6. Un luccichio nel buio.

Octavia's POV
Sono di fronte allo specchio o, meglio, a quel che ne rimane: l'impatto con la terra ha distrutto quasi tutto.
Mi si proietta davanti il riflesso di una ragazza vestita di pelli, con i capelli intrecciati a piume e perline e una luce diversa negli occhi.
Una ragazza nuova.
Mi avvio con passo spedito verso la porta e lo sbalzo di temperatura mi colpisce in maniera agghiacciante, ma mi impongo di non tremare.
Sento l'impugnatura in pelle dell'arco graffiare contro la mia mano, mentre il peso della faretra sulle spalle mi infonde sicurezza.
***
Dall'alto della torretta difensiva posso osservare tutto l'accampamento. Sotto di me voci familiari diminuiscono man mano che la gente si avvia ai dormitori.
Un tempo, quella era la mia gente... Provo un moto di nostalgia. Poi mi ricordo che sono le stesse persone che mi hanno costretta in un buco nel pavimento per 16 anni, e la rabbia prende il sopravvento.
Non essere debole, mi dico più e più volte.
All'improvviso noto un luccichio nel bosco. Forse è solo una mia impressione.
Sposto gli occhi a cercare presenze familiari. Trovo Lincoln e mi accorgo con stupore che i suoi occhi neri indugiano su di me. Ricambio, quasi tentata di sorridergli, ma subito lui si volta.
Un po' delusa, mi giro e ricomincio a cercare, ma è tutto inutile: Bellamy è in ricognizione nei boschi.

Lincoln's POV
Tutto quello che mi circonda è freddo. L'aria è fredda. Gli alberi sono freddi. Le montagne sono fredde. Queste mura sono fredde. Anch'io sono freddo. I mietitori e l'esperienza a Mount Weather hanno cambiato qualcosa dentro di me. Qualcosa che non sapevo esistesse e che ora si è rotto. Ora tutto è freddo.
Rabbrividisco.
Mi giro verso l'Arca e vedo una luce accendersi in una delle stanze.
La luce, al contrario mio, è calda. Illumina. Riscalda. Allontana i demoni. Forse per me non è tutto perduto. Forse ho ancora una possibilità di salvezza.
La salvezza è rappresentata da una luce, e la mia luce si chiama Octavia. Ruoto la testa a sinistra, sollevo lo sguardo e la trovo. È bella anche cosí, mentre con un'espressione assorta fa il suo turno di guardia dalla torretta difensiva.
Per un secondo i nostri sguardi si incrociano. Poi torno a fissare il vuoto di fronte a me.
Rimani concentrato Lincoln, mi rimprovera il mio subconscio, loro non si fidano totalmente di te, fagli capire che si sbagliano, falli ricredere.
Un movimento nel buio mi risveglia dal flusso di coscienza. Cosa è stato?
Scruto attentamente l'oscurità che circonda minacciosa l'Arca alla ricerca di qualcosa. Nulla. Solo il silenzio. Solo il freddo. Faccio un altro giro, ma di nuovo nulla.
Quando sto per rinunciare, noto un guizzo nella notte.
Potrebbe essere Bellamy. E allora perché corre nella direzione opposta?
A un certo punto capisco. Quello non è Bellamy.
Non c'è tempo di avvertire gli altri. Salto giù e lo seguo.

Octavia's POV
Mi rigiro e il mio cuore sobbalza. Lincoln non è più lí.
Sgrano gli occhi, il cervello va in panne e l'inconscio mi proietta subito al peggio.
Ok, calma Octavia, ragiona, è Lincoln, se la caverà .
Ma la paura prende il sopravvento e le gambe, poco prima paralizzate, scattano.
Scendo dalla torretta e mi fiondo nell'oscurità del bosco, oltre la recinzione.
E qui corro, corro come non facevo da giorni, corro come se non ci fosse un domani, con un piede che si stacca dal terreno un attimo prima che l'altro si appoggi. Ho i sensi acutizzati, ma la vista è comunque disorientata dall'oscurità.
All'improvviso, un rumore sordo, uno scalpiccio...
Alla mia sinistra si proietta un'ombra scura. Cerco di delinearne i contorni.
È... È LINCOLN!
Sto per urlare il suo nome, ma vengo fermata dalla serie di domande che si formano nella mia testa. Cosa fa lui qui? Come ha osato abbandonare il posto di guardia? Cosa l'ha spinto a entrare nel bosco? Forse gli altri del consiglio avevano ragione su di lui?
Poi lo vedo e il cuore perde un battito. Subito tutto mi è chiaro. Un mietitore. Cammina poco avanti a Lincoln, quasi a fargli strada...
Ragiono che in quella direzione si va al Mount Weather. Lincoln sta andando a Mount Weather. E un mietitore gli sta facendo strada.
Dio mio.
Ripenso a prima, quando stavo al posto di guardia, ripenso a quel luccichio nel bosco, che la mia testa aveva stupidamente ignorato...
Un genio Ottavia, sei un genio! Farti distrarre così...
Ma Lincoln non è un traditore, mi dico, lui odia Mount Weather, non tornerebbe mai lì...
A parlare è il mio cuore, quel cuore che lo vede ancora come il terrestre che ho conosciuto appena atterrati qui, quando mi ha salvato anche se non mi doveva niente. Il terrestre di cui mi sono innamorata .
Quel terrestre che ha abbandonato il suo popolo appena gli hanno offerto un letto vero e un fucile nelle mani, mi ricordo.
Il cervello diventa pesante, lo stomaco si chiude e nelle vene il sangue diventa ghiaccio.
Quel terrestre che ha preferito farsi bello di fronte agli uomini del cielo, a costo di lasciare me...
Vorrei piangere, ma le lacrime non salgono.
A un certo punto Lincoln si gira, come ad assicurarsi che nessuno lo segua, e poi si riavvia dietro al mietitore, restando però nell'ombra.
Prendo la mia decisione.
Mi volto e mi allontano, non verso Lincoln, non verso l'accampamento, non verso Mount Weather, ma verso la mia famiglia, quella vera.
Verso i Trikru.
Devo avvisare Indra, le devo dire che molto probabilmente Lincoln lavora per Mount Weather, le devo chiedere scusa per averlo difeso...
Questi pensieri mi tranquillizzano. Ho un piano, e seguire un piano è più facile di inventarne uno. Quindi il peggio è già passato.
Soffio il corno, Indra accorrerà.

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