Parte 8
L'aria fredda sferzava il viso del giovane come una tormenta di schiaffi continua, d'intensità sempre maggiore mano a mano che i suoi passi si facevano più rapidi lungo quelle grigie strade, pressoché deserte ed ancora mezze avvolte nell'oscurità. Giovanni stava cominciando a pentirsi di non essere tornato subito a letto quando aveva potuto per partire a tutta velocità verso la scuola, ma poi ricordava l'obiettivo che l'aveva spinto a quel gesto e ritornava sulle proprie idee ancor più convinto di prima. Certo, quanto il moro aveva scoperto quella notte sfiorava davvero l'incredibile, Riccardo gli aveva sempre tenuto nascosto il suo passato, nessun dettaglio, nemmeno la più piccola sfuggita, il minore aveva pensato che la causa potesse collegarsi al fatto che si conoscevano solo da qualche mese, ma dopo aver letto quell'articolo la questione si era fatta più chiara, il maggiore non voleva raccontargli nulla perché era davvero troppo doloroso da rimembrare. Il ragazzo poteva solo immaginare quello che l'altro aveva provato in quegli anni, probabilmente le sue continue richieste da bambino, sempre riferite allo stesso, stupido, capriccio, dovevano aver portato il suo amato corvino alla completa esasperazione, e Riccardo era stato così maturo da non caricarlo mai di alcuna colpa, Giovanni lo sapeva benissimo, avrebbe dovuto ringraziare ogni santo che c'era in cielo, nonostante il proprio ateismo, per avergli mandato un uomo tanto meraviglioso e pieno di attenzioni per ogni cosa che lo riguardava. Il cuore del moro si stava riempiendo di mille emozioni nuove e più il profilo dell'Istituto si faceva chiaro e ben visibile, più questi si muoveva velocemente, noncurante di quanto aveva intorno e nemmeno del poco fiato che gli bruciava i polmoni, aveva solo bisogno del suo bidello preferito, di nessun altro e, d'improvviso, non appena le sue iridi blu intravidero la figura del maggiore passare davanti ad una finestra del secondo piano, ogni dubbio o paura che lo aveva attanagliato, scomparve. Le mani del giovane andarono a ghermire le inferriate del cancello del giardino, era chiuso, ovviamente non stette a pensarci due volte e cominciò a scalare l'intricato groviglio di disegni metallici che componevano la cancellata fino ad arrivare alla sua sommità dove una folata gelida gli investì il viso. Da quella prospettiva più elevata il ragazzo vide l'alba rosata farsi strada nel grigiore del mattino, riusciva a sentire sulla pelle quelle incredibili tonalità pesca e arancio accarezzargli il viso scaldandolo, anche se molto poco, fu proprio quella luce fastidiosa a contatto con la sua pupilla a riportarlo alla realtà spingendo Giovanni a cominciare la propria discesa fino a quando la suola delle sue vecchie scarpe da ginnastica, non si strusciò contro il ghiaino segnalandogli di essere ormai a terra. Nonostante il bacio pungente del freddo invernale sulle gote rosse, il moro non poté fare a meno di apprezzare la bellezza di quella mattina, era davvero perfetta per rendere totalmente duraturo un rapporto e passare alla fase successiva con l'amore della propria vita, l'attesa del loro incontro faceva vibrare ogni singolo muscolo del suo giovane corpo, facendolo muovere ancora più rapidamente all'interno dei familiari ambienti scolastici. Corridoi ingrigiti e porte fulve, di un cremisi acceso, andarono susseguirsi a ritmo, sparendogli mano a mano alle spalle, tutto taceva in un silenzio incredibile, non si sentiva nemmeno un sussurro, la cosa fece rabbrividire lo studente al pensiero di come potesse essere terrificante passare la notte in quel luogo, se il suo corvino ci riusciva doveva essere davvero una persona molto forte e coraggiosa, se fosse stato nei suoi panni quasi sicuramente si sarebbe chiuso nella loro stanzina a piangere supplicando l'arrivo del giorno, quell'immagine fece sentire Giovanni davvero patetico. Fra un passo e l'altro, totalmente disperso per il suo mondo interiore, il giovane riuscì finalmente a raggiungere la stanza di Riccardo, bussò un paio di volte e, un attimo dopo, i suoi occhi si trovarono faccia a faccia con un terrificante e super disgustoso, straccio per pavimenti.
<< Chiunque tu sia sappi che non riuscirai a rubare proprio un bel nulla ! >>
Lo studente trattenne a stento una piccola risata davanti a quella minaccia così inconsueta, ma il riflesso d'ilarità gli scomparve quasi immediatamente dal volto quando i suoi occhi si appoggiarono sul viso del bidello corvino, era a dir poco una visione, appena sveglio era praticamente dieci volte più affascinante di quanto non apparisse solitamente. Riccardo aveva un aspetto lievemente trasandato, i suoi lunghi capelli neri stavano raccolti in uno chignon che gli arrivava all'altezza della nuca, molti ciuffi, alla ricerca della propria libertà, uscivano da quel groviglio, intricato come un cespuglio di rose, scivolando ondulati sulle spalle larghe e nude del trentacinquenne e, sul suo viso assonnato, stavano iridi più profonde che mai, lievemente cerchiate da occhiaie scure, quella non doveva essere stata una notte semplice nemmeno per l'altro, la cosa rasserenò stranamente il minore. Il ragazzo rimase totalmente imbambolato davanti a quella divinità, la sua divinità, che ora lo osservava incerto, come se non fosse totalmente sicuro se lui si trovasse davvero lì, e lasciando così al moro tutto il tempo per ammirare il magnifico torso nudo dell'altro, temprato dal duro lavoro, coperto da impercettibili gocce di sudore, e con la pelle così tirata ed invitante, lasciata in bella mostra, a liberare un forte odore di ... maschio e maturità tale da far venire un capogiro a Giovanni, incapace di trattenere le proprie labbra dallo spalancarsi leggermente ed alla sua gola di seccarsi così in fretta da obbligarlo a deglutire a vuoto. I denti dello studente andarono a ghermirgli il labbro inferiore, ma non furono abbastanza lesti da impedire ad un leggero mugolio di abbandonare le sue labbra, quel suono strozzato, avrebbe potuto giurarlo sulla propria vita, gli era salito lungo la spina dorsale scaldandolo dalla testa ai piedi e nascendo direttamente dai suoi lombi, aveva una voglia matta di avventarsi sull'altro che, ovviamente, non rimase indifferente a tale richiamo portando un braccio lungo la vita del più piccolo ed abbandonando la propria arma per poi trascinare dentro il suo ospite guidandolo con un bacio appassionato. Le braccia del ragazzo si portarono lungo il collo possente del padrone di casa permettendo così al primo di avere un appiglio allo scopo di rendere quel contatto più sentito ed intenso, le palpebre di Giovanni si sollevarono lentamente ricadendo in quell'oceano scuro ed in tempesta che erano i capelli di Riccardo, bastò un leggero movimento di quest'ultimo perché le iridi zaffiro dello studente venissero attratte da un bagliore dietro quel corpo possente, qualcosa lo stava chiamando, luccicando nel buio, ben nascosto tra vari strofinacci. La curiosità ed il buon senso bussarono alla porta della mente del giovane che abbandonò così le labbra del suo amato, producendo uno schiocco poco casto fra le loro lingue, e tornò al motivo per il quale era corso lì quella mattina, motivazione, sfortunatamente, non collegata al bisogno di coccole. Il ragazzo spinse con i palmi il petto del trentacinquenne liberandosi dalla sua stretta ed incrociando i loro sguardi con serietà per poi staccarsi totalmente e giungere fino all'angolo dello stanzino, proprio davanti ad una serie di scaffali, sul terzo di questi un piccolo trofeo dall'aspetto antico, ma così pulito da evidenziare quanto, per il suo possessore, fosse importante tenerlo in buono stato, stava luccicante, aspettando solo lui, era lo stesso che il Riccardo della foto teneva fra le mani.
<< Ehi Giovanni, che stai facendo ? Oh, hai trovato il mio vecchio trofeo delle superiori ! Sai devi sapere che quando avevo poco più della tua età ero riuscito a diventare un bravissimo giocatore di basket, tanto da diventare il capitano della squadra della scuola >>
Una leggera risata abbandonò le labbra dell'inserviente mentre le sue braccia muscolose passavano dalle spalle ben più minute del moro al proprio petto incrociandovisi davanti, sinceramente felice nel ricordare la propria adolescenza, ignaro di quanto la frase che aveva appena pronunciato avesse sconvolto e confuso il suo giovane innamorato. Giovanni si ritrovò a fissare quegli occhi scuri tra le lacrime, non poteva credere davvero che, la sofferenza nel parlargli del ricordo di quel parente morto in così giovane età e per delle cause così terribili, fosse così forte da spingere il suo uomo meraviglioso a nascondergli la verità, con il solo scopo di non provocargli dolore e non sormontarlo del proprio, il maggiore era davvero una persona di gran cuore. Osservando il sorriso incorniciare il volto maturo del suo Riccardo lo studente prese un'importante decisione e strinse le mani dell'altro nelle proprie guardandolo con forza, accudendo quelle falangi così intensamente che vide il più grande fissarlo incerto, come se non comprendesse totalmente la ragione di un tale comportamento, il ragazzo lo sapeva, era il momento di dirgli ciò che aveva scoperto. Giovanni accompagnò Riccardo all'amaca e vi si sedette tenendolo accanto a sé, per un istante il più piccolo ripensò a quanto gli era stato detto durante la chiamata con la testimone e decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa allo scopo di allontanare, almeno in parte, gli incubi del passato dalla mente del suo amato, così da poter stare finalmente insieme, uniti, inseparabili per sempre, contro tutto e tutti, come aveva desiderato dal primo istante.
<< Amore, sono venuto qui per dirti una cosa importante. Vedi, mi sono svegliato nel sonno e, non riuscendo a dormire, mi sono messo a cercare delle possibili borse di studio offerte dalla scuola. Mentre mi muovevo all'interno del sito ho trovato varie iniziative ed una di queste in particolare mi ha attratto, riguardava uno sportello di ascolto per ragazzi con difficoltà e ... >>
<< Ed hai pensato di andarci per poterti aprire su quello che ti hanno fatto Kevin e quei dannati aggressori ?!? Ma è meraviglioso Giovanni ! Finalmente riuscirai a risolvere quella parte terribile della tua vita con qualcun altro ! Sono così ... >>
<< No ! Non è questo ! Io ... Io volevo parlarti di questa fondazione per chiederti alcune cose riguardo la ragione per la quale è stata fondata ! >>
E così il minore raccontò tutto al suo compagno, dell'articolo, la foto e ciò che aveva saputo dalla donna che gli aveva risposto al telefono, e più il cuore del moro si apriva all'altro con emozione e sentimento, più il volto dl maggiore si incupiva ed abbassava, illuminato da lacrime preziose, lucenti come biglie di vetro che vennero percepite dallo studente come la conferma delle sue supposizioni. Ogni singulto del trentacinquenne portava il giovane più vicino a lui fino a quando, alla fine delle spiegazioni, si ritrovarono abbracciati, un enorme peso si era appena sollevato dalle spalle del ragazzo per ricadere centuplicato su quelle del corvino, ormai scosso da fremiti impossibili da nascondere, e così carico di tristezza e rimpianto, da spingerlo a fare qualcosa che non avrebbe mai pensato di riuscire a fare. Riccardo si separò piano dall'abbraccio del suo giovane amore e gli accarezzò il viso appoggiando con dolcezza le proprie labbra alle sue, nonostante le parole premessero per uscire, lui aveva bisogno di un altro istante per potersi godere la cosa più bella che aveva ancora una volta, forse, per l'ultima. Un groppo si fermò nella gola dell'uomo che, immediatamente, venne ricacciato nelle profondità, le sue labbra si mossero piano, ogni sillaba venne elaborata quanto più seriamente fosse possibile, poiché, se Riccardo aveva una speranza di non perdere Giovanni, quella stava nel riuscire a fare in modo che il più piccolo, credesse ad una verità impossibile.
<< Amore ... I-io non so bene come riuscire a dirtelo, avrei voluto farlo così tante volte da quando ci conosciamo, fin dal primo istante in cui ho capito che, senza di te, non potrei mai continuare questo mio eterno supplizio. Non intendo girarci intorno, vorrei fosse più facile da ammettere, più plausibile e comprensibile, ma ho imparato diversi anni fa che non è possibile, quindi, a te che tieni a me più di ogni altro, e per il quale io non posso evitare di sentire lo stesso, dono l'unica verità che conosco. Giovanni, io non sono né un cugino né uno parente alla lontana del ragazzo di cui hai letto, perché quel Riccardo, capitano della squadra di basket, promessa della scuola, orgoglio e disperazione di suo padre, morto suicida a causa della sua omosessualità ... sono io >>
Il silenzio cadde fra i due e fu il turno per altre lacrime di scendere e scavare, le palpebre del maggiore restarono serrate, incapaci di incrociare lo sguardo del più piccolo, di accogliere con la propria vista la sua tristezza ed incertezza, mentre dei singhiozzi nascevano anche sulle sue labbra, arrossate dalla troppa foga di un morso auto-inflitto. Di colpo il giaciglio sul quale stava seduto ebbe uno spasmo, lo spirito lo sentì chiaramente sotto di sé, era il segno inequivocabile che il moro, prima accanto a lui, si era sollevato in piedi ed, in quel momento, lo fissava sicuramente con rabbia e disprezzo, il corvino non aveva il coraggio di guardarlo, avrebbe accettato l'odio ed il rancore di chiunque, ma non quello del giovane al quale aveva dato il proprio amore. Ci furono un paio di passi, si allontanarono per giungere alla porta la cui maniglia venne abbassata con un cigolio fastidioso che spinse il più grande ad aprire gli occhi ed a puntarli verso Giovanni, la disperazione stava oscurando quel viso bellissimo, l'unico in grado di farlo tornare vivo come un tempo, anzi, come non era mai stato nemmeno da vivo.
<< Potevi dirmi semplicemente che non volevi stare con me ... Io ... Non serviva inventarsi questa menzogna >>
Il giovane calcò fortemente l'ultima parola e poi lasciò la stanzetta correndo in lacrime senza una meta precisa, il pianto così intenso da riecheggiare nei corridoi vuoti, così come i suoi passi rapidi, il suo cuore a battergli contro la cassa toracica come una furia, ed un immenso, necessario, bisogno di aria fresca ad urlargli attraverso ogni ansimo nato con lo scopo di prosciugargli ulteriormente i polmoni. Fu così, accolto da una ventata di gelo a rinfrescargli il viso caldo come il fuoco, che il moro arrivò al tetto dell'istituto accovacciandosi in un angolo di esso nel tentativo di calmarsi, intenzione pressoché vana in una situazione come quella, troppo male stava a guidarlo, il ragazzo era così stravolto che non riusciva nemmeno a concepire l'idea che esistesse una fine ad un dolore così forte. Accadde tutto velocemente, fra un singulto e l'altro, in una quasi impercettibile pausa di silenzio, il suono della porta del terrazzo che si chiudeva fece alzare il volto di Giovanni che così si ritrovò accerchiato da più lati, da vari volti che la sua mente lo aveva convinto di aver ormai dimenticato, nonostante uno di loro fosse evidentemente più chiaro anche in quell'istante.
<< Finalmente il tuo cane da guardia ti ha perso di vista. Lo sai, ci sei mancato, frocetto >>
Un urlo di terrore abbandonò le labbra del ragazzo, l'Inferno era tornato.
Ecco l'ottavo capitolo della storia per il concorso di shinigami_micchan
Spero ti piaccia !!!
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