tempo a sentire la risposta, che la voce di Matteo, alle mie spalle, mi fa trasalire, mentre mi chiede con un tono leggermente freddo, cosa stia succedendo. Io mi giro di scatto verso di lui e gli passo il cellulare, senza nemmeno dire nulla a Muriel sul fatto che gli sto passando l'amico, proprio come una vera deficiente, e poi scappo nuovamente in soggiorno.
Mi siedo sul divano e mi passo le mani sul viso, in maniera frustrata e nervosa. Sono mortificata per aver pensato chissà cosa, per essere stata diffidente e sospettosa. Tra l'altro, questa cosa, mi ha portato a fare una grande figura di merda.
Non ascolto nemmeno ciò che Matteo sta dicendo al telefono, l'unica cosa che capto è il suo "ciao, a domani" che mi fa capire che la conversazione tra loro è finita e presto mi chiederà spiegazioni. Sospiro piano appena sento i suoi passi avvicinarsi e poi, in poco tempo, lo vedo in piedi davanti a me.
Alzo immediatamente lo sguardo sulla sua figura e lo noto mentre mi osserva in modo stranito e infastidito. -Mi spieghi cosa sta succedendo?-
Scuoto la testa, come a voler minimizzare il tutto, ma sono consapevole che ha già capito che c'è qualcosa che non va, che qualche pensiero mi sta opprimendo.
Lui ride senza umorismo davanti alla mia risposta, poi torna serio, buttando fuori l'aria, come a volersi calmare. -Perché hai risposto al mio cellulare? Ora, se l'avessi fatto in altre circostanze non mi avrebbe dato nessun fastidio, ma ho visto il tuo atteggiamento strano appena sono entrato in cucina e me ne hai dato conferma quando ti ho chiesto cosa stesse succedendo.-
-Ho visto un numero non registrato e mi è sembrato strano.- faccio spallucce, optando per una mezza verità, ma so che non sarà abbastanza. Mi conosce come le sue tasche, sa riconoscere anche i miei diversi tipi di sguardi
-Perché? Perché quando sono entrato in cucina mi hai dato il telefono e sei scappata come una ladra?-
-Perché venerdì hai fatto tardi?- la domanda mi esce da sola dalla bocca e, subito dopo, mi sento un po' meglio. Gli ho lasciato i suoi spazi, ma ora ho bisogno che mi dica ciò che ha preferito tacere. Mi sono appena tolta un peso.
I suoi occhi scuri si sgranano sentendo la mia domanda, mentre si passa la mano sul viso ricoperto da un leggerissimo strato di barba. -Cosa c'entra con il mio telefono?- chiede sconcertato, ma subito dopo assume la classica espressione di chi, improvvisamente, ha capito tutto -Pensavi che il motivo per cui ho fatto tardi all'appuntamento mi stesse chiamando?-
Annuisco, sapendo che non ha più senso mentire. -Allora, che è successo? È Noemi il motivo? Matteo, devo saperlo. È stata qua?-
-Di cosa mi stai accusando, precisamente?- ad ogni parola che esce dalla mia bocca, la sua espressione diventa più delusa e sconcertata. Odio vederlo così, ma ho bisogno di sapere. Qualcosa è successo, glielo leggevo in viso, ora deve solo dirmi cosa.
-Di nulla, voglio solo che tu sia sincero con me.- mi alzo in piedi, mettendomi difronte a lui. Ho bisogno di scrutare attentamente ogni pensiero che gli passa attraverso lo sguardo.
-Di nulla?- ripete le mie parole con ironia -Se non mi stessi accusando di nulla non avresti risposto al mio telefono come se ti stessi nascondendo un tradimento, perché è di questo che si tratta, no? Hai nominato Noemi, perciò pensi che venerdì ti abbia tradita? Stavi cercando delle prove?- la sola idea di loro due qua dentro, mi fa provare una sensazione orrenda di nausea. Ma, in realtà, è davvero questa la paura che ho avuto, è questo il pensiero che mi ha attanagliato, però, ora, vedendolo davanti a me, mi sento una vera deficiente. Mi vergogno di me stessa e di ciò che ho pensato.
Come ho potuto credere, anche solo per un secondo, che lui potesse farmi una cosa del genere? Non mi ha mai dato nessun motivo per credere questo, nemmeno in passato. La verità è che sono talmente terrorizzata dall'idea di perderlo ancora, da costruirmi tutti questi film mentali dallo scenario apocalittico per la nostra storia appena riniziata.
Mi è bastato l'episodio di venerdì, per mettere in discussione tutto... meritava il beneficio del dubbio e io non gliel'ho dato.
-Mi dispiace... ho solo avuto paura. Non so cosa mi sia preso- tento di giustificarmi, ma so che le mie azioni hanno delle conseguenze e, in questo momento, ho esagerato.
Matteo scuote debolmente la testa, come se fosse incredulo che davvero io possa aver pensato una cosa simile su di lui. -In questo mese ho cercato di spegnere ogni tua paura e dubbio, ma a quanto pare non è servito a nulla.- sorride amaramente, facendomi sentire una fitta al petto -Venerdì ho fatto tardi perché il tuo amico Cistana mi ha fatto visita. Non te l'ho detto per non farti impensierire, ma a quanto pare ho sbagliato-
Spalanco immediatamente la bocca davanti alla sua confessione e faccio, immediatamente, un passo verso la sua direzione, posando una mano sul suo braccio. -Matteo... non so cosa dire. Sono davvero dispiaciuta, non so cosa mi sia passato per la testa- mi vieto di piangere, visto che è solo colpa delle mie insicurezze e delle mie stupide paranoie se stiamo discutendo. Potevo evitare tutto ciò, dovevo avere più fiducia in colui che mi ha sempre rispettata e amata...
-Anche io sono cambiato, Madeleine. Non sono più spensierato e ingenuo come una volta, ma sono comunque sempre lo stesso che non ti farebbe mai del male.- parla con un tono di voce calmo, nonostante so che è arrabbiato, capisco che lo sta facendo per non ferirmi -Devi capire se puoi fidarti di me o se quello che c'è tra noi non basta a coprire le paure che ti porti dentro. Io sto provando ad aiutarti, ma tocca a te fare un reale passo verso di me, ora.-
Continua ad osservarmi per qualche secondo, ma capendo che non ho niente da dire, sospira e decide di lasciare la stanza. Lo ringrazio mentalmente per avermi lasciato sola, perché non riuscivo più a trattenere le lacrime, infatti ora iniziano a scorrere libere sulle mie guance.
Mi porto le mani sul viso, tamponandomi gli occhi con i palmi, mentre penso a quanto mi senta davvero in colpa per aver pensato male su di lui e, in più, mi fa male aver creato un pretesto per litigare.
La verità è che in questi sette anni, partendo da quando io e lui ci siamo lasciati e arrivando all'ormai rapporto perso con mio padre, sono nate in me tante fragilità, tante insicurezze. Il dolore e i traumi contribuiscono a formare ciò che siamo e ciò che ci portiamo dentro... e io ne sono l'esempio.
Però, non voglio essere così. Non voglio che ciò che ho passato rovini anche una delle cose più belle della mia vita. Non voglio perdere Matteo per colpa del mio passato e delle mie cicatrici.
Nota: 03:22 eccomi, vi avevo avvisato che la calma non sarebbe durata per molto, anzi, è durata anche troppo per i miei standard. Ma amatemi comunque.
Anyway, vediamo una Madi che, per paura, decide di rispondere al cellulare di Matteo, lui però capisce subito che lo sta facendo perché crede chissà cosa e finiscono a discutere. Scopriamo che Noemi non c'entra nulla con il ritardo che Matteo ha fatto all'appuntamento e scopriamo che Madi ha paura di soffrire per colpa di tutto ciò che ha passato. Cosa accadrà ora?
Detto questo, come sempre aspetto i vostri commenti e i vostri pronostici per il prossimo capitolo. Buonanotte, baci, Ele 🤍
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top