Capitolo 24

Era arrivato il giorno di Natale, giorno in cui anche mio padre sarebbe partito per la vacanza regalatagli da noi. L'unico giorno disponibile era quello e sapevo che a mio padre non avrebbe dato fastidio. Ci aveva detto di avere avuto la conferma da quella donna che un giorno o un altro ci avrebbe presentato. Non ero arrabbiata perché lui aveva lei, anzi, ero felice si stesse rifacendo una vita, soprattutto perché non era più vittima dell'alcool e la cosa non poteva farmi che piacere.

Eravamo tutti in cucina insieme per fare colazione, anche Joe quella mattina era con noi e Jem aveva fatto il sacrificio di alzarsi prima dal letto per condividere la giornata interamente con papà, che poi sarebbe partito per una settimana.

Il campanello suonò e noi iniziammo a guardarci in faccia, come per dire "chi va ad aprire?". Alla fine alzai gli occhi al cielo sbuffando, tra le risate dei presenti, e mi diressi alla porta.

«È lei Desideria Collins?» disse un uomo con un cappello rosso su una bicicletta, con un pacco tra le mani.

«Sì...» risposi titubante.

«Mi hanno detto di consegnarle questo» mi cedette il pacco, sorridendo e andando via.

«Chi l'ha detto?» domandai abbastanza ad alta voce per farmi sentire dall'uomo, ma lui non si girò nemmeno, continuando la sua corsa.

Mi guardai intorno, sentendomi osservata. Scorsi un'ombra poco lontano nascosta dietro ad un muro. Nel momento in cui la guardai, questa scomparve. Sorrisi e constatai, tornando dentro, che non avevo idea di chi fosse stato a farmi recare sia il biglietto per la festa, sia quel regalo, ma attribuii l'azione alla stessa persona. Intanto ripetei in mente le parole della lettera, pensando a chi potesse essere l'anonimo. Entrata in casa, mi sedetti al mio posto e poggiai il pacco sul tavolo.

«E questo?» chiese la mia amica. Alzai le spalle.

«Forza, aprilo» mi incoraggiò Joe, sorridendo.

Feci come mi era stato detto e lentamente sciolsi il fiocco, leggendo il biglietto che vi era accostato: -Buon Natale, principessa.

Non capii chi potesse essere neanche allora. Aprii la scatola e trovai una collana semplice: una catenina d'oro bianco con due piccoli diamanti, tra cui uno verde. Guardai immediatamente Jem e Joe, che mi fissavano con un sorrisetto, entrambi. Quella collana era ciò che mancava al loro abbinamento. Mi avevano regalato un completo. Ma... chi era stato a completare il trio? Loro lo sapevano.

«Ditemi chi è stato!» ordinai loro, puntandogli un dito contro, sotto lo sguardo di papà e Katy divertito. I due risero a crepapelle guardandosi e poi Jem rispose: «Dai, sorella, lo scoprirai presto»

Non c'era niente da fare. Non avrei tirato fuori niente dalle loro labbra. Così sbuffai e continuai ad immergere i miei biscotti preferiti al cioccolato nel latte ormai piuttosto freddo.

***

«Papà! È tardi, fai in fretta, altrimenti perderai l'aereo!» esclamai sull'uscio della porta. 

Avrei dovuto portare mio padre all'aeroporto, così da avere la macchina per noi, nel caso in cui ci fosse servita. 

Avevamo trascorso una giornata spensierata tutti insieme e, infine, avevamo aiutato papà a fare una valigia adeguata. Pochi giorni prima eravamo andati per i negozi a comprare delle camicie e dei pantaloni più eleganti e finalmente aveva trovato l'occasione per indossare quei vestiti. Mio padre sembrava un'altra persona. Un po' come il papà che ricordavo di quand'ero bambina. Ero felice di vederlo in quel modo. Sembrava su un altro pianeta, ma, se quel pianeta era rose e fiori, mi andava benissimo così.

«Sto arrivando, tesoro» scese le scale con una grande valigia, accompagnato da mio fratello. I miei amici erano fermi a metà scala mentre sorridevano.

«Dai, papà, vai!» lo incitò Jem.

«Mi stai per caso cacciando da casa mia o sbaglio?» rispose quello ridendo. Mio fratello scosse la testa, sorridendo anche lui. Chissà che casino sarebbe stata quella casa in assenza di papà.

Entrammo tutti in macchina, tranne mio fratello, che aveva deciso di non accompagnare papà con noi all'aeroporto. Feci guidare Joe, che sicuramente era più esperto di me.

***

«Grazie ancora, ragazzi» ci disse papà, fermo davanti alle scale mobili, salutandoci con una mano, mentre con l'altra cingeva la donna che poco prima mi aveva presentato. Era una bella donna dopotutto, aveva dei lunghi capelli biondi ed era semplice, lo si vedeva dal suo modo di porsi e dai suoi sorrisi così veri.

Mio padre mi aveva promesso che appena sarebbero tornati l'avrebbe presentata ufficialmente alla nostra famiglia e, oltre questo, mi disse anche di dovermi presentare i suoi figli, due gemelli che avevano la mia età. Non mi aveva voluto svelare nient'altro, promettendomi di farlo dopo la sua vacanza.

Mi avvicinai a lui per abbracciarlo un'ultima volta. Accolse le mie braccia, stringendomi tra le sue.

«Ti voglio bene, papà»

«Anche io, tesoro, anche io»

Il mio papà era tornato ed io ero decisa a fare in modo che non si sentisse mai più solo ed abbandonato. Io c'ero e poteva contare su di me.

***

cinque giorni dopo

«Desy, mi aiuti a chiudere la zip?» la mia amica fece un balzo dal letto, dove poco prima era intenta a navigare su Facebook, dove i nostri compagni di scuola stavano postando foto su foto dei loro vestiti.

«Va bene, alzati» la spronai. 

Con fare goffo, ostacolata dalla lunghezza dell'abito, venne a mettersi davanti a me. Le alzai la zip con poca forza e fissai le nostre figure davanti allo specchio. A dire la verità non mi riconoscevo neanche e dire che mi mancavano ancora molti accessori e una pettinatura adeguata. Adoravo quel vestito verde smeraldo che la mia amica mi aveva regalato. Mi copriva le braccia con un leggero velo verde, mentre mi fasciava la vita in modo perfetto, scendendo delicatamente lungo le mie gambe. Mi lasciava le spalle scoperte e copriva il seno con una copertura a cuore. Molti piccoli diamanti erano sparsi lungo la vita in una linea sottile, mentre la schiena restava libera e scoperta, per il resto era abbastanza semplice.

«Sei bellissima» mi disse la mia amica osservandomi.

«Tu sei bellissima»

Fissavo li suo abito rosso che le avevo consigliato di comprare. Un abito mono spalla con una fascia di diamanti alla base dello stomaco che scendeva morbido sui suoi fianchi quasi inesistenti.

«Facciamo qualcosa per questi capelli, dai!» disse lei. 

Trascorremmo minimo un'ora per acconciare entrambe. Alla fine avevo optato per dei vaporosi boccoli che mi scendevano sulle spalle, mentre Katy, al contrario di me, dei capelli lisci legati sopra in un'acconciatura strana, ma bella. Era uscita un po' per caso. Mettemmo i tacchi, che avevo comprato abbastanza bassi per non cadere, e mi avvicinai al portagioielli. Presi il completo che mi era stato regalato, guardando attentamente ogni piccolo diamante e lo indossai; per ultimo la collana, mentre ancora mi domandavo chi avesse potuto regalarmela.

La porta si aprì di scatto, rivelando mio fratello vestito di tutto punto.

«Posso entrare?» domandò retoricamente.

«Come se non l'avessi già fatto» borbottò Katy di rimando ridacchiando.

«Siete bellissime» ci disse Jem. Accettai volentieri il suo complimento, dato che in vita mia non ne avevo mai sentito uno rivolto alla sua sorellona.

«Neanche tu sei male» ammise la mia amica. Il ragazzo sorrise.

«Joe è arrivato, vogliamo andare?»

Annuimmo contemporaneamente, alzandoci dal letto dov'eravamo sedute. Prendemmo entrambe a braccetto mio fratello per scendere le scale e per non cadere.

«Ragazze!» esclamò Joe appena ci vide, restando senza parole. 

Anche lui aveva un bel vestito da sera blu e i suoi capelli castani erano portati all'indietro con un pizzico di gel, come mio fratello. Mi nacque un sorriso quando vidi al polso l'orologio che gli avevamo regalato.

Eravamo già un po' in ritardo e le nostre bacheche di Facebook erano cariche di foto della scuola e tutti gli alunni vestiti elegantemente. Un contrasto alquanto strano. La scuola con il cielo scuro, era una cosa strana, ma stranamente piacevole. Il preside aveva permesso la festa, pur dicendoci che non si sarebbe occupato di niente. Aveva lasciato tutto nelle mani di noi ragazzi del quinto anno. Noi avremmo organizzato, noi avremmo disfatto. Insomma, il preside se ne era tagliato fuori.

Poco dopo scendemmo dalla macchina, ammirando quello che ormai non sembrava neanche più il nostro istituto. La festa era in palestra, ovviamente, la sala più grande. 

Superammo il cancello, lasciando i biglietti all'entrata. Entrammo dalla porta già spalancata, mentre nel prato fuori già sostavano molti ragazzi, intenti a parlare, a bere, a baciarsi. Insomma, cose da festa. 

Quella serata vidi abiti bellissimi, di tutte le forme, ma devo ammettere che il mio e di Katy non era di certo da meno. 

Vidi James e Kyle vicino al banco delle bevande intenti a parlare tra di loro, per poi girarsi entrambi nella nostra direzione. Kyle, diversamente da tutti i presenti, non aveva una giacca e una cravatta. Dei pantaloni neri gli fasciavano le gambe, mentre una camicia bianca, per metà abbottonata e arrotolata sulle braccia gli copriva il torace. Si ostinava a tenere i capelli al naturale, distinguendosi dalla massa di ragazzi che li teneva a bada con l'uso del gel. Continuava a frizionarli, un gesto per cui stravedevo. Nonostante fosse un po' fuori luogo, a me piaceva così, nella sua spontaneità, con quell'aria frizzantina che donava solo a lui. I nostri occhi entrarono a contatto velocemente, mentre il suo sguardo strabuzzato indagava lungo il mio corpo, ammirando quello che avevo addosso. Non so perché, ma, quando i suoi occhi tornarono nei miei, sorrisi sinceramente.

«Desy, vero?» mi disse un ragazzo di qualche anno più piccolo di me, al che distolsi svogliatamente lo sguardo da Kyle, annuendo.

«Questo è per te» sussurrò, dandomi un biglietto e una rosa rossa.

Lessi sotto lo sguardo attento di Katy:

Segui il tuo cuore, segui la tua mente, segui i tuoi ricordi, segui i petali di rose che ti porteranno fin da me.

Girai lo sguardo dappertutto. Non trovai neanche più Kyle. Abbassai lo sguardo e vidi dei petali di rose che mi portavano fuori, sotto il cielo. Li seguii da sola sorridendo, cercando di capire ancora. Il cuore mi martellava nel petto fortissimo, mi sentivo una vera principessa. Io ero concentrata solo a guardare a terra, finché i petali cedettero di esserci e guardai davanti a me. 

Sotto il cielo stellato riuscivo a vedere solo lui, i suoi occhi che brillavano, le mani tremanti strette intorno ad una rosa rossa e il suo sorriso portare luce al mio cuore, come la stella più grande di tutte. Il mio cuore stava per esplodere dalle troppe emozioni, non mi sarei mai aspettata di trovare lui.

Angolo autrice:

Chi sarà questo lui?

-Francesca_Rocco

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