Capitolo 10

«Sono qui!» urlò Jasmine avvicinandosi a noi con una mano alzata. Ci salutammo con un abbraccio veloce e raggiungemmo casa Johnson.

I cancelli erano spalancati e la sontuosa villa si apriva davanti ai nostri occhi. Non so quanti giorni avevo trascorso lì con il mio vecchio amico, ma in quel momento mi parve totalmente diversa con quelle centinaia e centinaia di ragazzi.

Seguii titubante dentro le due ragazze, mentre i loro occhi scrutavano eccitati le persone intorno a noi. Altro che eccitazione! C'era lo schifo più totale! Dappertutto c'erano ragazzi che bevevano, fumavano e altro; altri che pomiciavano indecentemente, e altri ancora sdraiati a terra in giardino, probabilmente svenuti per il troppo alcool. Erano da poco passate le nove e già erano ridotti in quello stato!

Milioni di sguardi ci accompagnarono fino allo spalancato portone di casa. Ovviamente tutti dedicati alle mie amiche, ma soprattutto a Jasmine. I suoi capelli lunghi neri le arrivavano fin sopra il sedere ed il suo corpo, obiettivamente perfetto, era fasciato da un tubino dello stesso colore, e le sue gambe snelle lo sembravano ancora di più date le alte zeppe che portava ai piedi. Mi sembrava strano che una ragazza tanto bella fosse venuta con me e Katy, piuttosto che andare nel gruppo delle Barbie, ma probabilmente avrebbe battuto di gran lunga in bellezza Abbey. Ci sarebbe stata una gran competizione. Mentre lì, con noi, al massimo a competere poteva soltanto essere Katy.

«Prendiamo qualcosa da bere» urlò Jasmine per sovrastare il rumore che tuonava forte dalle casse.

Seguii le ragazze in silenzio e, arrivate nel reparto bibite, non presi niente. Odiavo gli alcolici, soprattutto per gli effetti che avevano sulle persone.

«Desy»

Mi voltai al suono di quella voce, era dolce anche se urlata sopra il frastuono.

«Ryan! Che ci fai qui?» sorrisi.

«Mi diverto. Anche se odio Kyle non vuole dire che non possa andare ad una sua festa!» esclamò sicuro di sé e barcollante. Capii all'istante che aveva bevuto.

Non volevo mettermi nei casini perciò iniziai ad allontanarmi, cioè, quella era la mia intenzione, ma qualcuno mi bloccò, prendendomi per un polso e facendomi girare. In un attimo ero tanto vicino a lui da mancarmi il fiato. Le nostre teste si toccavano. Mi squadrava con i suoi occhi azzurri ed aveva uno sguardo talmente strano, quasi... desideroso, oserei dire.

«Che ci fai qua?» Kyle interruppe il momento, con uno sguardo furioso.

«Sono invitati tutti» disse Ryan al mio fianco. Evidentemente Kyle non si stava riferendo a lui, ma a me, perché mi puntò un dito addosso.

«Io... io stavo andando via» risposi presa in contropiede.

Mi girai ed allungai il passo il più possibile per uscire dalla casa. Non mi voleva? Non sarei rimasta. Anche se Ryan aveva ragione: la festa era per tutti, nessuno escl...

Ma i miei pensieri vennero fermati dal susseguirsi di velocissimi movimenti. Le labbra di qualcuno erano sulle mie. Un bacio talmente veloce, perché terminò immediatamente con un mio schiaffo a quel qualcuno. Scioccata vidi che era Kyle. Ma che diavola sta...

«Non volevo che te ne andassi» si giustificò, poggiando una mano sul mio braccio, quasi dispiaciuto.

«E tu baci chiunque non vuoi che vada via?» strillai furiosa, allontanando il suo tocco.

Si passò una mano tra i capelli mossi e i suoi occhi scuri brillarono scrutando il mio viso. Ero sicura fossi rossa come un peperone. Quello era il mio secondo bacio, se così si poteva chiamare, e il problema era che era stato di nuovo con lui...

Era solo un'uscita tra amici, all'inizio. Sapete quando uscite con un gruppo di amici e pensate andrà tutto liscio come l'olio? Be', non contateci troppo. In un solo secondo la vostra serata può stravolgersi.

«Noi andiamo» io e Kyle salutammo i nostri amici, prima di avviarci verso casa, un po' distante dalla piazza.

«Passiamo per la scorciatoia, non farò in tempo altrimenti» dichiarai. Mio padre avrebbe potuto essere preoccupato. Non sapevo come mai, ma era costantemente preoccupato per la mia salute e quella di Jeremy.

Odiavo la scorciatoia, ma quella sera fu l'unico modo per rientrare a casa in orario. Il pomeriggio aveva piovuto ed il terreno, senza cemento, era composto da una serie di pozzanghere qua e là, infine, per concludere in bellezza, quella stradina era buia zeppa, non c'era nemmeno un lampione.

Camminavamo uno dietro l'altro, cercando di evitare le pozzanghere sul terreno bagnato, fin quando Kyle, dietro di me, non mi trattenne per un polso, sussurrandomi all'orecchio, facendomi venire i brividi per il suo calore in contrasto con il fresco della notte: «Guarda»

Alzai lo sguardo, ma non vidi nulla. Di cosa stava parlando?

«Non le vedi?» sussurrò sorridendo sul mio collo.

«No, cosa?»

Mi alzò un braccio, mentre la sua mano scivolava verso la mia, ed indicò un punto, sussurrando come se fosse ovvio: «Le lucciole»

Allora le vidi. Erano bellissime, non ne avevo mai viste, ma il suo calore su di me era ancora più bello. Bruciava sulla mia pelle, quella sera d'estate. Il suo tocco bruciava, sebbene mi creasse dei brividi lungo tutto il corpo.

Mi girai per guardarlo negli occhi e lui spostò il suo sguardo dalle lucciole a me. Lontano splendeva un lampione, dove qualche passo più avanti saremmo arrivati alle abitazioni. La luce mi permise di guardarlo. Era strano. Era sempre stato soltanto uno dei miei migliori amici, ma non gli avevo mai visto quello sguardo. Non riuscii ad intenderlo. Si avvicinò pericolosamente a me, appoggiando la sua testa alla mia, sospirando rassegnato. Non riuscivo ad allontanarmi, sebbene la cosa fosse strana. Non volevo allontanarmi da lui. Tutto quello era sbagliato, perché allora mi sembrava maledettamente giusto?

Non passò molto che riprese i suoi passi, facendomi strada, fin quando non arrivammo al bivio, dove avremmo dovuto prendere due stradine opposte per arrivare a destinazione.

«Vuoi che ti accompagni?» domandò imbarazzato.

Non so per quale motivo mi fece quella domanda, non se n'era mai davvero fregato di accompagnarmi fino a casa, facevamo la strada di ritorno insieme solo perché abitavamo quasi vicino, non perché voleva stare sul serio solo con me. In un certo senso mi sentii lusingata.

«No. Non preoccuparti» sussurrai, voltandomi per andare via. La mia risposta però non era d'accordo con il mio volere. Avrei voluto mi avesse accompagnato e che, quel bacio mancato, potesse invece realizzarsi, però non fu così.

«Va bene, ciao Desy» sussurrò un Kyle appena quindicenne prima di voltarsi per dirigersi verso casa sua.

Non c'erano rumori. Eravamo rimasti solo io e i miei pensieri, oltre al cuore che mi scoppiava nel petto. "Stupida Desy! Perché non hai detto sì e basta?!" mi ripetevo. "Stupido Kyle! Perché non hai insistito? Non avrei rifiutato!" continuai.

Camminavo furiosamente con uno stretto nodo in gola che rischiava di soffocarmi. Qualcuno all'improvviso mi strinse un polso. Ero quasi arrivata vicino casa mia. Mi fece voltare. In un attimo i miei desideri più nascosti vennero svelati e quel bacio mancato prese vita. Le sue labbra erano sulle mie, impaurite. Il bacio si trasformò da leggero in passionale. Fu il mio primo bacio, un qualcosa che non può essere descritto, un qualcosa di straordinariamente straordinario, perfettamente perfetto. Ma eravamo soltanto dei ragazzini di quindici anni. Non sapevamo che dall'affetto saremmo arrivati all'odio.

In quel momento, se ne stava andando. Non aveva più nulla da dire, più nulla da chiarire, più nulla da condividere con me.

Spazio autrice:
Ciao, cari lettori, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate del corso della storia...❤️

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