Capitolo 44
«Sveglia! Sveglia! Sveglia!» sentii urlare ed io sbuffai rumorosamente, coprendomi le orecchie con il piumone.
«Ehi! Dormigliona, mi hai sentita?» continuò Katy, saltandomi, poi, letteralmente addosso e stringendomi, nonostante le coperte.
«Auguri!» esclamò dopo. Mi misi a sedere velocemente, facendo cadere dal letto la mia amica che, ormai per terra, iniziò a ridere, massaggiandosi il fondoschiena. Presi il cellulare, guardando l'orario: 00:00. Notai anche un muffin ricoperto di cioccolato al latte con una candela rosa leggermente inclinata. Guardai la mia amica, appena alzatasi, con la testa piegata da un lato.
«Oh, sì, un secondo» disse, tastando la tasca destra e tirandone fuori un accendino rosso fuoco.
«Ecco! Soffia ed esprimi il tuo desiderio. Pensami, magari» mi mise davanti agli occhi il muffin, dopo aver acceso la candela, facendomi ridere per le ultime parole.
Mi piacerebbe che mia madre tornasse, pensai, accendendo, ancora una volta, il mio cuore di speranza, spegnendo la candelina con un leggero soffio.
Katy sprofondò sul letto al mio fianco, facendolo rimbalzare più volte, abbracciandomi.
«Volevo essere la prima a darti gli auguri» dichiarò, sorridendomi, ed io la strinsi di più a me.
«Credo ci sia riuscita. Grazie, Katy» dissi sinceramente, mentre ci staccavamo lentamente dal nostro abbraccio. Non sapeva neanche in che modo mi stesse riempiendo il cuore di gioia. È bello sentirsi apprezzati davvero e, con lei, mi sentivo così.
Appoggiando la testa sulla mia spalla, sussurrò: «Posso restare a dormire da te?». Annuii davvero felice, facendole ancora più spazio sotto il piumone.
Credo che ci addormentammo al massimo mezz'ora dopo, non prima di aver parlato un po', ovviamente.
***
Il cellulare emise il suo inconfondibile suono di un uccello, segno che fosse arrivato un messaggio. Lasciai perdere, avendo ancora sonno, ma pochi minuti dopo questo si ripeté e, innervosita, presi il mio iPhone e fissai dapprima l'orario e poi aprii il messaggio. Era l'una e cinque minuti di notte e tanto ero assonnata che non ricordai neanche che giorno fosse.
"Tanti auguri, Desy. Non ho dimenticato che sei nata perfettamente all'una di notte e non è un caso che ti abbia inviato questo messaggio proprio in questo momento. Non sono mai stato bravo nello scrivere, ma ci voglio provare lo stesso. Sai... ci conosciamo letteralmente da una vita e siamo amici da altrettanto tempo. Ti chiedo scusa per questi anni in cui siamo stati l'uno lontano dall'altro e ti chiedo di perdonarmi per questo, perché tu non ne hai colpa. So soltanto una cosa, ci voglio essere per te. Quando ne avrai bisogno, ricorda che hai una spalla su cui piangere e una persona di cui fidarti. Non sono molto estroverso, lo sai, ed è difficile per me esprimermi. Dimentica tutto ciò che ti ho detto giorni fa. Mi farò bastare la tua amicizia, se è questo che anche tu vuoi. Per te posso mettere in secondo piano anche me stesso, perché so che non me ne pentirò. Vorrei fosse tutto semplice come alle elementari, quando potevo perfettamente scrivere su un foglio: "Amici?" E tu avresti soltanto dovuto mettere una crocetta sul 'Sì' o sul 'No'. Ma non è così, non più. Sono disposto ad essere soltanto un tuo amico e spero tu voglia essere altrettanto per me dopo la scenata che ti ho fatto. Ti voglio bene, Desy, e auguri di nuovo", lessi mentalmente tutto d'un fiato, con gli occhi lucidi. Ero contenta che Ryan avesse capito che ci tenevo a lui. Non volevo perderlo.
"Grazie, Ryan. E non parlo degli auguri, be', anche. Grazie perché hai provato ad aprirti con me, riuscendoci; grazie perché ci sei per me; ma soprattutto grazie perché mi hai permesso di non perdere un amico al quale tengo più di quanto tu possa immaginare. Sei importante per me, spero tu mi creda. Ti voglio bene anche io e sappi che anche tu puoi contare su di me quando ne avrai bisogno", digitai tutto velocemente. Non ero io a parlare, era il mio cuore. Ricontrollai velocemente ciò che avevo scritto e inviai il messaggio, consapevole di avere un amico sincero in più al mio fianco.
***
«Katy, devi alzarti» la scossi pian piano, ancora mezza assonnata, stropicciandomi poi gli occhi e sbadigliando sonoramente.
«Altri cinque minuti» sussurrò, stringendo ancora di più il piumone al petto e sospirando.
«Credo di averlo sentito anche cinque minuti fa» risi, togliendole velocemente le coperte di dosso.
«Okay, okay» sbuffò mezza addormentata, lanciandomi un'occhiataccia mal riuscita.
«Fila a cambiarti!» le imposi, quasi come una madre, ridendo sotto i baffi, quando, come uno zombie, si alzò dal letto iniziando a camminare verso il bagno.
Intanto nella mia stanza era entrata Megan che, con un sorriso smagliante, mi porse un bacio, con la sua dose di auguri. Era già pronta per andare a scuola ed io continuavo a chiedermi come facesse a essere così bella anche di prima mattina e come i suoi capelli facessero a essere così perfettamente ricci e ordinati.
«Ecco la nostra festeggiata!» entrò nella stanza anche Jem. O meglio, si appoggiò allo stipite della porta per un secondo, per poi venire dentro e scompigliarmi i capelli con la sua grande mano. Erano i suoi auguri, praticamente. Eppure riuscivo a capire da quel tenero gesto quanto ci tenesse a me. Mi sentivo fortunata.
«Ethan!» urlò Meg, stringendo i pugni lungo i fianchi, accomodatasi ormai sul mio letto.
«Sì... arrivo» gridò scocciato, facendomi spuntare un sorriso.
Quando si presentò nella mia stanza, si appoggiò con una spalla all'armadio e mi guardò con un sopracciglio alzato, dicendomi soltanto: «Auguri», rivolgendomi un sorriso tirato e ottenendo un'occhiataccia da parte di Meg e una risata da me per la scena comica.
«Tranquilla, non mi aspettavo di meglio» rassicurai Meg, che ancora voltava il suo viso verso il ragazzo aspettandosi di più.
«Avrei voluto farteli a mezzanotte, gli auguri, ma sono crollata alle undici, credo» rise lei, portando lo sguardo su di me. Ed io scrollai le spalle per rasserenarla.
«Sono pronta!» entrò Katy nella stanza, vestita di tutto punto, con i capelli perfettamente lisci, ma ancora del tutto assonnata.
«Bene, dobbiamo darci una mossa» dichiarai.
Con passo svelto, uscirono tutti, facendo svuotare la mia stanza. Prima di uscire anche io, come abitudine, mi affacciai alla finestra. Uno stupido sorriso mi comparve sul viso quando vidi sul vetro della finestra di Kyle un messaggio per me: "Auguri, principessa".
***
«Sono così euforica. Stasera ci sarà il ballo di fine anno! Interrogazioni finite, liceo finito» esclamò Katy, mentre lentamente ci stavamo dirigendo verso la nostra panchina e il nostro albero.
«Non parliamo di stasera, vi prego. Non so ancora cosa indossare!» rispose Meg sbuffando, facendoci ridere entrambe.
Stavamo aspettando fuori scuola che venisse Jasmine per entrare. Un attimo dopo la vista mi fu proibita e sentii delle mani gelate venire a contatto con la mia pelle.
«Chi sono?» domandò qualcuno, tentando di cambiare voce invano.
Tastai le mani, risi e risposi: «Joe».
«Esatto! Auguri, marmocchia» rise anche lui, abbracciandomi.
«E questo soprannome?» domandai, restando sconcertata.
«Mi piace» dichiarò, senza però rispondere.
«Desy!» mi corse incontro Jas, abbracciandomi forte e dandomi un bacio sulla guancia.
«Auguri!»
Poco dopo arrivò Ryan, augurandomi un buon compleanno con un abbraccio, nonostante l'avesse già fatto via messaggio, sussurrandomi all'orecchio di chiudere gli occhi. Vidi il suo sorriso diverso, più sincero, e feci come mi era stato detto, sentendo venir meno il suo calore. Qualcuno prese il mio braccio e sentii poggiare sul polso qualcosa di lievemente freddo.
«Okay, ora puoi aprire gli occhi» sentii dire da Ryan. Notai prima tutti gli sguardi inchiodati su di me e poi fissai il bracciale che mi avvolgeva perfettamente il polso, producendo dei luccichii colorati.
«È da parte di tutti noi» mi spiegò Meg, sorridendomi.
«Mi piace tanto» dissi sinceramente, rigirandomi il polso per ammirarlo meglio. C'era il mio nome scritto in minuscolo in corsivo e dei piccoli diamanti erano posizionati in angoli strategici.
«Grazie»
Vidi tutti i loro sorrisi illuminarmi la giornata, nonostante non fosse un bel ricordo, per me, il mio compleanno.
«Ora sarebbe meglio entrare, siamo già in ritardo» disse Ethan, facendo alzare gli occhi al cielo alla sorella e sbuffare gli altri. Ovviamente, nessuno aveva voglia di entrare a scuola, ma era un dovere.
***
Il telefono non smetteva di squillare. Nonostante avessi ripetuto più volte alle mie amiche di non voler partecipare alla festa di fine anno, non avevano rinunciato ad inviarmi milioni di messaggi e riempire il mio cellulare di assillanti e inutili chiamate. Stavo pensando addirittura di spegnere il mio iPhone, ma, in un certo senso, mi faceva piacere vedere quanto le mie amiche ci tenessero. Già era tanto se avevo chiuso la porta a chiave per evitare che Megan mi venisse a pregare con un'espressione simile a quella del gatto con gli stivali a cui non avrei saputo negare neanche l'impossibile.
Ero sul letto concentrata sui libri, con una matita tra i capelli e una penna nera tra le labbra. Stavo scrivendo al mio diario, o meglio, volevo farlo prima che qualcuno bussasse di nuovo alla porta.
«Meg, non farmi ripetere che non verrò stasera» la pregai prima che quel qualcuno alla porta prendesse parola.
«Non sono Megan, sono Ethan» disse quest'ultimo.
Senza ricevere risposta, continuò: «Ma l'intento è lo stesso. Sei una rompiscatole, questo è evidente, però dovresti davvero venire alla festa questa sera...»
«Non...» lo interruppi e lui fece altrettanto: «Ascoltami, non voglio una risposta. Saresti tu a perderci qualcosa, se non venissi; è l'ultima serata in cui hai l'opportunità di prendere in giro qualcuno per il suo vestito con quella svampita di mia sorella e le vostre amiche...»
«Ehi! Guarda che ti sento!» urlò la diretta interessata ed io risi piano.
«Shhh... comunque, stavo dicendo... È l'ultima sera in cui potrai spettegolare in quella scuola con le tue amiche, l'ultima sera in cui sarai una liceale in preda all'amore...»
«Ehi!» dissi io questa volta, ridendo davvero forte. Non mi ero mossa dalla sedia in cui ero seduta precedentemente, tanto ero presa ad ascoltare le sue parole.
«Non negare l'evidenza» rispose, al che sbuffai, ben sapendo che non poteva vedermi.
«Lo so che stai sbuffando» rise ora. RISE! Non avevo mai visto Ethan ridere. Era un evento da immortalare!
La porta fece un piccolo scatto quando l'aprii e mi ritrovai davanti Ethan di spalle che per poco non mi cadeva addosso.
«La prossima volta avverti, magari» mi fece una linguaccia.
«Di buon umore?» domandai, guardandolo con fare curioso.
«Può darsi...» rispose vago, al che, indispettita, incrociai le braccia, alzando un sopracciglio e sollevando un angolo della bocca.
«Voglio sapere» dissi convinta.
«Non si può avere tutto» ridacchiò, prendendosi gioco di me ed io presi l'opportunità al balzo per scattargli una foto.
«Comunque, non mi distrarre. Pensaci davvero per questa sera. Quante opportunità avrai ancora di mangiare cibo gratis e vedere Abbey diventare la reginetta del ballo?»
«Mi piace di più questa versione di te» constatai, senza rispondere, non volendomi lasciare convincere.
«Be', spero non solo a te» concluse, sorridendo e andando via. Scossi la testa, capendo almeno in parte la sua allusione.
Rientrai nella stanza, iniziando a camminare verso il letto. Il mio occhio cadde alla finestra, dove oltre vidi quella di Kyle e quest'ultimo intento davanti allo specchio a sistemare la cravatta.
Mentre mi stavo sedendo sul letto, mi vide e mi sorrise, sedendosi a sua volta sul suo, di letto, e prendendo un foglio, scrivendo velocemente: "Vai stasera?"
Era la prima volta che lo vedevo in quella giornata, non era venuto a scuola.
La camicia gli calzava alla perfezione, un ciuffo di capelli gli scendeva sulla fronte disordinato, come tutta la sua chioma, e la sua cravatta aveva un nodo fatto male.
"No, film" scrissi per tutta risposta.
"Vorrei che ci fossi". Il mio cuore saltò un battito, accelerando soltanto dopo.
Mi lasciò così, prendendo sulla sua spalla la giacca nera e dirigendosi verso la porta, senza degnarmi di un ultimo sguardo. Guardai sul mio letto quel foglio sparso tra gli altri, sospirando e leggendo: "Ti amo".
***
Poco tempo più tardi, qualcuno bussò nuovamente alla mia porta.
«È aperto» dissi, continuando ad impugnare la penna e puntandola sul foglio ormai scritto per metà.
«È arrivato questo» Megan entrò dalla porta, in un lungo abito viola, porgendomi un grande pacco con un fiocco rosso di lato. Strabuzzai gli occhi, non aspettandomi nulla del genere.
«Quando torno mi racconti chi te l'ha mandato, ora devo correre. E vedi di cambiare idea!» urlò, correndo il più possibile sui tacchi per le scale.
«Divertiti, Meg!» esclamai prima di sentire un gran chiasso per le scale, e con una grossa risata di Ethan capii che la ragazza fosse caduta.
«Credo si divertiranno di più gli altri» urlò ridendo per farmi ascoltare e intuii che non si fosse fatta niente.
Ancora tentennante aprii il pacco, non credendo ai miei occhi. Toccai delicatamente la seta, per paura di rovinarlo. Lo presi da un lato e lo stesi sul letto, sgomberando quest'ultimo, sparpagliando una miriade di fogli per terra. Era un lungo vestito bianco di seta con qualche piccolo diamante in vita e dei merletti eleganti che coprivano le spalle; la gonna aveva anche un tulle che le dava volume. Era semplicemente stupendo. Ricontrollai il pacco e notai una busta chiusa. Velocemente la scartocciai leggendo, con voce alta e tremante, il contenuto: «Nel caso in cui cambiassi idea. Auguri di nuovo, principessa». Il mittente non era dichiarato direttamente, ma non c'era bisogno di una firma per capire.
Cosa avrei dovuto fare? Ripensai per molto alle parole di Ethan e poi al sorriso di Kyle che, con la giacca sulla spalla, aveva abbandonato la sua stanza. Per di più quel nodo era da rifare, chi meglio di me?
Forse per una volta avrei potuto dimenticare che giorno fosse e vivere come se fosse l'ultimo. Per una volta.
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