28. Ricordi di una vita da Trikru.
Lincoln's POV
Apro gli occhi e il solito dolore alle spalle, al collo e alla testa mi accoglie come tutte le mattine da una settimana a questa parte.
Ora che ci penso, è già passata una settimana? Eppure mi sembra solo ieri che ho trovato questa creatura nelle mani dei mietitori...
Dó uno sguardo ad Etria: i suoi occhi sono chiusi, come al solito...
Mi costringo ad alzarmi dalla scomoda sedia -diventata ormai il mio letto- ed esco a prendere aria.
Non voglio pensare all'argomento "Octavia", nè ho la benchè minima intenzione di parlare con lei.
Sospiro.
Quante ne dovremo passare, ancora, per trovare un minimo di calma e felicità?
Metto da parte le riflessioni e decido di andare a dare uno sguardo al cavallo di Etria. Non so come si chiami, così per ora l'ho denominato Aaron. Non mi ricordo neanche come mi sia uscito questo nome, ma devo ammettere che quel cavallo ha proprio una "faccia" da Aaron.
Aaron mi guarda con i suoi grandi occhi marroni, leggermente più chiari del suo manto, e io gli passo la sua zolletta di zucchero.
- Amico, so che ti piacciono, ma la prossima volta dovrò portarti una carota... Quando lei si sveglierà non potrai farti trovare ingrassato, o mi farà lo scalpo!
Lui nitrisce e io gli passo dolcemente una mano sul dorso, chiudendo gli occhi.
Questo gesto mi fa tornare alla mente un'immagine di me ed Etria da piccoli. Nient'altro che un ricordo sfocato a cui non pensavo da tanti, troppi anni, ma a cui mi aggrappo con tutte le forze.
- Corri Lin! Sei lento come un uomo di Mount Weather - ridacchia.
- Sei partita prima del tre, non vale!
Rido anche io e corro dietro a quella magnifica bimba dai capelli biondi.
Pur essendo un anno più grande di lei, non riesco a raggiungerla.
Corriamo e mi godo la sensazione dell'erba sotto i piedi nudi, del sole sulla pelle, del profumo dei fiori e del gorgoglio del fiume nelle orecchie.
Arrivato in cima alla collina, peró, non la vedo più. Mi fermo di botto, con la preoccupazione che inizia a salire.
Poi qualcosa mi si fionda sulle spalle e perdo l'equilibrio. Rotoliamo insieme giù dalla discesa della collina, ridendo e ridendo.
Riesco a sentire la risata di Etria partire dalle orecchie e arrivare al cuore.
Quando ci fermiamo, ormai ai piedi della discesa, mi si mette a cavalcioni sopra la pancia e mi blocca i polsi per gioco. Mi ribello per finta, perché in realtà non voglio che mi lasci.
- Non ti sei nemmeno accorto che ti stavo alle spalle, potevo essere un nemico.
Aggrotta le sopracciglia e arriccia le labbra. Ha le guance rosse e i capelli scompigliati davanti al viso. È bellissima, penso.
Ho solo otto anni eppure, per un momento, penso che... Che vorrei... Baciarla?
Naah, mi rispondo subito dopo, lei è solo una rompipalle che mi ruba le leccornie a merenda.
Faccio un piccolo sforzo e la ribalto, finendo io a cavalcioni su di lei.
- No, non potevi... Il tuo odore è completamente diverso dal loro.
- Perché, che odore ho? - domanda divertita.
Per un attimo sulla sua faccia passa un guizzo di stupore, misto a curiosità, che la rende troppo buffa.
- Sai di sapone... Bleeeah!!
Faccio una smorfia e una faccia schifata.
- No, non è verooo! I guerrieri non sanno di sapone, e io sono una guerriera nata! - ribatte lei orgogliosa, con cipiglio fiero e convinto.
- Ah sì?! Allora prendimi, mia cara guerriera...
Mi sollevo e inizio a correre, mentre lei prende a inseguirmi e le nostre risate si intrecciano nell'aria.
Riapro gli occhi e sono di nuovo io, circa venti anni dopo, che fisso Aaron e aspetto che lei si svegli e mi faccia di nuovo quell'espressione buffa.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top