Parte 4

<< Perché Riccardo ? Perché non vuoi uscire con me al di fuori della scuola ? >>

Nella stanza era crollato un silenzio quasi surreale mentre il blu ed il marrone, nelle iridi dei contendenti, si incontravano come onde ad infrangersi contro una scogliera, ed era proprio così che si sentivano i due amanti, Giovanni, forte ed indomito nel suo intento di conoscere la verità, si stagliava verso l'altro con rabbia per ottenere le risposte di cui il suo cuore necessitava e Riccardo invece, dal canto suo, si lasciava erodere dal desiderio salmastro e bruciante dello studente, come fosse coperto di ferite ancora aperte, sgretolandosi di secondo in secondo, ma altrettanto impaziente di condividere ciò che il suo animo celava ormai da troppo tempo. Per quanto il maggiore desiderasse dare voce ai propri pensieri era ben consapevole che fosse ancora presto, il loro rapporto era giovane, non ancora abbastanza forte per resistere ad una botta di quelle dimensioni quindi non c'era altra soluzione, per quanto impaziente, il suo amato avrebbe dovuto aspettare, se davvero teneva a lui avrebbe acconsentito e, nonostante l'arrabbiatura, gli sarebbe rimasto accanto. Un sussulto colpì il cuore del corvino quando vide il labbro inferiore del più piccolo tremare debolmente ed i suoi occhi illuminarsi di lacrime come nel giorno in cui si erano incontrati, i pugni serrati del moro ed il modo in cui teneva le braccia rigide lungo i fianchi, fece immediatamente comprendere al trentacinquenne quanto la situazione stesse per farsi critica, il piede di Giovanni colpì il pavimento producendo un tonfo non molto forte, cosa che parve mandarlo ancora di più sui gangheri, evidentemente si aspettava un boato più apocalittico e meno simile alla caduta di un semplice quaderno, ma era oramai troppo tardi per tornare indietro. Il minore sentiva il proprio petto esplodere, avrebbe voluto comportarsi in modo più maturo, sapeva bene che la reazione che stava avendo era, in tutto e per tutto, identica a quella di un bambino capriccioso al quale non piace ricevere un rifiuto, ma non poteva fare a meno di sentirsi fragile e distrutto da quel gesto di diniego che l'uomo gli aveva riservato, per quanto ci provasse, non trovava motivazione a quell'ennesimo "no" malcelato da dolci parole. Riccardo era stato più convincente le volte precedenti, esponendogli valide ragioni per il proprio comportamento, cose che andavano dal fatto di poter essere riconosciuti da qualcuno dell'Istituto, problematica che l'altro aveva prontamente risolto con la proposta di trovarsi in un cinema al buio, ma ottenendo solo la già citata trovata della sala multimediale, poi il corvino era ricorso alla scusa di essere un uomo adulto ed ormai formato e che, come tale, l'essere visto per strada in compagnia di un minorenne con il quale non era neppure imparentato, avrebbe provocato delle reazioni sbagliate nel prossimo. Il giovane poteva capire le paure che attanagliavano il maggiore, ma la sua mente non riusciva a fare a meno di volare a scenari ben peggiori della differenza d'età, come quello in cui, in realtà, Riccardo non fosse affatto single, ma addirittura sposato e con figli, o magari una specie di maniaco del BDSM psicologico che puntava solo a divertirsi con ragazzi giovani e lui era solo il passatempo che usava fra una scopata e l'altra. Il moro si sentiva sempre più stupido, il viso accaldato ed il bisogno impellente di urlare gli facevano seccare la gola, ma non intendeva retrocedere ed attese la risposta dell'altro che però si limitò ad incrociare le braccia al petto, sollevandosi in piedi abbandonando l'amaca, ovvero il piccolo angolo di paradiso che prima aveva accolto con gioia i loro corpi cullandoli in sincronia, e sospirare con leggerezza serrando gli occhi e strofinandoseli insistentemente con il pollice ed il medio della mano destra mentre l'indice gli accarezzava la linea del naso sottile, sul quale il più piccolo aveva lasciato ormai infiniti baci. Giovanni si sentì profondamente infastidito nel doverlo ammettere a sé stesso, ma era così, non sarebbe mai stato in grado di restare arrabbiato con il corvino troppo a lungo, adorava tutto di lui e sapeva di vivere nella paranoia più totale quando si trattava di Riccardo, non riusciva a fare a meno di restare rapito da ogni suo piccolo gesto, non ne conosceva il motivo, forse era per la maturità così incredibilmente intrigante che l'uomo ostentava con vergognosa naturalezza, o magari per quella strana aura di mistero che sembrava accompagnarlo in ogni dove, come una compagna fedele, ma la verità era che era colpa sua, in fondo si trattava solo di un insignificante battibecco, il giorno dopo sarebbero tornati l'uno fra le braccia dell'altro, a baciarsi e possedersi, momento nel quale Giovanni avrebbe sicuramente cominciato a scusarsi come lo scemo e romantico che era.

<< Giovanni, mi dispiace >> la voce, roca e profonda, del più grande colò come cioccolato fuso alle orecchie del diretto interessato << Tu lo sai come sono fatto, sai che ti amo e che, per me, sei la cosa più importante fra tutte. Sono ben consapevole che non ti sarà di consolazione riascoltare ciò che provo per te per l'ennesima volta, che  ti arrabbierai ed andrai via comunque, ma non voglio mentirti, né illuderti oltre, non potremo uscire insieme al di fuori di queste mura, né oggi, ne mai >>

E, mentre pronunciava queste parole, Riccardo si riappoggiò un istante all'amaca, facendole emettere un suono cigolante a causa delle molle metalliche che la sorreggevano alle pareti dello stanzino, per poi avvicinarsi al giovane davanti a sé accarezzandogli il lato sinistro del viso con il palmo della mano callosa a causa degli anni di duro lavoro, come per consolarlo. L'operatore scolastico attese la reazione del minore, si aspettava una strigliata o uno schiaffo a scacciarlo per spingerlo ad allontanarsi, ma quando le mani di Giovanni si appoggiarono sulla sua e ne percepì la morbidezza capì che l'altro aveva creduto alle sue parole, anche se, viste le lacrime umide che ora solcavano a rapide falcate le sue guance arrossate, non sembrava affatto pronto a rinunciare completamente al vedersi anche all'esterno. Il moro allontanò piano il viso dalla carezza, i suoi polpastrelli racchiudevano ancora la mano del maggiore quando incontrò nuovamente quegli occhi marroni, i denti perlacei di Giovanni andarono a mordergli il labbro inferiore mentre andava sollevandosi sulle punte dei piedi portandosi così il più vicino possibile al volto di Riccardo, sul quale, dolce e rapido, abbandonò un bacio prima di lasciare la presa e correre fuori recuperando il proprio zaino e lasciando il più grande dove si trovava, ad accarezzare il punto sul quale era stato toccato con un sorriso a percorrergli le guance. Il giovane si asciugò il volto con il dorso della manica della propria giacca e scese le scale raggiungendo così il piano inferiore, andava di corsa, con una fretta ed ad una velocità tale, che rischiò addirittura di inciampare alla fine della rampa di scale verso il piano terra, ma fortunatamente riuscì a recuperare l'equilibrio, nonostante le gambe gli tremassero e non accennassero a farlo andare dritto. Il ragazzo spalancò le porte della scuola spingendole in avanti usando i palmi delle mani e così fece il primo passo all'esterno, il vento gelido ad investirgli il viso. Un'impressione, una strana sensazione, fece voltare lo studente a quel punto, era stato come una specie di tocco caldo e leggero sulla propria schiena, una piccola spintarella, il diciassettenne pensò addirittura potesse trattarsi di Riccardo, ma per quanto il suo sguardo vagasse all'ingresso di lui non c'era traccia e così decise di lasciar perdere, fece una rapida scollata di spalle e corse al cancello facendo un cenno con la mano all'edificio nella speranza che il bidello l'avesse quantomeno intravisto, se così non fosse stato non importava, al moro era sufficiente  averlo fatto. Dalla porta che Giovanni aveva lasciato pochi minuti prima la figura del maggiore sorrideva tristemente, aveva ancora il braccio per un terzo fuori nel tentativo di fermare l'altro, ci aveva provato, ma il ragazzo era già uscito dimenticandosi all'interno il cappello con il quale era arrivato quella mattina, il bidello sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, Giovanni non l'aveva visto. Il corvino mosse fra le mani il caldo tessuto lanoso e se lo portò al volto annusandone il leggero profumo che vi era rimasto impregnato dai boccoli cioccolato del minore, era davvero piacevole, quasi come se lo studente si trovasse ancora lì con lui in quel momento. L'uomo sorrise al pensiero e si avviò verso la propria stanzina, ciondolando da un corridoio all'altro, lasciando che i suoi passi procedessero lenti, guidati dalla sua malinconia, silenziosi nell'Istituto vuoto, non emettevano un suono, nemmeno un leggero sfregamento. Riccardo si lasciò scivolare sul telo ancora caldo dell'amaca portando il berretto del più piccolo sul proprio viso ed ispirando a pieni polmoni nel tentativo di catturarne ogni piccola essenza rimasta, chiudendo gli occhi e cercando di abbandonarsi al sonno in modo che portasse via con sé ogni dolore, ogni paura e dubbio e lo convincesse che tutto andava ancora bene, che Giovanni non l'avesse mai lasciato e che, quella notte, l'avrebbero passata insieme, stretti l'uno all'altro in un abbraccio di infinita dolcezza e perfezione, e non soli, abbandonati nell'immensità del mondo, lontani e separati dagli eventi. La mente del trentacinquenne andò svuotandosi dolcemente fino a quando questi non fu sul punto di crollare addormentato, le lacrime a solcargli il viso ben nascoste dal morbido cappello che le asciugava come in una soffice carezza d'affetto.

<< Perché ? Perché non sei arrivato prima amore mio ? Hai atteso troppo ed ora è tardi per noi, è tardi per me >>

Quel pensiero era oramai diventata la sua ossessione costante, era davvero una persona egoista, sapeva benissimo che fra lui e Giovanni le cose non avrebbero mai, mai, mai potuto funzionare, nemmeno se avesse supplicato la propria preghiera a tutto il creato notte dopo notte, c'erano cose nell'esistenza che non potevano essere cambiate e la sua condizione era una di quelle, ma aveva comunque deciso di non dire la verità, di continuare con quella bugia, per ottenere dal giovane la felicità che credeva di aver ormai perso e, allo stesso tempo, riuscire a restituirne a sua volta ad un povero ragazzo sfortunato e maltrattato dalla vita che non aveva mai fatto nulla a nessuno. Erano così simili, così legati ed innamorati, era quello che li aveva uniti indissolubilmente, l'essere reietti, bestie cacciate dai propri simili e tenute a distanza per la propria diversità, ma unite in una battaglia per la sopravvivenza dalla quale non sarebbero stati dati vincitori, se non da sé stessi. Riccardo amava il moro, avrebbe voluto passare l'eternità insieme a lui, ad asciugare le sue guance dal pianto e stringerlo al petto con passione, se solo il destino fosse stato più clemente, e lui più forte, magari sarebbe anche potuto succedere, ma così non era stato ed ora c'era un'unica soluzione, una richiesta improponibile che non sarebbe riuscito a porre a Giovanni nemmeno sotto tortura, teneva troppo a lui per avere il coraggio di dirglielo e poi, se ci avesse provato, l'altro lo avrebbe sicuramente preso per matto e non si sarebbero più rivolti la parola, presagio ancora più funesto di restare in solitudine dentro quella stupida scuola e poter comunque avere le attenzioni del minore per qualche ora al giorno, decisamente peggiore. Il bidello si portò le mani dietro la testa e sorrise contro la stoffa, amava il lunedì, era il giorno della settimana che preferiva poiché dichiarava l'inizio di una splendido periodo di sei giorni, colmo appuntamenti clandestini con il moro, strizzatine inopportune che avrebbero fatto colorare le guance del suo amore e carezze dategli di sfuggita durante la ricreazione, forse il fatto che per lui, in quell'ambiente, fosse ancora più facile passare inosservato per chiunque altro, era la parte migliore della sua condizione, quel pensiero gli regalò un rapido e fugace sorriso, l'ultimo di quella giornata.

<< Essere morto ha i suoi vantaggi, a volte >>

Ecco il quarto capitolo della storia per il concorso di shinigami_micchan

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