Capitolo 4

«Desy» sentii nominare da un ragazzo, facendomi ritornare al presente e con i piedi per terra.

«Ryan» sospirai, salutandolo.

«Niente lezioni?» domandò fissando incuriosito con i suoi occhi azzurri i miei.

«Lunga storia... e tu?» sospirai rumorosamente.

«Ora buc...» stava rispondendo, ma il tono di voce di una professoressa era più alto del suo, tanto che ci girammo entrambi verso la porta da cui proveniva il suono.

«Non può entrare quando le pare, signorino. Fuori dalla classe» la voce della professoressa tuonò forte in tutto il corridoio, dove io e Ryan eravamo appostati.

Un attimo dopo uscì dalla classe Kyle, tutto infuriato, mentre farfugliava chissà quali cattive parole alla professoressa e imprecava. Si fermò dopo aver sbattuto violentemente la porta dell'aula e ci fissò. Fulminò con lo sguardo Ryan, tanto che, se davvero uno sguardo avesse potuto fulminare, Ryan sarebbe sicuramente rimasto incenerito.

Anche il biondo al mio fianco lo guardò in cagnesco, ma io ero stufa di litigi e iniziai a camminare verso l'aula in cui si sarebbe tenuta la mia prossima lezione.

Quando potei liberamente entrare nella classe, lo feci, e aspettai che si riempisse di altri studenti e che si munisse di un professore.
Dovetti sopportare una dura lezione di matematica. Era un incubo per me: quella materia fatta soltanto di numeri, era incomprensibile. Per mia fortuna, la mia professoressa era davvero preparata e a volte riuscivo a comprendere la sua materia. A volte.

La mattina continuò tranquilla, il tempo libero lo dedicai a Katy, con cui mi sedetti anche in mensa per mangiare. Kyle e Ryan non mi avevano più rivolto la parola, ma a pranzo avevano continuato a fissarmi e fissarsi tra di loro, soprattutto quando Joe era venuto a sedersi al mio tavolo, e quando aveva fatto certe battute a dir poco squallide a cui non avevo potuto non ridere, anche solo per il modo in cui le aveva espresse.

Il problema era che il pomeriggio mi stava aspettando ed io ero riluttante a collaborare al posto dei bidelli.

Il professor Wallet era nel corridoio, ormai vuoto, intento ad attenderci per infliggerci la pena.

«Decidete voi da dove cominciare, io domani voglio vedere la scuola brillare!» esclamò fiero di sé. Ma né io né Kyle rispondemmo, così continuò minaccioso: «Intesi?»

Subito tirai un pizzico a Kyle, sperando capisse di dover acconsentire, e per mia fortuna lo fece. Altrimenti non immagino quanti pomeriggi avrei passato lì dentro!

Quando rimanemmo soli, presi due block notes e uno lo lanciai al ragazzo, che mi guardò stranito.

«Che vuoi?» sbottai.

«Niente... solo che stai prendendo seriamente questo lavoretto» si mise a ridere, tanto che il suo viso cambiò in buffo.

Sospirai, mentre ripresi il block notes dalla sue mani e iniziai a scrivere quali classi toccava pulire a lui e quali a me. Feci una cosa abbastanza equa, gli porsi il blocchetto e lui cominciò a guardarlo.

«Non sarebbe meglio se facessimo tutte le aule insieme?» sussurrò con una penna fra le dita, pensieroso.

«Così da litigare? No, grazie» risposi sicura.

«No, così da finire prima e poter iniziare i miei allenamenti di basket!»

Non aveva del tutto torto, ma acconsentii ai suoi piani solo perché dopo non avrei voluto sentirmi rinfacciare che avremmo fatto prima a modo suo.

«Prendi uno straccio, del detersivo, una scopa...» cominciò il ragazzo.

«Ehi, ehi! Credi che tu sia qua per darmi ordini? Ti sbagli di grosso! Vai tu a prendere le cose!» sbottai alzando un sopracciglio scocciata.

Quel ragazzo sapeva come farmi perdere la pazienza, eppure ero sempre stata piuttosto paziente. Girò i tacchi e andò verso il ripostiglio in palestra, dove si poteva trovare di tutto. Lo seguii due minuti più tardi, perché non avevo più voglia di aspettare nel bel mezzo del corridoio.

Appena entrai in palestra, vidi già alcune pezze e dei detersivi appoggiati per terra, fuori dal ripostiglio, mentre Kyle, all'interno, stava fissando punto per punto intento a cercare qualcosa.

«Non trovo la scopa!» esclamò irritato. Lui aveva letteralmente pazienza uguale a zero.

Iniziai a ridere fortissimo, tanto che mi stavano uscendo le lacrime dagli occhi, ma lui non capiva il motivo.

«Perché cazzo ridi? Già sono irritato, non mettertici anche tu!» sbraitò evidentemente arrabbiato.

Così tentai di frenare la risata, ma la trattenni solo per un secondo, mentre entrambi ci fissavamo, e poi gli scoppiai a ridere in faccia.

Si pulì teatralmente il viso con una mano da eventuali residui di saliva e continuò a fissarmi infuriato.

«Davvero non la vedi?» domandai a singhiozzi. Perlustrò la zona alla sua altezza e si girò verso di me sbraitando un severo "No".

«Guarda che ti morde!» lo presi in giro ridendo.

Era da molto che non andavo d'accordo con lui, o che non scherzavo, prendendolo in giro. Erano stati bei tempi.

«Se non mi dici dov'è, sarò io a mordere te!» minacciò puntandomi un dito contro.

Feci segno di cucirmi le labbra e mossi la testa, come una bambina capricciosa.

«Non scherzo!» continuò ormai infastidito. Ma ciò non mi fece mollare la corda.

Non ero più simpatizzante per lui, non l'avrei aiutato neanche se si fosse trattato di una cosa talmente stupida come quella. Continuai a muovere la testa a destra e sinistra velocemente.

«Okay, l'hai voluto tu!» sussurrò.

Un sussurro che udii debolmente, perché un attimo dopo venni sbattuta, con non troppa violenza, contro il muro del ripostiglio. Molti oggetti dagli scaffali caddero a terra, creando un chiasso terribile, tanto che avrei voluto tapparmi le orecchie, ma ero incollata al muro ed ero certa che non avrei potuto muovere neanche un muscolo se Kyle non avesse voluto.

«Ahi» mi lamentai per il dolore.

«Mi stai facendo male!» continuai indicando con il mento il mio polso sinistro. Indossando molti bracciali il dolore aumentava.

Il ragazzo, come se nulla fosse, calciò la porta, per chiuderla, e solo dopo mi rivolse parola: «La smetti di prendermi in giro? Dimmi dov'è quella dannata scopa!»

Io non avrei ceduto e lui lo sapeva, così lasciò la presa dai miei polsi e iniziò a girare la chiave nella serratura della porta.

«Okay... tu mi dici dov'è e io ti faccio uscire! Altrimenti preparati a passare una lunga giornata, se non notte, in questo posto» fece un sorrisetto malizioso.

«Se fossi da sola non sarebbe così male!» sospirai per farlo innervosire. Mi divertiva.

Presi l'elastico nero che avevo al polso, legai i capelli in un disordinato chignon e scesi piano piano, fino a sedermi per terra. In quel luogo non si respirava, oppure era solo che io avevo una tremenda paura dei luoghi chiusi. Ero claustrofobica.

«Ah, quindi il problema sono io?!» sospirò Kyle, mentre scendeva anche lui, fino a sedersi difronte a me con le gambe incrociate come un bambino. Alzai gli occhi al cielo per non dare una risposta. Volevo solo uscire da quel luogo.

«Ho bisogno sul serio di comprare un paio di occhiali!» esclamò dopo pochi secondi, guardando sconcertato la scopa stesa per terra al suo fianco.

«Menomale che lo sai!», ridacchiai.

Se non l'avesse trovata, gliel'avrei sicuramente indicata, perché non era il mio hobby preferito passare le giornate a scuola, tanto meno rinchiusa in uno sgabuzzino con il ragazzo più odioso dell'istituto. E pensare che prima era tutto così diverso....

«Okay, ora che l'hai trovata, possiamo andare!» esclamai alzandomi e lisciando il mio fondoschiena per togliere eventuale sporcizia, anche perché quel posto non era per niente pulito, come tutta la scuola, e se quel pomeriggio non avessimo lucidato il tutto alla perfezione, ci sarebbe toccata non so quale indicibile punizione.

Gli rivolsi una mano con il palmo aperto, per farmi dare le chiavi.

«Non dovrei dartele, perché non mi hai detto tu dove si trovava la scopa, ma l'ho scoperto... però potrei aprire la porta ad un patto» concluse sorridendo e io, come mio solito, intuii ciò che stava per dirmi.

«Pulirai al posto mio cinque aule in più» iniziammo a dire all'unisono, io imitandolo, però non pensavo dicesse solo cinque aule, perciò pronunciai solo quelle prime quattro parole.

Credevo che appena avessimo messo piede fuori dal ripostiglio, Kyle avrebbe lasciato pulire tutto, e dico tutto, a me. Credevo fosse quello il patto.

«Mi sento buono oggi» ammiccò, dopo aver capito i miei pensieri. Alzai gli occhi al cielo e insistetti con la mano per farmi dare le chiavi, ma lui si alzò e andò ad aprire la porta, o almeno era quello che avrebbe dovuto e voluto fare, ma... cosa sarebbe potuto andare per il verso giusto nella mia vita?

Angolo autrice:

Hey, guys! Cosa succederà ora?

-Francesca_Rocco

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top