Parte 6

Anni prima, un periodo lungo, ma non tanto incalcolabile come il "C'era una volta" delle favole, ma comunque difficile da rimembrare, non per la memoria che ne racchiudeva i fotogrammi ingrigiti, ma resi vividi dal dolore, quanto per la sofferenza insita in essi. Il ragazzo, oramai fattosi uomo, al quale appartenevano, provava costantemente di ricacciarli negli angoli remoti del proprio cuore, ma quando i suoi occhi si chiudevano nelle tenebre di quella piccola e solitaria stanzetta, ed il sonno lo coglieva, nulla impediva più al male di uscire ed abitare i suoi incubi più vividi addolorandolo fino a quando non giungeva l'alba del mattino seguente in soccorso.

Un bel giovanotto, lunghi capelli color tenebra legati in una coda bassa, andava sorridendo per la sua strada, l'uniforme della scuola perfettamente ordinata al di sopra della tenuta da basket, ben più importante, che portava, pronta ad essere utilizzata per la prima partita del campionato che si sarebbe tenuta dopo la consueta cerimonia di apertura dell'istituto. Un fresco vento autunnale investì il viso leggermente abbronzato, ultima cosa rimasta al corvino per ricordare le fantasmagoriche vacanze che aveva passato quell'anno, tra il mare, con le sue onde salmastre e le spiagge calde, ed il suo dolce innamorato. Il pensiero fece spuntare un sorriso ed un leggero rossore sulle guance del ragazzo, gli capitava costantemente quando ripensava al minore, non stavano insieme da tanto, dalla fine di quella primavera, quando quest'ultimo gli si era dichiarato e, nonostante la loro relazione dovesse restare un segreto per cause di forza maggiore, Riccardo non riusciva a non considerarla la cosa più preziosa e meravigliosa che possedesse. Quando Eric, perché quello era il nome dello scalda panchine che aveva rubato il suo cuore, gli aveva rivelato ciò che sentiva, un delicato profumo di petali volteggiava nell'aria colorando il mondo intorno a loro di un rosa pallido, l'erba fresca ondeggiava con il vento, intiepidita dalla luce gentile del Sole pomeridiano mentre loro, l'uno di fronte all'altro, stavano in silenzio, il capitano della squadra ed una povera, piccola matricola entrata da poco più di un mese. Il ragazzo ricordava perfettamente quanto il minore gli fosse sembrato a disagio, lo si poteva capire da quanto le sue guance si fossero arrossate, in pratica avevano assunto la stessa tonalità delle belle ciocche fulve che gli ricoprivano la testa, due occhietti sottili e verde scuro a squadrare il terreno mentre le manine delicate si contorcevano a vicenda per l'evidente nervoso, Riccardo non aveva mai visto nulla di più tenero in vita propria. Erano rimasti in piedi per qualche minuto prima che Eric fosse riuscito ad articolare le prime frasi, consistenti in un semplice "Capitano io" e "Vi ammiro tantissimo", tanto che, inizialmente, il corvino non era riuscito a capire come mai lo scalda panchine avesse voluto incontrarlo sul retro della scuola, lontano da tutto e da tutti, ed il dubbio gli rimase per diverso tempo, fino a quando, dopo un enorme respiro ed aver serrato le palpebre, l'altro gli aveva urlato in faccia un "Sono innamorato di lei capitano". Inutile dire la sorpresa che colse il maggiore in quel momento, non era spaventato, né disgustato, anzi, Riccardo si scoprì addirittura lusingato di essere il centro dell'amore per qualcuno, in una scuola bigotta e tradizionalista come quella che frequentava la sola idea di un omosessuale spaventava ed era oggetto di grave scherno, per quello lui stesso, nonostante sapesse di provare emozioni molto più forti accanto ai propri compagni di spogliatoio, piuttosto che vicino alle fans mestruate che gli andavano dietro, non aveva mai avuto la forza di uscire allo scoperto, per questo coraggio e molti altri motivi, Eric lo colpì immediatamente ed ottenne il suo cuore. I mesi seguenti li avevano passati sempre insieme, nascosti dagli sguardi altrui, trovandosi in luoghi bui o dove nessuno li conosceva, ma, in particolare, a chilometri di distanza dal padre del corvino, unico serio pericolo nella loro relazione clandestina, un ex militare, ligio e ferreo, il cui unico desiderio era vedere il proprio figlio all'università, poi insieme ad una ragazza ed infine, e solo con il suo consenso, sposato e con dei figli, possibilmente maschi che portassero avanti il cognome di famiglia. Il fatto che Riccardo fosse gay non era minimamente contemplato, come non lo era il fatto che lui fosse davvero un pessimo studente, inizialmente suo padre aveva provato di tutto per renderlo un secchione diligente, ma nonostante tutti i tutor scolastici e l'impegno da parte sua, non c'era verso che il corvino superasse il 7, non era colpa sua, certi studenti non erano proprio fatti per eccellere, per fortuna c'era lo sport a salvarlo, grazie alle sue doti atletiche il giovane sarebbe entrato in qualche facoltà e se la sarebbe cavata. L'unica cosa che non era nei piani o già prestabilita nell'esistenza di Riccardo era Eric, la sola scelta che aveva deciso di compiere personalmente e, per questa ragione, la più importante fra tutte e quella alla quale era più legato, il rosso veniva prima di tutto nella sua mente, non importa dove si trovasse o cosa stesse facendo, la timidezza del più piccolo usciva sempre allo scoperto davanti ai suoi occhi e gli rallegrava la giornata, era il lato del carattere del minore più amato dal ragazzo, la sua semplicità ed il buon cuore, così vecchio stampo rispetto agli altri loro coetanei, molto più attenti allo scollo delle gonne che all'animo, da non aver ancora voluto concedergli nemmeno un bacio sulle labbra. Riccardo gliene aveva chiesti molti, ma ogni volta che provava ad avvicinarsi, magari ad accarezzare le cosce di Eric alla ricerca di un contatto più intimo questi si irrigidiva e concludeva il loro incontro con un semplice "Non sono ancora pronto, scusami", comprensibile vista la situazione in cui si trovavano, ma terribilmente eccitante, per il corvino era come una caccia aperta, alla ricerca di un centimetro di pelle in più da possedere, non importa se piccolo. Una ventata gelida si scontrò contro le iridi marrone scuro del ragazzo obbligandolo a serrare le palpebre per qualche secondo, quando poi le riaprì Riccardo vide avvicinarsi due membri della sua squadra, rispettivamente Giacomo, l'Ala Forte destra della squadra ed il giocatore più alto che avevano, anche se non molto forte fisicamente, dai suoi due metri e passa era un mito nei tiri a lunga gittata, e Daniele, il Pivot, un armadio pesante una volta e mezzo rispetto a tutti gli altri giocatori, ma perciò una barriera insormontabile per gli avversari che avevano la sfortuna di finire a portata delle sue possenti spalle. Non appena i loro sguardi incontrarono il suo, il capitano si ritrovò incastrato tra i due dalle loro braccia mentre i sorrisi si aprivano sui loro visi.

<< Da quanto tempo capitano, non ci vediamo dall'inizio delle vacanze ! C'è mancato durante le cene della squadra ! >>
<< Non sai quanti casini sono successi, in particolare con Francesco, ha continuato a stressare l'allenatore sul fatto di voler prendere finalmente il ruolo di Playmaker per lasciare quello di Guardia sinistra >>
<< No, di nuovo ! >>

Il corvino sbuffò infastidito e si passò il palmo della mano sul viso per poi spostare una ciocca di capelli che gli era caduta sul viso a lato, il comportamento di Francesco era rimasto immutato da un anno a quella parte, all'incirca dopo il quinto anno in cui Riccardo aveva vinto il premio di miglior giocatore della scuola, nonostante fosse stato bocciato agli esami di maturità, l'altro la considerava una grande ingiustizia e non aveva alcuna intenzione di passarci sopra, meditava vendetta e la sua incredibile gelosia nei confronti del corvino era passata da quotidianità ad una barzelletta generale, cosa che aveva reso il ragazzo castano ancora più irritabile, presto sarebbe esploso, lo sapevano tutti. I tre amici camminarono verso l'istituto, nel mentre il maggiore rifletté sul da farsi, avrebbe di certo parlato all'altro quanto prima, se fosse stato possibile, anche subito dopo il discorso di apertura che avrebbe tenuto davanti alla scuola per dare il bentornato a tutti, ma nel frattempo il corvino preferì godersi il viaggio, Giaki e Dan gli raccontarono ogni singolo momento delle loro avventure estive facendolo sentire ancora peggio all'idea di non poter raccontare loro nulla a proposito di Eric, anche se forse, un giorno, una volta diventato più grande, avrebbe trovato la forza di farlo. Non ci impiegarono molto tempo, una decina di minuti dopo i tre si ritrovarono davanti alla folla intorno al cancello dell'istituto che, praticamente subito, cominciò a scansarsi per lasciarli passare e permettendogli così di raggiungere la palestra principale dove si sarebbe tenuta la cerimonia, molte ragazze emisero urletti fastidiosi al loro passaggio, ad alcuni dei quali risposero i compagni di Riccardo al suo posto, non che lui volesse essere maleducato, ma qualcuno di ben più importante lo attendeva sul palco insieme al resto dei componenti della sua squadra ed il giovane non poteva attendere un secondo in più per vederlo, aveva già pazientato fin troppo. Fu sufficiente che il corvino varcasse la soglia perché il suo sguardo incontrasse quello smeraldino ed imbarazzato del ragazzino ancora pelle ed ossa che amava, il suo adorato fulvo era lì, insieme all'Ala sinistra, alla Guardia destre ed, ovviamente, Francesco che, non appena si rese conto del suo arrivo, gli lanciò un'occhiata furba ed un sorrisetto per nulla rassicurante che non lasciava presagire nulla di buono. Il ragazzo ignorò lo sguardo del castano e salutò il resto del gruppo con un abbraccio, gesto affettuoso dal quale Eric si astenne, ovviamente essendo l'ultimo arrivato non si sentiva ancora pienamente a suo agio in scambi troppo amichevoli, Riccardo poteva capirlo, ma questo non lo trattenne dal sentirsi ferito dal non poter toccare, baciare e stringere il suo piccolo come voleva.  Il mondo era completamente sbagliato, questo si ritrovò a pensare il corvino mentre prendeva posto sulla sedia davanti alla riga riservata alla squadra di basket, posizionata rigorosamente in base al ruolo, dopo quella di calcio, in attesa che le famiglie ed il resto degli studenti prendesse posto riempiendo tutti gli spalti e le sedie messe a disposizione sotto il palchetto sul quale stavano posizionati i vari gruppi sportivi, quello d'arte e quello letterario in attesa che arrivasse il proprio turno di parlare allo scopo di racimolare quanti più nuovi iscritti possibili. Riccardo rimase stupito dalla grande affluenza di gente, nonostante non fosse la prima volta che aveva ricevuto il compito di presentare per conto degli altri, non poté fare a meno di sentirsi nervoso, ma il suo cuore perse un battito quando vide entrare dalla porta un uomo piuttosto alto e distinto, i capelli scuri in un taglio corto ed occhi severi a scrutare nella sua direzione, suo padre aveva appena varcato l'ingresso ed ora lo osservava spingendolo immediatamente a tenere la schiena dritta ed ad assumere una postura più composta e fiera. Uno dopo l'altro si fecero avanti gli oratori, il ragazzo cercava di prestare loro la massima attenzione, ma sentiva costantemente lo sguardo gelido del proprio genitore addosso, per non parlare delle risatine che provenivano dalla sedia vicina alla sua, quella di Francesco, rendevano tutto più fastidioso e frustrante facendogli pregare con tutto sé stesso di sparire nel nulla in quell'istante. Quando finalmente giunse il suo turno Riccardo si sollevò con serietà ed estrasse dalla propria cartella i fogli che si era preparato raggiungendo il microfono, dalla folla giunse qualche coro di incitazione dagli studenti delle altre classi che lo rincuorarono almeno in parte e, solo quando questi si furono spenti, il corvino cominciò con il proprio discorso, fu breve, senza fronzoli, come ci si sarebbe aspettato da uno sportivo, chiaro e coinciso e, non appena si concluse, si alzarono in molti urlando il motto della squadra : "Aquile, sulla vetta !". In risposta a tutto quel tifo il capitano fece un cenno con la mano e tornò verso il proprio posto per sedersi quando si ritrovò davanti Francesco che, appoggiandogli una mano sulla spalla, lo riaccompagnò al microfono senza mai perdere il sorriso sfrontato e trionfante che gli incorniciava il viso, portandosi poi verso tutti i presenti intenti a fissarlo confusi almeno quanto Riccardo.

<< Che hai in mente Francesco ? >>
<< Signori e signore, studenti vecchi e nuovi. Tutti noi conosciamo bene la forza e la bravura del nostro amato capitano che, come sapete tutti, nell'anno corrente ha ottenuto per la quinta volta di fila il premio di miglior giocatore dell'anno >>

Dalla folla tornarono le grida e gli applausi, il corvino però era troppo occupato a tenere d'occhio il castano e capire quello che aveva in mente, non poteva davvero credere che si fosse pentito di tutto e stesse cercando di farsi perdonare, non era da Francesco, non lo sarebbe stato mai. Fu quest'ultimo ad alzare una mano al posto suo per riuscire a riottenere il silenzio e così, continuare il proprio discorso.

<< Ma c'è qualcosa sul nostro caro capitano che nessuno sa, qualcosa di davvero segreto e malato che meritate tutti di conoscere >>

Il diretto interessato si irrigidì e, quasi automaticamente, si voltò verso Eric giusto in tempo per veder sparire quello sguardo dolce che l'aveva fatto innamorare e tramutarsi in uno completamente diverso, di scherno nei suoi confronti. Il corvino tornò verso Francesco, aveva tirato fuori dalla tasca un telecomando e, puntandolo verso il proiettore agganciato al soffitto, aveva fatto partire un filmato che mostrava il momento in cui il rosso aveva rivelato al capitano i suoi sentimenti e tutti i bei momenti che avevano passato insieme diventare di dominio pubblico, ma, in particolare, di dominio del padre di Riccardo. Ancora prima che le lacrime potessero formarsi agli angoli degli occhi scuri del giovane il suo compagno di squadra ricominciò a parlare a quel dannato microfono, il ragazzo era troppo stravolto per provare anche solo a fermarlo, per spiegare che si trattava solo di uno scherzo, per cercare di recuperare, almeno in parte, la propria vita che andava in frantumi.

<< Adesso fatevi una domanda, signori e signore, mandereste mai i vostri figli in una scuola nella quale si nasconde un disgustoso frocio ? >>

Nessuno si alzò in difesa del povero malcapitato, nemmeno mentre il filmato veniva sostituito da una foto ritoccata di Riccardo nella quale era stato truccato e vestito con abiti rosa, una grande "X" rossa a riempirla e la scritta "Malato" a lampeggiare ad intervalli sulla sua faccia, molti se ne andarono guardando il corvino ripugnati, fra loro anche gli studenti che prima lo avevano acclamato, i suoi compagni di squadra e quelli degli altri gruppi, quasi avessero appena scoperto che soffriva di una patologia contagiosissima e mortale. Un fortissimo dolore raggiunse il ragazzo al petto quando vide Eric con la mano appoggiata sulle labbra nel tentativo di trattenere una risata, ma il colpo di grazia definitivo arrivò quando l'ormai ex beniamino della scuola incrociò lo sguardo di suo padre, vi lesse un'amarezza ed un odio immensi, l'uomo abbassò momentaneamente gli occhi e Riccardo sentì il proprio telefono vibrare nella tasca, un unico messaggio da parte dell'uomo che lo aveva cresciuto.

<< Sei morto per me >>
<< Bene "capitano" >> rise derisorio Francesco contro di lui << Buon inizio anno >>

E così, in quel giorno d'autunno, ebbe inizio dell'Inferno che, nemmeno un anno più tardi, avrebbe spinto il passo di Riccardo oltre la soglia del peccato cancellando la sua esistenza di sua spontanea volontà.

Ecco il sesto capitolo della storia per il concorso di shinigami_micchan
Spero ti piaccia e scusa per il ritardo !

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