CAPITOLO X

Quell' estate fu la più strana della mia vita: suddivisi i restanti giorni della stagione tra l'abituarmi al nuovo fuso orario, uscire e conoscere di più Alan.

Lui era un ragazzo particolare, era più alto di me di almeno quindici centimetri e aveva, da quel che avevo potuto notare, un fisico niente male.

I suoi occhi verdi e il suo ciuffo biondo mesciato facevano sì che quando giravamo per la città tutte le ragazze si fermassero a fissarlo, era proprio un bel ragazzo, poi con quelle labbra carnose...

Era davvero divertente uscire con lui, mi fece fare un giro turistico per Sacramento raccontando la storia di ogni singolo monumento con chiave comica così da non cadere nella noia.

La felicità si trasformò in ansia esattamente a settembre, con l'inizio della scuola, ricordo perfettamente quella mattina: panico totale.

Mi passò a prendere Alan con la sua macchina, non feci nemmeno in tempo a salutare Jackson che corsi subito fuori per andare con lui, finalmente, potevo dire addio allo scuolabus.

– Ed eccola qui, ma come siamo carine, agitata?

– Alan mi fai arrossire, smettila ahah. –

Jackson's pov

– Mi fai arrossire...– dissi con tono ironico.

Allyson non si accorse che la stavo guardando dalla finestra, pensavo tra me e me "E adesso questo chi è?".

Inutile, come vede un ragazzo carino, inizia a fare la svampita, che fastidio...

Allyson's pov

Per tutto il viaggio in macchina non abbiamo parlato di nient'altro se non della scuola, facevo mille domande per cercare di smorzare un po' l'ansia del primo giorno, ma Alan riusciva a tranquillizzarmi.

– Ho come un nodo allo stomaco... inizio ad avere paura. –

– Tranquilla, vedrai che ti troverai bene. La prima cosa da fare è parlare col preside e poi andare in classe. – mi rassicurò.

– Per fortuna siamo in classe insieme. –

– Già, ma non solo, dopo le lezioni ti accompagno subito per iscriverti nelle cheerleader. –

– Spero di aver accumulato abbastanza esperienza per fare una bella impressione. –

– Con quel fisico? Scherzi?! Vedrai che andrai benissimo. –

– Lo spero...– mormorai.

– Eccoci arrivati. –

Ed ecco qui, iniziavano le mille paranoie, di nuovo.

La scuola sembrava in buono stato dal punto di vista strutturale e soprattutto le persone non mi guardavano in malomodo, fu una cosa confortante.

Alan mostrò subito di essere un ragazzo popolare, tutti lo salutavano sia ragazze che ragazzi, a differenza di Ryan, almeno lui non sembrava un montato, anzi era piuttosto socievole e amorevole con tutti.

Mi presentò tutti i suoi compagni di squadra, comprese le cheerleader.

– Ehi amico! Come stai? Il solito playboy, eh? Ti lasciamo da solo per le vacanze estive e già hai conquistato una ragazza. – disse un suo compagno di squadra.

– Dai finiscila, è solo la mia vicina di casa, Allyson, lui è AJ il mio migliore amico. –

– Piacere...– dissi timidamente.

– Piacere mio bellezza. –

– AJ finiscila, possibile che appena vedi una ragazza sei lì a sbavare? Non vedi che la stai mettendo a disagio? Poi ci credo che nessuna ragazza accetta di andare al ballo di fine anno con te – disse una cheerleader.

– Allyson, lei è la mia migliore amica Courtney. – disse Alan.

– Piacere di conoscerti Allyson, scusa, magari per colpa di AJ ora hai una cattiva impressione su di noi, ma se continua a scocciarti, avvertimi che ci penso io. –

Mi misi a sorridere, anche Courtney sembrava simpatica, come tutti alla fine.

Courtney era una ragazza un po' particolare, aveva dei capelli corti, lisci e castani, la carnagione era mulatta, caratterialmente sembrò molto simpatica e gentile, ci misi poco tempo a confermare le mie ipotesi.

– Siamo in anticipo a quanto pare, mentre voi maschietti parlate delle solite cose, noi cheerleader ci spostiamo a parlare di cose nostre. – disse Courtney e mentre mi voltò le spalle, dopo qualche millesimo di secondo continuò.

– Allyson, che fai lì impalata? Con cheerleader intendevo di venire anche tu. –

– O-oh s-sì...–

– Courtney... non perdermela ti prego, deve ancora andare dal preside. – disse Alan.

– Tranquillo, ci vediamo all'ufficio del preside, sarò puntuale come un orologio svizzero. –

Mi sentii un po' a disagio all'idea, ma poi tutto passò; le ragazze erano molto amichevoli, soprattutto Courtney.

– Quindi sei una nuova vicina di casa di Alan, giusto? Da dove vieni? –

– Princeton. –

– Wow... dalla parte opposta dell'America! Nella vecchia scuola eri una cheerleader? –

– Beh, in realtà ero capo cheerleader. –

– Allora dopo le lezioni devi assolutamente iscriverti al nostro club! –

– Non so... mi devo ancora abituare, insomma, vorrei mettermi a studiare quest'anno senza poi ritrovarmi tutto da recuperare gli ultimi mesi. –

– Sei qui per ammazzarti solo di studio? Andiamo su, non accetto questa risposta, a fine lezione, ti portiamo ad iscriverti anche contro il tuo volere. – disse sorridendo.

Pensai "Perché no?" infondo aveva ragione, se avessi studiato per tutto il tempo senza concedermi uno svago ne sarei uscita fuori di testa.

Arrivò il suono della campanella, era giunta l'ora di conoscere il preside della scuola.

Fui accompagnata alla porta da Alan e Courtney.

– Agitata? – chiese Alan.

– Leggermente...–

– Vedrai che andrà bene, gli consegni i fascicoli scolastici di Princeton e poi sei in classe. –

Bussai alla porta, appena sentii: – Avanti. – da parte del preside, mi si gelò il sangue, tutta l'ansia si accumulò in pochi istanti.

– S-salve. – balbettai.

– Lei dev'essere la signorina Brown, giusto? –

– S-sì. – avevo letteralmente paura.

– Vediamo questi fascicoli. –

Li scrutò attentamente, lesse ogni singola pagina ed era difficile riuscire a intuire ciò che pensava dato che la sua espressione era troppo seria.

Dopo due colpi di tosse, finalmente, iniziò ad esprimere le sue considerazioni sul mio passato nella scuola di Princeton.

– Allora, vedo delle A nelle gran parte delle materie, ottimo... Addirittura capo cheerleader... sa signorina Brown, nel nostro istituto lo sport è molto importante. –

Annuì, sinceramente non sapevo cosa dire, o meglio, avevo il terrore di parlare a sproposito.

– Ha vinto le gare di chimica...–

Speravo non notasse la mia lacuna nella matematica e invece...

– Qui vedo una C in matematica, ha difficoltà con la matematica? –

– Forse...leggermente? –

Il preside sorrise e questa cosa mi sollevò un po' il morale e poi, come se niente fosse mi disse: – Siamo lieti di accogliere una signorina intelligente e abile nello sport come lei, prego, l'accompagno nella sua rispettiva classe. –

Gli strinsi la mano con un grande sorriso, una parte drammatica fu superata.

Sull'uscio della porta il preside sorprese Alan e Courtney che mi stavano aspettando.

– Signor Jefferson e signorina Gomez... come mai non siete in classe? –

– Oh merd... Ah! Volevo dire... oh, ma che sorpresa... stavamo giusto cercando la nuova arrivata per accompagnarla in classe! – disse Courtney.

– Benissimo, siete due bravi ragazzi, già dimostrare amicizia alla signorina Brown, sono fiero di voi. –

Alan e Courtney sorrisero in maniera forzata, sapevano di aver sbagliato.

– Andiamo in classe. – disse il preside.

Ci accompagnò fino alla classe di Storia, la prima materia del giorno.

Quando aprì la porta tutti gli studenti si alzarono in piedi con grande rispetto e poi il preside prese la parola.

– Bentornati nell'istituto ragazzi, spero abbiate passato delle belle vacanze... Professoressa Milligan...–

La professoressa annuì in segno di saluto.

– Vi vorrei presentare la vostra nuova compagna di classe, la signorina Brown. Spero vivamente che possiate trattarla come una di famiglia, anche perché semmai dovessi scoprire che in questa classe vi è del bullismo, non ho problemi ad espellervi dall'istituto uno ad uno o di mandarvi in detenzione, sono stato chiaro? –

Tutti risposero: – Sì, signor preside. –

–Oh, che sbadato, dimenticavo, signorina Gomez, lei andrà in detenzione alla fine delle lezioni. –

– Cosa? E perché?! – esclamò colta alla sprovvista.

– Per la volgarità che ha detto davanti al mio ufficio, ma stia tranquilla non sarà sola, ci sarà il signor Jefferson a tenerla compagnia. –

– Cosa ho fatto?! –

– Anziché andare in classe eri fuori dal mio ufficio. –

– Ma...– cercò di giustificarsi.

– Niente ma. –

Primo giorno di scuola e già sono riuscita a far mettere nei guai i miei due nuovi amici, iniziavamo da dio...

Per farmi perdonare, alla fine delle lezioni, andai in caffetteria e presi due cappuccini per Alan e Courtney, li aspettai per due ore.

– Sei sempre la solita! Ti metti nei guai e poi ci passo anch'io nonostante non abbia fatto nulla! –

– Il preside ti ha detto che sei stato punito per non essere andato in classe, cosa c'entro io! –

– Se tu non avessi...–

– Zitto, ehi Allyson! –

– Scusate ragazzi, per colpa mia siete finiti in detenzione e per farmi perdonare...–

– Che dolce, ci hai preso due cappuccini! Non è dolce, Alan?! Oh sei così comprensiva!!! – mi abbracciò.

– Grazie Allyson, ma non sei tu che devi scusarti, ma questa combinaguai. – disse Alan dando una pacca in testa a Courtney.

Camminammo fino a casa di Courtney, lei abitava a un solo isolato dal vialetto mio e di Alan.

– È stato un piacere conoscerti Allyson, spero diventeremo grandi amiche! Non dimenticarti domani di iscriverti al club delle cheerleader! –

– Sarà fatto, promesso. –

Salutammo Courtney e ci avviammo verso casa.

– Come ti è sembrata la scuola? –

– Abbastanza carina, sembrano tutti simpatici. –

– Sono contento. – disse sorridendo.

Ero davanti al portone di casa mia e stavo giusto per salutarlo, quando d'improvviso Alan mi prese per le mani e mi diede un bacio sulla guancia.

– Sei proprio carina quando arrossisci, ti aspetto fuori casa anche domani, così non hai la noia di doverti prendere l'autobus, ciao Ally. –

Rimasi interdetta per quel bacio, non me lo aspettavo proprio, capisco che fossero migliori amici, ma a me Alan e Courtney davano l'impressione di piacersi e invece...

Rientrai a casa confusa, volevo raccontare tutto quanto a Jackson, così, dopo aver salutato rapidamente i miei genitori e mia sorella, corsi per le scale per andare in camera da Jackson, ma appena entrai, mi accorsi che stava dormendo.

Spero tu stia scherzando, sono solo le cinque di pomeriggio! –

Jackson non mi rispose.

– Jackson, sto parlando con te. –

– Dimmi. –

– Ah, grazie, finalmente mi ascolti. Mi è capitata una cosa stranissima; ero fuori dal portone di casa e...–

– Un ragazzo ti ha dato un bacio sulla guancia, lo so, ho visto, siete un quadro bellissimo, ora posso tornare a dormire? –

– I fantasmi possono dormire? Era da un po' che volevo chiedertelo. –

– No, ma possono ignorare le persone, buonanotte. –

– Si può sapere che ti prende ora? – ero confusa.

Niente, mi continuava a dare le spalle, era proprio strano, non l'avevo mai visto così prima d'ora, solitamente quando sbagliavo qualcosa me lo faceva notare senza problemi.

– D'accordo fingerò di crederti, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi...–

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