Parte 3

Mano nella mano, una forza nuova che si rinnova in un triste incontro, due anime che diventano più forti l'una accanto all'altra, nate per l'eternità, sotto un cielo grigio e carico di cambiamenti che minaccia la pioggia. Di lontano prorompe il temporale, giunge da oltre l'orizzonte e la pace apparente creatasi scompare con l'azzurro preparando il campo ai fulmini, corridori saettanti del nero, tra rombi di tuoni e flash di lampi. I nasi arrossati pizzicano d'umidità, avvertono il pericolo imminente e riportano nel cuore il desiderio di un tenue tepore, i corpi si sollevano, stretti in uno si accompagnano in silenzio, scendono le scale verso il luogo che più di ogni altro, ormai, li chiama mentre nello spirito più palpitante qualcosa di nuovo brilla.

La porta metallica ancora sbatteva alle spalle della coppia quando questi si trovarono ormai a mezza scalinata diretti al piano inferiore, qualche rara folata gelida ancora colpiva le loro schiene, ma nessuno dei due se ne curava, restando in silenzio. Avevano ancora molto tempo per parlare, il pomeriggio era solo al principio, inoltre, quando Riccardo e Giovanni si incontravano, amavano godere di ogni piccolo istante che passavano insieme, erano fatti così, inseparabili e limpidi l'uno con l'altro dal primo sguardo. Il maggiore aveva notato le lacrime a decorare le guance piene del moro, gli apparivano come gemme splendenti, non poteva evitare di restarne rapito, in particolare quando, come in quel caso, esse riflettevano con magnificenza quel blu così profondo di cui l'oceano più impervio aveva fatto dono a Giovanni, erano il punto debole di Riccardo. L'uomo non avrebbe mai potuto scordare quando lo catturarono, anche se il loro non poteva definirsi un incontro felice, non avrebbe mai pensato, nemmeno fra un milione d'anni che, durante una comune ronda dell'istituto, si sarebbe ritrovato davanti ad una scena tanto orribile, ripensarci gli faceva ancora terribilmente male, lo riviveva addirittura nei suoi peggiori incubi. L'idea di aver aperto la porta di quella stanza solo a causa di uno strano presentimento gli aveva fatto capire quanto lo studente fosse stato fortunato quel pomeriggio, era così diverso il ragazzo che adesso gli teneva dolcemente la mano rispetto a quello spaventato che aveva conosciuto e la cosa non poteva che rendere felice il corvino, incontrare una persona con così tanta forza di volontà era più unico che raro e lui lo considerava un privilegio incommensurabile, non vi avrebbe mai potuto rinunciare, in nessun caso. La presenza del più piccolo era sempre una gioia nella sua esistenza fatta solo di lavoro nella scuola, praticamente ventiquattr'ore su ventiquattro, senza nemmeno un amico con il quale parlare, ma, per fortuna, c'era Giovanni a dargli una ragione per andare avanti, altrimenti il trentacinquenne sarebbe sparito nel dimenticatoio, per quello gli era così grato e non era più riuscito a separarsene. Di sicuro, quello di quell'estate, era stato davvero un giorno da dimenticare, ma aveva dato ad entrambi qualcosa di davvero importante ed insostituibile, un affetto ed un legame profondo che tutti cercano nella sua forma più sacra e pura, ovvero l'amore. Riccardo non si reputava un filosofo, non aveva potuto studiare molto nella sua vita, né pretendeva di raggiungere grandi traguardi, successo o soldi che gli permettessero di vivere di rendita sugli altri, ma di una cosa era certo, quando stava con Giovanni, il fatto che fossero incredibilmente diversi in tutto, dall'età all'aspetto, dalla vita che svolgevano, ai sogni e desideri che portavano nel cuore, niente era più importante dell'adesso, tutto si acquietava e, da entrambe le parti, capivano finalmente cosa significasse essere felici. E, mentre il corvino rifletteva su questo, il minore si spostò dolcemente sul suo busto passandovi sopra la mano destra e formando dei piccoli disegni immaginari con le dita donando all'altro un piacevole solletico che lo fece sorridere, amavano stare semplicemente insieme ogni tanto, era una distrazione, permetteva ad entrambi di non pensare più a nulla e concentrarsi solo su loro stessi. Il più piccolo spostò lo sguardo dalla propria mano all'ambiente intorno a sé, era ancora più sporco e disordinato dell'ultima volta che vi era stato, segno che l'altro doveva aver passato ancora la notte nell'istituto, una cosa ingiusta che lo faceva arrabbiare, se il preside necessitava così tanto di qualcuno che vigilasse sulle apparecchiature all'interno delle aule avrebbe potuto assumere un guardiano notturno e non costringere Riccardo a farlo senza nemmeno dargli uno straccio d'aumento. Il moro aveva più volte provato a convincere il maggiore a lamentarsi per questo o, magari, a lasciare che fosse lui stesso ad occuparsene, ma non era servito a nulla se non a farli litigare, chiaramente al corvino andava bene, ma a lui non altrettanto, in fondo, almeno una volta, avrebbero anche potuto vedersi fuori da quelle mura ed andare da qualche parte solo loro due, se non fosse starai così occupato. Un sospiro abbandonò le labbra del ragazzo che lasciò scivolare il braccio a lato dell'amaca in modo che ciondolasse liberamente senza fermarlo, l'uomo sotto di lui intuì immediatamente il suo disagio, oramai era in grado di riconoscere perfettamente quando qualcosa nel giovane non andava e temette, erroneamente, che si trattasse di nuovo dei brutti ricordi che stavano riaffiorando così capovolse le loro posizioni. Riccardo stava sopra Giovanni a quattro zampe mentre quest'ultimo teneva le braccia strette al suo petto ad arpionargli la tuta da lavoro come se ne andasse della propria vita ed, abbandonarne il corpo, lo facesse sprofondare in quell'immagine maculata in bianco e verde acqua che decorava l'amaca, sulla quale erano stesi, in modo davvero bizzarro, quasi fosse un cielo durante una tempesta di spuma marina.

<< Dovresti davvero comprarne una nuova lo sai Rick ? >>
<< Lo sai che non devi chiamarmi in questo modo Giovanni ... >>

Anche quella era una questione ancora fortemente aperta fra di loro, aveva provocato davvero parecchi litigi nei primi tempi quando ancora il minore non riusciva a capirne la ragione, ma era così, a Riccardo non solo non piacevano i soprannomi, ma li detestava fin nel profondo, con tutto sé stesso, ogni volta che Giovanni si sbagliava, addirittura se parlava di altri usando nomignoli, il corvino lo riprendeva severamente chiedendogli immediatamente di ripetere il nome in modo completo.

<< Lo so ... scusa Riccardo, ma non puoi dire che non abbia ragione ! Sembra quasi che qualcuno vi abbia schizzato sopra del detergente blu ! Cambiarla non sarebbe così male, magari, visto che fra poco è Natale, potrei prendertene una come regalo ! Che ne dici ? >>
<< Dico che, forse, preferirei un regalo di ... diverso genere >>

Una risata nervosa abbandonò le labbra del minore a quell'esplicita richiesta, in effetti era già da molto che si "frequentavano", nonostante non si fossero mai incontrati all'esterno delle pareti scolastiche, avevano l'abitudine di passare insieme più della metà delle giornate, una volta il più grande aveva addirittura adibito la sala multimediale, con tanto di proiettore, in modo che potessero vedere un film stretti l'uno all'altro come se fossero stati al cinema. Pensandoci bene si davano spesso baci e si erano accarezzati e strusciati tante di quelle volte, anche se sempre da sopra i vestiti, ma non erano mai passati al cosiddetto "sodo", Giovanni sapeva perfettamente che era tutta colpa sua, ma non sapeva come evitare di irrigidirsi e rattristarsi al solo pensiero. Aveva fatto una promessa a sé stesso in quella terribile occasione ed ora, ad ogni minimo cenno a qualcosa che concernesse l'avere un rapporto sessuale, non poteva fare a meno di sentirsi come in quei momenti, così debole ed indifeso, fragile e sporco, le lacrime subito andavano nuovamente a fargli brillare lo sguardo cosa che, ovviamente, non lasciava indifferente il maggiore che, quando lo notava, come in quell'occasione, andava subito a stringerlo più a sé. Riccardo si sentiva molto in colpa, ma non poteva nascondere il proprio desiderio crescente nei confronti dello studente, certamente gli avrebbe lasciato tutto il tempo di cui avesse avuto bisogno e non aveva alcuna intenzione di forzarlo o spingerlo a rivivere il dolore del passato se non se la sentiva, ma almeno dare una mano al più piccolo a stare meglio con sé stesso, a quello non avrebbe rinunciato. Le dita delle grandi mani dell'uomo passarono dolcemente in quella morbida cascata di boccoli di cioccolato lasciando che essi scivolassero liberi, senza freni, fra le falangi mentre le sua labbra esperte calavano sulla pelle delicata sotto il viso gentile, e rosso per la vergogna, di Giovanni che intanto teneva le palpebre strette impedendo al corvino di perdervisi e nuotarvi come fossero una fonte d'acqua cristallina. Il maggiore sapeva come muoversi su quel corpo minuto, ma ben formato, in quei mesi aveva ormai trovato i punti off limits del giovane, ma anche quelli più sensibili, e quindi, una volta sollevata la felpa del moro, non perse tempo andando a ghermirgli la vita. Subito leggeri gemiti si sommarono ai sussulti del minore mentre passava sul petto dell'inserviente salendo lungo la linea forte delle spalle agganciandosi dietro il collo possente alla ricerca di un contatto più prolungato fra le loro cavità orali calde e bisognose. Si sostennero l'uno all'altro con dolcezza, il maggiore che scorreva ed accarezzava percorrendo la schiena del suo piccolo che intanto si poneva ad arco accogliendone le gambe, più forti, fra le sue e strusciandosi alla ricerca di più frizione. Riccardo era consapevole che non sarebbero andati oltre, ma l'erotico schioccare delle labbra del moro contro le sue, mentre riprendeva fiato, e l'immagine delle sue pupille dilatate per il desiderio, gli furono più che sufficienti per restare soddisfatto, si sarebbe sfogato non appena Giovanni se ne fosse andato ripensando al modo in cui il compagno trasformava tutta la propria apparente calma e tranquillità calcolatrice, in fuoco e passione che poi gli trasmetteva attraverso tocchi semplici e sussurri bollenti.

<< M-mi dispiace ... io non so se ... se riuscirò a darti quello che vuoi, m-ma ... c-come mai ti è venuto in mente di farmi una domanda del genere ? >>
<< Ed a te come mai, durante un pomeriggio insieme in cui non mi hai detto pressoché nulla, ti è improvvisamente venuta voglia di parlare della mia amaca ? >>
<< Semplice Riccardo, perché è davvero impossibile non dire nulla a riguardo. Mi dispiace, ma è davvero inguardabile ! >>

E mentre lo diceva Giovanni allentò la presa con le mani portandole sul viso dell'altro ed accarezzandolo come uno scultore farebbe con il suo ultimo capolavoro, attraversandone ogni centimetro, cercando di imprimerlo nella propria memoria, apprezzandone la consistenza e la ruvidezza quando i polpastrelli andavano a toccare il mento coperto dal sottile strato di barba. Il maggiore si lasciò esplorare liberamente chiudendo gli occhi e godendosi le soffici mani dell'altro, lo rendevano sempre un po' malinconico, ma, allo stesso tempo, sapevano accenderlo in modo ben più deciso. Il corvino non si sarebbe mai stancato di sentire quel ragazzo incredibile ed avrebbe tanto voluto la sua pelle su di sé per sempre, durante ogni ora del giorno e della notte, ma sapeva anche quanto fosse impossibile, per quanto lo desiderasse ardentemente, lui ed il minore erano troppo diversi fra loro, un valico apparentemente incolmabile li separava dolorosamente, nonostante l'altro non ne fosse a conoscenza. Per quanto Giovanni fosse forte non lo era abbastanza, era solo un adolescente, ciò che provava poteva non essere sufficiente, come non lo era quello che l'uomo sentiva a sua volta, ma intanto, solo il momento era importante, solo quello era certo, quindi Riccardo preferì evitare di riflettere troppo sul futuro e decise di concentrarsi su ciò che gli accadeva intorno, anzi, sotto, visto come il moro lo guardava. Il diciassettenne aveva l'aspetto di un cagnolino bastonato, fremeva e si mordeva nervosamente il labbro, per quanto ci stesse provando non riusciva a cancellare il nervosismo, ma era inevitabile, non era in grado di smettere, per quanto fosse un pensiero semplice, era così ripetitivo nei loro ultimi incontri che il più piccolo temeva di sembrare fastidioso a domandare una volta ancora la stessa cosa, ma aveva comunque intenzione di tentare. Respirava profondamente cercando di evitare a tutti i costi lo sguardo del maggiore ed il suo sorriso mentre Riccardo faceva un rapido gesto con la testa per scostarsi una ciocca di capelli dalla fronte riportandolo a lato con gli altri in attesa di ascoltare quello che lui aveva intenzione di domandargli. Il moro raccolse il coraggio necessario e guardò dritto negli occhi l'altro, la determinazione a farlo sembrare più adulto di quanto non fosse, se lo sentiva che quello era il giorno giusto, l'occasione perfetta per domandare, l'aria era ancora gaia e rilassata dopo il bacio, la strusciatina e la battuta sull'amaca, forse l'uomo adesso era in vena di dargli una risposta positiva e, se magari lui vi avesse aggiunto qualcosa per rendere l'idea più appetibile, l'altro non avrebbe certamente potuto resistere e, finalmente, glie l'avrebbe data vinta.

<< Riccardo, io pensavo, sai ... Visto anche come vanno bene le cose fra noi ultimamente, e che fra poco sarà anche Natale, potresti farmi un bel regalo anche tu e quindi realizzare un mio desiderio. Sarebbe solo una richiesta piccola piccola, che magari, normalmente, non accetteresti di fare ... >>
<< Giovanni, sappiamo entrambi dove porterà questo discorso, vuoi davvero rovinare il resto della giornata insieme solo per farmi la stessa richiesta ancora una volta e sapendo che poi rifiuterò comunque ? >>

Il minore abbassò gli occhi immediatamente riflettendo su quelle parole ed, in parte, si sentì anche ferito da esse, un grande peso gli schiacciava il petto, non sopportava quando succedeva perché era il preludio ad un loro litigio, piccolo o grande, che avrebbe distrutto la pace e la tranquillità di quel bel pomeriggio. Per quanto il cuore del ragazzo cercasse di urlare al cervello di tacere esso fremeva, scalpitava, perché c'era una parte in lui che premeva più di ogni altra per sapere la verità e non si sarebbe certamente acquietata con qualche bacetto ed un paio di carezze, non su quell'argomento. I denti superiori ed inferiori del giovane andarono a ghermirsi fra loro per bloccare la lingua e fermarla, ma fu tutto inutile, la curiosità di Giovanni prese il sopravvento ed il suo viso si piegò in un piccolo, ma tenerissimo, broncio verso il più grande che subito si rattristò sollevandosi lentamente e cessando di toccarlo. Un leggero mugolio abbandonò le labbra serrate del moro che incrociò le braccia al petto sgusciando via da quel caldo abbraccio e sedendosi imbronciato accanto alla figura accucciata del trentacinquenne.

<< Perché Riccardo ? Perché non vuoi uscire con me al di fuori della scuola ? >>

Ecco il terzo capitolo della storia per il concorso di shinigami_micchan

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